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Autore: Hika86    05/01/2013    1 recensioni
Un nuovo studente si trasferisce al Johnny's Education Institute. Un tutor, una squadra di basket, cellulari rotti e basi musicali per un ambito premio di fine anno. Ma quale obiettivo comune può unire 5 adolescenti tanto diversi? [fic a DUE MANI: Reruchan e Hika86]
Genere: Comico, Commedia, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando il signor Aiba Masaki di casa Aiba annunziò di aver trovato il loro quinto membro tramite messaggio, tutti gli altri si misero in agitazione.
Nino perché nutriva seri dubbi sulla capacità di scelta di Masaki e poi lui andava d’accordo con poche persone, Ohno perché sentiva il progetto farsi tremendamente reale e Jun perché era un pignolo spocchioso. Dal suo punto di vista non era un difetto: “pignolo” era sinonimo di “zelo”, faceva venire in mente l’ordine e la perfezione. Quest’ultima era una qualità che non tutti avevano, anzi, quasi nessuno, per quello Jun si stava avviando all’incontro in aula computer con l’idea di criticare a priori chiunque Aiba avesse scelto come quinto membro: non importava di fosse, non sarebbe andato bene!
Aprì la porta dell’aula facendo un profondo respiro. «Sappi che la mia risposta è “no”» disse che non aveva nemmeno messo entrambi i piedi nella stanza. Quando fu dentro tutto sembrava normale: c’era Nino dietro un computer che ascoltava la musica, Ohno seduto in un angolo, silenzioso, e Aiba che parlava; un solo dettaglio rovinava tutto l’insieme, il suo interlocutore: un brutto ceffo in tuta da ginnastica. «Sakurai...» mormorò a denti stretti
«Matsumoto...» rispose l’interpellato con lo stesso tono
«AIBA!» esclamò Masaki alzando una mano, entusiasta, ma nessuno reagì a quel suo autoproclamarsi.
«Comunque» riprese a parlare Jun, rompendo il silenzio generale. «Lui cosa ci fa qui?»
«Già, cosa ci faccio io qui?» domandò Sho.
Aiba fece un sorrisino malizioso, quindi fece cenno a Jun di avvicinarsi a lui e a Sho. Poi bussò sulle cuffie che indossava Nino e con il dito lo invitò ad unirsi al cerchio che stavano formando ed infine afferrò le gambe della sedia su cui stava Satoshi e la trascinò fino a loro. «Siamo oggi qui riuniti perché ho il sommo piacere di informarvi che il gruppo è al completo» disse a mezza voce.
Sho e Jun si guardarono intorno cercando nello sguardo degli altri una spiegazione a quella frase, poi si rivolsero entrambi ad Aiba. «No, scusa ma non ho capito» gli dissero.
Ciò che accadde nei minuti successivi fu molto confuso. Da una parte Sho cercava di fare domande e si rivolgeva ad Ohno, l’unico che conoscesse lì dentro, ma che gli rispondeva a monosillabi e non era di grande utilità. Allo stesso tempo Aiba cercava di dargli delle risposte più complete, ma questi era anche occupato a tranquillizzare Jun, in preda ad un attacco isterico perché il suo cervello non riusciva a concepire l’idea di collaborare con il suo più temibile rivale, la sua nemesi: Sakurai Sho.
«Non capisco, perché questa reazione?» domandò Masaki che tentava di calmare Jun
«Non si sono mai sopportati. Quello che hai visto in mensa mesi fa non era un episodio isolato, è che solitamente evitano di respirare la stessa aria, figuriamoci mangiare allo stesso tavolo!» spiegò Nino che aveva finalmente immobilizzato le mani dell’amico di modo che smettesse di gesticolare
«Ma non è possibile che mettano da parte i loro dissapori per collaborare almeno una volta?»
«Tu non capisci!» strillò Jun, finalmente riprendendo ad interagire con le persone intorno a sé, pur senza smettere di essere nevrotico.
«E’ come se io fossi Luke Skywalker e lui Darth Vader!»
«Io non sono tuo padre» disse Sho, lapidario
«Oh, hai capito a cosa mi riferivo» fece Jun, strabuzzando gli occhi e smettendo di agitarsi. «Mi stupisci… questo però non cambia la situazione!» strillò nuovamente verso Aiba.
In contrasto con la totale contrarietà di Matsumoto, Sakurai sembrava piuttosto tranquillo, ma la realtà era che ancora non aveva realizzato la situazione. «Fammi capire» esordì passandosi le dita sugli occhi. «Voi state cercando di formare un gruppo per partecipare al concorso di fine anno»
«Esatto» annuì Aiba
«Cioè, tu vorresti che lui facesse gruppo con voi?» domandò indicando Satoshi alla sua sinistra
«Perché? Cos’ha che non va?» gli rispose Masaki perplesso
«E’ un sociopatico incapace di interagire col prossimo, non puoi pretendere che passi del tempo con degli altri esseri umani»
«Vabbè ma ce li avrà degli amici!» gli disse allargando le braccia
«Oltre a se stesso intendi?» rispose ironico.
A quel punto Satoshi spostò lo sguardo su Sho e fece un debole sorrisino. «Invece dev'essere proprio facile fare lavoro di squadra con un capitano primadonna» asserì subito dopo. Quella frecciatina fu tanto gelida che tutti gli altri quattro ebbero un brivido lungo la schiena.
Vedendo che Ohno, seppur tranquillo e silenzioso, non poteva essere un facile bersaglio, Sho decise di dirottare le sue critiche su qualcun altro. «Beh, e lui invece?» indicò Nino. «Mi sembra che nemmeno lui eccella nelle relazioni interpersonali»
«Ma come parli forbito…» commentò Aiba, pieno di ammirazione
«A parte la fissazione per i videogiochi, Nino è una persona in grado di interagire col prossimo» disse Jun in suo favore
«Guarda che so difendermi anche da solo» borbottò leggermente imbarazzato Nino
«E scusa tanto allora!» esclamò quell’altro alzando le braccia al cielo. A quel punto girò sui tacchi e si allontanò a grandi falcate, uscendo di scena sbattendo teatralmente la porta.
Infastidito per la reazione di Matsumoto, anche Nino raccolse le sue cose e, borbottando qualcosa di incomprensibile, se ne andò.
Quando Aiba si guardò attorno si rese conto che anche Satoshi, chissà quando, se l’era svignata. «Bene» fece Sho rompendo il silenzio improvviso dell’aula computer. «Direi che non se ne fa nulla, giusto?» chiese con un sorriso trionfante: era riuscito nel suo diabolico intento.

Il progetto di fare un gruppo per il concorso sembrava ormai sfumato, ma Aiba aveva ancora un briciolo di speranza e non voleva abbandonare l'idea di cooperare con i nuovi compagni e divertirsi con loro pur di non studiare.
Il punto fondamentale era fare una nuova riunione: solo così avrebbe potuto mettere Jun e Sho uno davanti all'altro e convincerli a collaborare. Il punto era che ormai tutti sapevano che, se Masaki chiedeva una riunione, lo scopo era quello, quindi gli rispondevano picche; il che significava che doveva inventarsi trucchi alternativi per attirare i quattro amici in uno stesso luogo.
Aveva provato attaccando un pesce fresco ad un amo, facendolo dondolare da dietro un angolo per non essere visto, ma non aveva funziona nemmeno con Satoshi e alla fine Aiba era dovuto rimanere oltre l'orario scolastico per pulire il corridoio che puzzava come una pescheria.
Aveva tentato anche la via della forza, con l'idea di legarli tutti come salami, ma anche se avrebbe potuto funzionare con Nino e Ohno, Sho era più muscoloso di lui e Jun più alto, quindi aveva abbandonato il progetto a metà. E la stessa fine fecero un altro paio di piani.
Ma infine elaborò un disegno geniale che avrebbe finalmente potuto funzionare!
Prima di tutto mandò la stessa mail ai cellulari dei 4 amici:

Amico,
Ti ho preparato un succulento pranzetto.
Consumiamolo insieme nel bagno del 3° piano alla pausa dell'una!♥

Dopodichè attese l'una e dieci prima di dirigersi verso la toilette. Da dentro non arrivava alcun rumore: o i ragazzi si erano incontrati e si era già verificata una strage, oppure il suo piano non aveva funzionato. Abbassò la maniglia lentamente, cercando di fare il meno rumore possibile, quindi sbriciò dentro.
Il suo piano non aveva funzionato.
«Ma ci sei solo tu?» domandò Aiba aprendo del tutto la porta e guardando Satoshi, appoggiato alla parete di fondo del bagno con le braccia incrociate
«Purtroppo sì»
«Perchè il mio piano non ha funzionato?» si lamentò mettendosi le mani nei capelli
«Col linguaggio che hai usato in quel messaggio, era palese che tu stessi cercando di fregarci» sospirò staccandosi dalla parete. «Sei scaltro come una faina»
«Ma allora perchè tu sei qui?»
«Ho dimenticato a casa la schiscetta»* rispose stringendosi nelle spalle
«Qualcosa non mi quadra» fece l'altro accarezzandosi il mento con le dita. «Se era palese che il mio era un trucco, allora avresti dovuto immaginare che non esisteva nessun pranzo da mangiare in bagno»
«Giusta osservazione» rispose senza aggiungere altro
«Ma quindi... significa che ho il tuo appoggio?» domandò Aiba fissandolo speranzoso
«... diciamo, la presenza» rispose Satoshi alzando gli occhi al cielo e deglutendo a fatica.

A quel punto, con l'appoggio la presenza di Satoshi, sarebbe stato tutto un po' più facile: si doveva ideare un trabocchetto rivolto a tre persone invece che a quattro.
Dall'ultimo fallimento, Masaki aveva capito che il fatto di firmare lui stesso un messaggio rendeva palese che qualsiasi cosa dicesse era finalizzata a radunarli. Così, uno di quei giorni, stranamente, fu Ohno a dargli l'idea. «Potresti fingerti una ragazza» disse quando ormai erano già 20 minuti che il compagno borbottava fastidiosamente tra sè come una pentola di fagioli.
Quello si voltò verso di lui con un sorriso raggiante. «E' una splendida, splendida, splendida idea! Geniale direi!» esclamò cominciando a rovistare nello zaino per trovare fogli e penna.

Forse tu non sai chi io sono, ma io ti vedo tutti i giorni a scuola.
Ho una cosa importante da dirti, ti aspetterò domani mattina in palestra, prima delle lezioni.

Una tua ammiratrice

Una copia del messaggio fu ritrovata da ognuno dei tre ragazzi a cui era stata fatta recapitare, nascosta nell'armadietto dei corridoi.
La mattina del giorno dopo, quando il cancello dell'istituto era già stato aperto, i primi ad incontrarsi fuori dalla palestra furono Satoshi e Nino. «Non pensavo cadessi nella trappola del novellino rompipalle: ti credevo più sveglio» commentò Ohno
«E tu? Hai istinti suicidi?» chiese l'altro
«Solo di mattina» rispose con un lieve sorrisino
«Comunque ho immaginato che il messaggio fosse suo, semplicemente non ho niente in contrario al progetto: io mi diverto» spiegò Nino abbassando i maniglioni delle porte della palestra. «Solo che le altre volte i suoi tentativi erano troppi stupidi, oppure avevo di meglio da fare».
Sorprendentemente, Masaki era dentro e aveva già acciuffato Sho. La cosa inquietante era che, non si sa come, lo aveva steso a terra e stava trascinando il suo corpo all'ombra degli spalti, come se stesso occultando un cadavere.
«E' ancora vivo?» domandò Nino
«Sì, sì, è vivo» rispose Aiba, ma quale trucco avesse usato, rimase un mistero. «Prepariamoci a placcare l'altro, a meno che non debba tramortire anche te»
«No, grazie» gli rispose Kazunari alzando le mani in segno di resa.
A quel punto i maniglioni delle porte si abbassarono con un leggero cigolio e Masaki fece segno ai due amici di raggiungerlo per nascondersi vicino alle tribune.
Il rumore dei tacchetti dei mocassini risuonò limpido sul parquet lucidato, mentre i ragazzi nascosti respiravano a malapena.
«C'è nessuno?» domandò Jun a voce alta
«In palestra non si entra con le scarpe~!» farfugliò Sho con un tono tale che sembrava ubriaco, più che leggermente tramortito
«Nooo!! Dovevi stare zitto!!» strillò Aiba disperato. «Voi due: placcatelo!» disse agli altri indicando loro Jun.
Era chiedere troppo se ci si rivolgeva a Nino e Ohno, ma almeno chiusero l'entrata e ci si piazzarono davanti come due buttafuori (nani). «Lo sapevo che c'eri di mezzo tu!» esclamò l'ultimo arrivato. «Non avrei mai dovuto dare retta a quel messaggio: la calligrafia non era per niente femminile! E poi si dice "chi io sia" e non "chi io sono"!» gli rinfacciò sventolandogli davanti al naso la letterina con l'errore grammaticale. «E voi due» aggiunse girando su se stesso e lanciando un'occhiata fiammeggiante verso la porta. «Voi lo aiutate pure? Potrei denunciarvi tutti per associazione a delinquere»
«E tentato omicidio» aggiunse Sho alzando una mano ora che riprendeva i sensi.
Masaki alzò le mani e le allungò verso Jun, come a fargli segno di fermarsi. «Ok, time out» pronunciò prendendo un profondo respiro. «Potresti almeno ascoltare quello che ho da dire» cercò di dirgli in tono conciliante. «Non ho scelto Sho come quinto membro per farti un dispetto, ma c'è un preciso motivo se ho proposto lui. Io l'ho ascoltato e posso dirti che ha talento, è ciò che manca per dare un po' di verza al nostro gruppo»
«Volevi dire "verve"?» chiese Jun sollevando le sopracciglia. Aveva incrociato le braccia con aria scettica, segno che non avrebbe dato retta a nessuna delle scuse inventate dall'amico.
«Quella» sorrise Aiba
«Beh, e cosa saprebbe fare?»
«Una volta sono stato a casa sua. L'ho beccato da solo che lavava i piatti e nel frattempo cantava tra sè: non era una cosa qualsiasi, era un rap!»
«Ma uno cosa reppa nella sua intimità?» bisbigliò Nino verso Satoshi
«Ti giuro che è bravissimo!» continuava Masaki. «E' ciò che serve al nostro gruppo. E poi...» aggiunse tossicchiando leggermente per darsi un'aria seria. «Mi duole ricordarti che la prossima settimana scade il termine di consegna delle domande per la partecipazione al concorso».
Davanti a quell'argomentazione non c'era attacco isterico giustificabile, quindi Jun dovette arrendersi a dare una chance (o fingere di darla) alla proposta dell'amico.
«Va bene» si arrese infine. «Ma voglio una dimostrazione prima di dare la mia risposta definitiva»
«Scusa, scusa? Non vi state dimenticando di una cosa?» chiese allora Sho, facendo un passo avanti. «Io non ho mai voluto unirmi al vostro gruppetto, quindi non vedo perchè dovrei dimostrare qualcosa a questo qui»
«Ma dai, capitano» sospirò Aiba che continuava a veder sfumare e ricomparire, alternativamente, la speranza di completare il gruppo. «Quella sera sei stato tu a raccontarmi di questa tua passione segreta per il rap, di quanto ti piaccia il genere e di come sia divertente comporre pezzi da te»
«Ti scrivi i testi da solo?» domandò ammirato Nino: non era mai stato particolarmente contrario all'entrata di Sho nel gruppo, ma da quel momento l'idea dello sportivo tutto muscoli che aveva di lui cominciò a cambiare.
«Sì» ammise timidamente. «Veramente non penso di essere bravo, è un hobby per il quale non sono molto portato quindi non vado a raccontarlo in giro. Il fatto che questa matricola mi abbia sentito è stato un puro incidente, per nulla calcolato»
«Ma questa matricola ti sta dicendo che, al contrario di quanto pensi, sei bravo! Questa potrebbe essere la tua occasione per mostrare questo lato di te agli altri e una scusa per impegnarti seriamente a comporre qualcosa»
«Oh mio dio, sta facendo un discorso vagamente serio» mormorò Jun, sconvolto. Aiba lo sentì, ma con aria stizzita lo ignorò spudoratamente.
«Comunque, o adesso o mai più» concluse verso Sho.
Il capitano lo fissò per qualche momento, silenzioso, poi guardò il pavimento e ancora Aiba. «Se la metti così... I'm in!» accettò infine
«Ah no» lo interruppe quello. «Parla in giapponese, io il pilates non lo capisco»
«Ma non è una lingua...» esclamò Jun esasperato, passandosi una mano sugli occhi.
Sho si schiarì la voce e fece un passo avanti. Gli altri quattro ammutolirono e lo fissarono mentre una ritmata musica di accompagnamento cominciava a risuonare frenetica per tutta la palestra. Si poteva sentire una batteria pestare con tamburi e piatti, un gruppo di ottoni e anche un coretto di voci femminili che, come tutto il resto, chissà da dove veniva.
Il giovane capitano guardò Jun negli occhi e sorrise con aria di sfida. «Hey! Hey! Vuoi sentire un pezzo Matsumoto?» cominciò a cantare dopo un rullo di batteria, avvicinandosi al ragazzo e mettendogli un braccio sulle spalle «Sentirai un vuoto dopo il terremoto
Di parole che dirò. Dai fai una foto!
» cantò stritolando Jun come fosse una spugna e facendo cenno a Nino. «Che strana faccia hai, solo ora la noto
Jazz band, hip hop uso rime chiare
Per cantare la morale del hip na pop (That's right)
» lasciò andare Jun e tenendo il tempo muovendo le mani nell'aria di avvicinò prima a Nino e poi a Satoshi. «E' così che mando un messaggio: questo è solo un assaggio
Di ciò che so fare usando il linguaggio
e fantasia! (Yeah) Ho un amnesia (Yeah)
La fama maggiore nella scuola è tua o mia?
» domandò ancora acido, verso Jun. «(World is mine)
The World is mine
The words are mine
Rimare non è banale sunshine
».
Continuò ancora, frenetico, in quel suo rap improvvisato, e gli altri non riuscirono a fare a meno di cominciare a tenere il tempo anche loro.
Il piano di Aiba era riuscito.

FINE DEL SESTO CAPITOLO

Fanfiction written by

Hika86 & Reruchan

Original music by
Sakurai Sho - Arashi
(Hip hop boogie)

Terrible lyric by
Hika86


Saltellando sui confini della demenza: le autrici di confessano.
R: Zucchina, perchè stai ridendo da sola, tossendo e morendo
Z: Cazzo... sto sudando *tossisce* abbiamo finito le cose intelligenti
R: "Sbatti le uova con lo zucchero" *leggendo una ricetto*
Z: *tossisce*
R: Ti prego Zucchina, vai a bere.
Z: Ok *va e torna* C'è qualcosa sul pavimento del bagno che fa scivolare.
R: E' stato un capitolo ricco di battute esilaranti e... modestamente. Punto... è il tuo turno
Z: Quanti punti di sospensione ho messo?
R: Troppi
Z: "Questi punti sono troppi per tutti e due!"
R: No, semmai "sono troppo pochi"
Z: *ci ragiona su* oh, hai ragione... troppo pochi. Allora, per la prima volta abbiamo scritto un capitolo in due giorni diversi lontani da loro, il che, al secondo giorno, ci ha risparmiato l'ansia. Ansia che non potete capire dato che ancora nessuno di voi ha capito dove stanno le citazioni u.u fedigrafe (cit. gli errori della Reru)
R: Ma non è un errore! Chuuu... Lo faccio apposta a sbagliare! *silenzio* Ok, forse la prima volta è stato un errore, ma adesso lo faccio apposta
Z: Come tutte le volte che dici "deskopt"?
R: Ma lo dico bene ora! *silenzio* Perchè, prima come lo dicevo?
Z: Appuntoooo!!! XD

  
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