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Autore: Nori Namow    09/01/2013    16 recensioni
«Ther, nessuno può separarci. Tu sei la mia combinazione perfetta.»
***
«Smettila idiota.».
«Ti amo.»
«Lo so.»
«E sono un idiota. Sai anche questo?»
«So anche questo.»
«E tu non mi ami più?»
«Io ti amo. Ma se mi lasci di nuovo o fai il coglione, giuro che ti strappo i testicoli.» borbottò seria più che mai.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-GRACE.
«Lou, dove mi hai nascosto la maglietta azzurra?» domandai al ragazzo che leggeva un libro steso sul mio letto, mentre io rovistavo nell’ armadio alla ricerca dell‘ indumento.
«L’ ho nascosta.» rispose semplicemente, senza staccare gli occhi da ‘Fallen’. Alzai un sopracciglio, confusa.
«Come, scusa?»
«Era troppo scollata, così l’ ho nascosta.» spiegò sorridendo. Si alzò, mettendo il segnalibro fra le pagine appena lette e venne ad abbracciarmi.
«Tu non sei normale.» constatai, per poi dargli un bacio a fior di labbra.
Ma la mia mente vagava da un’ altra parte. Da una persona, in particolare, e Louis se ne accorse attento com’ era.
«Grè, è passato un mese. Magari adesso potresti…» tentò di parlare, ma lo interruppi subito. Era un argomento della quale non amavo discutere.
«Hai sentito che ha detto Harry, no? Hai sentito cosa sta combinando. Mi ha vietato di parlarle e io non posso fare di testa mia. Harry è testardo, tu lo conosci meglio di me. E poi lei non vuole più vedermi.» gli ricordai, abbassando lo sguardo.
«Chris ti ha detto che non vuole più vederti. È stato quel porco schifoso, e ci scommetto i miei bellissimi capelli e i miei occhi favolosi, che è una cazzata. Lui vuole Katherine tutta per sé, e la sta allontanando da noi.» disse scrollandomi appena per le spalle. Lo abbracciai, per poi affondare la testa nell’ incavo del suo collo.
Mi mancava quella ragazza con i capelli rossi e tremendamente ricci. Mi mancava la mia migliore amica, e sapere che lei mi odiava mi rendeva ancora più triste.
Ma come potevo darle torto? Lei mi aveva cercata, e io accuratamente evitata, i primi due giorni. Poi avevo provato a parlarle, ma quel Chris aveva risposto, con un sorriso maligno, che ormai Ther non voleva neanche più vedermi da lontano. I giorni passavano, e io non la vidi più, se non quei pochi secondi a scuola, durante il cambio dell’ ora.
E una volta finito l’ anno scolastico, ero riuscita a vederla solo un paio di volte. Harry pochi giorni prima era tornato a casa fumante di rabbia, cominciando a sbraitare. Borbottava sul fatto che Katherine aveva preso una brutta strada, che non voleva certo questo per lei.
«Io me lo ricordo, Lou. Quando Kath passò quel periodo di merda. Tu passavi tranquillo nella tua auto, e la vedevi assieme a quei coglioni, senza sensi, gli occhi arrossati, delirante. Io non voglio che le succeda di nuovo.» sussurrai, mentre sentivo le lacrime scorrere liberamente.
«Troveremo il modo di parlarle, vedrai.» tentò di tranquillizzarmi lui, accarezzandomi la schiena. Mi staccai bruscamente, perché era inutile darmi false speranze.
«Merda Louis, proprio non capisci? Quel bastardo di Chris si fa di cocaina, porca vacca. Se Katherine la prova è finita, capito? Finita.» strillai, sbattendo la porta della mia camera.
Era come se le gambe si muovessero da sole, come se non avessi più il controllo del mio corpo. L’ ansia mi stava divorando, e io desiderai prendere per i capelli Kath e trascinarla a casa mia. Ma non potevo, perché c’era sempre quella lì in casa, a disturbare me.
Ed eccola lì, la troietta del secolo, mentre si affacciava dalla porta della camera di mio fratello con aria annoiata perché lui non glielo dava.
«Perché strilli, Grace?» chiese con voce dolce, ma assolutamente falsa. Era anche colpa sua, se Kath cadeva di più nel baratro.
«Non mi sembra che siano stracaz…» non riuscii a terminare la mia splendida frase, che Louis mi tappò la bocca, costringendomi a ritornare in camera. Mi divincolai dalla sua presa.
«Mio fratello è un idiota, Katherine è un idiota, io sono un idiota. Siamo tutti idioti!» ringhiai con le lacrime agli occhi, sconfitta.
«Andrà tutto bene.» sussurrò soltanto Louis, baciandomi dolcemente. Lo sapevo che in fondo, non ci credeva nemmeno lui alle sue parole.
 



-HARRY.
 
«E torna a sbatterti Monique, perché è quello che hai sempre voluto, vero? Volevi solo una prostituta che si lasciasse legare al letto. Non è vero, Harry?» 
 
No. Io non volevo lei. Io volevo solo vendicarmi perché tu mi avevi mentito, Katherine.
Osservai la ragazza che si attorcigliava una ciocca di capelli al dito, mentre accavallava le gambe e si mordeva il labbro inferiore, illudendosi così di riuscire a provocarmi. Neanche un bacio, né una carezza. E nonostante volesse che le “ripetizioni” diventassero ben altro, io non avevo mai ceduto.
Non aveva i capelli rossi. Non erano ricci. E gli occhi, non erano come i suoi.
Lei non era Katherine, e ciò bastava per non farmela desiderare, neanche un po’.
Pensavo che lei sarebbe stata bene, libera di vivere la sua relazione alla luce del sole, senza dover più nascondere nulla. Eppure dopo quella sera, Will non l’ avevo più rivisto. Ero convinto che lei volesse andare a New York con lui, intraprendendo una carriera da ballerina, brava com’ era.
E invece era rimasta lì, in compagnia di quel maledetto idiota, cafone, imbecille. Perché? Perché era ritornata da lui? Perché stava facendo questo a se stessa e a tutte le persone che l’ amavano? Perché io l’ amavo ancora, dannazione. E sentirmi dire da lei che l’ avevo lasciata per Monique era peggio di un calcio nelle palle.
«Harry, andiamo a fare un giro?» chiese Monique accarezzandomi maliziosamente un braccio. Lo tolsi immediatamente dal bracciolo della sedia, guardandola di sbieco.
«Va bene, poi ti riaccompagno a casa.»
 
 


-KATHERINE.
«Minchia come sei moscia Ther. Cosa succede?» la voce fastidiosa di Chris giunse alle orecchie un po’ ovattata a causa delle cuffie.
Erano un buon modo, per stare in sua compagnia senza il desiderio costante di fuggire via. Però poi passava nella Playlist una canzone che mi ricordava lui, e a quel punto ero costretta a reprimere l’ impulso di pestare sotto ai piedi l’ iPod. Feci l’ ultimo tiro alla sigaretta, per poi gettare il mozzicone a terra. Lo schiacciai con il piede, impedendo al fumo di propagarsi ulteriormente nell’ aria.
Vuoi davvero sapere cosa succede? Succede che sono stanca di sopravvivere, di stare sola, di combattere. Succede che per me è diventato uno sforzo enorme pure respirare e mi manca.
Mi mancano le sue fossette, quegli occhi verdi e luccicanti. Mi manca la sua risata inconfondibile e le battute stupide, quelle che era solito fare in mia compagnia. Mi mancano le sue mani sul mio viso, le sue labbra che cercavano le mie con premura e attenzione.
Mi manca la sua voce roca, che mi sussurrava parole smielate, ma della quale non potevo fare a meno. Mi odiavo perché in fondo lo amavo ancora, e
l’ idea che stesse con quella stronza di Monique mi faceva credere che forse quella sbagliata ero io.
«Smettila di chiederlo, Chris. Va tutto bene» lo rimbeccai indifferente, troppo occupata ad osservare la punta delle scarpe.
Eravamo gettati su quella panchina da quanto tempo? Tre, quattro ore, forse?
E il bello era che io non desideravo tornare a casa, né tantomeno rimanere lì. Mi sentivo fuori luogo, oppressa, di troppo. Era come se non esistesse più un luogo adatto a me.
Inoltre, lo scontro ravvicinato con Styles mi aveva scombussolata parecchio. Avevo quasi dimenticato che effetto mi facesse la sua vicinanza.
Sentii un braccio sottile cingermi le spalle con prepotenza, ma lo scansai con rabbia.
«E dai, neanche un bacio?» domandò con la lingua fra i denti e un sorriso malizioso. Non era il suo stesso sorriso, non c’era la sua scintilla negli occhi.
«Basta, devo andare a casa. Scusa Chris.» lo liquidai, alzandomi di scatto dalla panchina pronta a rifugiarmi fra le mura casalinghe.
Ma come accadeva da qualche giorno a quella parte, non appena mi alzai la testa girò vorticosamente, annebbiandomi la vista. Per qualche secondo vidi tutto nero, e poi tornò alla normalità.
«Sicura di stare bene? Fra poco non ti reggi neanche in piedi.» fece notare Chris, schioccando la lingua sotto al palato.
Alzai gli occhi al cielo e me ne andai.
 


Trattenni le lacrime, cancellando con rabbia quella canzone dal mio iPod. Sapevo che sarebbe servito a ben poco, perché la melodia mi affollava la testa come per dispetto. Potevo ascoltare di tutto tranne Everything, dei Lifehouse. Quella canzone aveva un testo tremendamente adatto alla mia situazione, e il momento in cui lui me la fece ascoltare balzava tra i ricordi.
«Fanculo a te, a quella troia della tua ragazza. Fanculo tutti.» sibilai con le braccia conserte, gettandomi sul divano.
Neanche il tempo di chiudere gli occhi, che qualcuno cominciò a suonare il campanello a ritmo di una musica a me sconosciuta.
Corrugai la fronte, chiedendomi chi potesse essere. Sbuffai, prendendo in considerazione che forse Chris non aveva capito che l’ avrei ucciso a colpi di schiaffi se non avesse smesso di starmi sempre fra i piedi. Mi alzai a malincuore, aprendo di scatto la porta.
E rimasi paralizzata, cercando di nascondere le lacrime.
«Joe?» strillai, trovandomi di fronte il ragazzo che sorrideva felice, ma un po' rattristato dalla mia espressione. Mi feci da parte, invitandolo ad entrare e cercando qualcosa di sensato da dire.
Joe era stato in vacanza durante tutto quel tempo, e non ero riuscita né a vederlo, né a sentirlo. Mi era mancato molto, ma lui era l’ ultimo dei miei problemi. Si accomodò sul divano, e notai che quel silenzio era anomalo, da parte sua.
«Se avessi saputo… non avrei mai spento quel fottuto cellulare per un intero mese.» disse abbracciandomi forte, mentre io ricambiavo la stretta con affanno.
«Sono una testa di minchia, chioma rossa. Scusa.» continuò mentre mi accarezzava i capelli. Cercai di sorridere, con scarso successo.
Joe mi diede un bacio sulla fronte, per poi odorare i miei capelli.
«Aspetta un attimo. Questo è odore di tabacco e… di marijuana? Katherine, cosa cazzo combini?» esclamò sbalordito, mentre io abbassavo lo sguardo, colpevole.
«Frequenti di nuovo Chris, non è vero?» domandò ancora, più arrabbiato di prima. Sapevo che Chris portava guai, che mi stava allontanando da tutti.
«Cristo. Manco per un mese e succede di tutto. Ho visto che Monique sbava dietro Harry, e perciò avevo intuito che fra voi fosse finita. Ma non pensavo per questo motivo.»
Mi morsi violentemente il labbro inferiore, pregando che le lacrime rimanessero all’ interno del condotto lacrimale.
«Non ci siamo lasciati a causa di Chris.» balbettai a bassa voce, distrutta.
«Bene. Sembri un cadavere, lo sai? Forse è perché esci poco.» affermò, prendendomi per mano. Poi andò al piano di sopra, in camera mia.
Joe conosceva la mia casa perfino meglio di me.
Mi fece sedere sul letto, mentre rovistava nel mio armadio alla ricerca di qualcosa. Sussultai, quando prese quel pacchetto, rimettendolo al suo posto un attimo dopo. Istintivamente portai la mano sul collo, dove quel ciondolo sembrava prendere fuoco al contatto con la pelle.
Doveva essere suo, ma lo tenevo io, perché ormai per lui non avrebbe avuto più alcun significato.
«Metti questi. Truccati, e usciamo. Hai bisogno di gente normale e possibilmente che non ti stordisca con l’ erba.» borbottò, lanciandomi la maglia con il viso del gatto stampato sopra.
Feci un sorriso forzato, ricordando l’ occasione in cui la indossai. Poi rassegnata dallo sguardo di Joe, andai a cambiarmi.
 


«Fammi vedere se ho capito. Insomma, la morale di questa favola tragica è… che siete due coglioni?» chiese Joe ingranando la marcia. Era teso e nervoso, ma come potevo biasimarlo?
«Sì.» borbottai semplicemente, osservando il panorama fuori dal finestrino. Aveva insistito per ascoltare come erano andati realmente i fatti, e si era arrabbiato ancora di più.
«Katherine, quando io ho mollato Monique, non sono andato a fare compagnia ai fattoni. Me ne sono andato in vacanza cambiando ragazza ogni sera.» mi fece notare con un sorrisetto furbo.
«Tu sembri… Bella Swan, accidenti. Depressa esattamente come lei.» sibilò poi, parcheggiando l’ auto. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé, e stava guardando qualcosa di interessante con la fronte corrugata. Neanche il tempo di osservare ciò che lui era impegnato a vedere, che parlò.
«Guarda chi si vede… la dolce Monique con il dolce Harry.»





SCIAO BELEEE.
Ho aggiornato prima del previsto. UAU.
Ora pretendo che voi mi amiate, ok? Ok.
HAHAHAHAHAH Allora, questo capitolo fa scendere un po' le palle, non è vero?
Ed ecco spiegato perché Grè e Lou non le parlano. Colpa di quella medda di Chris èwé
Maaa è tornato Joe, gente, e tutto adnrà per il meglio (ma anche no hahahahaha)
Il prossimo capitolo sarà un po' buuuuum, ma non troppo.
Oh, passate dalla mia friendy che sta scrivendo una ff faiga. (È al prologo, ma fidatevi, la trama è fantastica lol)
Cliccate sul banner figo perché è animato che ho fatto io, e andrete alla storia C:
Ah, e i capitoli per finire questa storia ssaranno minimo 5 DDD: #nonodiatemi


   
 
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