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Autore: lia90    08/01/2013    2 recensioni
Questa storia è nata da un sogno fatto qualche giorno dopo aver visto il signore degli anelli le due torri, ed è la prima fanfiction che pubblico, quindi siate clementi XD cmq tutto è dal punto di vista di un nuovo personaggio, di fantasia, che prenderà parte al gruppo della compagnia dell'anello e il suo unirsi a loro potrà essere sia d'aiuto che non. Spero possa piacervi!
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Aragorn, Gandalf, Haldir, Legolas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il grande giorno era arrivato: il cinquecentesimo compleanno di Erin era finalmente giunto, e con esso anche il giorno delle sue nozze. In tutto il regno si respirava aria di festa. Ognuno aveva un compito e tutti correvano da una parte all'altra per far sì che ogni cosa fosse al proprio posto. C'era un gran fermento, tutti cantavano e ballavano mentre addobbavano la radura per il matrimonio.
Ad un certo punto, però, si sentirono i corni risuonare in tutti i luoghi del regno.
Significavano solo una cosa: problemi.
Un gruppetto particolare di individui venne scortato alla presenza della Dama della luce e del consorte. Erano due uomini, quattro hobbit, un nano e un elfo. I viaggiatori rimasero impietriti davanti alla bellezza del luogo in cui si trovavano e anche dei due magnifici elfi che si ritrovarono davanti.
Dama Galadriel interruppe quel silenzio imbarazzante con queste parole: “Benvenuti a Lothlorien, Compagnia dell'Anello. Abbiamo appreso il vostro arrivo da nostra figlia, la piccola Erin. Questo non è il momento o il luogo per parlare, sarete molto affaticati dal lungo viaggio a cui avete preso parte. Tra poco Haldir vi porterà verso i vostri alloggi dove potrete riposare, e domani ci ritroveremo qui per parlare di ciò che avete scoperto e appreso in questo lungo periodo di cammino.”
Tutti abbassarono il capo in segno di rispetto e di ringraziamento. Aragorn poi chiese quello che nessuno ebbe avuto il coraggio di chiedere ai due elfi: “Dama Galagriel, Sire Celeborn, vi ringraziamo infinitamente per la vostra ospitalità. Vorrei solo porvi una domanda: le mie orecchie hanno udito bene quando avete pronunciato il nome di vostra figlia? Molte voci sussurrano nel vento in riguardo alla sua venuta.”
“Sì, hai un buon udito. Mia figlia è l'elfa della profezia.”
Tutti ebbero un sussulto, ed in particolare Legolas non riuscì a trattenersi dall'emettere un gemito di rabbia.
“Ve ne prego, dal più profondo del cuore di non giudicarla prima di averla conosciuta. Ora, Haldir accompagnali. Non temete, questa notte riposerete serenamente. Il regno è protetto dal Grande Occhio.” dopodiché si congedò con il marito.
Legolas era rimasto in fondo al gruppo ripensando alle parole della Dama. Non poteva credere che esistesse realmente; sperava fosse soltanto una leggenda.
Perdendosi nei suoi pensieri, si trovò in un posto differente rispetto a quello dei suoi compagni. Presumibilmente si trovava davanti agli alloggi di una famiglia. Si poteva intravedere una figura femminile dalle lunghe tende bianche semitrasparenti che chiudevano la stanza. L'elfa si stava pettinando i lunghi capelli, probabilmente aspettando l'arrivo del compagno o del marito. La sua figura era minuta e aggraziata.
L'elfo era rimasto completamente incantato dalla sua perfezione, da non accorgersi dell'arrivo di qualcuno.
“Legolas, amico mio, come mai ti trovi qui?” chiese incuriosito Haldir.
“Haldir... perdonami, mi sono perso nei miei pensieri e non so come mi sono ritrovato qui.” rispose imbarazzato Legolas.
“Non ti preoccupare, può capitare a tutti. L'hai vista? Lei è la mia futura sposa. Oggi finalmente, sarebbe divenuta mia moglie, ma come sai, c'è stato un contrattempo.”
“Chiedo scusa a nome di tutti quanti, amico mio. Non avrei mai voluto interrompere un giorno tanto importante per te.”
“Non ci pensare, era destino che accadesse. In ogni caso, non è un problema. Sinceramente sono felice anche così. Lei è la cosa più bella che mi sia capitata nella mia lunghissima vita. Sono rinato dopo averla conosciuta. Domani la conoscerai, la conoscerete tutti.”
“Sono molto felice per te. Dev'essere molto bella. Sai, un po' ti invidio. Sei riuscito a trovare la tua metà. Non so se riuscirò mai a trovare la mia.”
“Non disperare, Legolas. Arriva per tutti il momento di trovare colei che ti completerà. Meglio tardi che mai. Ora perdonami, ma vorrei andare da lei. Mi è mancata immensamente oggi. Sai, era anche il suo compleanno, vorrei farle una sorpresa.”
“Prego, prego. Corri dalla tua amata. Noi ci rivedremo domani. Riposa bene.”
Dopo che l'amico se ne fu andato, Legolas rimase ancora qualche minuto a guardare la scena all'interno della stanza. Lei si era coricata sul grande letto in modo tale da poter essere abbracciata dal proprio uomo. Non capì il motivo, ma sentì come un moto di gelosia quando vide Haldir darle un dolce bacio sulla guancia, prima di stendersi di fianco a lei e stringerla tra le sue braccia. Ancora più confuso di prima, si incamminò verso la sua stanza. Quella notte riuscì a dormire sonni tranquilli, cosa che non succedeva ormai da molto tempo, in realtà non succedeva da quel giorno lontano in cui l'aveva sognata.
 
La mattina seguente tutti si svegliarono di buon’ora e riposati come mai prima d'ora. Si incamminarono verso il luogo prestabilito, dove la Dama aveva fatto preparare un grazioso banchetto in loro onore.
“Benvenuti amici miei. Prego, servitevi pure. Tutto questo è per voi.” disse Galadriel. “Mentre mangerete, farete la conoscenza di mia figlia.”
Legolas ebbe un sussulto e non riuscì più a toccar cibo. Nessuno riusciva a capire per quale motivo l'elfo fosse così restio nel conoscere l'elfa; era l'unico che continuava ad avere delle reazioni esagerate ogni qual volta si parlava della figlia dei regnanti di Lothlorien. Aragorn era particolarmente preoccupato per questo. Stava ricordando le storie che sua madre gli aveva raccontato quando era bambino, storie su un'elfa dai poteri illimitati. In cuor suo sapeva che le storie narrategli dalla madre potessero avere un fondo di verità, anche se aveva sempre pensato che fossero delle semplici storie della buona notte, ma non avrebbe mai pensato di poter conoscere personalmente colei che aveva popolato i suoi sogni di bambino. Dovevano solo aspettare e vedere cosa gli avrebbe riservato la sua conoscenza.
“Legolas, ora conoscerai la mia fidanzata.” disse felice Haldir.
“Cosa significa?” chiese preoccupato l'altro.
“Vedrai, vedrai.”
Haldir andò in cima alla scalinata bianca che stava dinanzi a loro e prese sottobraccio una piccola elfa dai lunghi capelli rossi. Quando fu davanti a loro, tutti poterono ammirarla in tutto il suo splendore: il suo viso era a forma di cuore, con lineamenti talmente dolci da incantare qualsiasi essere vivente l'avesse guardata; la bassa statura la rendeva ancora più piccola e indifesa, tanto da volerla proteggere a qualsiasi costo; ma quando aprì gli occhi tutti si voltarono in direzione dell'elfo, che aveva cominciato a respirare affannosamente.
“Tu!” urlò alterato Legolas.
“Calmati Legolas, per favore. Vuoi dirmi cosa sta succedendo?” chiese pacatamente Aragorn.
“Lei... lei è la rovina del mondo elfico! Non ha il diritto di sedersi a questa tavola con noi! Haldir, come puoi essere innamorato di un essere spregevole quanto lei?”
“Ti pregherei di abbassare i toni.” disse alterato Haldir.
“Lei è colei che ha distrutto la mia vita e quella di tantissime altre persone di questo mondo. Sei contenta di vedermi con i tuoi occhi maledetti? Sono qui e continuerò a ripetere quello che ho pensato in tutti questi anni: assassina.” lo aveva sibilato in un modo talmente spregevole da farle perdere un battito al cuore, esattamente come in tutte le altre volte nei suoi sogni.
“Chiedo scusa, ma vorrei il permesso per congedarmi. Non sono la benvenuta qui e non amo essere di troppo.” chiese Erin cercando di trattenere le lacrime.
“No. Tu rimarrai seduta qui, come ovviamente tutti gli altri.” disse perentoria la Dama guardando in direzione di Legolas. “Vi ho convocato tutti qui per un motivo: con la perdita della vostra guida, il saggio Gandalf, avete smarrito la retta via. Per questo motivo vorrei trovare il modo di potervi aiutare per aumentare le possibilità di riuscita del vostro viaggio. Mia figlia è saggia e potente. Conoscete tutti, anche se solo in parte, la profezia che l'accompagna. Per questo vorrei che lei venisse con voi, potrebbe esservi di aiuto nei momenti di oscurità.”
I componenti della Compagnia guardarono la Dama stupiti per la sua decisione. Non avrebbero mai pensato che potesse mandare sua figlia, la sua unica figlia, in un luogo così ostile all'uomo. Ma quella più incredula era la stessa Erin, che non riusciva a capacitarsi del motivo per cui la madre avesse preso una decisione simile. Non riusciva a vedere la reazione degli altri, perché troppo imbarazzata dallo sguardo accusatorio dell'elfo all'altro lato della tavolata.
“Penso di parlare a nome di tutti quando dico che Erin è la benvenuta tra di noi.” disse Aragorn, senza dar peso al moto di rabbia che era subito comparso sul volto di Legolas. “Vi ringrazio per la vostra offerta, Dama della luce.”
“Perfetto, allora è deciso. Domani partirete e sarete accompagnati da mia figlia. Ora chiedo scusa ma dovrei disquisire con Frodo. Vieni piccolo hobbit, abbiamo molto di cui parlare.” così l'hobbit seguì la Dama in una piccola radura non troppo lontano dal luogo del banchetto.
Intanto si era acceso un piccolo dibattito tra Legolas e Aragorn, per la presenza o meno dell'elfa.
“Aragorn, non può venire con noi. Porterà solo disgrazie e noi non possiamo permetterci di sbagliare, non ancora.”
“Non abbiamo scelta. La Dama ce lo ha imposto e poi sai meglio di me che è meglio averla dalla nostra parte che contro.”
“E se volesse l'Anello per se? Non hai pensato a questa eventualità?”
“Pensi seriamente che lei possa fare una cosa del genere? Non ci credi neanche tu, dai. Non prendermi in giro. Mai l'hai vista? Così piccola e indifesa, perché vorrebbe per sé l'Unico?”
“Anche se volessi non potrei avvicinarmici.” disse imbarazzata Erin, che non aveva ancora proferito parola. “Posseggo già un anello. È il primo degli anelli degli elfi; sono legata all'Unico, ma non potrei neanche sfiorarlo. Mi causerebbe immediatamente la morte. Chiedo scusa, ma sono molto stanca. Ci rivedremo alla partenza.”
“Vuoi che ti accompagni?” chiese preoccupato Haldir.
“Non preoccuparti, rimani ancora con i tuoi ritrovati amici. Avrete molto di cui parlare.” dopodiché se ne andò, riuscendo ancora ad incantare tutti quanti con il suo leggero movimento del corpo.
“Legolas, mi vergogno di te. Come puoi dire tutte queste cattiverie su di lei? Non ti credevo così superficiale. Mi hai deluso.” disse Haldir.
“Ho i miei buoni motivi per non fidarmi di lei.” rispose Legolas sempre più infervorito.
“E cosa ci può essere di così grave da farti avere un'opinione così negativa su Erin?”
“Lei è la responsabile della morte di mia madre.”
“Come fai ad esserne così certo?”
“Potrei riconoscere quei maledetti occhi a miglia di distanza. E i suoi capelli, inconfondibili. Esiste solo lei al mondo con queste caratteristiche. Non potrei mai sbagliarmi.”
“Se è vero quel che dici, devo ricordarti che tutto ciò che le è capitato è a causa della profezia che incombe su di lei da quando è nata. Non fargliene una colpa, è nata con questo fardello, ritieniti fortunato che non sia capitata la stessa cosa a te. Non penso che riusciresti a reagire nel suo stesso modo. Ora con permesso, la vorrei raggiungere. Mi sembrava molto scossa dalla conversazione avuta con voi. Ci rivedremo alla partenza.”
Legolas non riuscì a sentirsi in colpa per quello che aveva appena detto il suo più grande amico. Non sarebbe mai riuscito a perdonarla per ciò che aveva causato alla sua famiglia. Aveva spezzato il cuore di suo padre, ma principalmente aveva spezzato il suo. Questo era uno dei motivi per cui non credeva più nell'amore, dopo averlo perso in un modo così atroce.
Finito il banchetto, la Compagnia si apprestò a tornare verso le proprie stanze, memori della conversazione appena avvenuta.
Solo Legolas non riusciva a prendere sonno; continuava a pensare alla decisione presa dalla Dama. Non avrebbe permesso che Lei partisse con loro, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto.
Camminando, si trovò davanti alla dimora di Haldir ed Erin, non riuscendo però a capire come avesse fatto. Questi ultimi avvenimenti lo avevano scosso a tal punto da non sapere neanche più dove stesse andando.
“Legolas? Legolas, mi senti?”
“Cosa? Ah. Sei tu. Cosa vuoi?”
“Vorrei poterti parlare per porgerti le mie scuse. Non credo che tu possa mai perdonarmi, ma almeno una parte della mia espiazione potrà essere compiuta.”
“Espiazione? Tu parli di espiazione? Tu? L'assassina di mia madre?”
“Te ne prego, non pronunciare quella... parola. Ogni volta è sempre peggio.”
“Ed è cosi che deve essere. Tu sei solo una disgrazia. Porti solo dolore e morte in questo mondo. Non chiedermi di poterti perdonare, perché non potrà mai avvenire, mai in nessuna vita.” poi corse lontano da quella piccola elfa che gli causava così tanti pensieri e sentimenti contrastanti.
Si fermò non troppo lontano, quando vide che davanti a lui c'era in tutta il suo splendore Dama Galadriel.
“Vi chiedo scusa Dama della luce. Non avrei voluto disturbarla con il mio incessante cammino nervoso.”
“Cosa c'è che ti tormenta a tal punto da disturbarti addirittura il sonno, saggio Legolas?”
“Vi chiedo perdono, ma preferirei non parlarne, soprattutto con voi.”
“So di cosa si tratta: Erin.” alla pronuncia di quel nome, l'elfo ebbe un sussulto, impossibile da non notare. “Ho visto come la guardi. Nei tuoi occhi si può scorgere una nota di disprezzo, ma un occhio allenato può vedere che in realtà c'è molto di più. Vidi quello sguardo tempo or sono negli occhi di Haldir.”
“Cosa significa? Cosa mi state cercando di dire?”
“Sto parlando di amore, mio dolce Legolas. Dell'amore più puro che possa esistere su questo mondo. Dell'amore che nutri per mia figlia, senza che tu ancora lo sappia.”
“No. Non può essere. Lei è...”
“So benissimo cos'è successo a tua madre. Lei mi ha raccontato tutto subito dopo averlo sognato. Non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva prodotto la sua mente. Prova a pensare se ci fossi tu al suo posto. Cosa potresti fare?”
“In realtà, penso nulla. Se questo è il mio destino credo che dovrei accettarlo.”
“Ed è quello che sta cercando di fare lei, solo che non l'aiuti affatto con i tuoi modi di fare. Devi provare ad ascoltarla per poter capire realmente come si sente. È stato il primo sogno che ha fatto, quello su tua madre. Non ti sto chiedendo di perdonarla, ma semplicemente di provare a pensare come se quella persona che fosse stata colpita da questa dannata maledizione fossi tu.”
“Ci proverò. Sono stato scortese prima con lei. Non dovrei farmi guidare cosi tanto dalle sensazioni che mi trasmette. Sono talmente confuso da non riuscire a capire cos'è giusto fare.”
“Segui il tuo cuore. È l'unico che può dirti la strada giusta da intraprendere.”
“Il mio cuore è diviso: da un lato vorrei che lei soffrisse come ho sofferto io in tutti questi anni, ma dall'altro vorrei solo che potesse tornare a sorridere.”
“Ed è questo il tuo compito.”
“Il mio compito? Di cosa state parlando?”
“Nella profezia si parlava di un elfo venuto da lontano che sarebbe riuscito a far risplendere, di nuovo, il cuore della prescelta. E, mio caro, quell'elfo sei tu.”
“Come potrei essere io? Qui si parla di amore. Non potrei mai. Io non posso essere Lui, sono solo un umile arciere, non posso. E poi... non la conosco.”
“Continua a seguire il tuo cuore come hai fatto fino ad ora. Quando sei venuto a conoscenza dell’impresa della Compagnia dell’Anello la consideravi solo un'inutile suicidio, ma poi hai capito che tutto era fatto per un bene superiore. Come hai deciso di prendervi parte, capirai il tuo posto vicino a mia figlia.”
“Ma... Haldir? Lui è il suo futuro marito, non dovrebbe essere lui quel Lui?”
“Mio malgrado, non lo è. Ci ho sperato con tutte le mie forze in questi anni, ma poi ho capito che Erin in realtà non è veramente innamorata di lui. Gli eventi hanno creato questo amore. Con l'andare avanti del tempo, potrebbe diventare deleterio per entrambe le parti, cosa non particolarmente felice per entrambi. Tu, tu sei colui che l'aiuterà.”
“Non posso.”
“Questo tuo rispondermi così prontamente mi fa capire quanto tu sia leale verso il tuo amico, ma il destino di mia figlia è cambiato appena avete varcato i cancelli di Lothlorien. Ora il suo destino sei tu, lo capirai strada facendo. Ora ti chiedo soltanto un favore.”
“Tutto quello che desiderate.”
“Vi avrà parlato dell'anello che porta. Mio malgrado, anche questo fardello, è stato affidato alla mia dolce bambina. Devi tenerla il più lontano possibile da Mordor, la vicinanza con la città oscura la renderà sempre più debole giorno dopo giorno. Già il fatto che l'anello sia qui è un grande peso per la sua salute. Promettimi che la terrai in vita il più possibile.”
“Da quanto sapete tutto ciò? Non dovreste farla partire con noi. È un suicidio!”
“Promettimi solo che la proteggerai.”
“A costo della mia stessa vita.”
“Saggia risposta. Ora posso andare in pace. Abbi cura di lei, te l'affido. È la cosa più preziosa di questo mondo. Ricordati sempre di seguire il tuo cuore, ha la risposta ad ogni tua domanda.” detto ciò si volatilizzò nel vento, lasciando l'elfo con ancora più interrogativi.
  
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