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Autore: Melabanana_    06/01/2013    5 recensioni
Hera Tadashi è un ragazzo apparentemente indifferente a tutto, che si lascia passare accanto gli eventi senza preoccuparsene molto.
Afuro Terumi è un idol emergente, ma già molto famoso, che nasconde il suo vero carattere.
Questa fic parla di come il loro incontro abbia modificato le loro vite, e di come la loro storia sia venuta ad intrecciarsi con quella dei loro amici.
Coppie: HerAfu, DemeKiri, ArteApo, vari ed eventuali.
{dedicata a ninjagirl, che mi ha fatto scoprire e amare queste pairings.}
~Roby
---
Perché in ogni momento, il rosso e il viola sanno sempre trovarsi.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Altri, Hera Tadashi, Jonas Demetrius/Demete Yutaka
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ciao bella genteH  <3
Il titolo del capitolo si riferisce alla festività di San Valentino: diciamo che, essendo questa una fic romantica a sfondo scolastico,
era banale e scontato che dedicassi qualche capitolo a questa festività xD
Questi capitoli sono abbastanza importanti perché segnano una svolta in tutte e tre le coppie,
quindi spero che vi piacciano! :DDD
Bacioni,
Roby 

 



Capitolo 17.

-Tadashi.-
Il ragazzo non rispose, ma premette a lungo le labbra sulla pelle del suo collo, facendolo gemere. Pronunciava quel nome a voce alta, languida, tante volte.
-Tadashi.-
Tadashi cercò le sue labbra, baciandolo avidamente, mentre le sue mani gli percorrevano il corpo. Le sentì scendere lungo i fianchi e accarezzargli le gambe nude.
-Tadashi- disse di nuovo, soffocando un gemito. Tadashi sorrise e affondò il viso nei lunghi capelli biondi dell’amante, le sue mani diventavano così intime…
E il telefono squillò.


Afuro aprì gli occhi e si alzò di scatto sul letto.
Con aria assopita e confusa si guardò intorno e afferrò il cellulare squillante, la vibrazione gli solleticava le dita dandogli una sensazione di prurito.
-Tadashi?- borbottò assonnato. Dall’altra parte venne una risata.
-Stai ancora sognando?-
Solo in quel momento Afuro si svegliò completamente. –S-Saiji?!- esclamò.
-Ciao, bello addormentato. Ho chiamato per ricordarti di passare da me dopo il lavoro. Dobbiamo fare quella cosa, ricordi?-
-S-Sì, scusami, va bene- disse Afuro. Saiji rise di nuovo.
-Bravo, così mi dici pure cosa hai sognato stanotte- disse e attaccò ridendo.
Afuro rimase a fissare il cellulare come un cretino. Aveva ancora i brividi e arrossiva sempre di più man mano che gli tornavano in mente i particolari bollenti del suo sogno.
Era decisamente grave, fare sogni erotici su Hera Tadashi.
Erano passati tre mesi dalle vacanze estive, e per Afuro il tempo era passato più veloce di quel che si aspettasse. Era anche riuscito a passare finalmente le vacanze di Natale con suo padre, dopo tanto tempo, e per questo doveva ringraziare Hera.
Più cercava di non pensare a lui, più gli era difficile; non ci volle molto perché dovesse ammettere a se stesso di essersi irrimediabilmente innamorato di Hera, soprattutto perché quello non era il primo sogno erotico che faceva su di lui.
Per fortuna o sfortuna, a causa del lavoro lo aveva visto molto poco in quel periodo.
Si alzò, si infilò sotto la doccia per calmare i bollenti spiriti, sperando che l’immagine di Tadashi che lo stuprava scivolasse via con l’acqua, quindi si asciugò e sui vestì per andare a lavoro.
Trovò Saginuma con la macchina ad aspettarlo fuori casa.
-Buongiorno- disse Afuro. Saginuma era insolitamente allegro.
-Che ti prende?- chiese Afuro perplesso.
-Diciamo che oggi l’ambiente si è vivacizzato un po’. Atena, soprattutto, si sta divertendo da morire- rispose Saginuma enigmatico e tornò a ridere sotto i baffi.
Afuro continuò a morire di curiosità finché non arrivarono, e subito si sentirono distintamente voci diverse gridare.
-In fondo cos’ho fatto di male? Ti ho solo seguito fin qui!-
-Questo si chiama stalking! Stalking, capito?!-
-Esagerato… questa è la forza dell’amore!-
-Non ti sopporto, Hepai!-
-Hepai!- esclamò Afuro scendendo dall’auto. Un ragazzo dai capelli ondulati viola e pelle scura si girò verso di lui, ma lo degnò appena di uno sguardo.
-Chi si rivede, il biondino senza cervello- commentò con un ghigno.
-Almeno io non ho la dignità di un cane- replicò Afuro, con semplicità, sapeva come trattare con lui e non si lasciava certo intimidire. Hepai si girò e ringhiò.
-Smettila- lo rimbeccò Atena, avvicinandosi ad Afuro per baciarlo sulle guance.
Hepai gli saltò addosso, atterrandolo, e lo abbracciò con la faccia di un cagnolino bastonato.
-Ma io sono gelosoooo!- piagnucolò –T’importa più di quel biondino scambiato che di me!-
Afuro li ignorò e andò verso Hitomiko.
-Come stai?- chiese la donna squadrandolo. Afuro sorrise. –Tutto bene.-
-E Minoko?-
-Tutto bene, grazie! Mi ha chiamato per dirmi che a Capodanno non ci sarà, ma verrà la settimana dopo per stare un po’ con me- annunciò Afuro allegro.
Un rumore di schiaffo suonò dietro di loro: Atena si era liberato di Hepai.
-Saginuma, invece di ridere, porta Afuro a vestirsi- ordinò Atena, visibilmente irritato. Hitomiko prese Hepai per la collottola e lo legò ad una sedia usando un foulard di piume rosa.
-Basta fare confusione, ora- gli intimò. Hepai, sebbene imbronciato e seccato, non osò contraddirla e rimase fermo dov’era (non che avesse scelta), e finalmente poté iniziare la sessione di scatti, a cui sarebbe seguito un breve filmato.
Afuro si sentiva emozionato, perché da quel lavoro sarebbe dipeso un passo importante della sua carriera; infatti, avrebbe potuto essere lanciato come modello pubblicitario oltre che fotografico. Aveva già ricevuto un’offerta per un profumo e puntava in alto.
Non era proprio il caso di lasciarsi distrarre da Tadashi, ora.
Appena finito il lavoro, Afuro corse per prendere la metro e raggiunse la casa di Kirigakure: si trovava in un quartiere un po’ desolato, con poche persone e nessun ragazzo della loro età. La famiglia non doveva essere molto benestante, perché l’intera villetta era grande quanto solo il salotto della casa in montagna di Artemis.
“Strano che Saiji sia venuto su così allegro” pensò Afuro mentre bussava per annunciarsi.
Pochi secondi dopo, si udì un fracasso che lo fece sobbalzare e Saiji aprì di scatto la porta, con un gran sorriso. –Scusa la confusione- disse, gli aprì il cancelletto e gli fece persino una scherzosa riverenza quando Afuro mise piede in casa.
In effetti, confusione era dire poco; nulla a che vedere con casa sua, o con il maniacale ordine di Tadashi…! Tutto, in quella casa, sapeva di Saiji ed era Saiji.
-I miei genitori sono in viaggio addestramento in Cina- dichiarò Saiji orgoglioso, e Afuro intuì (sarà che la casa brulicava di armi e rotoli ninja) che il culto dei ninja doveva essere una cosa di famiglia.
-Vieni, la cucina è di qua…- disse il padrone di casa, saltando un punto coperto di panni.
-Ah, fa’ attenzione a dove metti i piedi, potrebbero scattare delle trappole.-
Afuro non ebbe tempo di chiedersi come intendeva con “trappole” che mettendo il piede su una mattonella del corridoio dalle pareti schizzarono kunai affilati; il biondino si abbassò a tempo e le armi si conficcarono nei muri opposti, recidendogli alcune ciocche bionde.
-Ti avevo avvisato- disse Saiji sorridendo e aiutandolo ad alzarsi.
-Ah, ma grazie- borbottò Afuro irritato e un po’ spaventato.
Saiji si fece una risata, e il biondino sentì di non poter essere arrabbiato con lui.
“Saiji ha un’aura tanto positiva” pensò lasciandosi sfuggire un sorriso. Saiji lo tenne per mano finché non raggiunsero sicuri la cucina. –Ecco- annunciò.
Afuro si guardò intorno sorpreso, osservando gli attrezzi sulla tavola e lo sporco delle stoviglie.
-Saiji…-
-Sì?-
-Quando mi dicevi “quella” cosa… intendevi fare cioccolata?-
Saiji arrossì leggermente e distolse lo sguardo, unendo le dita delle mani nervosamente.
-Beh, tra poco è San Valentino - disse imbarazzato.
-C’è qualcuno a cui vuoi fare un regalo?- chiese Afuro sorridendo. Già conosceva la risposta, in realtà, e sotto il suo sguardo malizioso Saiji si sentì scoperto e arrossì di brutto.
-Demete sarà molto felice- lo rassicurò Afuro posando la sua borsa su una sedia, si rimboccò le maniche e si lavò le mani. Quando si girò vide che Saiji fissava con espressione dubbiosa il pavimento, con un braccio disteso lungo il fianco, teso, e l’altro appoggiato sulla spalla.
-Afuro… tu ricordi la sera del party in montagna?- chiese senza guardarlo negli occhi.
-Sì- rispose Afuro sorpreso. –Perché? E’ successo qualcosa?-
-Non lo so!- sbottò Kirigakure esasperato. Cominciò a scuotere il capo nervosamente.
-E’ proprio questo il problema! E’ successo qualcosa fra me e Dem, ma non me lo ricordo! Voglio dire, dovevo essere ubriaco fradicio, il mattino dopo avevo un mal di testa atroce ed ero fra le braccia di Dem…-spiegò in modo confuso.
-E lui anche non ricorda niente?-
-Non avrei mai avuto il coraggio di chiederglielo.-
Afuro sospirò. –Allora perché vuoi fargli un regalo per San Valentino?-
Il ninja arrossì di nuovo, e la sua voce calò fino a divenire un sussurro.
-Ho pensato… che dovrei provare a dichiararmi. Da quell’episodio non sono mai riuscito a smettere di pensare a come sarebbe se fossimo davvero “sposati”… Lo so che è stupido. Forse Demete non prova gli stessi sentimenti per me, ma per me lui… è la persona più importante.-
Afuro sorrise e prese un grembiule, alzando i capelli per allacciarselo dietro al collo.
-Non ti preoccupare, andrà bene per voi due- lo rassicurò, era infatti certo che anche Demete provasse più che amicizia per il ninja.
Kirigakure annuì e s’infilò il suo grembiule, quindi parlò di nuovo.
-E tu invece? Non c’è nessuno a cui vuoi fare regali?- chiese malizioso –Nessuno, che magari ti sogni pure?-
Afuro avvampò mentre gli tornavano di nuovo in mente scene del suo sogno.
- Awn, se fai sogni erotici sul mio figliolo, potrei ingelosirmi- lo prese in giro Kirigakure.
- Sta’ zitto- lo rimbeccò subito Afuro. Kirigakure scoppiò a ridere.
- Tadashi ti piace proprio, eh? Perché non ti dichiari anche tu?-  propose.
Afuro rimase immobile a fissarlo e Kirigakure aggiunse:- Che c’è?-
-Nulla, è che non ci avevo affatto pensato- mormorò Afuro sorpreso.
“Tadashi non mi asseconda mai, però è inequivocabile che ha un certo attaccamento per me. Il che significa che le mie possibilità non sono zero” rifletté, e più ci pensava più si convinceva di quest’ipotesi.
Si rivolse all’amico:- Hai ragione! Farò della cioccolata per Tadashi… e mi dichiarerò!-
 

xxx

Stranamente c’era molta agitazione nella strada, e anche nel cortile della scuola.
Le ragazze giravano solo in gruppi, più maliziose del solito, mentre i ragazzi le seguivano con lo sguardo, uno sguardo speranzoso e pieno di desiderio.
L’entusiasmo, insomma, era palpabile.
“Credo di aver dimenticato qualcosa” si disse Hera, scuotendo il capo.
Alcune ragazze ridacchiavano, incoraggiando un’amica.
Hera le guardava, senza reale interesse. Stava cercando di capire che giorno fosse.
Le porte della metro si aprirono e lui uscì insieme alla folla, ma all'improvviso qualcuno lo trattenne. Si voltò, solo per trovare la ragazza di prima aggrappata al suo blazer.
Allora la riconobbe, era una matricola del club di calcio... non si ricordava assolutamente il suo nome perciò preferì tacere, continuando a fissarla.
La ragazza arrossì, e lanciò uno sguardo incerto alle amiche.
Parlavano con sguardi e bisbigli, cosa che irritò non poco Hera, visto che era escluso pur essendo il diretto interessato.
-C’è qualcosa che non va?- chiese spazientito. La ragazza sobbalzò e balbettò un qualcosa d’incomprensibile, poi gli tese un sacchetto di biscotti fatti in casa.
-Ti prego di accettarli!- gridò, eppure la sua voce fiacca si sentì appena nella folla.
Hera provò sincera compassione per lei e li prese.
-Va bene. Grazie…- “…quale era il tuo nome?” cercò di ricordarselo, ma alla fine rinunciò e si limitò ad abbozzare un sorriso.
La ragazza annuì con vigore e tornò di corsa dalle amiche, che l’accolsero con un grande abbraccio. Hera si avviò verso la scuola soppesando il sacchetto di biscotti; dopotutto, che male c’era nell’accettare il regalo di una matricola? E gli capitava pure spesso.
Arrivò davanti al cancello, dove trovò Demete e Aporo. Entrambi guardavano verso le ragazze raggruppate intorno ad Artemis, ma con sentimenti totalmente opposti: Demete con una certa invidia, Aporo con sommo disprezzo e disgusto.
-Buongiorno- disse Hera, cauto.
Aporo non sembrò nemmeno accorgersi di lui, invece Demete accennò un saluto.
-Aaah, come vorrei essere al suo posto! Guarda quanta cioccolata gli regalano!- sospirò, mordendosi il labbro.
-Mi auguro che gli vada di traverso e che si strozzi.- sillabò Aporo. Hera si accigliò.
-Ma che cavolo di giorno è oggi…?- stava dicendo quando arrivò Afuro, subito abbracciandolo.
-Devi per forza farlo tutte le mattine?- chiese Hera torvo.
Afuro sussultò e si staccò immediatamente, rosso di un imbarazzo che Hera non capì.
Dietro il biondino arrivò Kirigakure, con passo assonnato e incerto.
-Non dirmi che tutta quella folla è per Artemis?- commentò come risvegliandosi.
Demete annuì, con un altro sospiro. Aporo quasi ringhiò, poi distolse lo sguardo.
-Attira ragazze come mosche- commentò il gladiatore –Se fossi bello come lui…-
-Ma tu sei bello- borbottò Kirigakure, ma Demete era troppo immerso nelle sue fantasie e non lo sentì. Il ninja si morse il labbro e si mise una mano in tasca, frugando.
Hera non poté fare a meno di considerare che la bizzarra malattia di quella giornata aveva contagiato anche i suoi amici.
-Tadashi…- disse Afuro, poi il suo sguardo si abbassò sulle mani del ragazzo e cacciò un urlo, facendo un salto all’indietro. –C-che cos’è q-quello?!!!-
Demete, Kirigakure e persino Aporo si girarono seguendo il dito di Afuro, puntato sul sacchetto di biscotti che Hera teneva ancora in mano. Il ragazzo sbatté le palpebre perplesso.
-Me l’ha dato una matricola stamattina in stazione- disse con semplicità. Poco ci mancò che Afuro avesse un cardiopalma, ma anche gli altri tre lo fissavano ad occhi sgranati.
-Aaah, lo sapevo! Non avrò mai regali se continuo a stare con Artemis e Tadashi!- protestò Demete incrociando le braccia dietro la nuca. –Non posso reggere il confronto!-
-Perché l’hai accettato? Perché?!- delirava Afuro. Aporo li fissava a bocca aperta, mentre Kirigakure scannerizzava mentalmente il proprio repertorio di battute maliziosi in cerca di una adatta.
-Ma di che parlate?!- si spazientì Hera –Che stramaledetto giorno è oggi?!!-
Non fece altro che guadagnare una nuova ondata di incredulità e shock.
Afuro boccheggiò, poi lo afferrò all’altezza del gomito.
-Tadashi… davvero non lo sai?- disse, serio.
-No, non lo so, e allora?- sbuffò Hera. Era già stufo di quella situazione.
-E allora?! Tu dici allora?! Oggi è San Valentino, figlio degenere!- lo rimproverò Kirigakure.
Hera spostò lo sguardo da lui al sacchetto di biscotti, che di colpo acquistava un significato.
-Oh. Vabbè.– commentò piatto. Afuro si batté il palmo in fronte.
-Ritiro tutto. Tu non sei anormale: sei completamente fuori dal mondo!- gridò.
Hera stava per ribattere, ma alcune ragazze arrivarono di volata e circondarono Afuro per riempirlo di regali. Demete ebbe il forte desiderio di sbattere la testa in un muro.
-Lascia stare, papà, non è cosa per te- cercò di distoglierlo Kirigakure, quindi lo prese per un braccio e lo trascinò in classe. Anche Hera e Aporo approfittarono per lasciarsi alle spalle il cortile e la malefica aurea di San Valentino ed entrarono nella scuola.
Ma appena entrato Hera si rese conto che la situazione era insostenibile.
Le ammiratrici di Aphrodi imperversavano, e i loro urletti gli facevano l’emicrania; inoltre era stato seguito da varie ragazze e il continuo ricevere regali lo metteva in soggezione. “Sarà meglio sparire per un po’ “ pensò. Si mise le mani in tasca e si infilò fra la folla nei corridoi, mischiandosi alla confusione.

xxx

 
-Noooooo!- gridò Kirigakure attaccandosi al vetro della finestra del corridoio.
La pioggia stava cominciando a cadere, leggera.
Il ninja seguì con tristezza il percorso di una goccia sul vetro e sospirò.
-Non promette davvero bene- sospirò.
-Non promette bene per cosa?-
Sussultò. Quando era arrivato Demete?!
-Ehm- balbettò. Si guardò intorno.
Il corridoio era semi deserto, eccetto qualche coppia che passava ogni tanto; la maggior parte degli studenti era in classe a scambi regali, approfittando dell’intervallo.
Poteva essere la sua occasione per dare il suo a Dem…
-Ehm, Dem?- esitò. Il ragazzo aveva lo sguardo perso nella pioggia, ma sentendosi chiamare si voltò. Aveva un’aria pensosa, quasi malinconica.
Kirigakure arrossì. Perché era triste? Anche se appariva ancora più bello…
In un attimo l’espressione seria di Demete fu rimpiazzata da una di sorpresa.
-Cosa c’è? Sei strano oggi.- osservò. I suoi occhi lo squadrarono da capo a piedi, stringendosi come in stato di forte concentrazione.
Kirigakure si sentì in soggezione come se quello sguardo stesse cercando di denudarlo.
-Io… vorrei…- disse, le sue mani si strinsero intorno al pacchetto rosso.
Demete lo intravide e distolse lo sguardo di colpo.
-Senti…- esclamò -Secondo te dovrei un regalo ad Aphrodi?-
Kirigakure si pietrificò, mentre Demete iniziava a parlarne, quasi ingenuamente.
“Già…” pensò il ninja, amaro “Questo qui… è fatto in questo modo…”
Lasciando a metà Demete, si girò e si incamminò. Poi però si fermò.
-Ah, ho dimenticato…- disse, alzò il braccio e...
E scagliò il suo regalo come un proiettile addosso al ragazzo, colpendolo in mezzo agli occhi.
-Ma sei impazzito?! Avresti potuto rendermi cieco!- protestò il ferito.
Il pacchetto cadde a terra, davanti ai suoi piedi.
Demete aprì bocca e la richiuse: Kirigakure tremava, sull’orlo delle lacrime.
-Tu sei già cieco!- gridò –Demete sei uno stupido! Ti odio!- Poi scappò via.


Afuro correva nei corridoio della scuola, guardandosi intorno.
Era l’intervallo e lui stava cercando Hera.
“Come può un essere un essere umano sparire nel nulla? In così poco tempo poi!” pensava sconcertato. Infatti di Hera sembrava non esserci più traccia, da quando l’aveva visto entrare in classe, ma in classe non c’era mai entrato. Chissà perché.
Senza dubbio Hera funzionava in modo strano.
Si fermò, in preda ad un dubbio amletico spuntato dal nulla.
Era Hera il pazzo, o lui era l’unico superstite di un mondo impazzito?
Non ebbe tempo di pensarci, perché davanti a sé intravide Demete e Kirigakure.
-Demete, sei uno stupido! Ti odio!- stava gridando il ninja.
Decisamente qualcosa non era andato bene.
-Saiji!- gridò, ma il ninja era scappato via, troppo velocemente per lui.
Allora si voltò torvo verso Demete.
-Ma che gli hai fatto?- chiese. Demete non rispose.
Afuro rimase in silenzio, poi aggiunse, serio:- A te piace Saiji, vero?-
Demete abbassò lo sguardo verso il pacchetto rosso a terra, lo prese e se lo premette sul viso, con una dolcezza tale da rispondere alla domanda.
-Non posso perderlo. Non posso rischiare…- sussurrò.
Il suo sguardo vagò verso la pioggia.
-Anche il giorno che mi sono innamorato di lui… pioveva così…




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