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Autore: ElPsyCongroo    06/01/2013    5 recensioni
Nel grande Regno del Giallo vivono due giovani ragazzi, anzi, una ragazza e un ragazzo, dai capelli del colore dell'oro e gli occhi del colore del cielo. Hanno un carattere un po' strano, malato per certi versi. Inoltre sono di una bellezza regale, a soli 14 anni entrambi hanno un grandissimo fascino. A questo punto si potrebbe pensare che siano fratelli, addirittura gemelli, e che siano i regnanti del Regno del Giallo no?
E invece lei è principessa del Regno, mentre lui è solo suo servo.
Lei è una regina arrogante, malvagia.
Lui è un servo fedele, malvagio.
Lei ama il suo servo, ma non come amante, ma come una sorella ama un fratello.
Lui ama la sua principessa, come un fratello ama una sorella.
Perché è questo che sono, fratelli, gemelli, anche se lei non lo sa.
Oltre a loro però ci sono altre persone che nascondono segreti, come la popolana dai capelli rossi, la serva dai lunghi capelli color smeraldo e il principe dagli occhi color zaffiro.
Un Regno intero finirà a causa di questi segreti.
Essi porteranno alla più grande tragedia.
(Si tratta della storia completa di Aku no Musume, anche se questa è solo la prima parte ^^).
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 3: Una fata, un angelo.

Come sempre in città regnava il caos; le strade erano piene di persone ricche e povere, che vendevano o compravano al mercato che ogni settimana giungeva lì.

Le campane della chiesa gli annunciarono che erano le due, quindi decise di sbrigarsi. Aveva perso più tempo del previsto e ora doveva sbrigarsi a compiere i suoi doveri, così decise di dirigersi direttamente dal sarto per ritirare i vestiti ordinati dalla principessa.

Si diresse di corsa alla bottega e capì di aver fatto la scelta sbagliata: questa volta Rin aveva ordinato più vestiti e stoffe pregiate del solito, così da riempire le braccia del povero Len che non riusciva a vedere niente davanti a sé.

Cominciò pian piano ad avviarsi verso le carrozze, in modo da prenotarne una che gli potesse fare nel frattempo da deposito. Impresa che non gli riuscì: dopo neanche un passo era riuscito ad andare a sbattere contro qualcuno, una ragazza a giudicare dal grido, facendo cadere a terra entrambi, ricoperti da stoffe e vestiti.

Con un po’ di affanno riuscì a riaffiorare da quell’ammucchio di stoffe e a riportarsi alla luce del sole, vedendo la sua povera vittima: una ragazza di circa la sua età, dai lunghi capelli color smeraldo e i grandi occhi della stessa tonalità, solo più splendenti; gli sembrava di trovarsi davanti ad una fata dal dolcissimo viso piegato ora da una piccola ma comunque graziosa smorfia.

 «Ahi ahi, che male… Ehi, ragazzo, stai bene?» Len, al suono della sua melodiosa voce, si riprese e cominciò a balbettare.

«M-mi perdoni! N-non volevo venirle addosso! N-non riuscivo a vedere dove andavo a causa di tutte queste cose e-e le sono venuto addosso! L-la prego, mi perdoni per i danni che le ho causato! L-le pagherò tutti i danni che ha subito, l-la supplico di perdonarmi!» gridò d’un fiato Len in preda all’imbarazzo più totale e alla vergogna.

«Phhhff, ahahahahah!!!» fu invece la reazione inaspettata della ragazza.       

Len alzò lo sguardo sentendo la risata e vide la ragazza scossa dai sussulti che si reggeva la pancia, con le lacrime agli occhi, facendolo preoccupare.

Vedendo Len così preoccupato la ragazza pian piano si rilassò e cominciò a parlare «Rilassati, non preoccuparti! Stavo solo ridendo, non mi è successo niente! Ma tu non hai mai visto una persona ridere? Comunque non c’è bisogno che ti preoccupi così, è stata anche colpa mia! E poi non c’è bisogno di essere così formale! Piuttosto, tu come stai?»

«Non si preoccupi, non mi sono fatto niente. Lei è sicura di star bene?»

«No no no, non hai capito! Primo: non mi sono fatta niente. Secondo: non devi essere così formale, il mio nome è Miku! Mi-ku! Chiaro? Anche perché sono solo una serva del casto del Regno del Verde, quindi vedi di mettertelo in testa e di chiamarmi così! Ah sì, e tu come ti chiami?»

«Il mio nome è Len, signorina. Ahi! Ma perché l’ha fatto?» si lamentò Len, massaggiandosi la testa dopo aver ricevuto un pugno dalla ragazza.

«Perché ti ho detto che mi devi chiamare Miku! M-i-k-u! Non mi sembra così difficile imparare il mio nome, è anche meglio di signorina, o madame, troppo formale! Su, ora alzati, prendi tutta la tua roba e seguimi, conosco un cocchiere  che ti farà pagare di meno, sai com’è, la Figlia del Male ha aumentato le tasse su tutto, quindi conoscere qualcuno fa sempre comodo.»

«Madame, la prego di non usare quell’appellativo di fronte a me.»

«Quale appellativo? Comunque alzati, dai che ti aiuto, solo però se la smetti di chiamarmi madame, perché ormai l’hai imparato il mio nome no?»

«Mi riferisco a Figlia del Male.»

«E perché scusa? Non la chiami anche tu così? È una cosa abituale qui in città.»

«Perché io sono Len, servitore del casato Kagamine, più precisamente servo personale della principessa e futura erede al trono Rin Kagamine. In poche parole, sono il Servo del Male.»

Miku rimase immobile come una statua di cera, bella come una statua di cera, con in volto un’espressione di puro stupore.

«Ch-che cosa? Tu saresti il Servo del Male? Non ci credo, è assurdo!»

«Se non mi crede guardi lei stessa. È risaputo che la principessa vesta solo di giallo, e fino a prova contraria tutto ciò che stavo trasportando prima del nostro “incidente” è giallo, esattamente come le rose della gelosia. Altro fattore è il mio aspetto: in giro mi conoscono come il demone d’oro dagli occhi di giaccio a causa dei capelli biondi e gli occhi blu, quindi senza ombra di dubbio sono il Servo del Male.»

«Non è possibile!»

«È così. Mi scusi ancora per il disturbo arrecatole, ora tolgo il disturbo. È stato un piacere conoscerla, anche se in una situazione simile. Arrivederci.»

Len si alzò e cominciò a raccogliere i vestiti e tutto ciò che era a terra. Ovvio,- pensò con gli occhi che pizzicavano a causa delle lacrime che stavano salendo -sono proprio uno stupido, cosa credevo? Nessuno vuole avere a che fare con il casato Kagamine, di chiunque si tratti, anche se si tratta di un servo, soprattutto se si tratta di me, il Servo del Male. Ho sperato nella carità di una sconosciuta, una ragazza che non ha niente a che fare con me. Speravo davvero che mi guardasse con occhi dolci e compassionevoli dicendo…- il suo flusso di pensieri venne interrotto dalla dolce voce di Miku.

«Cosa vuoi che mi importi per chi lavori? Se per te è un problema non la chiamerò più così, a patto che tu mi chiami Miku, intesi? E non fare quella faccia, di certo questo non ti rende un ragazzo da evitare, anzi, sei ancora più interessante!»

Len si immobilizzò. Forse non aveva sentito bene, non era possibile. Si girò a guardare Miku. Di certo non aveva una sguardo compassionevole, ma nemmeno spaventato, anzi, il suo sguardo sprizzava gioia, allegria, stupore e curiosità allo stesso tempo.

«Su, muoviti ad alzarti, altrimenti ti lascio qui!»

«Ma come? Sono il Servo del Male, non so se hai capito! Dovresti essere terrorizzata da me! La gente che mi conosce mi evita, anche al castello! Perché tu dovresti essere diversa?! Perché dovresti essere così amichevole con me?! Io di certo non merito niente di tutto ciò!» Aveva perso la calma, se ne rendeva conto, ma era troppo: non era possibile che quella ragazza volesse davvero avere a che fare con lui, si sentiva preso in giro.

«Ma sei impazzito o cosa? Cosa vuoi che mi importi che servi la principessa Rin? Io non ti conosco, so solo che ti chiami Len e che servi il casato Kagamine, e con ciò? È vero, ho sempre sentito parlare del servo che sta sempre attaccato alla Figlia del Male -»

«Non chiamarla così!»

«Scusa scusa! Senti, a me non interessa chi servi, perché al momento mi trovo di fronte ad un ragazzo che accidentalmente mi è venuto contro e che si è seriamente preoccupato per me. Non importa quello che dice la gente, di certo non mi ucciderai perché ci siamo scontrati, no? Forza, è ora di andare! Se mi accompagni al mercato dopo andiamo in una locanda che conosco, ormai è ora di pranzo!» Miku tese una mano a Len. Lui la guardò un po’ scettico, ma alla fine allungo anche la sua e con un timido sorriso strinse quella piccola e calda mano, guardando il volto sorridente di Miku.

Dopo aver lasciato tutto il carico in una carrozza si diressero al mercato. Miku, tutta allegra, si fermava ad ogni bancarella che attirava la sua attenzione, in particolare a quelle di vestiti. Ogni volta però si costringeva ad allontanarsi, perché non poteva spendere soldi per sé. Fu all’ennesimo vestito che Miku guardò con occhi sognanti che Len si decise.

«Te lo compro io.»

«Cosa?»

«Il vestito. È l’ennesimo che guardi e mi dispiace vederti ogni volta con il volto triste perché non puoi prenderlo. Ti è vietato spendere soldi per te, giusto? Quindi se ti viene fatto un regalo non c’è niente di sbagliato. Poi non credo che ti possa ricapitare un’occasione simile: conosco il mercante che porta questi abiti, e so che sono di primissima qualità. Li porta solo una volta al mese. Per trovare qualcosa di anche solo lontanamente simile e ad un prezzo accessibile dovresti cercare al di fuori dei Regni.» Lei non se lo fece ripetere due volte. Prese il vestito che tanto le piaceva e sparì. Passò qualche minuto e Len cominciò a preoccuparsi: sapeva per abitudine che i vestiti da donna erano lunghi da indossare, soprattutto quelli da festa, ma Miku ci stava mettendo troppo. Iniziò a cercarla, addentrandosi nella selva di vestiti.

«Miku, dove sei? Sei riuscita a cambiarti? Se hai difficoltà chiedo a una delle mercanti di aiutar- Ahhh!!»

«Ahiiii!! Oh, scusami Len, è la seconda volta che cadi per colpa mia e in più ti ho fatto cadere di nuovo tutto! Guarda, ci sono mele ovunque.»

«Non preoccuparti» Len si tirò lentamente su, guardando tutto il suo cibo riverso a terra, cominciando a raccogliere le mele per risistemarle insieme al resto « è ancora tutto sano. Tu piuttosto, ti sei fatta male…»

Due mele caddero di nuovo a terra, rotolando hai piedi di Len «Che c’è, p-perché mi guardi così? Dai che mi vergogno! Sapevo che non mi stava bene, vado subito a cambiarmi! Che stupida, ti ho pure fatto aspettare un’eternità, vado subito a cambiarmi-» quando fece per alzarsi Len le afferrò un braccio e la riportò a terra.

«Sei bellissima»

«C-cosa? Non prendermi in giro!»

«Non lo sto facendo. Sei splendida con quest’abito.» Ed era vero. Indossava un lungo abito nero senza spalline, raccolto in vita da un’enorme rosa, che allargandosi dolcemente sui fianchi finiva con un orlo a pieghe. Indossava una fascetta al collo orlata di pizzo e dei lunghi guanti, anch’essi neri. I capelli erano raccolti in una splendida acconciatura, probabile causa della sua lunga assenza. Pur essendo di un colore così cupo, quell’abito la faceva sembrare un angelo.

«Sei davvero splendida. Ne è valsa la pena aspettare.»

«Grazie….» Miku era diventata tutta rossa, apparendo ancora più bella agli occhi di Len.

«Forza, alzati, potresti sporcarlo restando li a terra, sarebbe un peccato. E poi dobbiamo andare a mangiare, ti ricordo che mi hai promesso un pranzo con te.»

«S-Sì, hai ragione! Aspettami qui, torno subito!» e così dicendo corse via, sparendo di nuovo tra i vestiti.

Riapparve poco dopo con il vestito tra le mani e il viso ancora rosso d’imbarazzo. Len spese quasi tutto ciò che aveva per l’abito. Dopo la sosta al mercato si diressero ad una locanda consigliata da Miku. Si sedettero e ordinarono da mangiare. Consumarono il pasto in uno strano silenzio. Len non sapeva che dire e probabilmente Miku era ancora in imbarazzo per il dono che le aveva fatto. Quando finirono Len si assicurò che non ci fosse nessuno a portata di orecchio e cominciò a parlare.

«Ancora non mi hai spiegato perché hai deciso di passare il tuo tempo con il Servo del Male. Tutti tendono ad evitarmi.»

«Non so. Mi sembri un bravo ragazzo, del tutto diverso da come vieni descritto. Tutti ti descrivono come un demone, un assassino a sangue freddo che ucciderebbe anche la sua amata se fosse un ordine della sua principessa.»

«E hanno ragione.»

«Cosa?» Miku si sentì il sangue gelare nelle vene. Len, con uno sguardo di ghiaccio, completamente differente dall’allegro blu marino di poco prima, si era avvicinato al suo viso, sussurrando quella frase al suo orecchio e portandole un pugnale alla gola.

«Io potrei ucciderti qui, in questo preciso istante. Mi basterebbe premere il mio pugnale leggermente, solo un po’ nel tuo delicato collo, per ucciderti. E sai qual è la cosa divertente? Nessuno se ne accorgerebbe. La mia fama mi precede, nessuno riesce a vedere il Servo del Male all’opera. In più la principessa tiene molto a me, quindi non lascerebbe mai che mi succedesse qualcosa, ancora meno una condanna a morte per omicidio. Troverebbe sicuramente un modo per discolparmi, anche perché nessuno osa mettersi contro il suo volere. O contro di me; hanno tutti troppa paura per sfidarmi. Allora, che ne pensi del “bravo ragazzo”?»

Miku era semplicemente terrorizzata. Era impallidita ed aveva addirittura smesso di respirare. Poteva scorgere solo il profilo del volto di Len, ma poteva vedere il gelo del suo sguardo, il piccolo ghigno che era sorto sulle sue labbra mentre pronunciava quelle parole con tono agghiacciante, mentre il freddo respiro che usciva dalle sue labbra socchiuse le procurava brividi gelidi.

Tornò a respirare solo quando Len tornò indietro, facendo sparire il pugnale così come era apparso, permettendo a Miku di notare solo allora che si trattava del pugnale che gli aveva appena regalato lei stessa, un pugnale con un intrico di spine e rose inciso sull’impugnatura che aveva subito attirato l’attenzione di Len.

«Bene, io ora vado, si sta facendo tardi e la strada per il castello è lunga. È meglio che torni anche lei dal suo signore, lady Miku. Arrivederla.» e così dicendo, dopo un lieve inchino, uscì dalla locanda.

«Aspetta Len! Non andare! Non così! Io non ti ho mai visto come Servo del Male, non ti giudico!  Ti conosco appena, non sarebbe giusto! Certo, mi hai fatto davvero paura prima, ma ho capito! Ho capito che non potresti mai uccidermi! Hai degli occhi troppo dolci per essere un assassino!» Len era sconcertato: quella ragazza, colei di cui si era follemente innamorato, era altamente convinta di ciò che stava dicendo, ci credeva davvero, avrebbe convinto anche lui se solo non fosse assolutamente vero.

Lei è la mia dama,

io sono il suo servo,

se è per proteggerla,

se è per suo desiderio,

sono disposto a diventare un assassino.

«Lei è molto gentile, ma ciò che vede non sono davvero io. È stata davvero gentile a passare la giornata con me e sarei lieto di rivederla in futuro.» E se ne andò, trattenendo le lacrime, nascondendo il volto nel risvolto del mantello, per non vedere il viso triste di Miku, per cui provava un amore forse corrisposto. Urtò per sbaglio un uomo dagli occhi color zaffiro, che stranamente lo guardò per un momento, prima di allontanarsi nella direzione da cui era venuto. Len salì sulla carrozza che partì immediatamente, avendo solo il tempo di scorgere l’uomo dagli occhi di zaffiro avvicinarsi a Miku che era caduta in terra in preda alle lacrime.

Meglio così,- pensò con un nodo alla gola –magari ha trovato qualcuno che possa sostituirmi al più presto.

E con questi pensieri pian piano si addormentò, ricordandosi all’ultimo che si era dimenticato di comprare un regalo per la sua sorellina.

 

_______

Nota d’autrice: capitolo immensamente corto! Ma in compenso è uno dei più importanti, quindi per questa volta mi perdono ^^ Come ho detto la volta scorsa qui c’è un riferimento ad una canzone Vocailodosa, avete indovinato qual è?

Dunque, non credo che ci sia molto da spiegare, nel caso come sempre basta chiedere ^^

Quindi ora passo ai ringraziamenti:

Hikari Megami (Hicchan *W* )

Glasgow_R_evolver

Ayukiko_Watarai

SabryKagamine

Grazie per aver recensito/messo tra i preferiti/messo tra la ricordate/messo tra le seguite la mia storia ^^ Ve ne sarò grata vita natural durante ^^

See ya, ElPsyCongroo

  
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