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Autore: _Spellcaster    07/01/2013    2 recensioni
-Damn me! Sorry, Mark, ho dimenticato una cosa al bar- Disse senza troppi giri di parole. Senza prendere chiavi o cappotto, aprì di corsa la porta, trovandosi faccia a faccia Domon che era sul punto di bussare il campanello. Il ragazzo più alto accennò un ''Yo'' per salutarlo mentre Dylan, in risposta, alzò semplicemente la mano. Poi corse via.
-Che diavolo gli prende?-
-Ha detto di aver dimenticato una cosa al bar... tu sai niente, Asuka?- Il ragazzo scosse il capo. Entrò e notò il dolce poggiato in tavola.
-Wow, che bell'aspetto! Avresti potuto aspettare prima di mangiarlo, Captain!-
-Quella era la porzione di Dylan-
-Ma Dylan non è allergico alle fragole?-
-
FF nata su un headcanon che non sta né in cielo né in terra ♥
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dylan Keith, Eric/Kazuya, Mark Kruger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Would you like a strawberry cake?

La giornata era calda, il venticello non ne voleva sapere di farsi sentire e il sole era intento a sciogliere praticamente tutto. Ventuno Giugno ed una temperatura di ben trentadue gradi centigradi. Le persone facevano tutto con più svogliatezza e persino gli alberi ondulavano a destra e a sinistra con movimenti lenti, dolci, ipnotizzanti. Gli automobilisti, per quando arrabbiati, furiosi, non avevano neanche la forza di urlare dai finestrini imprecazioni di ogni genere. Ed era così per tutti. Tutti tranne...
-Maaaark! I'm huuungry! H-u-n-g-r-y!-
Il biondino, che da circa un quarto d'ora assillava il compagno che gli camminava di fianco, era praticamente attaccato al suo collo e veniva praticamente trascinato. Troppo stanco per camminare. Il povero sfortunato a cui era aggrappato, purtroppo, non aveva né la forza né la voglia di replicare.
-Andiamo in gelateria, Dylan. Se magari tu ti sforzassi a camminare sulle tue gambe, magari- Se lo scrollò di dosso con fare liberatorio per poi torcersi il collo, emettendo uno sgradevole schiocco.
Dylan incrociò le braccia al petto, mettendo in scena un adorabile quanto maledetto broncio. Odiava quando il suo Mark lo rimproverava. Si sentiva... mortificato, come un piccolo, sciocco bambino ripreso dai genitori. Sbuffò e tenne il broncio per tutto il tragitto, fino a quando non arrivarono alla gelateria....
-Nooooooo! Whyyyy!-
...chiusa.
-Dai, Dylan, smettila. Torneremo domani, ok? Te lo comprerò il gelato, promesso- Gli accarezzò la testa.
-B-but...-
D'un tratto, a risvegliare il biondo ancora il lacrime, fu la voce di Kazuya che, affiancato da Domon, si dirigeva verso i due ragazzi, ancora davanti alla gelateria. Domon guardò prima Dylan con il volto bagnato, poi la gelateria chiusa e nuovamente il suo amico. Gli poggiò una mano sulla spalla, prima di ritrovarselo appiccicato al torace. Kazuya guardò Mark, per poi annuire lentamente.
-Hey, c'è un piccolo bar lontano da qui! Andiamo a prenderci qualcosa?- Interruppe Kazuya, sorridendo amabilmente. L'interpellato annuì con veemenza.
-Maaaark, vieni anche tuuuu, veeeero?- Pronunziò quello, allungando ogni vocale in modo... irritante.
Mark diede una fugace occhiata all'orologio da polso, poi tornò a guardare il compagno.
-Sorry, io avrei qualcosa da fare.-
Dylan fece per aprir bocca, ma Domon e Kazuya lo trascinarono via senza far troppi complimenti.
"Start."


xxx

Tirò fuori dalla shopper di carta una confezione di burro, un pacco di farina, lievito, uova, zucchero, yogurt, fecola, olio e fragole fresche. Si tirò su le maniche, si mise il grembiule e si legò una fascia color lampone intorno alla fronte. "Ora sì che sembri un ninja, Mark. Bel lavoro, davvero."
Prese un grosso libro dalla dispensa della sua cucina, verde, impolverato e lo mise di fianco al piano cottura. Lo aprì e cominciò a seguire le indicazioni, iniziando a sbattere i tuorli delle uova con lo zucchero. A parte, montò poi gli albumi, che formarono una bianca, morbida e profumata neve al gusto di panna. Alla crema creatasi prima con le uova e lo zucchero, aggiunse la farina, la fecola, lo yogurt e il lievito e la fecola.
-Shit!- Esclamò quando la crema andò a macchiargli la guancia e il naso. Continuando a mescolare, aggiunse l'olio a filo e poi l'albume montato. Strano ma vero, era fiero di ciò che aveva creato, qualsiasi cosa fosse. Prese le fragole e le lavò delicatamente, una ad una; dopodiché ne tagliò il cappello di ognuna. Sussultò quando l'acciaio freddo del coltello venne a contatto con il suo dito.
-Dannazione! Magari avrei dovuto far pratica con il coltello, prima... -
Non fu l'unico taglio che si procurò, quello, anzi. Sette dita su dieci erano praticamente coperte di cerotti, ora. Incorporò tre quarti di quelle fragole all'impasto e ne tenne da parte qualcuna come decorazione. Prese la tortiera e la infornò lentamente a centottanta gradi per quarantacinque minuti. Aspettò con impazienza, seduto sulla sedia col capo poggiato sulle braccia. Aspettò con impazienza, fissando il calendario.
Dylan's B-Day.

 

xxx

Scattò, spalancando gli occhi appena sentì il suono del forno, simile a quello di una sveglia. Se non si fosse svegliato, probabilmente sarebbe andata a fuoco la casa. Mark si alzò, ancora intontito e metà addormentato. Aprì il forno e, usufruendo di due grandi tovaglioli di stoffa per non scottarsi, prese la tortiera e la poggiò in tavola. Tirò fuori la torta con delicatezza per non farla smontare, poi la condì con della panna avanzata e mise sopra di questa delle fragole, incastonandole nella morbida crema. La mise in frigo per farla raffreddare e andò a darsi una ripulita. Era impresentabile, ricoperto di crema
Il suo cellulare squillò con quella maledetta 'Wide awake' che Dylan gli aveva impostato come suoneria. 
-Pronto?-
-Mark? Sei a casa?- La voce dall'altra parte era quella di Kazuya. La voce del ragazzo era soffocata da quella di un qualcuno che in sottofondo urlava qualcosa come il nome di Mark, a squarciagola.
-Ichinose? Che diavolo succede?-
-Dylan sta avendo una crisi. I wanna Maaaark, sta urlando da circa... quando siamo arrivati?- 
Il capitano non poté far a meno di trattenere una risata.
-Arrivo.-
Riattaccò e s'infilò il cappotto, anche se non ne avrebbe avuto bisogno. Fece per aprire la porta, ma qualcosa -o forse qualcuno- lo scaraventò nuovamente in casa, stringendolo fino a fargli mancare l'aria. Arrossiva ogni qualvolta i capelli biondi del ragazzo andavano a solleticargli il naso. 
-Maaaaark! I've missed yoooou- Piagnucolò. Mark gli poggiò una mano sul capo, poi gli alzò il viso, specchiandosi nei vetri dei suoi occhiali. 
-Dylan?-
-Sì?-
-Buon compleanno.- Il terremoto ambulante della casa, ora seduto in ginocchio, stava fermo con la testa inclinata, cercando di assimilare quelle parole. Sobbalzò, avendo afferrato il concetto. Ventuno Giugno. Solstizio d'estate. Il suo compleanno
Gli saltò nuovamente addosso, andando avidamente a cercare le sue labbra. Mark, preso alla sprovvista, sgranò gli occhi per la sorpresa mentre le sue gote andavano man mano diventando sempre più rosse. Sentiva le labbra del ragazzo premere sempre con più forza, con più passione, con più calore. Si staccò solo per abbracciarlo e mormorargli un silenzioso ma caloroso "Grazie". Mark annuì, senza ancor aver riacquistato completamente il controllo di sé stesso. Si alzò e si avvicinò al frigorifero. -Ho fatto la torta, ma non avevo le candeline- sussurrò, quasi temesse di essere sentito. Vide Dylan sedersi, appoggiando un gomito sul tavolo, in visibile attesa. Tirò fuori la torta, imbarazzato. Notò il ragazzo seduto sussultare e perdere per un secondo il sorriso. "Non gli piacevano le torte per caso?" 
Si sedette di fronte a lui, senza proferir parola. L'altro, intanto, riprese il suo sorriso. Mark di armò di forchetta e coltello e divise la torta in tante piccole porzioni, per poi porgergliene una e gli occhiali di Keith fissarono il piccolo piattino per qualche secondo.
-Guarda che se non ti piace puoi anche non mangiarla! La mangio io, oppure la divido con Kazuya o anche--
Gli si fermarono le parole in gola quando vide il ragazzo mangiare velocemente il dolce e alzarsi poi in piedi.
-Damn me! Sorry, Mark, ho dimenticato una cosa al bar- Disse senza troppi giri di parole. Senza prendere chiavi o cappotto, aprì di corsa la porta, trovandosi faccia a faccia Domon che era sul punto di bussare il campanello. Il ragazzo più alto accennò un ''Yo'' per salutarlo mentre Dylan, in risposta, alzò semplicemente la mano. Poi corse via. 
-Che diavolo gli prende?-
-Ha detto di aver dimenticato una cosa al bar... tu sai niente, Asuka?- Il ragazzo scosse il capo. Entrò e notò il dolce poggiato in tavola.
-Wow, che bell'aspetto! Avresti potuto aspettare prima di mangiarlo, Captain!-
-Quella era la porzione di Dylan-
-Ma Dylan non è allergico alle fragole?-
Perse un battito. Un tuffo al cuore. 
"Cosa?" 
Le mani cominciavano a prudergli. "Cosa?" Si mosse istintivamente. "Cosa?" Si alzò e uscì di lì, di corsa. Era allergico alle fragole. Per quale maledetto motivo non gli aveva detto di essere allergico alle fragole? 
Andò al campetto a cercarlo, ma niente. Esplorò i campi d'allenamento degli altri club, ma niente. Non sapeva dove cercare. Non sapeva dove poteva trovarlo.
"Shit. Shit. Shit!"
Poi ricordò. Ricordò tutto. Mise in moto il corpo. Sapeva dove cercare.

xxx

Sul fiume, in un piccolo capanno -un bugigattolo- addetto a conservare reti da pesca, remi e legna delle barche. . Era sicuro che Dylan fosse , dove per la prima volta si erano visti. , dove un piccolo bambino, anni prima, lottava perché il suo pallone era stato rubato da un pescatore (stanco di sentire quel bambino sempre intorno) e appeso lì, in quel piccolo bugigattolo. E Mark lo vide per la prima volta. Lo vide lanciare sassi e gesticolare verso l'uomo che, stanco e furioso, li mandò via a calci tutti e tre.. Mark, Dylan e il pallone.
Il biondo adorava quel posto, l'aveva sempre adorato
Spalancò la grande porta di legno, urlando il suo nome, in cerca di una risposta. 
-Don't worry, Mark! I'm fine. I'm fine but I'm horrible, now, eheheh- Sentì il ragazzino, raggomitolato in un angolo e ricoperto da un lunga coperta ammuffita e polverosa, ridere in silenzio, singhiozzando di tanto.
Il capitano gli si precipitò vicino, cercando di scrutarlo in volto, cosa che gli fu impedita dall'altro che faceva di tutto pur di coprirsi il volto. Era già cominciata la reazione allergica? Lo abbracciò, forte, possessivamente. Lo strinse al suo petto, cosa che all'altro fu tutto fuorché sgradita.
-You, damn idiot! Saresti potuto morire, te ne rendi conto!?-
-Ma l'avevi preparata per me, sono felice di averla mangiata. ...And then, it was veeery delicious!-
Mark tirò via quel pezzo di stoffa imbrunito dal tempo. Guardò il suo ragazzo, ricoperto di macchie e le labbra di un rosso acceso. Gli mise le mani fra i capelli, sfilandogli gli occhiali. E li vide. Vide quei bellissimi occhi che erano stati nascosti per troppo tempo. Erano arrossati, un po' per la reazione che il suo corpo aveva avuto, un po' per le lacrime, che ancora gli bagnavano le ciglia. Aveva l'impressione di essere in fiamme, di avere un vulcano dentro di sé o semplicemente i vestiti che prendevano fuoco. Sentiva caldo. Sentiva calore. Si avvicinò alle sue labbra e poté sentire il respiro che queste emanavano. 
-Next time, apple pie- Sussurrò.



Angolino di quella che dovrebbe fare latino.
Allora. La prima cosa che voglio dire è scusa. Scusa a coloro che amano l'inglese, scusa a coloro che l'hanno letta, scusa a coloro che hanno dovuto sopportare. Il mio inglese fa veramente cagare, ragazzi. Lo so. Lo sooooo. Forse li renderò italiani, questi due :'DDD
L'idea m'è venuta per un headcanon che ho tipo sviluppato ieri sul libro di geografia: Dylan è nato nel solstizio d'estate ed è allergico alle fragole (Ma visto che per Mark è disposto a farsi il giro della galassia in dieci secondi, le mangia volentieri ♥)
Chiedo ancora scusa. Prima o poi qualche britanno verrà fin qui solo per dar fuoco a casa mia DD:
Dar fuoco... Dar fur... Darfuq!
Ora vado che domani tecnicamente avrei un compito -enonsounaminchialalalaaa~
Bacioni,
_Spellcaster ♥ (che dovrebbe decisamente prendere in considerazione l'idea di abbandonare la tastiera)

  
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