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Autore: fanny6    09/01/2013    1 recensioni
"-Grazie, ma credo che nessuno potrà fare niente per questo rottame- la sua voce diceva più di tutti i suoni che avessi sentito prima. La guardai estasiato mentre prendeva a calci una ruota, e la mia prima preoccupazione fu quella che non si facesse male.
-Hei, hei, hei….!- la fermai, tirandola indietro con una mano –Così ti fai male!- protestai.
-Scusa- abbozzò un sorriso.
E il mio mondo ricominciò a girare."
Dopo la nascita di Renesmee, Jacob ha giurato di non amare altri che Bella per tutta la sua vita, nonostante sappia di averla persa per sempre. Le cose, però, non vanno mai come le pianifichiamo.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Joseline
 
 
-Papà! Di qua! Veloce, prendi una tinozza…una tazza qualsiasi cosa!-
-Non posso, sono tutte finite!-
-Ma papà! L’acqua sta entrando anche dalle finestre! Non è già abbastanza la porta?!? Cerchiamo almeno di limitare i danni!-
Correvo qua e là cercando di evitare troppi danni: Jake aveva avuto ragione a preoccuparsi per la casa. L’acqua entrava da sotto la porta d’ingresso, un misto tra quella salmastra del mare e quella piovana: evidentemente i lavori che mio padre aveva definito ‘ultimati’ non erano poi così a posto.
Si prospettava proprio una bella nottata, e avevano anche dovuto rinunciare alla cena, come il suo stomaco le stava ricordando.
-Papà, ma non dovrebbe entrare così tanta acqua!- mi lamentai
-Lo so, Jo, ma non avevo calcolato la potenza di questo mare…e nemmeno di certi temporali estivi- borbottò –Bisognerà fare qualche cambiamento-
-Direi- risposi, piuttosto piccata.
-Vedrai che si placherà, Josie…- mi confortò
-Certo, papà, ma intanto la casa è allagata- ribattei, indicando le tinozze che ingombravano il pavimento.
-Lo so- sospirò –Mi dispiace, e….-
CRASH. Partito un vetro della finestra. Cacciai un urlo, riparandomi con le braccia
-Oddio! Ma che cosa cavolo..?!?- il vento aveva gettato un pezzo di ramo contro la finestra, rompendola. Ora entravano fiumi d’acqua.
Prima che potessimo pensare di coprire il buco con qualcosa, bussarono violentemente alla porta. Corsi ad aprire.
-Ciao, Josie, sono Sam Uley…ti ricordi?-
-Certo- sospirai di sollievo. La sua stazza e la sua aria tranquilla mi rassicuravano. Dietro di lui c’era Jacob. Nonostante la situazione non riuscii a non sorridergli, quando lo vidi. Lui sembrava preoccupato invece
-Signor Porter, lei e Josie venite a casa mia… non siete al sicuro qui- disse, con fermezza
-Guarda Jake- Sam indicò il vetro –Sembra che ci sia caduta una bomba in questa casa- osservò –Io vi chiuderò la finestra, state tranquilli, mi assicurerò che sia tutto a posto…voi seguite Jacob- sembrava quasi un ordine, sebbene fosse gentile.
Mio padre non si fece pregare, e uscimmo nel temporale. Jacob mi faceva da scudo contro la pioggia, grande com’era, cingendomi le spalle. Notai che nonostante la temperatura si fosse abbassata lui scottava come sempre.
Ci fece entrare in macchina e guidò silenzioso per il breve tragitto: sembrava sempre preoccupato, e restò in tensione finchè non entrammo in casa sua. A quel punto si rilassò, e sorrise.
-Aspettavate di trovarvi qualche medusa in salotto per chiamare?- domandò, ironico.
Io mi osservai meglio: ero un vero disastro, bagnata fradicia, i pantaloncini e la t-shirt incollati addosso, i capelli selvaggiamente sparsi per la testa.
-Scusa- biascicai, guardando in cagnesco mio padre, che sembrava imbarazzato
-Non vorrei approfittare dell’ospitalità…- disse a Billy, che scoppiò a ridere
-E pensi di riuscire a dormire a casa tua?- lo prese in giro. Mio padre si unì alla risata, mentre seguiva Billy che lo portava a prendere vestiti puliti.
La casa di Jacob era molto piccola, su un piano solo, ma accogliente.
Sentì il suo sguardo su di me e lo ricambiai: lui cercava di trattenersi dallo scoppiare a ridermi in faccia –Sei uguale a quando ti ho vista la prima volta- osservò con un sorrisone –Mi sei mancata oggi- aggiunse, mentre gli occhi si illuminavano e mi sfiorava una guancia con la mano calda. –Vieni, ti do qualcosa da metterti…sei da strizzare-
Lo seguii fino alla sua piccola camera, in fondo al corridoio, ed entrai un po’ più timida del solito.
-Ecco- lo sentì dire, dopo che ebbe rovistato nell’armadio –Puoi prendere questi….- mi porse una t-shirt che mi sarebbe potuta stare anche come camicia da notte e un paio di pantaloncini –Sam è appena passato con spazzolini e effetti personali- aggiunse –E’ già tutto in bagno….ti faccio vedere dove-
 
 
Jacob
 
 
Aspettavo andando su e giù in camera mia, dopo essermi messo un paio di pantaloni della tuta come pigiama. Già sentivo troppo caldo, ma non volevo mettere Josie in imbarazzo.
Quando Sam e io l’avevamo sentita gridare (eravamo già davanti a casa sua a sorvegliare la situazione) ero stato preso dal panico. Davvero, se Sam non mi avesse fermato avrei sfondato la porta per vedere come stava.
-Permesso?- sentì la voce di Josie da dietro la porta e la spalancai, passandomi una mano tra i capelli che raggiungevano quasi le spalle: non riuscivo mai a tagliarli del tutto.
-Vieni- la accolsi, facendomi da parte perché potesse entrare.
Josie entrò, circospetta, i capelli color miele che, indomabili, le circondavano il viso.
-Non ti mangio- ridacchiai, richiudendomi la porta alle spalle, e la mia risata aumentò quando la vidi con indosso i miei vestiti: le stavano a dir poco enormi.
-Non c’è niente da ridere- protestò lei, incrociando le braccia al petto
-Scusa, scusa- la guardai per un momento, più serio –Hei…promettimi una cosa-
-Dimmi- mi persi nei suoi occhi color nocciola
-Devi chiamarmi per qualsiasi cosa succeda che ti possa mettere in pericolo. Nel caso io non ci fossi, Josie, mi devi avvertire- la pregai, prendendola per le spalle –Non voglio che ti succeda niente, okay? Me lo puoi promettere?-
-Ma…-
-Josie. Per favore, promettimelo. Fallo per me- capivo che la mia richiesta era piuttosto importante, ma lo spavento che mi ero preso quel giorno era servito da avviso
-….lo prometto- mi sorrise, prima di abbassare lo sguardo -…Allora vado-
La osservai perplesso –Dove vai, scusa?!?-
-Beh…a dormire, no?-
-Ma tu dormi qui!- esclamai, candidamente.
-Cosa?- la vidi arrossire, e mi spuntò sulla faccia un incontrollato ghigno malizioso.
-C’è tuo padre sul divano,e  Billy è in camera sua. Tu dormi qui-
-E tu?- domandò confusa
-Io pure. Dormo sul pavimento con questo- e indicai un materasso appoggiato alla parete: avevo la capacità di dormire ovunque.
-Escluso, Jake. Non se ne parla. Io dormo sul pavimento e tu ti tieni il tuo letto- mi intenerii della sua testardaggine
-Stai tranquilla, l’ho già fatto altre volte, quando avevamo ospiti… non mi da fastidio-
-Nemmeno a me da fastidio- si mosse verso il materasso, e la bloccai con un braccio
-Josie, vuoi stare ferma un attimo? Senti, apprezzo, davvero, ma… Guardami: tu dormi sul letto, io sul materasso. Fine della storia- conclusi con un’alzata di spalle, trascinandola sul letto e trascinando giù materasso e cuscino, per poi sdraiarmici. Non avrebbe potuto spostarmi nemmeno con i suoi più enormi sforzi.
-Non è giusto- sospirò, sdraiandosi finalmente sul mio letto mentre mi alzavo per spegnere la luce. Fuori continuava a diluviare.
Mi chinai su di lei e le diedi un bacio sulla fronte fresca –Buonanotte, Josie- le mormorai. Feci per tirarmi su, ma le sue braccia, intorno al mio collo, mi fermarono.
-Mi sei mancato anche tu oggi- bisbigliò al mio orecchio, mentre giocava con i miei capelli.
Feci un enorme sforzo per non baciarla. Enorme, davvero. Le sorrisi e la abbracciai, poggiando le mie labbra sulla sua guancia morbida –Ti voglio bene-
-Anche io-
Sciolse l’abbraccio e mi sorrise –Buonanotte, Jake-

 
  
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