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Autore: Mitsuki91    06/01/2013    2 recensioni
Tom Orvoloson Riddle ha trovato l'amore.
Grazie ad un gioco organizzato da alcuni studenti di Hogwarts è riuscito a conoscere una ragazza che, pian piano, ha fatto breccia nel suo cuore di ghiaccio. Assieme a lei ha scoperto le sue origini e la sua parentela con Salazar Serpeverde, sempre con lei ha scoperto e aperto la camera dei segreti sfiorando la tragedia... Fortunatamente Albus Silente è riuscito ad intervenire in tempo ed i due si sono beccati solo un'enorme punizione.
Ora le vacanze estive sono alle porte, ma né Tom né Eva vogliono tornare a casa... Tom desidera rimanere ad Hogwarts e, soprattutto, vuole capire come mai sedici anni prima sua madre è morta in uno squallido orfanotrofio per darlo alla luce, nonostante fosse una strega.
Che ne sarà di Tom ed Eva? Scopriranno cos'è successo realmente a Merope, e capiranno cosa vogliono fare davvero della loro vita d'ora in avanti?
[seguito de 'L'erede di Serpeverde', a sua volta seguito de 'Il gioco degli inafferrabili']
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Non tutto il male viene per nuocere'
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Allora… Scrivere questa storia diventa sempre più difficile, non so perché D= Ho in mente quello che deve succedere, in linea di massima, ma non riesco ad esprimerlo. Forse è anche a causa degli esami che mi mettono pressione… Però non ce la faccio, mannaggia a me è.é Spero di non aver scritto troppe schifezze… Vi avviso che fino a fine gennaio, purtroppo, sarò impegnata con gli esami, quindi, a meno che non mi venga un’ispirazione improvvisa, non so quando potrò aggiornare. Mi scuso immensamente >..<
Nel frattempo vi lascio questo capitolo… Fatemi sapere che ne pensate =)
Buona lettura =)


Sfogo

Appena arrivarono ad Hogwarts, Tom corse verso il castello. Eva si trattenne giusto il tempo per ringraziare frettolosamente il professor Silente, poi andò a cercarlo. L’aveva perso di vista e non capiva dove potesse essere: provò nella loro stanza ma niente, cercò di forzare l’apertura della Sala Comune dei Serpeverde ma niente… Poi le venne in mente. Girò i tacchi e ripercorse tutti i sotterranei per cominciare a salire, una rampa di scala dopo l’altra.
Arrivò al settimo piano con i polmoni che scoppiavano e si appoggiò per un attimo alla parete che la separava da Tom, per riprendere fiato. Quando si fu ripresa chiuse gli occhi e si concentrò: apparve una porta, che Eva aprì senza esitazione.
Tom era là, disteso sul letto color arcobaleno, che guardava la stoffa del baldacchino con espressione vacua.
“Tom.” sussurrò Eva, sdraiandosi vicino a lui “Come… Come va?”
Lui si riscosse e si girò a guardarla: aveva un’espressione preoccupata, era rossa in faccia per via della corsa fatta e aspettava una risposta. Senza neppure rendersi conto di quel che faceva, le afferrò il viso e si mise a baciarla in modo irruento, passionale.
Eva si tranquillizzò un attimo: sapeva che era il suo modo di sfogarsi, l’aveva adottato anche dopo l’apertura della Camera dei Segreti. Cercò di prepararsi psicologicamente a quello che sarebbe accaduto e non si stupì quindi quando Tom, in preda ormai alla passione, le strappò letteralmente la gonna e la maglietta.
Fecero l’amore così, in modo rude, quando Eva ancora non era del tutto pronta. Pazientò perché sapeva che quello non era il vero Tom, che il dolore che stava provando lei non era nulla in confronto a quello che il suo ragazzo si sentiva dentro.
Una volta che Tom fu soddisfatto si staccò da lei e si ributtò sul letto. Eva si girò di nuovo verso di lui e gli carezzò una guancia.
“Tom.” sussurrò, perché il ragazzo sembrava essersi di nuovo perso nella stoffa del baldacchino.
Due gocce apparvero negli occhi di Tom, trasformandosi in scie salate sulle sue guancie.
“Oh, Tom.” disse di nuovo Eva.
Lui si girò e la strinse a sé, iniziando a singhiozzare.
“Scusa.” sussurrò “Scusa…”
Lei lo abbracciò e cercò di trasmettergli tutto il suo calore e il suo conforto.
“Ssssh… Non ti preoccupare… Va tutto bene… Ssssh…”
Eva riuscì a sciogliersi per un secondo dal suo abbraccio e lo strinse lei, facendogli poggiare la testa sul suo petto.
“Va tutto bene, Tom…”
Il ragazzo continuava a singhiozzare, mentre Eva lo cullava e cercava di rassicurarlo.
Dopo un bel po’ di tempo Tom smise. Si asciugò il viso con una manica e alzò lo sguardo, incrociando quello della sua ragazza.
Eva si sentì stringere il cuore alla vista di quegli occhi arrossati. Lui l’attirò a sé e la baciò, stavolta con dolcezza.
“Grazie.” le disse, con la voce un po’ roca.
“Per cosa?”
“Perché sei con me.”
“Oh, Tom.” Eva lo strinse di nuovo a sé, cullandolo “Ma io ci sono sempre.”
Lo sentì sorridere, sul suo seno.
“Lo so. E’… Una bella sensazione.”
Si staccarono, pur continuando a toccarsi. Lui le accarezzava i capelli e lei aveva le mani sul suo petto.
“Che hai intenzione di fare?”
Tom sospirò.
“Che dovrei fare? Non posso fare assolutamente niente…”
“Tua nonna vorrebbe conoscerti, hai sentito.”
Un altro sospiro.
“Secondo te dovrei scriverle?”
“La decisione è solo tua, Tom. Comunque, in linea di massima, io direi di non far pagare a lei colpe che sono di tuo padre.”
Tom la lasciò andare e si mise a sedere, poggiando la schiena sui cuscini del letto.
“Mi chiedo…” iniziò a dire, senza terminare la frase.
Anche Eva si alzò, e gli poggiò il capo sul petto.
“Cosa?”
“Coma mai mia madre l’ha dovuto incantare?”
La ragazza sospirò.
“Forse venivano da realtà troppo diverse per potersi amare normalmente.”
“… Da quello che ha detto Orfin, lui non la voleva.”
“Ah, e così era Orfin? Comunque… Hai visto dove viveva. Non biasimarla… Secondo me è solo voluta fuggire. Probabilmente la sua condizione, sommata a quella di un amore non corrisposto… Non so, potrebbe essere stata davvero disperata.”
“Già. Forse hai ragione.”
“Tom.” disse improvvisamente Eva, come se le fosse venuta in mente una rivelazione. Alzò la testa e lo fissò dritto negli occhi, con sguardo deciso “In ogni caso ricorda sempre che non sei colpevole degli sbagli dei tuoi genitori. Lei ha sbagliato a incantarlo, lui ha sbagliato a lasciare anche te, oltre a lei. Ma tu non c’entri niente, lo sai vero?”
“Io…”
“Devi saperlo. Non c’è esitazione che tenga. Tuo padre era arrabbiato, molto arrabbiato, ma ha sbagliato. Forse perché eri ancora dentro la pancia di tua madre, però… Non è riuscito a scinderti da lei. Anche lei ha sbagliato, vero, ma in ogni caso sono sicura che ti abbia anche amato tantissimo, così come amava lui. Non è colpa tua se è morta, se sei finito in un orfanotrofio, se tuo padre non si è più fatto vivo.”
Un’altra lacrima sfuggì al controllo di Tom, e scese solitaria sulla guancia. Eva l’asciugò con un bacio.
“Sì… Hai ragione…”
La ragazza sorrise, incredibilmente sollevata. Non voleva che Tom si addossasse responsabilità che non aveva. Lo strinse a sé.
“Va meglio, adesso?”
Lui l’abbracciò.
“Certo. Va molto meglio.”
   
 
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