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Autore: Cali F Jones    05/01/2013    2 recensioni
La musica classica fa da filo conduttore a questa raccolta di 6 brevi one-shot di genere e ambientazioni diverse.
#1 - Rondo alla Turca (Danimarca/Norvegia)
#2 - Toccata e Fuga in Re Minore (Russia)
#3 - Adagio in Sol Minore (Francia/America)
#4 - Notturno Opera 9 No. 1 (Francia)
#5 - Humoresque No. 7 (America/Inghilterra)
#6 - ?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Toccata e Fuga in Re Minore



Personaggi: Russia/Ivan Braginski
Genere: Storico
Ambientazione: Rivoluzione Russa
Musica: Toccata e Fuga in Re Minore di Johann Sebastian Bach

Si consiglia l'ascolto della musica durante la lettura.

Per Ele,
una delle persone più intelligenti che abbia mai conosciuto,
nonché mia dispensatrice ufficiale di bestemmie
che mi ha convertito con i biscottini al lato oscuro della Rusame.



Nella cattedrale risuonarono imponenti le meste note dell'organo. Ivan, inginocchiato ai piedi dell'altare, sollevò il capo con infinita lentezza, puntando le sue grandi iridi violacee sulla figura del sacerdote. Nella strada si levarono alte grida di rabbia, frustrazione. Grida di un popolo stanco, oppresso, ardente nella fiamma del desiderio. Un popolo ansioso di liberarsi, non di essere liberato. Guerra. Rivoluzione. Non vi è alcun modo di cambiare la propria vita e la propria condizione sociale se non staccarsi con violenza dal proprio passato, come un bambino che nasce a cui viene tagliato il cordone che lo lega alla madre.
Il russo si alzò, tenendo gli occhi fissi sull'anziano. Questi rimaneva fieramente dritto in piedi, lo sguardo alto lasciava intravedere una fermezza d'animo unica, gli occhi infuocati di chi si batte per un credo o per l'altro.
«Non posso lasciarVi distruggere questa chiesa, signor Ivan».
L'uomo sorrise. Quanto testardo, in quanta futile resistenza aveva ancora intenzione di perseverare?
«Non sentite le urla nella strada? L'ora della Rivoluzione è giunta. Loro mi libereranno. Io mi libererò. Lasciatemi distruggere questo tempio, emblema del dispotismo».
Il russo parlò. La sua voce fredda e piatta riecheggiò contro le pareti riccamente decorate della cattedrale. In sottofondo ancora le grida in strada. In sottofondo ancora l'organo che proseguiva a suonare quella melodia.
«Le sento, le urla, signor Ivan» disse il sacerdote «Sento anche le Vostre urla. Questa non è la Chiesa di Sua Maestà lo Zar di Tutte le Russie. Questa è la Chiesa di Russia. La Vostra Chiesa. Non è un simbolo dello Zar. È il Vostro simbolo. Quanto di Voi stesso, signor Ivan, siete disposto a sacrificare per quella che Voi chiamate libertà?»
L'imponente nazione tacque. I bolscevichi gli avevano promesso la libertà. Sarebbe diventato forte, grande, temuto dalle altre nazioni di tutto il mondo. Nessuno avrebbe mai osato sfidare la grande Madre Russia. Era un promessa che gli era stata fatta. Eppure sapeva. Sapeva. Aveva visto secoli e secoli di storia bruciare, i più grandi Imperi crollare davanti ai suoi occhi. Tutto per loro. Loro, gli uomini. Loro che credevano, ingenuamente, nei loro stupidi e vacui ideali. Tutti avevano sbagliato. Nessuno di loro aveva mai capito. Mai capito nulla di tutto quel mondo, mai avevano cercato di capire che il potere, per non essere corrotto, doveva essere nelle mani di tutti, nelle mani del popolo.
Ivan abbozzò un sorriso sornione. Si voltò, facendo vistosamente sventolare la lunga giacca grigia e si incamminò lungo la navata, diretto al portone d'ingresso.
«Signor Ivan» lo richiamò il sacerdote. L'uomo si fermò.
«Se il potere è di tutti, di chi è veramente? Di coloro che ne avrebbero diritto o del primo che se lo prende? La storia insegna, signor Ivan».
Ancora una volta egli sorrise. Alzò lo sguardo. Sul balcone l'organista ancora suonava.
«Come si chiama questa melodia?» chiese Russia.
«Toccata e Fuga in Re Minore di Johann Sebastian Bach, signore» rispose l'organista.
Un sorriso infantile, quasi giocondo si dipinse sul volto della nazione. «È molto bella. Vi prego, continuate».
Così dicendo, accompagnato dalle note in crescendo, se ne andò.
Le fiamme si alzarono. La pioggia cadde. L'organo bruciò e la musica di Bach si perse, infine, come cenere al vento, come lancinanti grida di dolore avvolte dal fuoco.
Quella notte, un rosso ardente bagnò il cielo di Russia.

  
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