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Autore: Moiraine    08/01/2013    2 recensioni
Salve a tutti :)
La protagonista, Estel, è una ragazza dal passato oscuro e misterioso del quale apparentemente non ricorda nulla. Vive una vita difficile o, almeno, vive una vita difficile fino all'incontro con un ragazzo speciale.
Questa è la prima storia che pubblico; quindi non fatevi scrupoli e commentatemi o criticatemi.
Buona lettura :) Spera che la storia vi piaccia :)
Genere: Fantasy, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pensieri

 
Estel aprì gli occhi e si guardò intorno spaesata. Le faceva male la testa e sentiva intorno a sé un disgustoso odore di sangue. Intorno a lei era tutto buio. Non si ricordava nemmeno cosa le fosse successo.
Perché si trovava in quel posto desolato e sconosciuto? E da cove veniva quella puzza che la nauseava a tal punto da farle credere che si sarebbe messa a vomitare?
Si sedette e cercò di intravedere qualcosa nel buio che la circondava. C’era silenzio; un dannato silenzio che la stava facendo impazzire, così opprimente da sfondarle i timpani. Non riusciva a vedere o sentire nulla; si sentiva però osservata da qualcuno che con lo sguardo le trapassava le spalle. Nonostante si voltasse però, la strana presenza era sempre dietro di lei. La puzza si fece sempre più insistente e all’improvviso dall’ombra apparvero tante mani pallide pronte ad afferrarla: mani di morte, spesso macchiate di sangue.
Si alzò di botto e, spaventata, cercò di scappare lontano da quel posto, di trovare una via d’uscita. Ma era come se non si stesse muovendo affatto. Le mani erano sempre a pochi centimetri da lei, pronte ad acchiapparla in qualunque momento.
Cercò di allontanarle, ma aveva paura di toccarle per spingerle via. Credeva che quelle avessero potuto approfittare del momento per condurla insieme a loro nell’ombra; e questo la terrorizzava.
Sentì il suo cuore iniziare a batterle forte come se fosse impazzito davvero e sentì tutto il corpo tremarle. Non sapeva cosa doveva fare, o dove doveva andare; qualunque posto sarebbe stato sbagliato poiché era sicura che il battito esagerato del suo cuore avrebbe rivelato a tutti la sua posizione. Così, cercò di calmarlo, ma più pensava a quelle mani, più la paura aumentava e più si il suo battito accelerava.
«Perché..?» sussurrò all’improvviso una voce facendola sussultare. Si guardò intorno, ma nel buio intorno a lei, non intravide nessuno. La voce si ripeté sempre più vicina, come un eco che si diffonde rapidamente in una conca vuota. La domanda le fu soffiata dentro l’orecchio e lei si irrigidì spaventata, mentre le lacrime iniziarono a scenderle giù per le guance, senza controllo.
Avrebbe voluto urlare e chiedere l’aiuto di qualcuno, ma le si era fermata la voce in gola. Aveva paura di quella voce, di quella presenza e di quelle mani che ancora non avevano rivelato nessun corpo. Chi era che parlava? E cosa voleva da lei?
All’improvviso, qualcuno le toccò una spalla e, spaventata, si girò di botto urlando. Davanti a lei, ritrovò il cadavere della ragazza che era stata ritrovata nel cortile della scuola. Aveva la scritta sulla fronte ancora sanguinante e gli occhi neri spalancati ad osservarla. Gli stessi occhi che erano riusciti a scavarle dentro l’anima e che l’avevano resa immediatamente vulnerabile. Il cadavere spalancò la bocca mostrando ad Estel le labbra e la lingua che erano diventate nere. Tutta la sua pelle era ormai bianca e secca anche se la ferita non si era ancora rimarginata. Il sangue le colava sul tutto il viso dandole un aspetto sinistro e macchiandole anche i vestiti ancora stranamente puliti.
Estel indietreggiò spaventata, anche se sinceramente non riusciva a muovere neanche un muscolo. Quella ragazza era morta eppure adesso era in piedi davanti a lei, con il viso già deformato dalla morte e con lo sguardo severo e accusatorio.
Alzò la mano cadaverica e le puntò l’indice contro.
«Perché..?» chiese debolmente, cercando di scavare con gli occhi sempre più in profondità nell’animo ormai messo a nudo di Estel. Questa, terrorizzata, smise di piangere e rimase immobile dov’era, incapace di muoversi o di proferire parola.
«Perché?!» le urlò questa volta la morta muovendo un passo contro di lei. Fermò il suo viso a pochi centimetri da quello di Estel che non riuscì neanche a spostarsi. Era agganciata allo sguardo della ragazza cadaverica. Da quella vicinanza, poté notare che gli occhi della morta non c’erano più e che lei stava fissando soltanto le sue orbite vuote. Orbite che comunque, facevano credere che quella ragazza potesse ancora vederci normalmente.
«Cosa vuoi da me?» riuscì infine a chiederle Estel, sussurrando velocemente. La ragazza spalancò la bocca e le urlò addosso. Poi le mise le mani bianche di morte intorno al collo, stringendo sempre più forte. Stava cercando di ucciderla.
Estel lottò per staccarsi quella ragazza di dosso, ma, nonostante fosse morta, aveva una forza incredibile e non riusciva a muoverle neanche un singolo dito. Si sentì mancare le forze e l’ossigeno era sempre di meno.
Poi però, una luce la accecò per un millesimo di secondo e in quell’istante riuscì ad ottenere le forze necessarie per allontanare la morta, con un calcio. Quella cadde a terra, mentre Estel, stanca, cercava di riprendere fiato.
La ragazza-cadavere si alzò in fretta e si avvicinò nuovamente alla sua nemica: anima dannata che cerca pace nella distruzione di colei che l’ha distrutta.
Estel, spaventata di fronte all’avanzare della ragazza, indietreggiò sempre di più fin quando non finì con lo sbattere contro qualcosa. Si voltò terrorizzata da ciò che potesse aver ostacolato la sua fuga e impallidì ancor più di quanto già era. A bloccarla erano state delle chiare e bianche mani cadaveriche. Urlò demoralizzata e nuove lacrime le rigarono le guance.
Le braccia rivelarono presto i loro padroni ed Estel non poté che chiudere gli occhi e aspettare, ormai rassegnata, che le tre ragazze ritrovate morte con la scritta “Vortha” stampata sulla fronte compissero il loro destino.
E, ormai arresasi, si lasciò travolgere da quelle mani bianche che, asfissianti, le negavano l’ossigeno.

  
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