Capitolo
3: Una fata, un angelo.
Come
sempre in città regnava il caos; le strade erano piene di
persone ricche e
povere, che vendevano o compravano al mercato che ogni settimana
giungeva lì.
Le
campane della chiesa gli annunciarono che erano le due, quindi decise
di
sbrigarsi. Aveva perso più tempo del previsto e ora doveva
sbrigarsi a compiere
i suoi doveri, così decise di dirigersi direttamente dal
sarto per ritirare i
vestiti ordinati dalla principessa.
Si
diresse di corsa alla bottega e capì di aver fatto la scelta
sbagliata: questa
volta Rin aveva ordinato più vestiti e stoffe pregiate del
solito, così da
riempire le braccia del povero Len che non riusciva a vedere niente
davanti a
sé.
Cominciò
pian piano ad avviarsi verso le carrozze, in modo da prenotarne una che
gli
potesse fare nel frattempo da deposito. Impresa che non gli
riuscì: dopo
neanche un passo era riuscito ad andare a sbattere contro qualcuno, una
ragazza
a giudicare dal grido, facendo cadere a terra entrambi, ricoperti da
stoffe e
vestiti.
Con
un po’ di affanno riuscì a riaffiorare da
quell’ammucchio di stoffe e a riportarsi
alla luce del sole, vedendo la sua povera vittima: una ragazza di circa
la sua
età, dai lunghi capelli color smeraldo e i grandi occhi
della stessa tonalità,
solo più splendenti; gli sembrava di trovarsi davanti ad una
fata dal
dolcissimo viso piegato ora da una piccola ma comunque graziosa smorfia.
«Ahi
ahi, che male… Ehi, ragazzo, stai bene?» Len, al
suono
della sua melodiosa voce, si riprese e cominciò a balbettare.
«M-mi
perdoni!
N-non volevo venirle addosso! N-non riuscivo a vedere dove andavo a
causa di
tutte queste cose e-e le sono venuto addosso! L-la prego, mi perdoni
per i
danni che le ho causato! L-le pagherò tutti i danni che ha
subito, l-la
supplico di perdonarmi!» gridò d’un
fiato Len in preda all’imbarazzo più totale
e alla vergogna.
«Phhhff,
ahahahahah!!!» fu invece la reazione inaspettata della
ragazza.
Len
alzò lo
sguardo sentendo la risata e vide la ragazza scossa dai sussulti che si
reggeva
la pancia, con le lacrime agli occhi, facendolo preoccupare.
Vedendo
Len così
preoccupato la ragazza pian piano si rilassò e
cominciò a parlare «Rilassati,
non preoccuparti! Stavo solo ridendo, non mi è successo
niente! Ma tu non hai
mai visto una persona ridere? Comunque non c’è
bisogno che ti preoccupi così, è
stata anche colpa mia! E poi non c’è bisogno di
essere così formale! Piuttosto,
tu come stai?»
«Non
si
preoccupi, non mi sono fatto niente. Lei è sicura di star
bene?»
«No
no no, non
hai capito! Primo: non mi sono fatta niente. Secondo: non devi essere
così
formale, il mio nome è Miku! Mi-ku! Chiaro? Anche
perché sono solo una serva
del casto del Regno del Verde, quindi vedi di mettertelo in testa e di
chiamarmi così! Ah sì, e tu come ti
chiami?»
«Il
mio nome è
Len, signorina. Ahi! Ma perché l’ha
fatto?» si lamentò Len, massaggiandosi la
testa dopo aver ricevuto un pugno dalla ragazza.
«Perché
ti ho
detto che mi devi chiamare Miku! M-i-k-u! Non mi sembra così
difficile imparare
il mio nome, è anche meglio di signorina, o madame, troppo
formale! Su, ora
alzati, prendi tutta la tua roba e seguimi, conosco un cocchiere che ti farà
pagare di meno, sai com’è, la
Figlia del Male ha aumentato le tasse su tutto, quindi conoscere
qualcuno fa
sempre comodo.»
«Madame,
la
prego di non usare quell’appellativo di fronte a
me.»
«Quale
appellativo? Comunque alzati, dai che ti aiuto, solo però se
la smetti di
chiamarmi madame, perché ormai l’hai imparato il
mio nome no?»
«Mi
riferisco a Figlia
del Male.»
«E
perché scusa?
Non la chiami anche tu così? È una cosa abituale
qui in città.»
«Perché
io sono
Len, servitore del casato Kagamine, più precisamente servo
personale della
principessa e futura erede al trono Rin Kagamine. In poche parole, sono
il
Servo del Male.»
Miku
rimase
immobile come una statua di cera, bella come una statua di cera, con in
volto
un’espressione di puro stupore.
«Ch-che
cosa? Tu
saresti il Servo del Male? Non ci credo, è
assurdo!»
«Se
non mi crede
guardi lei stessa. È risaputo che la principessa vesta solo
di giallo, e fino a
prova contraria tutto ciò che stavo trasportando prima del
nostro “incidente” è
giallo, esattamente come le rose della gelosia. Altro fattore
è il mio aspetto:
in giro mi conoscono come il demone d’oro dagli occhi di
giaccio a causa dei
capelli biondi e gli occhi blu, quindi senza ombra di dubbio sono il
Servo del
Male.»
«Non
è possibile!»
«È
così. Mi
scusi ancora per il disturbo arrecatole, ora tolgo il disturbo.
È stato un
piacere conoscerla, anche se in una situazione simile.
Arrivederci.»
Len
si alzò e
cominciò a raccogliere i vestiti e tutto ciò che
era a terra. Ovvio,-
pensò con gli occhi che
pizzicavano a causa delle lacrime che stavano salendo -sono
proprio uno stupido, cosa credevo? Nessuno vuole avere a che fare
con il casato Kagamine, di chiunque si tratti, anche se si tratta di un
servo,
soprattutto se si tratta di me, il Servo del Male. Ho sperato nella
carità di
una sconosciuta, una ragazza che non ha niente a che fare con me.
Speravo
davvero che mi guardasse con occhi dolci e compassionevoli
dicendo…- il suo
flusso di pensieri venne interrotto dalla dolce voce di Miku.
«Cosa
vuoi che
mi importi per chi lavori? Se per te è un problema non la
chiamerò più così, a
patto che tu mi chiami Miku, intesi? E non fare quella faccia, di certo
questo
non ti rende un ragazzo da evitare, anzi, sei ancora più
interessante!»
Len
si immobilizzò.
Forse non aveva sentito bene, non era possibile. Si girò a
guardare Miku. Di
certo non aveva una sguardo compassionevole, ma nemmeno spaventato,
anzi, il
suo sguardo sprizzava gioia, allegria, stupore e curiosità
allo stesso tempo.
«Su,
muoviti ad
alzarti, altrimenti ti lascio qui!»
«Ma
come? Sono
il Servo del Male, non so se hai capito! Dovresti essere terrorizzata
da me! La
gente che mi conosce mi evita, anche al castello! Perché tu
dovresti essere
diversa?! Perché dovresti essere così amichevole
con me?! Io di certo non
merito niente di tutto ciò!» Aveva perso la calma,
se ne rendeva conto, ma era
troppo: non era possibile che quella ragazza volesse davvero avere a
che fare con
lui, si sentiva preso in giro.
«Ma
sei impazzito
o cosa? Cosa vuoi che mi importi che servi la principessa Rin? Io non
ti
conosco, so solo che ti chiami Len e che servi il casato Kagamine, e
con ciò? È
vero, ho sempre sentito parlare del servo che sta sempre attaccato alla
Figlia del
Male -»
«Non
chiamarla
così!»
«Scusa
scusa!
Senti, a me non interessa chi servi, perché al momento mi
trovo di fronte ad un
ragazzo che accidentalmente mi è venuto contro e che si
è seriamente
preoccupato per me. Non importa quello che dice la gente, di certo non
mi
ucciderai perché ci siamo scontrati, no? Forza, è
ora di andare! Se mi
accompagni al mercato dopo andiamo in una locanda che conosco, ormai
è ora di
pranzo!» Miku tese una mano a Len. Lui la guardò
un po’ scettico, ma alla fine
allungo anche la sua e con un timido sorriso strinse quella piccola e
calda
mano, guardando il volto sorridente di Miku.
Dopo
aver
lasciato tutto il carico in una carrozza si diressero al mercato. Miku,
tutta
allegra, si fermava ad ogni bancarella che attirava la sua attenzione,
in
particolare a quelle di vestiti. Ogni volta però si
costringeva ad
allontanarsi, perché non poteva spendere soldi per
sé. Fu all’ennesimo vestito
che Miku guardò con occhi sognanti che Len si decise.
«Te
lo compro io.»
«Cosa?»
«Il
vestito. È
l’ennesimo che guardi e mi dispiace vederti ogni volta con il
volto triste
perché non puoi prenderlo. Ti è vietato spendere
soldi per te, giusto? Quindi
se ti viene fatto un regalo non c’è niente di
sbagliato. Poi non credo che ti
possa ricapitare un’occasione simile: conosco il mercante che
porta questi
abiti, e so che sono di primissima qualità. Li porta solo
una volta al mese.
Per trovare qualcosa di anche solo lontanamente simile e ad un prezzo
accessibile dovresti cercare al di fuori dei Regni.» Lei non
se lo fece
ripetere due volte. Prese il vestito che tanto le piaceva e
sparì. Passò
qualche minuto e Len cominciò a preoccuparsi: sapeva per
abitudine che i
vestiti da donna erano lunghi da indossare, soprattutto quelli da
festa, ma
Miku ci stava mettendo troppo. Iniziò a cercarla,
addentrandosi nella selva di
vestiti.
«Miku,
dove sei?
Sei riuscita a cambiarti? Se hai difficoltà chiedo a una
delle mercanti di
aiutar- Ahhh!!»
«Ahiiii!!
Oh,
scusami Len, è la seconda volta che cadi per colpa mia e in
più ti ho fatto
cadere di nuovo tutto! Guarda, ci sono mele ovunque.»
«Non
preoccuparti» Len si tirò lentamente su, guardando
tutto il suo cibo riverso a
terra, cominciando a raccogliere le mele per risistemarle insieme al
resto « è
ancora tutto sano. Tu piuttosto, ti sei fatta
male…»
Due
mele caddero
di nuovo a terra, rotolando hai piedi di Len «Che
c’è, p-perché mi guardi
così?
Dai che mi vergogno! Sapevo che non mi stava bene, vado subito a
cambiarmi! Che
stupida, ti ho pure fatto aspettare un’eternità,
vado subito a cambiarmi-»
quando fece per alzarsi Len le afferrò un braccio e la
riportò a terra.
«Sei
bellissima»
«C-cosa?
Non
prendermi in giro!»
«Non
lo sto
facendo. Sei splendida con quest’abito.» Ed era
vero. Indossava un lungo abito
nero senza spalline, raccolto in vita da un’enorme rosa, che
allargandosi
dolcemente sui fianchi finiva con un orlo a pieghe. Indossava una
fascetta al
collo orlata di pizzo e dei lunghi guanti, anch’essi neri. I
capelli erano raccolti
in una splendida acconciatura, probabile causa della sua lunga assenza.
Pur
essendo di un colore così cupo, quell’abito la
faceva sembrare un angelo.
«Sei
davvero
splendida. Ne è valsa la pena aspettare.»
«Grazie….»
Miku
era diventata tutta rossa, apparendo ancora più bella agli
occhi di Len.
«Forza,
alzati,
potresti sporcarlo restando li a terra, sarebbe un peccato. E poi
dobbiamo
andare a mangiare, ti ricordo che mi hai promesso un pranzo con
te.»
«S-Sì,
hai
ragione! Aspettami qui, torno subito!» e così
dicendo corse via, sparendo di
nuovo tra i vestiti.
Riapparve
poco
dopo con il vestito tra le mani e il viso ancora rosso
d’imbarazzo. Len spese
quasi tutto ciò che aveva per l’abito. Dopo la
sosta al mercato si diressero ad
una locanda consigliata da Miku. Si sedettero e ordinarono da mangiare.
Consumarono il pasto in uno strano silenzio. Len non sapeva che dire e
probabilmente Miku era ancora in imbarazzo per il dono che le aveva
fatto.
Quando finirono Len si assicurò che non ci fosse nessuno a
portata di orecchio
e cominciò a parlare.
«Ancora
non mi
hai spiegato perché hai deciso di passare il tuo tempo con
il Servo del Male.
Tutti tendono ad evitarmi.»
«Non
so. Mi
sembri un bravo ragazzo, del tutto diverso da come vieni descritto.
Tutti ti
descrivono come un demone, un assassino a sangue freddo che ucciderebbe
anche
la sua amata se fosse un ordine della sua principessa.»
«E
hanno ragione.»
«Cosa?»
Miku si
sentì il sangue gelare nelle vene. Len, con uno sguardo di
ghiaccio,
completamente differente dall’allegro blu marino di poco
prima, si era
avvicinato al suo viso, sussurrando quella frase al suo orecchio e
portandole
un pugnale alla gola.
«Io
potrei
ucciderti qui, in questo preciso istante. Mi basterebbe premere il mio
pugnale leggermente,
solo un po’ nel tuo delicato collo, per ucciderti. E sai qual
è la cosa
divertente? Nessuno se ne accorgerebbe. La mia fama mi precede, nessuno
riesce
a vedere il Servo del Male all’opera. In più la
principessa tiene molto a me,
quindi non lascerebbe mai che mi succedesse qualcosa, ancora meno una
condanna
a morte per omicidio. Troverebbe sicuramente un modo per discolparmi,
anche
perché nessuno osa mettersi contro il suo volere. O contro
di me; hanno tutti
troppa paura per sfidarmi. Allora, che ne pensi del “bravo
ragazzo”?»
Miku
era semplicemente
terrorizzata. Era impallidita ed aveva addirittura smesso di respirare.
Poteva
scorgere solo il profilo del volto di Len, ma poteva vedere il gelo del
suo
sguardo, il piccolo ghigno che era sorto sulle sue labbra mentre
pronunciava
quelle parole con tono agghiacciante, mentre il freddo respiro che
usciva dalle
sue labbra socchiuse le procurava brividi gelidi.
Tornò
a
respirare solo quando Len tornò indietro, facendo sparire il
pugnale così come
era apparso, permettendo a Miku di notare solo allora che si trattava
del
pugnale che gli aveva appena regalato lei stessa, un pugnale con un
intrico di
spine e rose inciso sull’impugnatura che aveva subito
attirato l’attenzione di
Len.
«Bene,
io ora
vado, si sta facendo tardi e la strada per il castello è
lunga. È meglio che
torni anche lei dal suo signore, lady Miku. Arrivederla.» e
così dicendo, dopo
un lieve inchino, uscì dalla locanda.
«Aspetta
Len!
Non andare! Non così! Io non ti ho mai visto come Servo del
Male, non ti
giudico! Ti conosco
appena, non sarebbe
giusto! Certo, mi hai fatto davvero paura prima, ma ho capito! Ho
capito che
non potresti mai uccidermi! Hai degli occhi troppo dolci per essere un
assassino!» Len era sconcertato: quella ragazza, colei di cui
si era follemente
innamorato, era altamente convinta di ciò che stava dicendo,
ci credeva
davvero, avrebbe convinto anche lui se solo non fosse assolutamente
vero.
Lei
è la mia
dama,
io sono il
suo
servo,
se
è per
proteggerla,
se
è per suo
desiderio,
sono
disposto a
diventare un assassino.
«Lei
è molto
gentile, ma ciò che vede non sono davvero io. È
stata davvero gentile a passare
la giornata con me e sarei lieto di rivederla in futuro.» E
se ne andò,
trattenendo le lacrime, nascondendo il volto nel risvolto del mantello,
per non
vedere il viso triste di Miku, per cui provava un amore forse
corrisposto. Urtò
per sbaglio un uomo dagli occhi color zaffiro, che stranamente lo
guardò per un
momento, prima di allontanarsi nella direzione da cui era venuto. Len
salì
sulla carrozza che partì immediatamente, avendo solo il
tempo di scorgere
l’uomo dagli occhi di zaffiro avvicinarsi a Miku che era
caduta in terra in
preda alle lacrime.
Meglio così,-
pensò con un
nodo alla gola –magari ha trovato
qualcuno che possa sostituirmi al più presto.
E
con questi pensieri
pian piano si addormentò, ricordandosi all’ultimo
che si era dimenticato di
comprare un regalo per la sua sorellina.
_______
Nota
d’autrice:
capitolo immensamente corto! Ma in compenso è uno dei
più importanti, quindi
per questa volta mi perdono ^^ Come ho detto la volta scorsa qui
c’è un
riferimento ad una canzone Vocailodosa, avete indovinato qual
è?
Dunque,
non
credo che ci sia molto da spiegare, nel caso come sempre basta chiedere
^^
Quindi
ora passo
ai ringraziamenti:
Hikari
Megami (Hicchan
*W* ♥)
Glasgow_R_evolver
Ayukiko_Watarai
SabryKagamine
Grazie
per aver recensito/messo tra i preferiti/messo tra la ricordate/messo
tra le
seguite la mia storia ^^ Ve ne sarò grata vita natural
durante ^^
See ya,
ElPsyCongroo