Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Writer97    07/01/2013    1 recensioni
Krysten e Nick. Nick e Krysten. Uniti per sempre, da un destino cruento e ineluttabile. Un destino unico. ma per loro, al mondo, non c'è altro che il loro amore, fin dal primo sguardo!
Quella che vi narro, è la storia di un amore che vincerà anche gli ostacoli più grandi. Che vincerà le paure e le incertezze.
E loro, saranno insieme. Uniti per sempre.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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{"Mi trasferisco, Kry... ho trovato l'amore della mia vita, in Inghilterra... e lui non puo venire qua... sta ancora studiando, e non puo lasciare tutto, quella, è la migliore facoltà del mondo... e mi hanno offerto un posto là, visto il mio rendimento scolastico..." "Non puoi... noi due.... tu sei la mia unica vera amica..." "Mi dispiace... ma è della mia carriera e del mio amore, che stiamo parlando... lo amo davvero, Krys... e prima o poi forse torneremo qui... insieme..." "Cos'hai fatto ai capelli?" Almeno questo deve spiegarmelo. "Avevo voglia di cambiare... dovevo fare qualcosa per distrarmi dal fatto che mi avresti ucciso... e dovevo darti una scusa per tirarmi da parte,altrimenti non sarei mai riuscita a dirtelo, sapevo, che avresti capito, cosi." Me ne vado... non resisto... trattengo le lacrime a stento, perché lei mi ha lasciato. La mia migliore amica, non esisterà più... fra poco se ne andrà, forse per sempre.} Questi sono i pensieri che mi attraversano, mentre corro disperata, piangendo, sotto la pioggia incessante che mi picchietta sui capelli. Non mi ero neanche accorta che stesse piovendo... pensavo fossero le mie lacrime, che anche ora scendono copiose sul mio viso. La mia unica amica. Cosa avrei fatto quando se ne fosse andata? Devo mettermi al riparo, o mi ammalerò. E non posso ammalarmi. Perché io DEVO fare quell'esibizione, e potrei non guarire. Corro fino a ripararmi, sedendomi su una panchina del aereoporto. Ho freddo. Inizio a tremare. Sento qualcuno dietro di me,qualcosa che mi viene appoggiato sulle spalle e tanto caldo. Mi stringo nel giubbotto, voltandomi per ringraziare chiunque fosse. Ma quando mi volto, non c'è nessuno. Un brivido mi percorre le membra. Torno a guardare il pavimento, e quando vedo un piede, a fianco al mio, grido dalla paura. "Sshhh! Ti prego! Penseranno che ti sto facendo del male!" Dice l'uomo incappucciato che mi siede accanto. Non l'ho sentito arrivare, è spuntato fuori dal nulla... e ora pretenda che gli dia fiducia e non abbia paura. Ma smetto di gridare, perché non voglio guai con la polizia o chi altri. L'ambiente è buio, e il cappuccio crea un ombra che mi impedisce di vedere il volto dell'uomo. "Chi sei?" Dico alzandomi di scatto dalla panchina. "Quello che ti ha offerto il giubotto che ti sta evitando un malanno e tenendo caldo." Risponde solo lui. Quando ricordo il giubotto, lo scanso, buttandolo sulla panchina,accanto all'uomo senza volto. "Be se è cosi non lo voglio! Vattene... ho paura..." dico, mentre l'ennesima lacrima mi solca una guancia. L'uomo si alza. Prende la giacca e allunga la mano, porgendomela. "Avanti, non fare la stupida. Sei fradica, e rischierai di ammalarti. Non ti conosco, ma ho un' anima E voglio impedire che ti ammali perche ho ignorato una ragazza bisognosa di aiuto. Ti prego. Prendilo. Se togliessi il cappuccio, ti sentiresti più a tuo agio?" Chiede infine. Inizio a fidarmi, ma non prendo la giacca. Annuisco, e lui abbassa il cappuccio, mostrandomi il viso in penombra. È bellissimo. Bello quanto il ragazzo di stamattina. Ha i capelli castano scuro, e gli occhi di un verde brillante, smeraldo. È alto e muscoloso. Intravedo il fisico scolpito attraverso la felpa nera. "Cosi va meglio?" No. Non va decisamente meglio. Perché ora sono incantata dalla sua bellezza. Perché ora non sono più in grado di parlare. Lui sorride. "Ora, metti la giacca. Un patto è un patto!" Dice, girandomi attorno, mentre i miei occhi lo seguono in ogni aggrazziato movimento, e poggiandomi il giubotto nero sulle spalle. Io mi stringo subito nel calore che ne deriva. Lo tiro fino al naso, e, senza farmi notare, inspiro il suo profumo. E rimango stordita più di prima. Profuma di dolce. Di cioccolato e fragole. "Va meglio?" Chiede, tornando nella mia visuale. Io annuisco, sorridendo, e lo ringrazio. Lui si siede, facendomi segno di accodomodarmi a fianco a lui. Ed io obbedisco, incapace di non assecondare ogni sua proposta. "Mi vuoi dire cos'è successo?" Chiede genilmente, accarezzandomi una gamba con la sua, mentre si avvicina un po di più a me. Ed io gli dico tutto. E quando finisco, mi sento più leggera. E le lacrime non scendono più. E lui mi consola. Mi dice che non dovrei essere triste, anzi, che dovrei ma passerà, ma che dovrei essere felice per Mary. Perché lei ha trovato la sua felicità, e, un giorno, magari l'avrei trovata anch'io e magari avrei fatto soffrire qualcuno, come soffro io ora. Ma vorrei che quel qualcuno fosse contento per me... ed è quello che vorrebbe Mary per me... che io sia felica per lei. "Grazie. Sia per la giacca che per i consigli... non so davvero come ringraziarti..." lui sorride. E l'occhio mi cade sull'orologio. Ed è molto tardi. Ma perché il tempo passa così in fretta, in compagnia di quel ragazzi così belli? "Mi spiace, devo veramente andare... i miei saranno preoccupatissimi..." "Si. Anche io devo andare, ho molto da fare! Persone da salvare dal congelamento, ragazze da consolare. Insomma... cose cosi..." ed io scoppio a ridere, scatenando anche la sua risata. Poi ci alziamo. Io faccio per restituirgli la giacca, ma lui ferma la mia mano, poggiandovi sopra la sua. Sento la sua pelle calda come l'inferno. Sembra lui, quello che ha la febbre. Quando si accorge della mia espressione si affretta a togliere la mano:"scusa... volevo solo dire... che non devi ridarmi la giacca... puoi tenerla... non posso permettere che tu prenda freddo tornando a casa!" Dice, sorridendo, e stringendomi la giacca sulle spalle. Poi mi saluta, e fa per andarsene. "Aspetta!" Grido io. "Non so nemmeno come ti chiami... e dove riportare la giacca!" Lui ridacchia. "tranquilla,Krysten. Io so dove trovarti, e sta certa, che lo farò!" Non si volta nemmeno. E mentre passa sotto il lampione, vedo due squarci nella felpa, all'altezza delle spalle. E appena esce dal fascio di luce, svanisce, inghiottito dal buio. E io mi dirigo verso casa, ancora scossa da quell'incontro. Due persone, che ho incontrato una sola volta, hanno rivoluzionato la mia vita. E ancora non so se in meglio o in peggio. Appena varco la soglia, vengo investita dall'abbraccio di mia madre, che quasi piange nel vedermi. "Mamma... sto bene..." "Non osare dire che stai bene! So tutto, tesoro... Mary ci ha detto tutto.. nemmeno i suoi genitori sapevano nulla... e non penso che la lascieranno partire e poi..." "Cosa??? Non la lasciano partire??? Ma è il suo sogno! Non le possono impedire di vivere il suo sogno!" "Ma tesoro...sarebbe troppo lontana da casa...e poi sarebbe sola... e tu, non eri contraria alla sua partenza?" Chiede mia madre confusa. Già, non avrei mai immaginato di trovarmi ad aiutare la mia migliore amica ad abbandonarmi... ma le voglio troppo bene. "Dov'è Mary, adesso?" "Dopo che sei scappata... siamo usciti a cercarti, e poi siamo venuti qui... e lei, non ha voluto andarsene. Ora è di sopra in camera tua..." Corro su per le scale. Incontro all'amica che sto aiutando a fuggire. Sfondo la porta bianca della mia camera. E la trovo la. Stesa sul letto, con le ginocchia al petto. Mentre percorre con il dito la ferita che ha sul palmo. Ed il mio palmo prude. Proprio là, dove c'è la cicatrice. È come se fossimo collegate. "Mary! Oh, Mary... non sai quanto mi dispiace..." la abbraccio, ed entrambe ci sciogliamo in un pianto liberatorio. I genitori non ci vengono a disturbare, e noi, ci addormentiamo. Abbracciate l'una all'altra. Ci svegliamo che è mattina. Insieme, nel medesimo istante, apriamo gli occhi. Mi prude la cicatrice. E vedo che Mary stringe la mano, a trattenere il prurito. Guardo il grosso segno bianco, e cosi anche lei. E vediamo. Le cicatrici brillano... sono sempre bianche, ma emettono una luce... guardo Mary, ed incontro il suo sguardo spaventato, riflesso del mio... "Cosa ci succede?" Chiede Mary sottovoce. "Non lo so... e questo mi fa paura.." ammetto. E Mary lo sa, io non ho mai paura.
  
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