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Autore: Ljn    07/01/2013    1 recensioni
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Prendete una ragazza in vacanza, aggiungete un po' di magia, miscelate con della sana ironia e arrichite con un ragazzo o forse due...e otterrete...un disastro annunciato.
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sempre colpa della REgina.
Non vogliatemene.
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Contatto
7.
Le sembianze del destino sono ingannevoli e lui non è affatto divertente.

Ero ancora là a contemplare la mia miseria e a domandarmi cosa sarebbe successo adesso, quando qualcosa attrasse l’attenzione dell’intero bar, fino a quel momento impegnato ad indicare me con cenni di disgusto non troppo nascosti.
Un lampo di colore rosso era appena planato giù dal tetto, proprio vicino al mio tavolo, spaventando gli avventori. Tutti, tranne la sottoscritta. Che non batté ciglio.
Ero ormai rassegnata alla fine del mondo, quindi cosa vuoi che fosse per me un tizio determinato a fare street jumping in cosplay completo?
Tuttavia, per una sorta di deformazione professionale, non potei fare a meno di seguire con gli occhi la linea elegante delle natiche appena atterrate mentre il mantello improbabile si abbassava ricoprendole pudicamente. Dimostrando più buon senso del suo proprietario, dato che riprese a correre fluidamente dopo la capriola al volo fatta per non rompersi le ossa (immagino) e l’occhiata scanzonata che diede ai suoi inseguitori quando, meno aggraziati di lui e decisamente peggio forniti di … talento … caddero goffamente accanto alla scarpa rovinata della sottoscritta e direttamente sopra il mio tè. Che ovviamente mi si rovesciò addosso.
Quello che accadde dopo, fu semplice applicazione di una legge fisica.
Non fu un atto di gentilezza da parte mia. Non un favore ad un bel didietro sconosciuto inseguito da brutti ceffi. Anche se non ci sarebbe stato poi così male.
Fu semplicemente una reazione causata da un’azione.
L’azione, fu la mia doccia fredda e profumata. La reazione, che la mia famosa scarpa – ve la ricordate, vero? – si andasse a piantare sul sedere per nulla affascinante di colui che l’aveva causata, facendolo rotolare malamente tra le gambe del suo compagno e causandone la seconda caduta.
Pura fisica.
La risata che sentii provenire, allegra e non troppo lontana, dal proprietario del sedere più bello che avessi potuto ammirare da un po’, invece, produsse il mio girarmi nella sua direzione e la condivisione di un sorriso smagliante con un paio di occhi verdi davvero degni di cotanto deretano.
Poi tutto finì.
Con un inchino scherzoso ed elegante ricambiato dal cenno della mia testa bagnata, e la ripresa della sua fuga.
E mi rimase solo l’amara consolazione di aver portato a termine almeno una vendetta per la mia sorte avversa, mentre i dipendenti del bar mi si affollarono intorno facendomi domande di cui ignoravo le parole, ma il cui senso mi era abbastanza chiaro.
I protagonisti del siparietto, nel frattempo, se ne erano già scomparsi, veloci come erano apparsi. E la mia momentanea gioia terminò quando mi accorsi che l’aria parigina non era poi così calda mentre cercava di infilarsi sotto la stoffa bagnata della mia maglietta bianca.
Decisi che tornare in albergo poteva essere la giusta cosa da fare.
Una volta cambiata, la prospettiva sarebbe stata migliore. Forse.
 
Un bagno caldo, un cambio d’abiti e una cena dopo … la prospettiva era sempre la stessa.
 
Quel cu … “quegli occhi” era … “erano” la cosa migliore dell’intera giornata, e aveva … “avevano” speranze di diventare il salvato …”i salvatori”, al plurale, della mia vacanza.
Quindi feci la cosa più intelligente in quel frangente.
Andai a cercare la mia speranza di salvezza.
Mi diressi verso l’ultimo – e unico – posto dove avevo visto il proprietario di quel … emh … occhi nell’assurda speranza che almeno per una volta in quella vacanza il destino fosse dalla mia parte, e che me lo facesse reincontrare. E mi accinsi ad aspettare.
Aspettai fino alle dieci, quella sera, prima di arrendermi all’evidenza che non era proprio la mia giornata.
Così sospirai, dicendo a me stessa che mi stava bene per aver creduto in una cosa che può capitare solo in un libro.
Stavo per alzarmi ed andarmene da quella piazzetta fiorita – non mi ero fermata nello stesso bar, ma in quello vicino affacciato sul “luogo del delitto” per avere una migliore visuale della zona – quando un movimento mi paralizzò sulla sedia di vimini.
Certo questo tizio amava sconvolgere la gente.
Lo pensai, come credo fecero pure tutte le persone che ora fissavano una donna in un grazioso abito verde pallido lungo fino alle caviglie stile regina Vittoria che a sua volta puntava gli occhi su un altro folle che si era appena inginocchiato ai suoi piedi, il cui mantello si stava lentamente posando sulla sua figura aitante da cavaliere.
In quel preciso istante, mi diedi della stupida. Mentre osservavo la testa mogano scuro alzarsi dalla contemplazione delle mie gambe accavallate e coperte dalla gonna lunga, e lentamente arrivare ai miei occhi passando per un accurato esame del mio petto, mi dissi che mi ero lasciata proprio trasportare dalla fantasia che stavo vivendo. Cosa mi era saltato in mente di attirare un patito di cosplay con un vestito in stile?
Stavamo attirando abbastanza attenzione da poter raccogliere soldi dalla nostra performance.
- Mia Regina.
Oh, beh. Meglio se ci credevano attori che scemi in costume, no?
Sorrisi, decisa a recitare bene la parte.
- Mio cavaliere. – mormorai dolcemente socchiudendo gli occhi sui suoi eccezionalmente verdi. Si abbinavano benissimo al mio vestito. Gli tesi la mano in un gesto che avevo visto centinaia di volte nei film, e che segretamente avevo sempre voluto fare, e aspettai con ansia che lui cogliesse il suggerimento.
Lui sorrise di rimando, con denti assolutamente perfetti come tutto il resto, e mi prese la mano per portarsela alle labbra. – Ti ho trovata, finalmente. – mi soffiò sensualmente le parole sulla pelle, facendomi rabbrividire.
Ampliai il sorriso e lo feci diventare leggermente più malizioso, carezzandogli leggermente la mano che tratteneva la mia con un dito. – Mi sono lasciata trovare, alla fine. – lo corressi.
Lui spalancò gli occhi sorpreso, e poi rise sulla mia pelle provocandomi un altro brivido di piacere. La sua risata era come il rotolarsi su una pelliccia. Morbida e avvolgente.
- Come la mia Signora preferisce. Ora che ti ho trovata, però, non ti lascerò più andare.
Risi anche io leggermente. – E chi ha detto che voglio fuggire?
Il suo sorriso splendente, mi annebbiò un po’ la vista.
- Non si sa mai. – mi strizzò malizioso un occhio.
Probabilmente per questo non vidi il movimento che fece subito dopo.
Sentii solo un deciso “clic”.
Eh?
- Dobbiamo andare adesso. – mi tirò in piedi, leggero, e io lo lasciai fare, incredula.
- Vieni. – mi disse poi, tenendomi per mano e iniziando a correre.
Eh??
A segnare la nostra uscita di scena furono applausi convinti, il suono dei miei tacchi sull’asfalto, e un allegro tintinnare di metallo attorno ai nostri polsi.
EH??!!
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E 'mo basta che non so cosa succede dopo.
   
 
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