Capitolo 2: il
passato di Bulma
Bulma aveva una
vita perfetta, finche una persona per lei importante che lavorava per
la Sayandeath society
non la tradì.
…
Siamo nella ricca
città di Los Angeles in una delle numerose villette dei quartieri alti viveva
Bulma insieme a suo padre.
Aveva una vita
invidiabile : era ricca, aveva un bellissimo ragazzo, andava alla scuola più
rinomata e prestigiosa della città, aveva un guardaroba da sogno, una ferrari
favolosa, amici fedeli, insomma stava proprio bene, finchè un bel giornò di
marzo, appena uscita da scuola, si imbatté in una rapina. Curiosa, si avvicinò e
vide il suo ragazzo con in mano un’arma. Spaventata, ma decisa si avvicinò al
giovane e gli chiese di posare l’arma. Lui, però, di tutta risposta la riportò
dentro la banca, che aveva appena svaligiato e la buttò a
terra.
Bulma confusa gli
chiese spiegazioni e lui chiamò gli altri complici e gli ordinò di divertirsi
come volevano con lei. Così fu portata in uno sgabuzzino buio ed isolato, mentre
cercava spiegazioni e supplicava il
proprio ragazzo di lasciarla stare.
Senza che ebbe
fatto in tempo ad accorgersene delle mani stavano studiando le sue forme
definite, ma lei per via della mancata luce del ripostiglio, non riusciva a
vedere di chi erano. Improvvisamente si sentì stappare lo spallino destro,
qualcuno la stava per violentare, ma chi?
Bulma si dimenava
ed urlava, ma l’uomo ormai sopra di lei era più forte e continuava a divertirsi
mettendo le mani ora sui suoi seni, ora sul collo liscio. Lei sentiva quelle
mani fredde e le sue mani.
Improvvisamente
sentì che la lingua umida dell’uomo le stava leccando il suo bel visino
d’angelo, schifata riuscì a liberare una mano dalla forte presa e dimenandola
nel buio a colpire in faccia l’aggressore.
Egli però si
arrabbiò di più e le strappo di dosso i vestiti, i momenti seguenti furono per
lei un vero trauma e le segnarono per sempre la vita.
Dopo circa
mezz’ora sentì uno sparo e l’uomo sopra di lei, rivestitosi, scappò via. I
poliziotti la trovarono, semi nuda e spaventata, ma non riuscirono a fermarla ed
a interrogarla, perché rimessasi le
vesti, scappò via come un fulmina a ciel
sereno.
Dopo una lunga
corsa si sedette su una panchina,
si mise a piovere e tutti scappavano via per non bagnarsi, mentre lei rimase li
e pianse, pianse come non aveva mai fatto in vita sua. Dopo un’ora circa vide
una ragazza, piangeva anche lei, poi dopo un attimo, la sconosciuta accortasi di
lei, le si avvicinò.