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Autore: Fujiko_Matsui97    07/01/2013    2 recensioni
Le mie ali erano ferite,spezzate,lacerate.Come il mio animo.
Tremante,riuscii a malapena ad alzare il capo,scorgendo un lampo di soddisfazione negli occhi di quel demone,così maledettamente bello,ma anche così dannatamente spietato.
"è finita.Non c'è più niente che tu possa fare,sei spacciato." dissi a me stesso,e rivolsi un ultimo,implorante sguardo a quel viso angelico,incorniciato da morbidi boccoli biondi.
Fu allora,quando osservai quelle succose e accattivanti labbra pronunciare un 'addio' in un modo tanto veloce quanto impercettibile,che capii.
Lei non l'aveva,un cuore.Non l'aveva mai avuto.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Parte II Episodio I

 

 

Se c'era una cosa che Haruko Sakuishi aveva sempre odiato,quella erano i suoi capelli.

Le davano quasi ribrezzo,erano troppo ribelli,e troppo scuri.Era ancora una bambina quando aveva deciso che li avrebbe sempre portati raccolti in due trecce,ormai lunghe fino a sfiorarle il sedere.

Invece,Izumo Obana non poteva fare a meno di amarli.

-Qual'è il problema?-

Scelse di non voltarsi: non era pronta per incontrare gli occhi color pece del ragazzo,la mettevano in soggezione,specialmente in momenti come quello.

-Tutto questo, è un problema.- un sospiro le sfuggì dalle labbra,tanto veloce quanto silenzioso,incuriosendo ancora di più Izumo.

-È successo troppo in fretta,capisci..?Io non so...- prima che potesse impedirselo,gli occhi le si riempirono di lacrime,e un singhiozzo le si bloccò in gola:

-...Cosa siamo,Izumo?Siamo mostri?-

Il ragazzo,incapace per natura di vederla soffrire,la avvolse con le sue braccia,le mani che sfioravano quei capelli che tanto amava,a differenza di Haruko.

-Tu non potresti mai essere un mostro,Haruko.Non tu.-

La ragazza si lasciò cullare da quelle parole sussurrate,e dolci,mentre ascoltava il rumore impercettibile delle sue lacrime che s'infrangevano come cristalli sul marciapiede.

Oltre al controllo degli elementi,avevano assunto anche un incredibile sviluppo dei sensi.

-Ciaoooo!Uff,sono sopravvissuto all'esame,se tutto va bene dovrei uscirmene almeno con C,così ne ho approfittato per...- il ragazzo s'interruppe,nel notare la scena.

-Che è successo?-

Izumo si staccò da Haruko,lanciando all'amico un'occhiataccia eloquente: Chojiro Takaya era famoso per la sua inopportunità.

-Niente,non preoccuparti.Che stavi dicendo?- Haruko si asciugò le lacrime,sfoggiando un ampio sorriso che,invece di far rilassare Chojiro,lo preoccupò ancora di più.Iniziò a scuotere la testa,passando un braccio attorno alle sue spalle:

-Non me la conti giusta,signorina,ma se non ne vuole parlare lascerò perdere.Dicevo,ho pensato che avevate un evidente bisogno di me e vi ho comprato delle brioche,che...-

Haruko non lo ascoltava più: era troppo impegnata a sorridere,per la gioia che quel ragazzo le trasmetteva; ciò nonostante,non potè impedirsi di lanciare un'occhiata a Izumo,dietro di loro,notando che li fissava con la sua,inconfondibile e solita espressione imperturbabile.

Rinunciò: dopotutto,Izumo era fatto così.

 

 

Fujiko si stiracchiò,sbadigliando appena.

Era appena uscita da quella scomodissima ma spaziosa auto,e non si sentiva più la schiena.

Era in viaggio da non sapeva quanto,ma le sembrava un'eternità.

La conversazione dell'agente Mitsuki l'aveva lasciata sorprendentemente quasi indifferente.Non sapeva che le stava succedendo,ma non le piaceva.

Stava diventando troppo...troppo...impassibile,di fronte a qualunque cosa.

Fino a qualche mese prima,se l'avessero informata che sarebbe dovuta andare ad abitare senza i suoi genitori,ma in sola compagnia di un agente,si sarebbe come minimo messa a piangere.

In quel momento,invece,niente.

Si era limitata a fissare in silenzio il ragazzo con cui avrebbe dovuto vivere,doveva avere circa trent'anni,con i ricci ramati in parte schiacciati dal gel,e le guance scavate.

Assunse una smorfia: era fin troppo magro,e avrebbe dovuto radersi quella barba incolta.

Di nuovo si stupì di se stessa: da quando stava iniziando ad avere pensieri così snob,riguardo alle persone che la circondavano..?

Di nuovo decise di accantonare il pensiero.

Non era il luogo,nè il momento,di avere questi tipi di osservazioni.

Si avvicinò a passo spedito verso l'agente,tendendogli una mano con determinazione:

-Ciao!-

L'agente si limitò a studiarla impercettibilmente dall'alto,alzando un sopracciglio.Nessuno lo notò: gli occhiali da sole che il suo lavoro gli imponeva di indossare nascondevano ogni sua espressione.

Fujiko aggrottò la fronte,perplessa: -Sei sordo,per caso?-

-No.- tagliò corto l'agente,seccato e anche piuttosto imbarazzato da quella ragazzina che già gli stava antipatica.Le strinse la mano,riluttante: doveva cercare di capirla,non doveva essere per niente facile passare quello che lei aveva passato.

-Sono l'agente Kinoshita,e da questo momento in poi sei sotto la mia tutela.-

-Oh...- con sua enorme sorpresa,la ragazzina ridacchiò: -Questo significa che non potrò più sedermi sui muretti fradici a bere birra con gli amici..?Bene!-

-No,che non potrai...- le rispose con durezza,il suo sarcasmo le dava sui nervi: come poteva ridere su qualcosa di così tragico?!

-...E poi scusa,ma quanti anni hai?!-

-Andiamo agente..!- Fujiko roteò gli occhi,annoiata: -Scherzavo,ho ancora tredici anni!Anche se una birretta me la farei volentieri...-

-Forza,andiamo!L'autista ci sta aspettando.- Kinoshita aveva deciso di tagliare corto con lei,aveva capito che non era un agnellino docile,e sapeva che gli avrebbe procurato dei grattacapi.

Ora,dopo aver affrontato più di cinque ore di viaggio,la osservava prendere la valigia senza il minimo cedimento.Rimase visibilmente colpito.

-Allora,ti è tutto chiaro?Da domani inizierai la scuola,e ti chiamerai Yuko Kinoshita,come il mio cognome.Se ti chiedono qualcosa,io sono tuo zio,fratello di tuo padre,intesi?-

-Si,si!Che palle...- mormorò,accertandosi di non essere sentita.

Non le preoccupava mentire,lo faceva continuamente.Non era mai stata la figlia perfetta,e il suo cervello si adeguava ai mutamenti tanto veloce quanto la velocità con la quale le numerose bugie uscivano dalla sua bocca,sempre però innocenti e mai nocive.

Però...il primo giorno di scuola..?

Era appena arrivata a Tokyo,e che diamine!Avrebbero anche potuto farla riposare per un po',invece di starle di già col fiato sul collo...

Mmh...doveva ricordarsi di inserire l'FBI nella sua lista nera.

Dopo una veloce occhiata alla casa,ordinaria e con i mobili color nocciola,salì le scale a chiocciola,gettandosi sul letto.

Imprigionò una ciocca bionda fra le dita: una nuova vita...sarebbe stata capace di tollerarlo?

Tutto daccapo...come se nulla fosse mai successo.

Un secondo fa era già il passato.

-Matsui?- riconobbe la voce di Kinoshita: -Ordino cinese...vuoi qualcosa?-

Nessuna riposta.

Al vedere il respiro regolare che le accarezzava i fianchi,l'agente scese nuovamente le scale.

Fujiko si permise di lasciare la ciocca,che si unì alle altre,appiccicate al viso dalle lacrime.

Ignorò il pizzicore al naso,e i sussulti del suo petto.

Non voleva,non doveva fare rumore.

Nessuno avrebbe dovuto vederla piangere.

Mai.

   
 
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