8.
Si
sentiva la campana della torre di Hogwarts che suonava sette rintocchi.
Il
corridoio della torre Grifondoro era silenzioso, la maggior parte degli
studenti era andato a mangiare in Sala Grande, mentre i pochi fortunati
invitati alla festa di Lumacorno erano già andati nelle stanze del professore a
cenare.
Probabilmente
in tutto il castello ero l’unica che non aveva ancora mangiato nulla.
Mi
sentivo una cretina, anzi peggio.
La
speranza di veder spuntare da un momento all’altro Malfoy stava svanendo a poco
a poco e, dentro di me, il pensiero che mi avesse presa in giro si faceva largo
e si espandeva come la peste.
I
tacchi intanto cominciavano già a farmi dolere i piedi e l’abito, che mi stava
a pennello, sembrava togliermi il respiro.
“E se non venisse?”
Mi
morsi l’interno guancia, corrucciando la fronte.
Ero
stata stupida a fidarmi in quel modo di lui, ma in quei giorni insieme mi era
sempre sembrato così sincero che non avevo potuto fare a meno di credergli in
ogni singolo istante.
Studiare
con lui era rilassante, ma la parte che preferivo ogni pomeriggio era il
momento in cui cominciavamo a chiacchierare sottovoce, in modo che Madame Pince
non ci sentisse.
Chiusi
gli occhi, ricordando il bacio di quel pomeriggio e chiedendomi perché mai me
lo avesse dato.
Certo,
quella sera probabilmente avremmo dovuto come minimo tenerci per mano per
sembrare davvero una coppia, ma almeno poteva chiedermi il permesso, se volevo
o meno quel bacio...
Inutile,
per quanto cercassi di classificare quel bacio come insignificante e da
dimenticare, la mia mente tornava sempre a quel breve istante in cui le sue
labbra e le mie si era sfiorate; quel momento che mi era sembrato perfetto e
che avrei voluto vivere per ancora qualche secondo.
«Granger?»
Al
suono di quella voce aprii di scatto gli occhi, incontrando lo sguardo
grigio-azzurro di Draco Malfoy, che mi stava fissando da pochi centimetri di
distanza.
«Ciao»,
lo salutai, confusa come non mai su quello che il mio corpo e la mia mente mi
suggerivano di fare; perché se il primo mi consigliava di baciarlo, l’altra
ordinava di trattarlo con indifferenza.
«Andiamo?»,
mi chiese, porgendomi il braccio e sorridendomi, appena mi lasciai scortare da
lui.
Osservai
il suo abbigliamento, il suo completo scuro e il modo in cui risaltava
rispetto al suo pallore e ai suoi capelli biondi.
«Ti
vedrò mai vestito con colori diversi dal verde, il nero e l’argento?», gli
chiesi, con l’intento di spezzare il silenzio che si era creato tra di noi.
«Può
darsi...»
Arrossii
quando i suoi occhi iniziarono a sondare con occhio critico il mio vestito, il
mio trucco e la mia pettinatura.
Lo vidi
socchiudere le labbra per dire qualcosa, ma poi le richiuse.
Distolsi
lo sguardo, certa che si sentisse in imbarazzo quasi quanto me per la situazione,
anche se dentro mi ossessionava il desiderio di sapere che cosa pensava del mio
look così diverso dal solito.
Avevo
tentato di dissuadere Ginny dal truccarmi troppo, ma alla fine non ero riuscita
ad impormi abbastanza e mi aveva riempita di mascara e aveva reso i miei
capelli boccolosi, legandoli in testa con la magia.
Arrivati
davanti alla porta che conduceva alle stanze di Lumacorno deglutii a disagio,
lanciando una fugace occhiata al mio “accompagnatore”.
Incontrare
i suoi occhi riuscì in qualche modo a rilassarmi, mentre mi passava il braccio
intorno alla vita e mi stringeva a sé.
«Sei
pronta?», mi chiese, bloccandosi con una mano sulla maniglia della porta.
Io
annuii, felice che il mio coraggio Grifondoro non mi avesse abbandonata.
Appena
entrammo ebbi giusto il tempo di notare lo sguardo sconvolto di tutti gli
invitati, tranne Ginny, prima che la cena iniziasse e Lumacorno invitasse tutti
a sedersi a tavola.
Feci
finta di niente, avvicinandomi ad un posto a sedere e, prima che potessi fare
qualsiasi cosa, sentii Malfoy spostare la sedia per farmi accomodare.
“Che
gentiluomo”, pensai sedendomi, vedendolo sorridere.
«Sono
un Malfoy, Granger, ho imparato le regole del “bon ton” fin da quando ero in
fasce quasi. Mio padre e mia madre mi hanno istruito bene».
Sussultai
a quella parole, lanciandogli un’occhiata di fuoco: «Hai di nuovo...!»
«Sono
felice che tutti siate potuti venire qui sta sera per partecipare a questa mia
umile festicciola. Penso che vi conosciate tra di voi, quindi non mi dilungherò
troppo a fare presentazioni inutili. Spero che la cena sia di vostro
gradimento», disse Lumacorno schioccando le dita. In quell’istante i piatti
vuoti si riempirono e al centro del tavolo comparvero portate su portate di
cibo. Sembrava una riproduzione in piccolo dei tavoli della Sala Grande.
Alzai
lo sguardo e notai che nel posto davanti a me, dall’altra parte del tavolo, era
seduto un Harry parecchio sconvolto con gli occhi strabuzzati che continuavano
a lanciare continue occhiate a me e a Malfoy vicini.
Sulla
sua fronte sembrava quasi essere comparsa un grosso punto di domanda
lampeggiante, non non fosse stato per il fatto che mi sentivo in colpa per non
avergli detto nulla, probabilmente avrei cominciato a ridere.
«Perché
Potter ha una faccia da pesce lesso? Non dirmi che non gli hai detto nulla...»,
mormorò Malfoy al mio orecchio, soffermandosi un po’ troppo ad accarezzarmi la
pelle della guancia con le sue labbra.
Accidenti!
Se faceva così però mi faceva perdere a concentrazione!
Mi
chiesi se volesse una risposta e poi mi rimproverai per non aver seguito fino
la fine il discorso di Lumacorno. E io sarei dovuta essere la strega più
brillante di tutti i tempi?
«Buon
appetito a tutti!» fu l’ultima parte del lungo sermone che riuscii a cogliere.
Afferrai
esitante la forchetta mentre vedevo tutti gli altri fare lo stesso.
In pochi
minuti la situazione tesa si era alleggerita, Harry non mi guardava più con il
suo sguardo d’accusa, probabilmente Ginny, seduta al suo fianco lo aveva
tranquillizzato, mentre McLaggen seduto dall’altro lato di Lumacorno rispetto
ad Harry aveva concentrato la sua attenzione al cibo e al piatto di fronte a sé
smettendo di guardarmi come se fossi stata una nuova scoperta scientifica.
Lumacorno
cominciò subito a conversare gentilmente e con un luccichio negli occhi con
qualche ragazzo seduto dall’altra parte del tavolo, mentre in generale un po’
tutti non la smettevano di chiacchierare tra i loro.
«Hermione,
tesoro, mi passi il sale, per favore?»
Le parole
di Malfoy, un po’ troppo alte rispetto al suo normale tono di voce fecero
voltare quasi tutti verso di noi e io non potei evitare di arrossire mentre gli
porgevo ciò che voleva.
«Grazie»
sussurrò, ma dato il silenzio che era calato sulla tavolata tutti lo poterono
sentire benissimo.
“A che
gioco stai giocando, Malfoy?”
Pensai,
vedendolo sorridere ammiccate.
“Al
gioco del finto fidanzatino premuroso che non vede altri che la sua dolce e
bellissima ragazza”.
Sentii chiaramente
la sua voce nella mia mente e percepii il fastidio per il fatto che avesse di
nuovo violato la privacy dei miei pensieri.
“Smettila”,
lo rimproverai, assaggiando parte di ciò che avevo nel piatto.
“Non
penso di avertelo ancora detto, ma questa sera sei davvero bellissima e quel
vestito ti sta d’incanto”.
Udire quel
mormorio nella mia mente mi fece arrossire e abbassare lo sguardo.
Non riuscivo
a capire perché Malfoy si stesse impegnando così tanto, ma una cosa era certa:
non mi ero mai sentita così esaltata per delle semplici parole in vita mia.
Buona
Epifania a tutti! :)
Come
promesso sto aggiornando e finalmente siamo arrivati alla festa da Lumacorno
che continuerà nel prossimo capitolo, tranquille! xD
Come
sempre ringrazio tutte le persone che leggono, mi seguono, mi hanno inserito
tra le preferite, ricordate e anche chi mi dice cosa pensa della mia storia con
qualche recensione! Siete stupende! *.*
Spero
di ricevere qualche commento anche questa volta! ^^
Baci&Abracci!
Lazysoul