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Autore: Demisia    06/01/2013    3 recensioni
[Sonata Arctica]
Cosa succede se una ragazza con il senso dell'umorismo, lo spirito e la vitalità di un cactus disidratato, si ritrova in compagnia di 5 metallari vichinghi alcolisti?
Scopritelo in questa storia, che, poverina, neanche ha la pretesa di esserlo, ha un'autostima molto bassa e si autodefinisce "mera accozzaglia di eventi totalmente random"
Warning: la lettura della seguente storia molto finnica/lappone, può causare la parziale o totale perdita delle proprie facoltà mentali.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ci ritrovammo in uno squallidissimo vicolo, con le nostre doppie vodka corrette al whisky con rum e gin. Henrik il tastierista  era partito, convinto di essere la regina delle fate, la cui madrina perduta non era altri che Madama Dorè. Il bassista, Marko, stava vomitando circa tutto quello che aveva mangiato dallo svezzamento fino a quel momento, mentre Tommy con l’amore nello sguardo lo teneva per i capelli.
-E poi c’è questo ragazzo che come me è tipo un vostro fan sfegatato e poi è figo che ne so come potrebbe essere figa la Madonna da maschio perché insomma la Madonna è figa e anche se poi è intelligente come un ornitorinco ritardato ha un senso dell’umorismo che insomma dai è fenomenale e poi è perfetto e quando mi guarda e sorride io rischio di avere un infarto, capite? Però non ho il coraggio di dirgli esplicitamente tutto ciò perché è uno tutto strano e non ho idea di come potrebbe reagire e lui è troppo stupido per rendersene conto da solo, capite? E quindi ogni volta che ascolto Shy io penso a noi due e a come quella canzone mi descriva perfettamente, e anche se sono io che mi chiamo Dana alla fine tra noi due è lui Dana!-
Tony ed Elias, che mentre raccontavo la mia tristissima storia d’amore non ricambiato per Marco, il mio migliore amico da quando ricordo, si stavano facendo le treccine, si fermarono ad asciugarsi le lacrime, per la terza volta in quella giornata.
-Omaigad, è così commovente... Un amore così puro e incondizionato come non se ne trovano più... Potremmo scriverci una canzone, sono sicuro che farebbe un successo strepitoso.- fece Elias.
-Elias, sei ubriaco, non riusciresti neanche a capire come si tiene una chitarra in mano, è meglio che tu non ti metta a scrivere canzoni, rischieresti di metterti a raccontare di quanto ti sia dispiaciuto quando è morto il tuo coniglietto Frank.-
-E cosa ci sarebbe di male? I coniglietti sono così carini!-
-Comunque tesoro, mamma Tony e zia Elias risolveranno il tuo problema! Abbiamo già un piano, che non potrà non funzionare... Devi solo aspettare il concerto, e allora vedrai... Già che ci siamo dopo il concerto potreste venire nel backstage per festeggiare un po’ con noi!-
-Tony ha ragione, amorino mio! Tu non fare niente nel frattempo, so che sarà dura aspettare, ma ti posso giurare che i risultati saranno assicurati!-
-Però nel frattempo, bambolina, io opterei per rifarti un po’ il look, sai, tanto per attirare un po’ di più il suo sguardo...- fece Tony con malizia. Guardai come ero vestita. Non si vedeva niente per via della giacca gigante che mi ero messa per non morire assiderata.
-E’ vero, chou chou! Insomma, dai, MA COME TI VESTI?-
-STOOOOP, direi che stiamo sconfinando nel demenziale. Va benissimo così, credo che mi limiterò ad accettare il vostro piano per il concerto.-
Come se avessi detto una parola magica, loro si riscossero dalla loro ubriachezza, e si guardarono intorno. Il vicolo sembrava un campo di battaglia.
-Uhm, credo tu abbia ragione. Potrebbe essere una buona idea quella di fare un po’ di pulizia qui?-
Tony iniziò a fare un acuto vocalizzo, e i topi e i gatti che erano lì intorno accorsero.
-Su, su, mie amate bestioline, puliamo un po’! Spazza qui, spazza là... Lalalà, tararà...-
Lo guardai storto.
-Tony. Ho detto basta con le cose demenziali.-
-Basta! Sei una guastafeste! Forse è per questo che non piaci a Marco! Tu non accetti le persone per quello che sono! Ragazzi, andiamocene!- Tony scoppiò in lacrime e scappò via, seguito dal resto dei Sonata Arctica, che non fecero altro che dei mugolii e dei cenni d’assenso.
Io rimasi imbambolata in piedi in quel vicolo sudicio, circondata da gatti miagolanti e topi squittenti, che ripulendo il vicolo dallo sporco facevano un gran baccano.
-BASTA! SMETTETE DI FARE TUTTO QUESTO RUMORE! NON RIESCO A SENTIRE I MIEI PENSIERI!-
Non che effettivamente i miei pensieri fossero molto chiari. Semplicemente stavo cercando di ripercorrere quello che mi era successo. Allora. Ero partita la mattina molto presto. Ero arrivata ad Helsinki. Avevo incontrato, tra tutte le centinaia di migliaia di persone che abitavano lì, i Sonata Arctica. Mi ero ubriacata insieme a loro. Mi avevano piantato in asso perché il mio non voler perdere del tutto il cervello non piaceva loro. Figo.
Mentre ero persa nei miei ragionamenti sconclusionati, i topi e i gatti avevano finito di pulire ed erano scomparsi nel nulla, non lasciando traccia del loro passaggio.

A quel punto non avevo più motivo di stare là. Vagai finché non ritrovai l’hotel, ed entrando, il calore mi avvolse. Entrai in camera e prima di spogliarmi mi tastai le tasche, come facevo sempre, per essere sicura di avere tutto.
Ed indovinate un po’? Ovviamente era scomparso il portafogli! Come poteva non mancare qualcosa? Non sapendo che fare e non trovando minimamente la voglia o la forza di uscire per cercarlo, mi buttai sul letto facendomi cogliere dallo sconforto. Piansi, perché quelli che pensavo potessero diventare i miei MAPS (Migliori Amici Per Sempre, NDA) mi avevano gentilmente mandata a quel paese nel giro di due secondi, oltretutto offendendomi su un argomento parecchio scottante, e perché ero onestamente parecchio ubriaca, anche se non si notava più di tanto. Si sa che il pianto, l’ubriachezza, eccetera eccetera stancano, e difatti mi addormentai.
Qualcuno bussò alla porta, svegliandomi. Era il primo pomeriggio. Avevo dormito quasi un giorno intero, alla faccia della gioia di vivere e dell’inesauribile energia di noi giovani. I miei dovevano aver deciso che una figlia pigra come me non meritava i loro sforzi e se ne erano allegramente usciti per conto loro.
Emisi un grugnito per far capire che mi stavo alzando per aprire. Aprii la porta. Fuori c’erano i cinque bamboccioni, in tiro, con le cravatte a cuoricini colorati, e i capelli che sembrava fossero stati leccati da una mucca. Ognuno di loro aveva un fiore in mano e un sorriso stampato in faccia. Tony capeggiava il gruppetto, con una bottiglia da circa dieci litri di vodka sottobraccio e il portafoglio nella mano che non teneva il fiore. Chiusi la porta. Poi la riaprii. Li guardai attentamente ed infine caddi in terra rotolandomi dal ridere.
Sui loro visi comparve un’espressione affranta.
-Siamo così inguardabili?-
-Sssssssssìììììììììììììììììì!- risposi rischiando di soffocare.
-Oh, beh, felici di averti messo di buonumore. Adesso, tieni il tuo portafoglio, questi fiori e le nostre scuse. Sai, eravamo ubriachi.- cercò di giustificarsi Tony.
-Mh, sì, bellino, vorrei ricordarti che hai fatto tutto tu!- disse Henrik.
-Ma voi mi avete seguito!-
Da ciò nacque una discussione, solo che non ne capii buona parte, presi dalla furia avevano iniziato a parlare finnico. Colsi qualche singola parola, come gatto, sedia, smalto, vocabolario e ammaccabanane.
Quando la discussione diventò violenta ed iniziarono a prendersi a fiorate, decisi che sarebbe stato il caso di interromperli e farli entrare.
Lì, la kitschissima ma rassicurante carta da parati rosa e arancione, spinse gli animi a calmarsi,  e per riappacificarsi i due musicisti si strinsero in un lungo abbraccio.
-Ma come mi avete trovata?-
-Nel tuo portafoglio, CHE NON HO IDEA DI COME ABBIA FATTO A FINIRE NELLA MIA TASCA, c’era il biglietto dell’hotel. E poi abbiamo bussato a tutte le camere, sperando di beccare quella in cui alloggiavi tu.-
All’idea dei Sonata Arctica che bussavano gaiamente ad ogni porta dell’albergo rischiai di collassare di nuovo dal ridere.
-Comunque- disse Marko (qual infausto nome per la mia situazione, pensai) -abbiamo deciso di scusarci e salutarti oggi perché dopo il messaggio su internet quelli della Nuclear Blast hanno deciso di chiuderci in studio per punizione, e quindi non sapremo se potremo rivederti prima che tu torni in Italia.-
I cinque mi porsero i loro malconci fiori, e mi diedero un affettuoso bacio sulla guancia.
-Ohhhh, ragazzi, siete così dolci da farmi venire il diabete e così gay che se non state attenti rischiate di passarmi l’aids!- dissi con tenerezza.
-Beh, sì, lo sappiamo, lo sappiamo- fecero loro arrossendo.
A quel punto prese parola Tony, che mi allungò la bottiglia di Vodka.
-Tu aspetta il concerto e vedrai, ti ho promesso dei risultati e li avrai. Ohohoh, ho fatto anche la rima, che poeta. Comunque, tieni questo dono e ricorda sempre il potere della Vodka. Ricorda che la Vodka è uno stile di vita!-
Queste furono le ultime parole. Poi se ne andarono. Mi sentii in un certo senso più vuota durante tutto il resto della vacanza. Probabilmente era la mancanza d’alcool, e non volevo toccare quel meraviglioso regalo.

Adesso che sono passati dei mesi, sono finalmente al concerto, loro mi hanno dedicato la loro performance acustica, e sento il cuore che mi martella nel petto. E sento Shy.
I can see how you are beautiful, can you feel my eyes on you?
Marco si gira. Mi guarda.
I'm shy and turn my head away...
Non riesco a guardarlo di rimando.
Make sure that you can't see me, hoping you will see me, c’mon-Marco-do-it...
Continua a guardarmi. Credo di stare per sprofondare nel pavimento.
Sometimes I'm wondering why you look me and you blink your eye, c'mon-Marco-hurry-up-that-she’s-waiting...
Mi sorride. Mi prende il volto tra le mani.
Il mio cervello è andato in pappa. Sento la mia voce dire:
-Vuoi un po’ di Vodka?-
-Certo.- E mi bacia.
GRAZIE VODKA!
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Saaalve, bentornati, miei adorati, inesistenti lettori! *-*
Dunque, se siete giunti fin qui meritereste il nobel al coraggio! Non esiste? E io ve lo do' lo stesso!
Vi aspettavate un finale originale e sensato? Beh, vi ho fregati! Yay!
Ma vi avevo avvisati eh.
Quindi boh, ho parlato, anzi blaterato, pure troppo. Se avete letto, semplcemente...
GRAZIE!
  
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