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Autore: fanny6    07/01/2013    1 recensioni
"-Grazie, ma credo che nessuno potrà fare niente per questo rottame- la sua voce diceva più di tutti i suoni che avessi sentito prima. La guardai estasiato mentre prendeva a calci una ruota, e la mia prima preoccupazione fu quella che non si facesse male.
-Hei, hei, hei….!- la fermai, tirandola indietro con una mano –Così ti fai male!- protestai.
-Scusa- abbozzò un sorriso.
E il mio mondo ricominciò a girare."
Dopo la nascita di Renesmee, Jacob ha giurato di non amare altri che Bella per tutta la sua vita, nonostante sappia di averla persa per sempre. Le cose, però, non vanno mai come le pianifichiamo.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Joseline
 
Quella mattina mi svegliai prima del giorno precedente, stiracchiandomi. Avevo fatto un buon sonno, e non vedevo l’ora di vedere Jacob e andare alla spiaggia.
Indossai gli shorts di jeans con una t-shirt rosa pallido, a disegni, e mi catapultai giù.
-Giorno papà!- esclamai, allegramente
-Ciao Jos! Sei di buon umore, eh?- osservò lui, prima di mostrarmi i soliti pancakes caldi (l’unica cosa che sapesse cucinare davvero bene, vista anche la semplicità)
-Però! Quanti ne hai fatti? Non credo che ce la farò!- sghignazzai, prendendo il miele e il succo d’arancia.
-No, nemmeno io….è che mi stavo chiedendo se il tuo amico non volesse entrare. Sai, Josie, dovresti dargli un’orario per venire, poverino! È qui davanti dalle 8.00!-
Il cuore mi fece un salto nel petto. Cosa?!? Mi alzai di scatto dalla sedia e raggiunsi la porta
-Jacob! Ciao!- esclamai, entusiasta alla vista del suo sorriso scintillante.
-Wow, che accoglienza- disse, senza smettere di sorridere un attimo.
-Vieni, entra a fare colazione! Mio padre ha cucinato anche per te!- lo afferrai per la mano e lo trascinai dentro: sospettavo che non avrebbe mai rifiutato del cibo.
-Buongiorno, signor Porter- salutò, illuminando la stanza.
-Ciao anche a te, Jacob! È un piacere conoscerti- gli tese la mano e la strinse calorosamente. Gli arrivava alla spalla, ed era una cosa piuttosto comica da vedere. Quasi quanto vedere Jacob seduto al tavolo, che sembrava uno studente del liceo seduto in un banco delle elementari.
-Non fare complimenti!- lo invitai, mostrandogli la torre di pancakes che lo attendeva –Vuoi miele, sciroppo d’acero…?-
-Miele, grazie- ero certa che NON avrebbe fatto complimenti, e la cosa mi piaceva. Jacob era un tipo alla mano (e riuscì non so come a mangiare un pancake in un boccone solo, mentre io spezzettavo in quattro il mio)
Mio padre sembrava soddisfatto degli impliciti complimenti alla sua cucina.
-E’ proprio bello vedere un ragazzo sano e con un bell’appetito!- dichiarò, soddisfatto.
Jacob ingollò il terzo pancake –Grazie, signor Porter. Lei cucina molto bene-
-Sentito, papà? Ce l’hai quasi fatta! Peccato che presto verrai scoperto- lo canzonai
-Non dire sciocchezze, mi preparerò in tempo! Comprerò un libro di ricette!-
Jacob ci guardava, perplesso
-Io e papà volevamo invitare te e Billy a cena- spiegai, allegramente. Jacob sembrava lusingato.
-Forte! Grazie! Comunque non si preoccupi, signor Porter, è difficile trovare qualcosa che non mi piaccia- scherzò, facendo ridere mio padre
-Buon per te, Jacob! Allora, che piani avete per oggi?- ci guardò, attentamente
-Lascio scegliere a Josie- dichiarò lui, pacato, bevendo un bicchierone di succo d’arancia.
-Volevo andare in spiaggia, prima…e poi non so, nel pomeriggio potremmo andare a fare un giro in città, tipo a Port Angeles- suggerii
Jacob annuì –Per me va benone-
-Port Angeles?- mio padre sembrava pensieroso –Va bene- acconsentì –Ma voglio che mi chiami quando arrivi, okay?-
-Certo, papà!- lo tranquillizzai: era sempre stato molto apprensivo.
-Stia tranquillo, signor Porter, la terrò d’occhio io- e si scambiarono un’occhiata d’intesa come se parlassero di una cretina. Sbuffai.
-Non sono una bambina- protestai. Nessuno dei due parve farci caso. Beh, perlomeno si piacevano, ed era già qualcosa.
-Cosa ne diresti se tu e Billy veniste a cena stasera?- propose infatti mio padre, tutto contento della sua idea
-Grande! Per me va benissimo… aspetti, chiedo a mio padre- sorridendo, estrasse il telefono e domandò a Billy se avrebbe accettato l’invito. –E’ fatta- annunciò –Non si scomodi per il dolce, lo prendiamo noi!- assicurò
-Benissimo! Sono proprio curioso di conoscere un uomo rispettabile come tuo padre, Jacob! Ne ho sentito molto parlare! A dopo, ragazzi, divertitevi!-
Adesso avevamo anche la benedizione di mio padre! Non mi dispiaceva, comunque, anzi: per me era importante il suo parere.
Afferrai la borsa e uscii nel sole, seguita da Jacob.
 
Jacob
 
 
Ero al settimo cielo, davvero. Non riuscivo a smettere di guardarla, e a stomaco pieno la faccenda era anche meglio.
Ci dirigemmo verso la spiaggia, pronti a farci un bagno approfittando del bel tempo caldo.
-Hei, Jake!- mi voltai. Era il gruppo al gran completo.
-Ragazzi!- esclamai, allegramente. Non vedevo l’ora di mostragli la mia Josie, nonostante l’avessero già vista tutti nei miei pensieri, la notte prima, durante un giro di perlustrazione
-Lei è Josie- la presentai, spingendola leggermente avanti con la mano.
-Ciao a tutti- salutò, un po’ in soggezione
-Benvenuta a LaPush! Sono Sam Uley!- il solito teatrale
-Io sono Quil Ateara- -Piacere, Seth! Sono contento che tu sia qui!- Mi sorprendevo sempre di quanto Seth tenesse a me, e gli sorrisi.
-Embry!- -Io sono Paul, ciao!-
Josie strinse la mano a tutti, con molto calore e una sorta di ammirazione.
-Io sono Leah Clearwater- la voce secca e decisa di Leah si fece avanti, mente lei salutava Josie con un gran sorriso. Sapevo che lo stava facendo per me, Leah non era il tipo da dare confidenza agli estranei.
-Ciao!- Josie sembrò felicissima di vedere Leah. Immaginai che avesse bisogno anche di un’amica femmina. Cose da donne.
-Noi stavamo andando a farci un bagno…volete aggregarvi?- propose Sam
-Si, dai, venite!- ci supplicò Seth, che non riusciva (come sempre) a trattenere l’entusiasmo e la curiosità
-Ti va?- domandai a Josie, per non metterla in imbarazzo. Ad alcune persone la calorosità e lo spirito da camerata di noi ‘protettori’ poteva dare un po’ fastidio, soprattutto inizialmente.
-Certo!- esclamò lei invece –Sarebbe bello!-
Mostrai il mio orgoglio al resto del gruppo e  andammo tutti in acqua.
Seth cominciò subito a chiacchierare con Josie, come solo un Seth poteva fare: avrebbe attaccato bottone anche con i sassi. Presto anche Leah, che seguiva sempre suo fratello, le si avvicinò e cominciarono a parlare. Sperai che trattenesse la sua acidità per qualcun altro.
Leah e Josie sembrarono legare subito, superando le mie più rosee aspettative, e passarono la mattinata a chiacchierare da sole. Morivo dalla voglia di sentire cosa si dicevano.
Sentii una mano sulla mia spalla. Sam.
-Sono felice che tu abbia accettato l’imprinting- mi disse. Era tornato l’unica alfa, ma per me i suoi ordini non valevano. Ero un po’ come una seconda alfa, in realtà.
-Anche io- mi sorpresi a dire –Sai… non volevo accettarlo, perché avevo promesso a me stesso che avrei sempre amato Bella, e mi sentivo uno stupido a cambiare idea così, nel giro di qualche minuto. Credevo che il mio sentimento fosse più profondo- mormorai
-Lo era. Anche io amavo Leah- sospirò, tristemente –Ma non era un amore paragonabile al sentimento incondizionato che provo per Emily- disse, calmo.
Mi sentii sollevato. Probabilmente il vago senso di colpa che mi assaliva era normale, sì, ma sarebbe passato. E soprattutto, la nuova situazione avrebbe fatto sì che io potessi essere davvero amico di Bella, senza soffrire più, senza fraintendimenti.
Mangiammo in spiaggia tutti insieme, e poi io e Josie salutammo gli altri per andare a Port Angeles. La sentii dire a Leah che l’avrebbe chiamata quella sera. Leah amichevole?!? E questa da dove saltava fuori?!?
-Ti dispiace se prendiamo la mia macchina?- domandai –L’ho finita da poco, e volevo provarla-
-L’hai finita? Sarebbe a dire?- chiese lei, curiosa, mentre apriva la portiera
-Sarebbe a dire che l’ho riparata quasi da zero-
Smettila di vantarti, sembri un ragazzino sfigato.
-Wo-ow! Come hai fatto? Io non saprei montare nemmeno i Lego!- scherzò Josie, legandosi in uno strano ma efficace groviglio i capelli color miele.
-Non è poi tanto difficile…è solo perché mi piace- mi schermii.
-Beh, io lo trovo impossibile- spiegò –Potremmo prendere il famoso dolce per stasera, a Port Angeles- mi propose, mentre rovistava tra i miei CD –Ti dispiace? In macchina mi piace la musica- si scusò poi.
-Figurati, sono lì apposta!- esclamai, mentre imboccavo l’autostrada.
-Grazie… sono forti, i tuoi amici- osservò poi, pensosa
-Si…sono tutti tipi a posto- concordai, con un sorriso: tutti dei bravi ragazzi, ottimi licantropi.
-Leah è stata molto gentile con me…è la sorella di Seth, vero? Anche lui è simpaticissimo, un vulcano! Certo non dimostra sedici anni…nessuno di voi dimostra la sua età, tranne Sam, Paul e Leah- constatò Josie –Mi sentivo una nana in confronto a voi tutti…ma che cavolo mangiate per diventare così?-
Scoppiai a ridere, divertito dal fiume di parole che le era uscito dalla voce e dal modo in cui gesticolava, muovendo le mani affusolate senza sosta –Proprio non so dirti, magari sei tu che sei insolitamente bassa- la provocai
-Certo, perché dei quasi adolescenti alti tutti un metro e novanta, superpalestrati e muscolosi sono normali- commentò sarcastica, punta sul vivo.
-Sei solo gelosa della nostra atleticità- la presi in giro, lanciandole un’occhiata piena di affetto, che la fece arrossire.
-Ah-ah-ah….come no, bello, guarda che io ho fatto anni ed anni di sport- si vantò
-Davvero? Quali?- chiesi, dimenticando di rispondere a tono
-Sport in generale- si difese Josie –Corro tanto-
-Ahhh capisco- dissi, con un ghigno.
-Pensa a guidare, Jake- intimò, incrociando le braccia al petto e infilando un CD a casaccio, il naso delicato puntato all’insù, gli occhi castano caldo orgogliosamente tenuti sulla strada.
Scoppiai a ridere: certo aveva un bel caratterino.
  
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