[First rise of the Dark Lord 1970-1981]
 

#11 – Eternal Nights [87 parole]

Nagini restava immobile sul materasso sfatto, con le braccia mollemente distese lungo i fianchi e la testa dritta sul cuscino, da ormai troppe notti.
Eterno, il tempo scivolava sui muscoli nervosi, sui sensi tesi a captare ogni rumore e gli occhi sbarrati nel buio a ricercare ogni segno di vita.
Aveva paura, una paura folle che le mozzava il fiato in gola.
Poi la porta si apriva e lei serrava frettolosamente gli occhi, fingendo un sonno che non provava.
Eterne notti a pregare che lui tornasse vivo.
 

#12 – The dark mark of Betrayal [87 parole]

In un cerchio scomposto, i Mangiamorte attendevano in silenzio.
Voldemort avanzò in mezzo a loro con portamento nobile e solenne.
Nagini, due passi indietro, non poté nascondere un lampo di collera quando lei s’inchinò ai piedi del loro signore: lunghi capelli corvini e occhi sanguigni, Bellatrix Lestrange era il ritratto della lussuria.
«Mio padrone…» sussurrò impaziente.
Un lampo, segni neri sulla pelle, un sospiro soddisfatto sulle labbra rosso sangue atteggiate a ghigno.
«Ora sei mia».
E un sussurr0 che solo lei poté udire a insediarle la mente.
 

#13 – Memory [89 parole]

Nagini fissava le lunghe dita che tambureggiavano sulla superficie dura, mentre il ragazzo parlava di profezie e morte. Quando se ne andò, Tom si alzò di scatto nella tipica dinamicità che lo caratterizzava «… da chi l’ha tre volte sfidato…»
«Di cosa si tratta, mio Signore?»
«Una memoria nata per distruggermi…» continuava a mormorare lui.
Il suo cuore perse un battito «Non lo permetterei mai» annunciò d’impulso e le sembrò quasi di vederlo rallentare per rivolgerle uno sguardo diverso.
«Chiama Minus» ordinò, ma con tono raddolcito.
«Sì… mio Signore».

# 14 – In the end, only an error [89 parole]

«Ti prego, ti prego no».
Correva, Nagini, come non aveva mai fatto su quelle gambe umane; il respiro spasmodico bruciava gola e polmoni alla ricerca d’aria.
«Dio, fa che sia un errore. Solo un errore…»
Non pregava mai lei, perché la preghiera non era altro che “cibo per stolti” – come asseriva il suo signore. Eppure non poté fare altro, in preda alla disperazione.
La casa dei Potter era completamente distrutta e, sul pavimento ricoperto di macerie, c’era solo un bambino che piangeva disperatamente, avvinghiato a un polveroso mantello nero.

#15 – Emptiness [89 parole]

«No!» Fu un urlo atroce a squassare improvvisamente quella notte.
A piedi nudi incedette tra i detriti, incurante delle ferite che gli si aprivano nella carne tenera, incurante di quell’umano che ancora viveva, incurante di qualsiasi cosa.
Vuota, vuota come un frutto la cui polpa era stata risucchiata via con ferocia.
Si accasciò tra la polvere, artigliando il mantello stropicciato – l’unico segno di esistenza del suo padrone che le fosse stato concesso – portandoselo al petto.
«No, no…» continuò a sussurrare sommessamente, dondolando.
Senza più lacrime, senza alcuna espressione.
Vuota.