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Autore: dontblinkcas    05/01/2013    3 recensioni
Chiuse gli occhi e lasciò che la sua mente fosse libera di vagare tra i ricordi. [...]
«Questo è sempre stato il tuo problema: hai troppo cuore, sei troppo umano e questo sarà la tua rovina», forse Kali aveva davvero ragione.
[CoFA]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Buon pomeriggio!
Ecco il primo ricordo di Magnus, spero vi piaccia perchè a me non convince per nulla e credo sia scritto malissimo però non posso stare ferma su un solo ricordo altrimenti non finisco più la storia. Giuro che i prossimi saranno migliori.
In mia difesa vorrei dire che scrivere dal punto di vista di Magnus è davvero difficile, soprattutto quando la sua vita non era ancora legata ad Alec.
Le recensioni sono sempre ben accolte.
Buona lettura,
Dany.


 




A Change Is Gonna Come






 

 
La musica rimbombava nelle orecchie dello stregone.
Odiava le band di fate.

Aveva iniziato ad annoiarsi e stava quasi per urlare che la festa era finita quando vide qualcuno che gli fece strabuzzare gli occhi: Clarissa Fray.
Sbatté ripetutamente le palpebre coperte di glitter per assicurarsi che quella non fosse una visione e che non stava diventando pazzo.
Ma era proprio lei la ragazza che si ritrovò davanti, il suo viso assorto scrutava gli ospiti di una festa che non avrebbe mai dovuto ricordare. Incapace di resistere alla curiosità le parlò per capire fino a che punto il suo muro fosse stato abbattuto.

Tuttavia la loro conversazione fu breve e interrotta dall’arrivo di due ragazzi.
Magnus notò l’espressione sollevata di Clary, non più costretta a parlare con quello strano ragazzo coperto di brillantini; ma non diede molto peso a quell'atteggiamento perché la sua attenzione non fu catturata né da Clary, né dal cacciatore biondo dall’aria spavalda, ma dal terzo ragazzo che era rimasto in disparte.
Era alto, anche se non quanto lo stregone, aveva i capelli corvini e gli occhi blu che luccicavano nell'oscurità, il viso disegnava un'espressione imbronciata. Avrebbe potuto passare per un vampiro se non fosse stato per il marchio che gli spuntava dalla maglietta e che si arrampicava sul collo esile e bianchissimo.
Era davvero carino.

Ma i pensieri di Magnus su quel Nephilim furono interrotti da un uomo basso che reclamava vendetta per la sua moto distrutta. Lo stregone, indignato per l'intrusione ed esasperato per la festa, cacciò il vampiro con un semplice gesto della mano. 
Quando Magnus si concentrò di nuovo sui ragazzi sentì il biondo rimproverare l'altro che stava ridendo.
Era ancora più carino adesso.
«Alec».
Alec, diminutivo di Alexander, pensò Magnus.

Incuriosito da quel terzetto e annoiato a morte dalla festa, acconsentì a parlare con loro in privato.
Nonostante la voglia di capire cosa stesse succedendo nel mondo degli Shadowhunters, una parte della sua mente continuava a vagare su quel ragazzo timido che stava giocando con un lembo del copriletto e che aveva uno sguardo distaccato, come se tutta quella faccenda non lo riguardasse.
 
Ascoltò Clary parlare di sua madre e di quello che le aveva fatto, sentì il suo tono lamentoso mentre si auto compiangeva fino a che, stanco di quella scenata, non raccontò della sua melodrammatica infanzia per far zittire la rossa. Magnus non si aspettava parole di conforto, non da quei ragazzini, non da quei Nephilim.
E invece con suo sommo stupore fu Alec a parlare.
«Non è stata colpa tua. Non si può decidere come nascere».
Sebbene avesse tenuto uno sguardo impenetrabile, quelle parole toccarono il suo cuore.
Quel timido ragazzo conosceva per esperienza personale quanto quelle parole potessero essere confortanti. Ma Magnus tenne a bada quei pensieri e continuò a discutere con gli altri dei piani di Valentine.

Quando uscirono dalla camera da letto, Magnus avrebbe voluto portare Alec in un angolo, ma quell'idea fu troncata sul nascere a causa dello stupido mondano che i cacciatori si erano portati appresso e che aveva deciso di trasformarsi in topo.
In aggiunta, un gruppo di vampiri aveva iniziato a schiamazzare vicino all'ingresso, costringendo lo stregone a intervenire.
Alla fine aveva gridato alla folla che la festa era finita: ordinatamente tutti avevano iniziato ad andarsene; nessuno voleva mettere in discussione le parole del sommo stregone di Brooklyn.
Aveva visto anche il gruppo di cacciatori avviarsi verso l'uscita e non aveva saputo resistere.
«...E per quanto riguarda te, chiamami quando vuoi», aveva strizzato un occhio ad Alec che era arrossito violentemente e aveva balbettato qualcosa mentre Jace lo portava via.
Le guance infiammate lo rendevano ancora più bello.


***



Magnus era appena uscito dalla doccia quando il citofono suonò.
Scocciato andò alla porta e quasi urlando tuonò: «Chi osa disturbare il mio riposo?».
La voce di risposta era nervosa.
«Jace Wayland. Ti ricordi? Sono del Conclave».
Lo stregone aggrottò la fronte: non era lui quello che si aspettava ma il suo amico, quello carino, Alec.
Ma nonostante ricordasse perfettamente chi era disse: «Sei quello con gli occhi azzurri?».
Sperava che fossero venuti entrambi, ma la risposta dall'altro capo del citofono fu eloquente: insieme a Jace c'era Clary.

Deluso e leggermente infastidito li fece salire comunque e ascoltò le loro preoccupazioni sul mondano-topo.
Magnus rimase sconcertato quando gli chiesero di rivelare la tana dei vampiri: quei ragazzini non potevano davvero pensare che dicesse a un cacciatore dove si trovasse il rifugio della sua preda.
Ma Clary lo persuase giocando sul suo senso di colpa.
Odiava sentirsi così e non poté non provare pietà per quella ragazza che aveva perso sua madre e che stava per perdere il suo migliore amico.
La vecchiaia mi ha addolcito, pensò.
Disse dove era il covo e chiuse malamente la porta in faccia ai due ragazzini.


***
 


Erano passati giorni e Magnus non aveva avuto più notizie del ragazzo che lo aveva affascinato alla festa.
Un vero peccato, aveva pensato, ma era andato avanti con la sua vita di tutti i giorni. Non si aspettava certo che lo avrebbero chiamato a quel modo e in quella circostanza.
Ma quando un messaggio di fuoco era apparso nel suo loft affermando che Alec era stato ferito gravemente durante uno scontro con un Demone Superiore, non aveva esitato a lasciare il suo appartamento per dirigersi immediatamente all'Istituto.

Appena arrivato si era trovato davanti Isabelle, i vestiti macchiati di sangue e un'espressione disperata dietro il volto sorpreso per il suo arrivo inaspettato.
Lo aveva accompagnato al capezzale del fratello e lo aveva lasciato da solo con lui mentre lo fissava con gli occhi neri carichi di speranza.

Rimasto solo si era seduto sul bordo del letto e aveva appoggiato le sue lunghe dita fredde sul petto nudo del Nephilim che spalancò gli occhi e delirò, accecato dal veleno demoniaco.
Magnus fece brillare le sue mani di scintille rosse e blu mentre recitava con voce cantilenante una formula in una strana lingua che crepitava come fuoco.
Le dita, intanto, scendevano dal petto all'addome muscoloso e nei punti in cui avveniva il contatto la pelle martoriata tornava candida come neve.
Nel frattempo la voce di Alec era diventata un sussurro.
Quando lo stregone ebbe finito si rialzò e fece per andarsene, ma una presa salda lo trattenne: Alec lo aveva afferrato per un polso.
«M-Magnus...non andare via», la voce era appena un sussurro impercettibile.
Lo stregone si avvicinò di nuovo e appoggiò la mano libera sulla guancia del ragazzo che teneva gli occhi fissi sul suo volto.
«Non me ne vado, resterò qui fin quando lo vorrai, ma ora devi riposare. Chiudi gli occhi mio bellissimo Nephilim», la sua voce era dolce e tranquillizzante.
Alec chiuse gli occhi, ma non lasciò la presa dal braccio dell'altro, che si sistemò sul letto e osservò il volto del cacciatore fino a che tutti i particolari di quel viso non gli rimasero impressi nella mente.
  
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