CAPITOLO 30
L'incubo
non ha fine...
Antares
cadde pesantemente a terra facendosi un male cane al collo.
“Ahia!
Che maleeee!!” piagnucolò appoggiandosi al muro vicino per cercare di alzarsi
“Mmmhh… sembra il corridoio di prima, quando ho aperto la porta… cosa dovrò
aspettarmi ora?”
“Me!”
disse una voce proveniente dall’oscurità davanti a lei.
“Fatti
vedere!”
Si
era aspettata un mostro spaventoso o un terminetor armato fino ai denti, mai si
sarebbe aspetta di vedere davanti a sé niente poco di meno che: Lucius Malfoy!
“Si-signor
Malfoy!”
“Signorina
Anglachel… come mai da queste parti?” chiese con tono disgustato
scrutandola da cima a fondo con i suoi occhi di ghiaccio.
“No,
lei non è il vero Lucius Malfoy!” disse decisa e memore della palude
precedentemente affrontata.
“Come
fai ad esserne sicura? Chi ti dice che il mio cambiamento non sia tutta una
messa in scena, un piano del Signore Oscuro?” il bell'uomo biondo indossava una
strana armatura nera con fregi argentati, il mantello nero lo rendevano ancora
più misterioso mentre il viso chiaro risaltava con stupefacente nitidezza (Non
so voi ma io quando l'ho visto vestito così nel film di Harry Potter e l'Ordine
della Fenice ho fatto un verso tipo: adesso vengo lì e ti incollo contro il
muro, non per schiantarti ma farti dell'altro!! Dio, se era sexy!!
n.d.Anty Beh, se è per quello quando ha
detto 'Dammela' Anty si è quasi alzata in piedi dicendo 'Arrivo!!!' e poi
Lucius fa: 'La profezia! Potter, dammi la profezia' e Anty si è accasciata
sulla poltrona con un 'Ah, ma io ti avrei dato anche altro...' stendiamo un
velo pietoso... n.d.Niniel).
“No…
non è vero…”
“Come
potresti spiegarti questo viaggio in un’altra dimensione? Dopotutto io ho
libero accesso alla vostra sala comune! Ti ho lasciata senza parole, vero?”
Antares
lo fissava negli occhi cercando di trovare qualcosa che le facesse capire che
quello non era il Lucius Malfoy che aveva conosciuto nelle ultime settimane,
quello che aveva riso e scherzato con loro, quello che aveva cominciato ad
amare suo figlio.
“E
non pensi alla tua povera madre? Senza di voi lei è solo un burattino nelle mie
mani!” l’uomo proruppe in una risata antipatica.
“Non
è possibile…”
“Uhmm…
è un’affermazione o un’azione di autoconvincimento? Ti vedo confusa sai,
figliola!”
“Smettila!!
Tu non puoi essere lui!! I suoi gesti, le sue parole… erano autentiche, non era
una finzione! Lui vuole davvero bene a Draco, non come te, brutto impostore!!”
urlò la ragazza fronteggiandolo.
“Ah!
Ecco il punto debole: Draco! Mio figlio, il disonore e lo sbaglio più grande
della mia vita! Che essere totalmente inutile e privo di carattere!”
“Non
è vero!! Draco non è affatto così!! Se tu sei davvero come mi stai dimostrando
ora, allora sappi che l’aver dato alla vita Draco è l’unica cosa di valore che
puoi aver fatto nella tua miserabile vita e non ti meriti affatto un figlio
come lui!!”
“Un
figlio come lui? Proprio tu parli che lo frequenti solo per il suo cognome
nobile e per i suoi soldi? Non ti interessa affatto di lui!!”
“NON-È-VERO!!
Draco è la cosa più bella che mi sia capitata, e non è vero che lo frequento
per i suoi soldi, gli starei vicina anche se fosse l’ultimo dei poveri. Io lo
amo per quello che è, hai capito? Io lo amo, e non lascerò che uno schifoso
impostore come te mi faccia o gli faccia credere il contrario!!” urlò furibonda
stringendo i pugni con forza e malcelata rabbia.
“Che
stai aspettando? Picchiami, allora, se serve per sfogarti!” la ragazza fulminea
gli tirò un pugno nello stomaco abbassandosi sulle proprie gambe ma l’uomo
parve non soffirne “ahahah!! Tutto qui? Lo chiami picchiare questo?” Antares,
respirando affannosamente per la rabbia gli sferrò un potente calcio in viso
che però non lasciò il segno.
“Ma
che diavolo…” un bagliore aveva colto la sua attenzione, infatti al collo
dell’uomo era legato il medaglione che lei aveva regalato a Draco quella
lontana sera in discoteca “… come mai hai tu quel medaglione?” l’uomo si portò
le mani al collo leggermente spaesato poi ricacciò la collana sotto il vestito.
“Oh,
l’ho trovato in casa e mi è piaciuto… nonostante tutto Draco ha buoni gusti…”
“Lui
non se ne separerebbe mai…” la ragazza fu colta da un’illuminazione ‘Quando
l’ho colpito, ho colpito Draco… si aspettano che ceda all’ira e uccida Draco
per poi farmi impazzire di dolore…’
“Allora?
Non volevi farmi male?”
La
biondina sogghignò “No… è inutile… ridotto in quello stato tu soffri di più a
vivere… ucciderti sarebbe farti un favore! E poi tu non sei Lucius Malfoy!
Nonna Belthil è la tua madrina e lei non potrebbe mai essere la madrina di un
essere spregevole come te, quindi è chiaro che tu non sei Lucius! Ammetto di
esserci cascata, fammi passare ora, devo salvare il mio ragazzo!” con una
spallata si scostò da lui e lo oltrepassò convinta a percorre il corridoio che
si estendeva davanti a sé, ma l’uomo non accettò la cosa, estrasse la sua
bacchetta e formulò una maledizione a lui molto nota… “Avada Kedavra!”
"Eccheccachio!!!" imprecò Niniel arrivando
a terra dopo un bel volo; fortunatamente si era preparata e non si fece più di
tanto male, a parte la sculata colossale.
"Ma
bene... dove sono ora?" si chiese guardandosi attorno... sembrava in un
corridoio di Hogwarts... che fosse tutto finito?
Riuscì
a captare un rumore di passi provenire dall'oscurità davanti a sé e si preparò
ad affrontae il nuovo arrivato, qualunque cosa fosse.
Lei
doveva salvare Legolas e l'avrebbe fatto!!
Pensò
di attaccare per prima quindi scattò in avanti, nella mano ben stretta un
pugnale nero preso da uno degli orchetti affrontati precedentemente.
"Ahhhh!!"
urlò una voce ben conosciuta "Ma dico, sei pazza?" Dania uscì
dall'oscurità guardando con occhi spalancati la propria figlia.
"Mamma!!"
urlò l'altra stupita squadrando la donna vestita esattamente come durante la
festa di Dior; abbassò il pugnale ma lo tenne comunque in mano.
Perché
sua madre si trovava lì?
Possibile
che fosse un trucco?
Eppure
sembrava sempre la solita Dania, i capelli boccolosi sciolti sulle spalle, i
vispi e luminoso occhi nerissimi.
"Ma
come sei conciata, bambina mia?" disse la donna una volta che ebbe
guardato per bene la figlia: era sporca e spettinata, gli occhiali sbilenchi,
il vestito una volta bianco era sporco di terra, bruciacchiato, macchiato di
sangue, le ferite sulla pelle della ragazza sanguinavano e la pelle ustionata
dal passaggio nella fornace si stava gonfiando.
"Mamma!!
Ma tu cosa ci fai qui? Legolas, Dior e Draco sono feriti!! Saruman ci ha
mandato a prendere gli antidoti per salvarli... hai visto Anty o Harry??"
chiese a raffica mentre la donna la ascoltava attentamente.
"Ma
Nini tesoro!! Sei ridotta così solo per salvare Legolas?" il tono non
piacque per nulla a Niniel che strinse gli occhi con fare sospetto, scrutando
attenta la donna e serrando la mano sul pugnale.
"Solo?"
ripeté con voce sibilante.
"Andiamo
Niniel!! Ti ho sempre detto di stare lontana dagli Elfi ma tu mai che mi dia
ascolto!! Guardati!!! Sei ferita e sconvolta!!"
"Io
amo Legolas!! Ho deciso io di venire qui per salvarlo!!" l'aggredì la
figlia ma Dania la con forza, lasciandole un segno rosso sulla guancia.
"Smettila!!
Tu non ami proprio nessuno, meno che meno un Elfo!! Guarda dove ti ha portato
l'amore per un Elfo!" gridò solevando le mani come per rafforzare le sue
parole.
"Tu!"
cominciò Niniel guardando con occhi minacciosi la madre "Non" si
avvicinò brandendo il pugnale "Sei" un altro passo "Mia" un
altro ancora mentre la distanza diventava minima "Mamma!" gridò
colpendola con il pugnale.
La
donna urlò e la guardò con occhi pieni di orrore che disorientarono la
ragazza... possibile che quella fosse davvero sua madre? Possibile che lei
abbia cercato di uccidere sua mamma?
"Ma
sei impazzita?? Chissà cosa penserà tuo padre di questo tuo
comportamento!!" strillò e Niniel incassò il colpo "Sei un
mostro!!" continuò la donna guardandosi la ferita sul braccio sinistro.
La
mente di Niniel tornò indietro di molti anni...
Era
piccola; due braccia forti la sostenevano mentre muoveva dei passi incerti dopo
che si era ferita una gamba giocando con la sorella. Gli occhioni di Antares la
guardavano smarriti, dispiaciuta del fatto che la sorella si fosse ferita
giocando con lei.
Niniel
si voltò verso chi la sorreggeva, nel movimento le sue treccine le
sbattacchiarono dolcemente sul visino concentrato e timoroso di avvertire
dolore.
Ed
eccoli: gli occhi di suo padre, davanti a lei, sorridenti e rassicuranti, come
una calda coperta protettiva.
"Dai
Nienor, non sentirai male... se lo senti pensa che c'è qui il tuo papà che ti
vuole bene e te ne vorrà sempre!"
Una
mano affusolatà andò a scompigliare i biondi capelli dell'uomo.
"Ehi!!
Anche la mamma ve ne vorrà sempre!" s'intromise Dania sgridandolo
affettuosamente.
"Anche
se combino disastri?" le chiese con vocina piccola piccola Anatres; la
donna sorrise dolcemente e la prese in braccio.
"Mi
farete arrabbiare ma questo non cambierà mai, noi vi amiamo!" il padre
annuì sfiorando con un bacio la fronte di Niniel e poi la spinse leggermente in
piedi.
Niniel
compì quel tanto temuto passo sapendo che loro ci sarebbero sempre stati a
sorreggerla, nel bene e nel male.
Niniel
chiuse e riaprì gli occhi più volte.
Lui
non l'avrebbe mai considerata un mostro!
La
sua vera madre e sua sorella non l'avrebbero mai abbandonata!
Scoppiò
a ridere.
"Bene!
Mettiamo in chiaro le cose, chiunque tu sia!" fissò decisa la donna
davanti a sé "Io amo Legolas e la mia famiglia, la mia vera
famiglia mi avrebbe incoraggiato a lottare per lui e il nostro amore,
esattamente come stanno facendo Anty e Harry. Quindi, non farmi perdere altro
tempo: o mi dici chi sei o mi fai passare!!" impugnò con forza il pugnale,
piantò le gambe a terra e si preparò ad affrontarla.
“Ahhh!!”
gemette Harry portandosi dolorante un braccio al petto: il boccino era esploso
ustionandogli gravemente la mano sinistra.
“Piantala
di lamentarti come una donnicciola, mi aspettavo molto di più da te!” una voce
che mai da vivo aveva sentito ma che spesso aveva sognato fin da quando era
nato disperse la fitta nebbia che si era formata nei suoi occhi a causa del
volo fatto e del dolore.
“Papà…”
mormorò sperando per un attimo che lo spirito di suo padre fosse intervenuto a
tirarlo fuori dai guai, aiutandolo a salvare la ragazza che amava.
Tuttavia…
Quelle
parole, il tono con cui le aveva pronunciate gli avevano fatto male… quasi gli
sembrò di rivivere il ricordo di Piton in cui aveva scoperto un lato del
carattere di suo padre che mai avrebbe pensato.
“Papà…
sei tu?” la voglia di vederlo ed abbracciarlo forse per l’unica volta nella sua
vita era troppo forte in lui per indurlo a riflettere.
Dall’ombra
uscì infatti un uomo alto e dalle spalle larghe con capelli perennemente
scompigliati ed un paio di occhiali molto simili a quelli che aveva portato
anche lui per lunghi anni.
James
Potter… suo padre.
Non
passò nemmeno un secondo che si lanciò letteralmente ad abbracciarlo ma il suo
sorriso svanì nel momento in cui avvertì una lama fredda e dura lacerargli il
fianco.
“Mi
hai davvero deluso, Harry!” sibilò l’uomo per nulla turbato “Io e tua madre
abbiamo dato la nostra vita per te e tu ci ripaghi così? Andandotene in giro in
luoghi così pericolosi?”
“Ma…”
“Non
capisci ciò che è veramente importante? Tu sei stato destinato ad uccidere
Voldemort e vendicare i tuoi genitori, non hai tempo per correre dietro ai
capricci di una ragazzina!!”
Harry
stava guardando ad occhi sbarrati il padre.
No…
non poteva essere lui eppure… eppure è così reale! Si ritrovò a pensare sempre
più confuso.
Possibile
che lui avesse ragione?
Il
suo unico scopo nella vita era quello di trovare ed uccidere Voldemort?
Lui,
quell’uomo era suo padre ed aveva davvero dato la propria vita per salvarlo…
‘Harry,
tuo padre è morto…’ ricordò le parole che gli disse Hermione, quando al loro
terzo anno era convinto di aver visto il proprio padre lanciare l’Expecto
Patronum… ed infatti non era stato James ma lui stesso.
Possibile
che quell’uomo davanti a lui, così uguale a lui, non fosse James Potter?
‘Non
hai tempo per correre dietro ad i capricci di una ragazzina!!’ aveva detto ma
James Potter no! Lui stesso aveva affermato di aver sacrificato la propria vita
per salvare lui e Lily, solo per amore.
James
Potter, suo padre, non avrebbe mai detto una cosa simile, l’avrebbe spronato a
combattere per ciò in cui credeva, per la ragazza che gli aveva aperto il
cuore.
Sorrise.
“Bene…
molto realistico…” affermò guardando negli occhi l’uomo “Ma tu non sei mio
padre! Combatterò se è questo che vuoi ma non rinuncerò a Dior! Fatti sotto,
chiunque tu sia!!” esclamò deciso mentre una grande forza spirituale si
diffondeva attorno a lui, una forza così grande da far scaturire, dalle sue
mani, la sua ormai fedele spada dorata decorata con grandi rubini.
Fulminea
la Serpeverde si abbassò schivando la maledezione ma questa, invece che colpire
il cuore, la colpì di striscio tra la spalla ed il collo, proprio dove era
stata precedentemente colpita dalla lama della finta Niniel.
Subito
si portò una mano alla ferita che sanguinava copiosamente andando ad
imbrattarle il vestito.
“Smettila
di nasconderti dietro al corpo di Lucius, fammi vedere chi sei!” ‘Lucius’
sogghignò dopodiché la pelle del suo viso cominciò a sciogliersi come una
maschera di cera e rivelare una faccia completamente nera “Tu… tu sei un
Nazgul!!”
Ed
infatti si trattava proprio di uno degli uomini in nero che erano spariti da
tanto tempo ma che ricomparvero ancora quella notte in cui ci fu l’attacco di
Gollum ai danni di Harry.
Subito
tra i due cominciò una dura lotta ma la ragazza non se la sentiva di colpirlo a
causa del suo legame con Draco. Quando il Nazgul si abbassò per poterle
sferrare un calcio lei lo colse alla sprovvista prendendogli la spada e
tranciando con essa la famosa collana.
“Ora
si fa sul serio!” lo sfidò brandendo la sua stessa spada.
"Ma
che schifo!!" gemette Niniel vedendo la pelle rosea della madre
sciogliersi come neve al sole "Stai perdendo la plastica, mostro!!"
commentò ma il sorriso le morì sul volto quando triconobbe davanti a sé la
figura nera di un Nazgul.
Un
brivido le attraversò la schiena: non sarebbe stato facile sconfiggerlo!
Ma
lei era Niniel Nienor e niente le abrebbe impedito di salvvare il suo Legolas
da quella indicibile tortura!
"Ok
bello, se pensi di farmi paura ti sbagli! Fatti sotto che io devo salvare
l'uomo che amo!!"
Con
un urlo si scagliò addosso alla creatura nera brandendo saldamente la su arma
tra le mani.
Non
si sarebbe fermata davanti a niente e nessuno!!
James
Potter, o meglio, ciò che si spacciava per lui, scoppiò a ridere; ma non era
una vera e propria risata sembrava più un lungo fischio, suono che il ragazzo
aveva già udito la sera in cui c’era stato l’attacco al dormitorio da parte di
Gollum.
Doveva
per forza essere uno di quei cosi… di quei cugini dei Dissennatori, non
ricordava il nome in quel momento. Si annotò mentalmente di chiedere
spiegazioni alle carissime gemelle Anglachel che sembravano saperne molto di
più dietro a quegli occhioni innocenti.
“So
che sei uno di quei cavalieri, fatti sotto se ne hai il coraggio!!” urlò il bel
moretto aggiustandosi prima gli occhiali e poi brandendo con forza a due mani
la grande spada sperando in cuor suo che gli portasse fortuna come nelle
passate avventure.
Il
Nazgul non fece attendere il ragazzo e con orrore la pelle del viso di Potter
senior cominciò a colare rivelando il volto completamente nero e corrotto di
uno dei nove uomini che avevano posseduto gli anelli maletti da Sauron e per
mezzo dei quali erano stati condannati ad una non vita.
“Ok…
così mi piaci!” affermò il ragazzo afferrando a piene mani il suo proverbiale
coraggio da Griffyndor.
“Ah!”
gemette la biondina accasciandosi ai piedi del muro dopo aver sbattuto la testa
in modo tanto violento da appannarle la vista.
Antares
era allo stremo, per quanto si stesse impegnando il Nazgul sembrava non
soffrire mai dei colpi che gli tirava causandole anche una grande stanchezza.
Non era certo quello il momento per fermarsi a riposare, Draco era sempre più
in pericolo di vita e non sapeva nemmeno quanto tempo fosse passato dalla sua
entrata in quell’incubo. Si ripulì il sangue che le usciva dalla bocca e dalle
labbra notando che la ferita che aveva sul collo non aveva ancora smesso di
sanguinare. Riuscì a schivare a pelo un calcio che le avrebbe spaccato il
cranio e, a fatica, si sollevò da terra pronta a fronteggiare il suo nemico: il
Nazgul si era ripreso la spada e per lei diventava sempre più difficile
schivarla. Il nuovo colpo che le fu sferrato però mise in difficoltà il cavaliere
dal momento che la lama della spada si era impigliata nel tacco della scarpa
della giovane Slytherin. Quest’ultima con uno strattone riuscì a recuperare la
spada e, con le ultime forze rimaste, la conficcò nella testa dell’essere nero
che, con un roco fischio capace di farla tremare da capo a piedi, si dissolse.
La
ragazza cadde a terra sfinita: le doleva tutto e perdeva sempre di più la
sensibilità del braccio sinistro e dell’intero corpo; le immagini sfuocate
terminarono di vorticare davanti ai suoi occhi solo nell’istante in cui vide
tutto nero.
Anche
Niniel non era in buone condizioni: la gamba ferita le faceva sempre più male e
le nuove ferite che gli aveva inferto il Nazgul le facevano un male tremendo.
Un
ennesimo calcio la colpì allo stomaco spezzandole il respiro in trachea e
facendola ansimare violentemente.
Il
Nazgul era riuscito a disarmarla... se solo fosse riuscita ad impadronirsi del
pugnale...
Si
rialzò tenendosi lo stomaco con una mano e sorreggendosi con l'altra.
Si
pulì il viso dal sangue e dal sudore; gli occhiali erano irreparabilmente
distrutti e le era difficile vedere correttamente tra le lenti incrinate.
"Perché
diavolo non ho messo le lenti a contatto?" si maledì.
Il
Nazgul l'attaccò sulla destra e lei sfruttando il fatto che l'essere aveva
lasciato scoperto il fianco sinistro gli tirò un violentissimo calcio che lo
sbilanciò; la ragazza si gettò a terra schivando un fendente del mostro e
riuscì a reimpadronirsi del proprio pugnale.
"Ok,
bello, attaccami di nuovo..." lo sfidò fissando i propri occhi azzurri in
quelli neri pece del Nazgul. Quest'ultimo la studiò per dei lunghi attimi poi
si decise ad attaccarla.
Niniel
incassò il violento colpo che la fece sbattere violentemente contro il muro
alle sue spalle ma nonostante il dolore che la trafisse in tutti gli angoli del
corpo, sorrise.
Mosse
volocemente il pugnale e con un colpo netto staccò al mostro il dito in cui
faceva bella mostra di sé uno dei nove anelli maledetti.
Immediatamente
il Nazgul emise il suo fischio di agonia prima di esplodere e distruggersi per
sempre. Il grido era stato talmente forte che Niniel perse completamente e
sensi e crollò nel buio.
Anche
Harry era riuscito a rispondere agli attacchi del Nazgul.
Brandiva
con ferocia la spada appartenuta a Godric Grifondoro, sfidando il mostro a
farsi sotto.
Nella
lotta Harry riuscì a sfilare la spada da sotto quella dell'avversario e gliela
conficcò a livello del cuore.
Il
mostro fischiò prima di disolversi in una nuvola di cenere; Harry fece appena
in tempo ad afferrare la sua spada che il terreno si aprì al di sotto dei suoi
piedi.
“Dove…
sono… finita?” si chiese Antares una volta ripresasi. Si sollevò a sedere
cercando di capire il luogo in cui si trovava: era uno stanzone grigio,
polveroso e dal soffitto molto basso
illunimato solo da due fioche torce che diffondevano una luce molto tenue tale
da rendere la stanza ancora più macabra e sinistra di quanto già non fosse.
Le
sue ferite non avevano smesso un secondo di sanguinare e lei si sentiva, oltre
che dolorante, molto stanca.
“Hum…”
sentì mormorare dall’altra parte della stanza.
La
biondina si immobilizzò all’istante attendendosi chissà quale altro mostro ma
appena vide l’origine del suono il suo cuore prese a battere forte.
“Harry!
Sei tu?” chiese avvicinandosi a gattoni a lui.
Il
ragazzo sentendosi chiamare da quella voce così familiare aprì di scatto gli
occhi e riconobbe una cascata di capelli biondi.
“Antares!”
anche lui si tirò a sedere e la guardò: non era messa meglio di lui, però erano
vivi.
“Secondo
te che significa se siamo qui tutti e due?” chiese la ragazza alzandosi e
guardandosi attorno.
“Non
ne ho idea! Speravo che fosse finito tutto e che avremmo trovato gli antidoti
ma…”
“Perché
Niniel non è qui?” continuò la biondina ricordandosi della gemella.
Non
che Niniel non fosse forte, se la sapeva cavare anche lei, ne era certa, ma se
le avevano giocato particolari trucchetti psicologici, magari tirando in gioco
il loro defunto padre, aveva paura che lei non fosse in grado di vedere
l’inganno.
I
suoi dubbi però furono presto dissipati quando un urlo annunciò l’arrivo di
qualcuno e, come caduta dal cielo la sorella la stese a terra, cadendo poi
entrambe molto duramente.
“Antares!!!
Sei tu?!” urlò la Grifondoro appena ebbe riconosciuto il suo materasso.
“Ero
io…” mormorò fioca l’altra inveendole subito addosso per esserle caduta proprio
sopra rischiando di romperle l’osso del collo.
“Sì,
sei tu!!” continuò imperterrita l’altra abbracciandola stretta incurante del
dolore che provavano entrambe.
“Ciao
Niniel, eccoci tutti e tre qui!”
“Harry!!”
gioì ancora la ragazza abbracciando stretto anche il compagno di Casa.
Non
appena i tre ragazzi si furono alzati una luce scaturì dal centro della stanza.
Tre
figure apparvero: Legolas, Dior e Draco tutti e tre in forma e sorridenti che
facevano loro cenno di venirgli incontro ed abbracciarli.
Harry
fece per lanciarsi verso Dior ma subito si fermò notando qualcosa di strano...
nemmeno le Anglachel si erano mosse segno che anche loro avevano avuto una
strana impressione.
“Smettila
con questi giochetti!!” proruppe Harry molto seriamente “Siamo qui tutti e tre,
abbiamo superato le prove nel tempo stabilito, dacci gli antidoti!!”
“Esatto!
Quelli non sono i nostri amici, Draco non farebbe mai una faccia del genere
nemmeno sotto tortura!!” continuò la Serpeverde indicando il biondino che
sorrideva con un sorriso troppo dolce e artefatto.
“Coosa??”
urlò indignata la Grifondoro scrutando meglio quel Legolas che apriva le
braccia dolcemente “Ti rendi conto di che colore sono gli occhi di Legolas? Se
vuoi imbrogliarci evita errori di questo tipo! I suoi sono azzurri, non
verdi!!”
Le
tre figure si dissolsero improvvisamente lasciando al loro posto tre ampolline
di colore differente. I tre ragazzi se ne impadronirono subito mettendole al
sicuro all’interno dei vestiti.
Con
un’altra luce accecante comparvero tre porte, le stesse che avevano varcato
all’inizio dell’avventura.
I
ragazzi si guardarono poi con decisione le attraversarono.
Apparvero
all’interno della stessa stanza di mattoni grigi da cui era partito
quell’incubo.
Niniel
si catapultò vicino a Legolas, nemmeno lei sapeva dove trovasse la forza di
correre, quando sentiìva il proprio peso cedere sulle sue gambe sofferenti.
Giunta
vicino all'uomo si lasciò andare a terra incurante della fitta che le
attraversò la gamba. Trafficò tra le pieghe dell'abito estrendo la famosa
boccetta per cui aveva faticato così tanto.
Non
aveva ancora abbassato gli occhi su Legolas per paura di ciò che avrebbe visto.
Si
passò una mano gelida sul viso; serrò gli occhi con forza poi sospirò
profondamente e guardò il suo amore tra le braccia.
Legolas,
nonostante stesse malissimo le sorrise dolcemente.
Era
davvero fiero di come si era comportata e soprattutto aveva capito di amarla
come non credeva si potesse amare un'altra persona.
Vedeva
i segni della lotta su tutto il suo corpo e nei suoi occhi.
L'amava
e sarebbe stata la prima cosa che le avrebbe detto.
Quando
Niniel gli somministrò l'antidoto boccheggiò per un po' di secondi con la
sensazione del respiro che si spezzava e dei in fiamme ma poi, tutto quel
dolore assurdo passò che se non fosse mai stato male.
"Ti..."
"Non
ti sforzare... Sati davvero bene?" chiese lei con le lacrime agli occhi.
Legolas annuì e le sorrise piano mentre con una mano andava ad accarezzarle uno
degli innumerevoli tagli che aveva sul viso.
"Ti
amo..." disse con un soffio, l'unica cosa che la sua gola debilitata gli
permettesse di far emettere.
"Beh,
alleluja!" commnetò lei scoppiando a ridere e a piangere insieme; anche
Legolas sorrise e tossì incapace di ridere normalmente, poi la prese tra le
braccia deciso a non allontanarsi mai più da lei.
Stessa
cosa fece Harry che, con orrore e dolore, vide il bel viso di Dior
completamente coperto di piaghe. La ragazza resirava a fatica e mormorava
parole prive di senso e sconnesse. Con cautela Harry la sollevò a sedere
facendole appoggiare il viso alla propria spalla; aveva molta paura a toccarla,
non voleva certo peggiorare la situazione o causarle ancora più dolore di
quanto già non stesse provando.
Dior
si agitò violentemente e Harry la strinse di più mormorandole piano
all’orecchio.
“Sono
io, Dior, non ti preoccupare, ho l’antidoto!” detto questo sfilò l’ampolla
dalla tasca e versò il contenuto azzurro accesso nella bocca di Dior.
La
ragazza rabbrividì con forza, strinse violentemente le braccia attorno al
ragazzo poi sbarrò gli occhi ansimando forte.
“Dior!
Dior!!” la scosse e vide, con sollievo, sbiadire le sue piaghe, lasciando molti
tagli ma nel complesso riportandola alla normalità.
Dior
sbattè più volte gli occhi, si passò la manica del vestito sulla fronte per
asciugarsi il sudore, mise a fuoco dove si trovava, cosa era successo e chi
aveva accanto.
“Harry!!”
strinse forte il suo ragazzo gettandogli le braccia al collo e respirando il
suo profumo “Dio… come sei conciato!” costatò guardando le innumerevoli ferite
che il suo corpo riportava e notando il profondo taglio che aveva al fianco.
“Sto
bene… è tutto finito e sei salva… questo è l’importante!” disse prima di
prendere nuovamente la sua piccola stella tra le braccia.
Antares
guardava con rabbia mista a dolore tutti quei fili che tagliavano la bella
pelle serica e bianca del suo Draco. Alzò piano una mano al viso accarezzandolo
lievemente e constatando che la trama finissima della sua pelle era ancora più
trasparente e fredda del solito.
Si
guardò attorno notando che Niniel e Harry avevano già somministrato gli
antidoti a Dior e Legolas ma lei non sapeva come fare a liberare il suo ragazzo
da quella prigionia di fili sottilissimi. Tutta la disperazione dell’accaduto
le si stava riversando addosso come un fiume in piena e registrò a malapena la
spada di Harry in terra.
Improvvisamente
riacquistò lucidità e capì cosa doveva fare.
Impugnò
la pesante spada dorata con entrambe le mani poi tranciò di netto i fili che
tenevano contro il muro il bel biondino. Draco, ovviamente, cadde in avanti non
essendo più trattenuto e sostenuto da nulla.
Antares
gli prese il viso posandoselo in grembo e sperò con tutta se stessa che
quell’antidoto funzionasse e di aver fatto in tempo a somministraglielo. Il
liquido blu scuro non fece resistenza e scivolò direttamente nella gola del
ragazzo che prese immediatamente a tremare come colpito da spasmi violenti.
Quando
ormai sembrava che le sue condizioni stessero peggiorando le palpebre di Draco
si alzarono lentamente fissando dapprima il vuoto e poi acquistando
consapevolezza.
“Oh
Dio… stai bene…” mormorò Antares a voce così bassa che lei stessa fece fatica a
sentirsi, stringendo di più le braccia al suo torace.
Il
bel Serpeverde levò gli occhi al suo viso.
“È
vero?” domandò con voce roca e sofferente.
“Cosa
è vero?”
“Che
mi ami…?”
“Ma
come fai a…”
“È
vero?” insistette lui non lasciandole finire la domanda.
“…Sì…
è vero.” Draco si aprì in sorriso talmente luminoso e radioso che Antares non
lo avrebbe mai dimenticato. Anche se il suo viso era pieno di tagli, sporco di
sangue, sofferente e pallido non ricordava di averlo mai visto più bello di
allora.
“Anche
io ti amo… non te l’avevo mai detto, vero?”
“No…
non a parole ma… lo sapevo.”
Appena
i tre ritornarono in loro anche tutti i ragazzi pietrificati tornarono alla
normalità: Ron, Hermione e Ginny si lanciarono verso Harry, Judy e Blaise verso
Draco sincerandosi delle loro condizioni.
Poi,
improvvisamente, come se non fosse accaduto nulla si ritrovarono tutti nella
Sala Comune dove facevano mostra di loro i residui della festa ormai terminata.
Lucius,
Dania e l'intero corpo docenti, evidentemente sconvoli, sbarrarono gli occhi
vedendoli comparire sotto i loro occhi dopo averli cercati ovunque.
"Dior!!"
gemette Dania vedendo la figlia stesa a terra.
"Sto
bene! Solo... grazie a tutti ma non voglio feste per tutti gli anni che mi
restano da compiere!" commentò facendo scoppiare a ridere i ragazzi, un
po' perché erano felici di avercela fatta anche quella volta, un po' per
liberarsi della paura e della tensione di ciò che avevano affrontato.
Legolas
abbracciò dolcemente Niniel che prese a piangere senza sota sulla sua spalla
mentre continuava a mormorare 'Sei vivo...'.
Harry
stava raccontando tutto a Dior ignorando il fatto che lei l'avesse visto
durante tutti gli ostacoli ma felice di sentirlo parlare ed essere lì con lui.
Chi
non parlava erano Draco e Antares che se ne stavano abbracciati e alzavano lo
sguardo solo per incontrarsi con gli occhi ed accertarsi di essere nuovamente
insieme.
Ed
eccoci al trentesimo capitolo... che piaghe, eh!!
D'ora
in poi le cose diventano più chiare (ma dove??? n.d.Nini Don't worry, vedrai nei prossimi cap... ma
scusa, la trama la sai anche tu, o no? n.d.Anty).
Volevamo
ringraziare tre stupende persone che ci hanno recensito:
Syssy5: Ma ciao, tesoro!! Che bello
risentirti!! Un anno e mezzo, eh? Dio, com'è volato, nemmeno mi ero accorta.
Cmq adesso siamo tornate a abbiamo intenzione di finirla davvero, altri 3-4 cap
sono già pronti, gli altri li stiamo scrivendo... speriamo continuerai a
seguirci!! Un bacione!!!
Peppe: visto che finisce tutto bene? E
come potrebbe essere altrimenti? Per Dior ci sono in serbo delle sorprese che
penso, non ti piaceranno (no, non muore, anche perché non ho la minima
intenzione di descrivere Potter depresso!!), cmq spero continuerai a seguirci!!
Grazie mille!!
Cindy87: Piacere di conoscerti, Cindy!!
Davvero ci segui e aspetti da così tanto tempo? ci fai piangereeeeee!!! siamo
davvero contentissime che la storia ti piaccia e speriamo di non averti deluso
con questo nuovo cap... visto che non hai dovuto aspettare altri due anni??
Come siamo brave!!! Speriamo che continuerai a seguirci, anche perché noi già
ti adoriamo!!! Un bacio e alla prossima!!
Ciao
a tutti e a presto!!!
Nini &
Anty