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Autore: Ryta Holmes    09/01/2013    4 recensioni
“Se è tardi a trovarmi, insisti, se non ci sono in un posto, cerca in un altro, perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te.„ [Walt Whitman]
Spoiler 5 stagione
Fu a quel punto che si inginocchiò per guardare meglio quel vecchio e… non vide nient’altro che un vecchio. Sporco e impaurito. Ed esausto. Con gli occhi di un azzurro vivido che adesso ricambiavano lo sguardo.
“Non dovrebbe stare qui. Quest’uomo va portato in ospedale o in un osp-“ non concluse la frase. La voce gli morì in gola, quando la mano raggrinzita ma forte del vecchio lo arpionò sull’avambraccio. Vide quegli occhi azzurri sgranarsi di sorpresa e poi quella bocca nascosta dalla folta barba bianca spalancarsi come per dire qualcosa.
Ma non ne uscì nulla alla fine. Il vecchio lo guardò iniziando inspiegabilmente a piangere. E lui si sentì a disagio.
“Mi… occuperò io di lui.”
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Desclaimer: Merlin e tutti i suoi personaggi non mi appartengono, se lo fossero, sarei ricca, la serie non sarebbe finita e Ginevra avrebbe sposato Lancillotto.

 

MENTRE TI ASPETTO
 

 
Capitolo 1

 
“Tutta l’Inghilterra festeggia la nascita della primogenita dei reali. Una bella bambina di quattro chili nata alle 3 di questa notte…”

La voce maschile alla radio annunciava la notizia per la decima volta. Quel giorno non si parlava d’altro che dell’ultima arrivata della casa reale e ovunque, tra le strade e sui mezzi di comunicazione era un via vai di notizie circa lo stato di salute della regina e la bellezza della figlia... che a detta dell’ultimo commentatore a cui il giornalista aveva appena dato la parola, sembrava “assomigliare tutta al papà!”

Lucius sbuffò contro la tazza del caffè e voltò una pagina del Times, continuando la sua lettura. A differenza del resto del mondo che cercava febbrilmente novità sulla notizia del giorno, lui leggeva tranquillamente i risultati dell’ultima partita del Manchester. La radio nel frattempo, continuava a decantare la bellezza di questa bambina che in realtà, nessuno a parte la famiglia reale, aveva ancora visto, considerato il numero spropositato di vigilanti intorno all’ospedale blindatissimo e a prova di fotoreporter, che lui stesso aveva predisposto. I reali infatti, avevano scelto la cittadina di Glastonbury per il lieto evento, lontano dal caos di Londra.

Il bussare della porta non lo scompose, mormorò un “Avanti!” continuando a sorseggiare il suo caffè e a leggere il giornale.

“Signor Chaste, c’è un giornalista che la sta aspettando”, la segretaria catturò la sua attenzione, costringendolo ad abbandonare quel momento di relax. La sua visuale accolse la figura abbondante dell’impiegata che posava sulla scrivania una quantità infinita di cartelle o come lui le definiva, di maledette scartoffie.

“Queste sono le pratiche per il piano di intervento Baby on Board e più tardi le invierò…”

Baby on Board? A chi diamine è venuto in mente di chiamare questa operazione con un nome così ridicolo?” domandò seccato, osservando le cartelline tutte accuratamente rinominate in quel modo.

“E’ stato il sergente Gwalchmeil a proporlo, signore. Ha detto che un’operazione ridicola doveva avere un nome ridicolo e la proposta è stata accolta con entusiasmo da tutti.”

La sua segretaria lo guardava come se da un momento all’altro sarebbe esploso.

“Ma non a me.” Sentenziò infatti a denti stretti, reprimendo l’impulso di gridare il nome del suo sottoposto per fargli un bella ramanzina. Lui odiava le cose… ridicole.
Lucius Chaste era un uomo di sani principi e soprattutto coi piedi ben piantati per terra. Era un realista che aveva scelto una strada difficile in un ambiente dove con la realtà dura e cruda bisognava averci a che fare ogni giorno. Solo con quella sua pragmaticità e con una buona dose di coraggio, che non gli era mai mancata, aveva fatto carriera nel mondo della polizia britannica divenendo a soli 32 anni, Ispettore Capo di uno dei cinque distretti del Regno Unito. Una posizione molto ambita che però a lui ancora non bastava, perché il suo senso del dovere gli aveva fatto desiderare molto di più.

“Se vuole lo faccio cambiare, modifico tutto…”

“No lascia stare…” sbuffò interrompendo la segretaria e accompagnando le parole con un gesto della mano. “Mandami piuttosto quel giornalista… mi auguro non voglia dettagli sull’operazione Baby on Board!” si chiese distorcendo la voce sulle ultime parole.

La donna non gli rispose, preferendo il silenzio forse per paura di scatenare altra rabbia. Si avvicinò alla porta dell’ufficio per aprirla e richiamare l’attenzione di una persona che attendeva di fuori. Poco dopo entrò un uomo dall’aria saccente e poco simpatica… come tutti i giornalisti, ricordò Lucius.

“Buongiorno Ispettore Chaste. Posso disturbarla per alcune domande?”

Lucius lo osservò per bene, mentre gli restituiva il saluto con una stretta di mano. “Di che tipo, se posso sapere?”

“Delle sue recenti dichiarazioni… politiche, se così possiamo definirle.”

Lucius sorrise. Quel giornalista era lì per cose importanti, non per inezie come la figlia dei reali d’Inghilterra. “Bene, mettiamoci comodi.”

***

Scendere nei bassi fondi era sempre un po’ come tornare indietro nel tempo. A quando lui non era che una recluta, appena diciottenne e tutto quel mondo era tutto ciò che lui aveva sempre sognato. Il suo ufficio aveva la sede esattamente sopra una delle tantissime centrali di Polizia che gestiva dall’alto della sua carica. Nonostante gli impegni della giornata, non aveva scordato lo scherzetto del sergente Gwalchmeil e aveva tutta l’intenzione di fargli una lavata di capo. Primo, perché quel nome era davvero ridicolo e non appena la stampa lo avrebbe saputo ci avrebbe impietosamente ricamato sopra e poi – soprattutto, avrebbe aggiunto – perché i nomi delle operazioni li decideva lui. Era una questione di principio!

Perciò si trovava a gironzolare tra il caos della centrale, degli agenti in servizio, degli arrestati e dei comuni cittadini lì per qualche richiesta. Gli era stato detto che il sergente dal nome impronunciabile e anche piuttosto brutto – a detta sua – era sceso in centrale per interrogare il testimone di un omicidio. Non che lui avesse più competenze di questo tipo, ma la natura passionale dell’uomo lo costringeva di tanto in tanto ad abbandonare carte e scartoffie per tornare a fare il poliziotto come un tempo.

“Dove trovo Gwalchmeil?” domandò a un agente semplice in servizio all’accettazione. Il giovanotto dall’aria inesperta lo squadrò poco convinto.

“Chi lo cerca?”

Lucius sollevò gli occhi al cielo. “Come sarebbe a dire chi lo cerca! Trovami immediatamente il sergente se non vuoi che ti licenzi sul posto!”

Il giovanotto parve scuotersi. Sgranando gli occhi e intuendo finalmente chi avesse davanti, si sollevò in piedi mimando un gesto militare e poi scattò alla ricerca del sergente Gwalchmeil.

Lucius scosse il capo sospirando con quieta disperazione. “Tutti a me…”

Il suo gesto teatrale non raccolse l’attenzione di nessuno, perché all’improvviso un grido immobilizzò l’intera centrale. Lucius sollevò il capo in direzione della baraonda che di lì a poco si creò e con passo veloce raggiunse il punto in cui diversi agenti cercavano di immobilizzare… un vecchio.

“Ma si può sapere che…” provò, mentre osservava l’uomo dimenarsi e gridare frasi senza senso, respingendo gli agenti con una forza innaturale per un anziano della sua età.

“Tenetelo fermo!” gridò qualcuno. Poi avvenne qualcosa di ancora più assurdo: uno dei poliziotti si ritrovò a capitombolare su una scrivania senza nemmeno essere toccato. Fu a quel punto che Lucius si intromise e gridò.

“Smettetela tutti quanti! Lasciatelo andare!”

Il comando così imperioso, fu accolto senza alcuna reticenza. Evidentemente la centrale non era fatta solo di pivelli e qualcuno ancora riconosceva la sua autorità. Vide il vecchio crollare a terra e ansimare per l’agitazione o forse lo spavento… o forse qualcos’altro che Lucius non capiva.

Aveva l’aria di un vecchio barbone, con quel cappello di lana in testa e gli abiti sdruciti ma emanava un forte odore di pesce.

“Da dove viene?” domandò a uno degli agenti che aveva provato a fermarlo.

“Sarà un vecchio ubriacone, signore. Lo abbiamo trovato incosciente sulle rive del lago e lo abbiamo portato qui.” A quelle parole, Lucius strinse la labbra ma non diede altro segno di turbamento. Quella frase l’aveva già sentita un'altra volta.

Fu a quel punto che si inginocchiò per guardare meglio quel vecchio e… non vide nient’altro che un vecchio. Sporco e impaurito. Ed esausto. Con gli occhi di un azzurro vivido che adesso ricambiavano lo sguardo.

“Non dovrebbe stare qui. Quest’uomo va portato in ospedale o in un osp-“ non concluse la frase. La voce gli morì in gola, quando la mano raggrinzita ma forte del vecchio lo arpionò sull’avambraccio. Vide quegli occhi azzurri sgranarsi di sorpresa e poi quella bocca nascosta dalla folta barba bianca spalancarsi come per dire qualcosa.

Ma non ne uscì nulla alla fine. Il vecchio lo guardò iniziando inspiegabilmente a piangere. E lui si sentì a disagio.

“Mi… occuperò io di lui.”


Continua…


/////

Ehilà! Sono stata buona e ho pubblicato ad appena 24 ore di distanza, visto? u_u la verità è che effettivamente nel prologo non c’è assolutamente nulla ed ero curiosa di farvi leggere il primo capitolo della storia vera e propria! :D

Storia che mi auguro abbia qualche recensioneeeeeeee >______< suvvia, non fatevi pregare!! Ora entriamo nel vivo, il vecchietto incontra questo giovanotto di nome Lucius, che… non continuo ma spero di avervi incuriosito! ^-^

Solo qualche piccola precisazione: ho cercato la struttura della Polizia Inglese su wikipedia e se non ho capito male, in teoria dovrei aver scritto tutto bene! Ma se dovessero esserci errori, chiedo venia! ;)

Altra precisazione, o meglio consiglio, fate caso ai nomi. Nessuno è stato scelto a caso! :D vediamo se via via indovinate a chi fanno riferimento!
Stavolta vi lascio una piccola anticipazione!
 
“Lo ripeto tu sei un folle.”

Lucius sghignazzò compiaciuto, la tazza del caffè ormai vuotata del tutto. “No, io sono una leggenda!”

Cocci sul pavimento. Il rumore improvviso lo fece sobbalzare, per un attimo dimentico che in casa vi era qualcun altro.
 
Bene! E con ciò vi saluto al prossimo capitolo! Aspetto commentiiiiii!
Baci
Ryta
   
 
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