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Autore: coldcoffee89    09/01/2013    7 recensioni
Credete nel destino? Quante volte avete pensato che una cosa via sia successa solo perché era già scritta?
Il destino esiste. Gioca con le vite delle persone, le unisce e le separa, le fa innamorare e le fa soffrire. Il destino non ti dirà cosa fare, ti darà una spinta e traccerà la tua strada ma sarai tu a doverla seguire.
Questa volta il destino ha deciso di giocare con le vite di due giovani ragazze che s'incrociano ogni giorno senza sapere quanto legate siano le loro esistenze, quanto simili siano le loro esperienze.
Sam, bloccata in una condizione che non le piace più, ha bisogno di ritrovare sè stessa. Charlie, invece, ha bisogno di tornare a vivere. E sarà il destino a dare loro una mano conducendole verso una strada che mai avrebbero pensato di percorrere.
Ad affiancarle in questo percorso saranno i loro amici di infanzia, cinque semplici ragazzi le cui strade si intrecceranno indissolubilmente con quelle delle due ragazze più di quanto già non lo siano.
**STORIA INTERROTTA**
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Snowflake


Noi crediamo di condurre il destino,
ma è sempre lui a condurre noi.

Denis Diderot, Jacques il fatalista e il suo padrone, 1773





Era il 5 Dicembre e i primi fiocchi di neve si posarono sull'asfalto con grazia e delicatezza. La loro discesa sembrava così lenta e inesorabile che la ragazza s'incantò per qualche istante davanti alla finestra catturata da quei minuscoli coriandoli di ghiaccio che danzavano nell'aria leggiadri.
- Nevica! Venite a vedere! - urlò senza staccare gli occhi dalla finestra eccitata come una bambina. La neve le era sempre piaciuta, così fredda ma allo stesso tempo capace di riscaldare i cuori grazie alla sua bellezza e all'atmosfera che riusciva creare.
Qualche istante dopo udì dei passi veloci e due teste l'affiancarono, una biondissima e l'altra di un bel castano intenso, mentre due braccia le cinsero i fianchi.
- Finalmente – mormorò il biondo alla sua destra puntando i suoi occhi azzurri sul vetro che si era leggermente appannato per la differenza di temperatura che c'era tra l'interno della casa e l'esterno.
Stettero così, tutti e quattro gli abitanti di quel piccolo appartamento nel centro di Londra, in silenzio ad ammirare la discesa della neve che lentamente dipingeva le strade e i tettucci delle auto di bianco.
La ragazza sentì delle mani fredde accarezzarle il collo, scostarle lentamente i lunghi capelli castani dalla spalla destra e poi delle labbra morbide posarsi su di essa, ormai libera, coperta solo da un leggero strato di stoffa che era stato accuratamente spostato.
- Andiamo a letto – sussurrò il ragazzo dietro di lei stringendola più forte in quell'abbraccio che pareva urlasse in cerca di un po' d'amore.
Quel giorno non avevano litigato come invece era successo il giorno prima e quello prima ancora ma la sensazione che la cosa più solida che aveva avuto nella sua vita si stesse per sgretolare continuava a tormentarla.
- Sam.. - sussurrò ancora il ragazzo che aveva sciolto l'abbraccio ma che aveva afferrato la sua mano per trascinarla con sé. Solo in quel momento la ragazza distolse lo sguardo dalla neve per tornare alla realtà ed incontrare gli occhi del suo fidanzato, con cui aveva trascorso sei anni della sua vita. Occhi di un azzurro intenso che le ricordava il colore del mare, occhi che aveva amato tanto.. e adesso?
- Notte Liam, notte Niall – scoccò un bacio sulla guancia ai due ragazzi che fissavano ancora la neve attraverso lo spesso vetro della finestra e si ritirò in camera dove il suo fidanzato la stava già aspettando.
Stava in piedi vicino all'armadio aperto, cercando chissà cosa, e la ragazza ne approfittò per infilarsi sotto le coperte e affondare la testa sul cuscino. Circa un minuto dopo il letto cigolò e un braccio le circondò la vita facendola girare così si ritrovò quei due profondi occhi azzurri a pochissimi centimetri.
- Sei ancora arrabbiata? -
- Lou, non mi va di parlarne -
- Sei ancora arrabbiata.. - borbottò il ragazzo abbassando lo sguardo, l'unica cosa che la teneva ancorata a quell'amore ormai troppo vecchio e usato, pieno di cose non dette, i suoi occhi.
Sentì una mano scorrere dal suo collo fino ad arrivare al colletto della sua camicia.
Primo bottone.
E le labbra del ragazzo si posarono su quelle di lei, con foga.
Secondo bottone.
Le labbra scesero lungo il suo collo mentre le mani trovarono i suoi fianchi per stringerli con forza attirandola verso di lui.
Terzo bottone.
Con le labbra si spostò lungo l'incavo del seno.
Quarto bottone.
- Louis.. per favore – disse la ragazza in un sospiro – Domani devo svegliarmi presto -
Il ragazzo la guardò per un istante e poi la lasciò andare sbuffando sonoramente e girandosi dall'altra parte – Buonanotte – disse e dal suo tono Samantha poté sentire la tensione che provava, la rabbia e la delusione.
Ci aveva provato Sam, ma non ce l'aveva fatta.

Buio.
Non riusciva a vedere nulla.
Sentiva solo respiri che si susseguivano, voci che si inseguivano. Non riusciva a muoversi, non riusciva ad alzare neanche un dito né ad aprire gli occhi.
- Charlie -.
Lui era lì, lei poteva sentirlo, ma non poteva vederlo, non poteva rispondergli, non riusciva a dirgli che anche lei era lì. Provò a parlare ma tutto quello che uscì dalle sue labbra fu il nulla, sentì lacrime calde rigarle le guance, provò ancora ad aprire la bocca ma il niente venne fuori.
- Charlie, stai tranquilla -.
Ancora una voce, non quella di lui questa volta, una voce che sembrava volerla trascinare da quell’oscurità, da quel torpore, da quella sofferenza.
- Charlie -.
Non riusciva ancora ad aprire gli occhi, le lacrime continuavano a scendere copiose.
- Charlie, sono io -.
Mani calde le accarezzarono il viso, le asciugarono le lacrime.
- Stai tranquilla. Calmati - labbra umide le si posarono sulla fronte, un dolce respiro le sfiorò la pelle.
Gli occhi di Charlotte si riaprirono lentamente, la vista offuscata dal pianto. Fece vagare il suo sguardo sul corpo premuto contro il suo, sulle braccia che la stringevano e la cullavano. Pian piano riuscì a ricostruire il suo mondo, quello a cui apparteneva, quello a cui era stata sottratta quella notte.
- È stato un altro incubo - parlò lentamente contro la maglietta bianca della persona stretta a lei.
Alzò i suoi occhi grigi sul viso del ragazzo, una nota di sollievo sembrò attraversargli lo sguardo - Stai bene? - le domandò, scostandole i capelli dal viso. Il materasso si piegò sotto il peso di un’altra persona e a Charlotte non servì guardare per capire chi fosse.
- Buongiorno - mormorò il nuovo arrivato con la sua voce bassa e ancora assonnata, i suoi capelli ricci non avevano un bell’aspetto.
- Ragazzi, scusate, non volevo svegliarvi… io.. -
- Charlie - il ragazzo che la stringeva ancora a sé le sorrise, i suoi occhi scuri e penetranti fecero altrettanto - Sai che non è un problema -
- Sì, è vero - gli diede manforte il riccio, sdraiandosi al suo fianco.
Erano tutti e tre lì, lei in mezzo ai suoi più grandi amici, forse gli unici che aveva al mondo, le uniche persone che davvero contavano, che per lei c’erano sempre state.
- E poi è sempre una scusa per infilarmi nel tuo letto - il riccio parlò ancora, trattenendo un ghigno ma beccandosi comunque uno schiaffo sul petto da Charlie.
- Sei sempre il solito - disse lei, piegando l’angolo destro della bocca in una smorfia possibilmente paragonabile ad un accenno di sorriso.
- Harry, vai a preparare la colazione - gli ordinò l’altro allungandosi per dargli allo stesso modo una pacca sul petto, ma più forte di quella che Charlie gli aveva mollato.
- Ahia! - esclamò Harry, fulminando il suo amico e mettendo su un’occhiata che di minaccioso non aveva proprio nulla - Va bene, vado! -.
Charlie guardò Harry uscire dalla sua stanza con un lieve sorriso sulle labbra, stranamente indossava un paio di boxer. Di solito non usava neanche quelli per dormire.
- E tu - il moro non risparmiò neanche a lei i suoi ordini - Vai a fare una doccia. Ci vediamo in cucina -.
Le lasciò un piccolo bacio sulla fronte e si alzò dal letto. Ma prima che potesse uscire dalla stanza, Charlie si mise seduta e mormorò un semplice - Grazie, Zayn -.
La ragazza si alzò a sua volta, abbandonando le coperte calde, quel luogo sicuro nel quale si era sempre rifugiata. Camminò a piedi scalzi fino al bagno, il parquet scricchiolò sotto il suo peso.
In pochi minuti l’acqua bollente le scivolò sul corpo ma non servì a scrollarle di dosso i brutti pensieri e i ricordi, con quelli aveva imparato a convivere.


Sunday morning, praise the dawning
It's just a restless feeling by my side
Early dawning, sunday morning
It's just the wasted years so close behind..

La radio sveglia di Sam partì alle sette in punto del mattino con Sunday Morning dei Velvet Underground come se volesse prenderla in giro.
- Sunday morning un corno – borbottò con voce impastata dal sonno allungando alla cieca una mano verso il comodino per spegnerla.
Al contrario era lunedì mattina e doveva essere a lavoro anche se in atto ci fosse stata una vera e propria bufera di neve. Il lunedì era il giorno delle riunioni, il giorno più brutto di tutta la settimana.
La direttrice della rivista di moda per cui faceva la fotografa, la quale sembrava letteralmente uscita dal film “Il diavolo veste Prada”, faceva l'assegnazione dei compiti settimanali e nonostante lei dovesse solo occuparsi di scattare delle foto, esattamente come diceva lei e mettendo quindi da parte tutto il suo estro e la sua arte, nutriva sempre un certo nervosismo.
- Vuoi spegnere quella dannata sveglia? Cristo santo! -
- Stai calmo! La sto spegnendo! -.
La giornata era veramente iniziata ed ora più che mai Sam era sveglia e incazzata e anche nervosa. Sollevò le coperte senza grazia e si alzò con un balzo facendo vibrare il letto, ovviamente di proposito, e si catapultò in bagno prima di udire i mugugni senza senso del suo fidanzato.
Quello che fece fu una doccia veloce e un'altrettanta fulminea e una lunga treccia che le ricadde dolcemente sopra la spalla sinistra. Si vestì pesante perché era parecchio freddolosa – una camicetta bianca sormontata da una giacca nera dal taglio all'ultima moda e da un paio di pantaloni a vita alta dello stesso colore - e quando fu soddisfatta della sua immagine riflessa nello specchio, o meglio quando pensò che Melissa Thomas non l'avrebbe mandata a casa a cambiarsi, uscì dal bagno facendo tintinnare i suoi tacchi sul pavimento.
- Buongiorno – disse entrando in cucina per prendere una mela dal cesto posizionato al centro della tavola. In realtà non era proprio al centro così la ragazza lo sistemò, avrebbe anche contato i centimetri se avesse potuto.
Liam che stava seduto esattamente di fronte a lei gustandosi un bel piatto di pancake scosse la testa e poi si alzò per scoccarle un bacio sulla guancia. - Sempre più cinica, seriosa e perfettina – disse squadrandola da capo a piedi con una nota di rimprovero e tristezza – Una volta non eri così -.
Quel ragazzo dai capelli castani, dal viso dolce e dagli occhi di un marrone intenso era il suo migliore amico dai tempi dell'infanzia. La conosceva meglio di chiunque altro, meglio di Louis, il suo ragazzo, che fece il suo ingresso in quel preciso istante trascinandosi direttamente verso la credenza interrompendo la conversazione appena iniziata.
- Ma il tè dov'è? Non dirmi che hai dimenticato di comprarlo! -
Samantha alzò gli occhi al cielo e si avvicinò al ragazzo per poi aprire un altro sportello della credenza – Eccolo il tuo tè! - sbatté con forza la scatola ancora sigillata sul tavolo e si allontanò senza aggiungere altro.
Oramai litigavano per le cose più stupide, era come se avessero una sorta di pregiudizio: se qualcosa andava storto allora bisogna prendersela l'uno con l'altra.
Prese il cappotto bianco dai grandi bottoni neri dall'appendiabiti e se lo infilò in tutta fretta anche se non era in ritardo, voleva solo uscire da quella maledetta casa.
- Non vorrai andare a piedi spero.. con quelle scarpe poi! -.
Liam fece capolino dalla cucina proprio nel momento in cui Sam si stava infilando i guanti.
- Non chiederò un passaggio a Louis che è ancora in pigiama e che sicuramente prima di accompagnarmi mi urlerà contro di tutto! -.
Il ragazzo sospirò e prese il suo giubbotto e poi le chiavi della macchina dal posacenere in cristallo che stava adagiato sul mobiletto in legno all'ingresso.
- Andiamo -
Come previsto c'era parecchio traffico a causa della forte nevicata della notte precedente e Sam e Liam erano ancora bloccati in macchina. Lei guardava fuori dal finestrino con la testa appoggiata sulla mano chiusa in un pugno e Liam la stava osservando pensando a come intraprendere la conversazione nel modo più giusto dato l'argomento delicato.
- Sam.. - la ragazza fu richiamata alla realtà e si voltò verso il suo migliore amico – Non puoi andare avanti così.. non potete -.
Samantha affondò le unghie nel palmo della mano e abbassò lo sguardo per fissare un punto indefinito, un qualsiasi punto che non fossero gli occhi e il viso di Liam, l'incarnazione della razionalità in quel momento, e ragionare era proprio quello che il ragazzo voleva farle fare.
- E' un momento, Liam.. tutte le coppie passano momenti difficili, tutto si risolverà presto vedrai – alzò lo sguardo e accennò un sorriso. Liam sapeva che quel sorriso era il suo modo carino per dirgli di chiudere quella dannata conversazione e il ragazzo non si permise di continuare, almeno non in quel momento poiché fermò l'auto davanti ad un grande palazzo caratterizzato da grandi vetrate.
- Grazie Liam, ti voglio bene – la ragazza scoccò un bacio sulla guancia dell'amico e poi di corsa scese dall'auto.
La sua espressione tornò immediatamente seria e triste. In fondo sapeva che Liam aveva ragione, ormai tra lei e Louis si era aperta una voragine che probabilmente non avrebbero più potuto riparare. Ma lei non avrebbe mai avuto il coraggio di lasciarlo, di lasciare l'unica e ultima certezza della sua vita, l'unica cosa che la legava ad un passato felice. Aveva costruito una nuova vita, era cambiata per compiacere tutti quelli che le stavano attorno e se tutto fosse crollato cosa avrebbe fatto? Avrebbe continuato a fare un lavoro che non le piaceva? Si sarebbe continuata a vestire in quel modo? Sarebbe stata ancora quella seriosa perfettina che a Liam non piaceva affatto? Il suo migliore amico aveva ragione anche quella volta, lei non era più la stessa ma Sam questo non voleva capirlo, preferiva pensare di vedere una meravigliosa nuova sé davanti allo specchio, di piacersi e di stimarsi.
Crogiolarsi nella finzione era quello che le riusciva meglio dopo l'arte di scattare fotografie, ovvio.


- Ecco qui - Harry mise un piatto con un paio di pancake e fragole sul tavolo, proprio davanti a Charlie.
La ragazza gli rivolse un fievole sorriso e si concentrò sulla sua colazione e sulla tazza di caffè fumante che aveva di fronte. Ma tutto quello che riuscì a fare fu solamente sorseggiare la bevanda calda da quella tazza rossa che Zayn le aveva regalato quando aveva deciso di trasferirsi in casa con loro quasi dieci giorni fa.
Proprio il moro fece il suo ingresso in cucina e le rivolse un’occhiata preoccupata - Charlie, mangia - le ordinò dopo aver notato che Charlie non aveva neanche toccato la forchetta al lato del piatto.
La ragazza annuì in silenzio e tagliò un piccolo pezzo di pancake che poi portò alle labbra. Zayn le sorrise e poi si occupò della sua, di colazione. Lui era sempre stato così, si era sempre preso cura di lei in qualche modo. In fondo si conoscevano dai tempi della scuola superiore e lui era diventato subito uno dei pochi amici, insieme ad Harry, di cui potersi fidare; e nel corso degli anni, nonostante le amicizie diverse, quelle sbagliate e logoranti, loro avevano continuato a formare un trio inseparabile. Charlotte aveva considerato quei due ragazzi come due fratelli, quelli che non aveva mai avuto, la sua famiglia, quella più genuina, più spensierata. Preferire loro alla sua vera famiglia, sempre più incasinata e distrutta, era stato così semplice e spontaneo.
- Ciao!! - la porta dell’appartamento si aprì all’improvviso e una bionda energica e dal cuore d’oro entrò in cucina con un grandissimo sorriso.
- Perrie, vuoi pancake? - le domandò Harry ancora davanti ai fornelli.
- Sì, grazie - rispose la bionda posandogli un bacio sulla guancia per poi avvicinarsi a Charlie che aveva smesso un’altra volta di mangiare. Le lasciò un bacio sulla fronte strappandole un lieve sorriso e poi si buttò tra le braccia del moro. Perrie abitava nell’appartamento al piano di sotto e stava con Zayn da più di un anno ormai. Charlotte l’aveva conosciuta quando i due si erano messi insieme, quando lei era ancora una ragazza immatura e senza freni, e proprio per questo non aveva stretto una grande amicizia con la bionda. Tuttavia, dopo la tragedia che si era abbattuta sulla vita di Charlotte, Zayn e Perrie le erano stati incredibilmente vicini e anche Harry, che in quel periodo si trovava in America per un tirocinio in infermieristica, appena poteva, cercava di tirarle su il morale con stupide conversazioni oltreoceano su skype. Senza di loro, Charlie non ce l’avrebbe fatta.
- Oh che delizia questi pancake, Harold! - commentò Perrie sedendosi attorno al tavolo quadrato che occupava il centro della piccola cucina - Grazie -.
Charlotte spinse via il piatto ancora pieno e si alzò - Devo andare o farò tardi -
- E non hai intenzione di finire la tua colazione? - la rimproverò ancora Zayn.
- Mangerò qualcosa per strada - borbottò la ragazza col suo classico tono di voce piatto e incolore.
- No, non lo farai Charlie -
- Zayn, lasciala stare - sentì dire a Perrie mentre lei si avviava verso la sua stanza - Non forzarla -.
Charlie entrò nella sua camera e finì di prepararsi per andare a lavoro. Aveva indossato un semplice camicione di finissima seta nera che ricadeva morbido sul suo corpo minuto, le lunghe gambe erano fasciate da collant e lunghi stivali neri con un tacco vertiginoso. Attaccò i suoi capelli castani in una crocchia impeccabile, poiché il suo capo, una delle donne più potenti della fashion industry di Londra, esigeva sempre stile ed eleganza, e dopo un rapido sguardo allo specchio, uscì dalla sua stanza.
- Non vorrai prendere la metro vestita in quel modo - fu il commento di Harry quando la vide.
- Non voglio prendere la macchina -
- Vuoi uno strappo? -
- No, non ti preoccupare. Tu sei già in ritardo per andare in ospedale -
- Hai ragione - le scoccò un sorrisetto che fece spuntare un piccola fossetta sulla guancia, e andò a prepararsi anche lui per affrontare un’intera giornata al pronto soccorso.
Charlotte prese il suo cappotto dall’attaccapanni e Zayn arrivò dalla cucina con un’espressione preoccupata sul viso - A che ora pensi che tornerai? Perrie vuole prepararci la cena prima di andare a lavorare - la informò incrociando le braccia al petto.
- Spero presto. La moglie di Dracula… - così veniva chiamata la redattrice della rivista di moda per la quale lavorava - ..stasera ha un’importante cena con Valentino, quindi se ne andrà prima -
- Va bene. Allora a più tardi -
- Ciao, Zayn - e poi allungò il collo in direzione della cucina - Ciao, Perrie -.
La bionda le rispose al saluto e poi Charlotte uscì di casa. Scese con agilità le scale e, quando si trovò fuori, fu sorpresa nel vedere la neve ricoprire i marciapiedi e le strade. Non si era neanche accorta che quella notte aveva nevicato per la prima volta. Un impercettibile sorriso le piegò le labbra rosee, la neve le era sempre piaciuta ed era un’amante dell’inverno, anche se quello sarebbe stato il primo che avrebbe trascorso senza di lui. Scosse la testa e prese a camminare in direzione della fermata della metropolitana. Aveva lasciato il cappotto aperto sul vestito, incurante del freddo pungente. D’altronde come poteva sentire freddo se il gelo se lo portava dentro?
Trentacinque minuti e due cambi di metro dopo, Charlotte si ritrovò davanti il palazzo che ospitava la redazione di Newstalgie, una delle riviste di moda più in voga nel Regno Unito. Se c’era qualcosa che a Charlie piaceva del suo lavoro, era proprio il nome accattivante e particolare della rivista. Il termine era stato coniato da chissà quale esperto di moda e, da quanto Charlie aveva capito, tendeva ad indicare uno stile che ambiva a recuperare il passato mischiandolo alle forme più intriganti del presente. Un miscuglio tra il nuovo e la nostalgia per il vintage, cose che Melissa Thomas, il suo capo, pareva adorare.
Entrata nell’ampio atrio del palazzo, si diresse a grandi passi verso uno dei numerosi ascensori, tenendo un bicchiere di caffè amaro. Melissa avrebbe davvero licenziato qualcuno se non avesse trovato il suo caffè sulla sua scrivania ogni mattina, e Charlie, in quanto sua assistente personale, doveva fare in modo che ciò non accadesse.
Dentro l’ascensore, il suo dito premette il tasto che indicava il tredicesimo piano e poco dopo le porte cominciarono a chiudersi. - No, un attimo -
Un braccio avvolto in un cappottino bianco si frappose fra le due porte dell'ascensore le quali si bloccarono e si riaprirono lentamente.
- Buongiorno – disse Sam entrando e premendo velocemente di nuovo il tasto per arrivare al tredicesimo piano.
Charlotte borbottò qualcosa di incomprensibile e non la degnò neanche di uno sguardo.
La ragazza dalla lunga treccia le lanciò un'occhiata per poi scuotere leggermente la testa, conosceva quella ragazza, o meglio sapeva chi fosse perché in realtà nessuno la conosceva veramente.
Era l'assistente di Melissa Thomas ma non parlava praticamente con nessuno se non di lavoro e se ne stava sempre per i fatti suoi. Non era mai stata ad una cena tra colleghi e durante la pausa pranzo l'aveva vista sempre starsene tutta sola in ufficio oppure uscire per andare a mangiare qualcosa ma sempre in solitudine. Aveva provato a scambiare qualche parola con lei non appena venne assunta come assistente da Melissa ma riuscì ad ottenere solo un mezzo sorriso che aveva tutta l'aria di essere falso, per cui l'aveva lasciata perdere, come tutti. Certo, fare un lavoro che non ti appaga con un capo stronzo e un'assistente che sembrava vivere in un altro modo non era il massimo.. ma ehi, cosa non si faceva per tirare avanti?
Aveva scelto la strada della fotografia, per una volta nella sua vita aveva fatto una scelta che andava contro i piani della sua famiglia ma sua madre non aveva potuto fare a meno di mettere il suo zampino e alla fine si era ritrovata a lavorare per una stupida rivista di moda, che in realtà tanto stupida non era – aveva certamente la sua importanza – ma non era quello che Sam voleva fare. La ragazza avrebbe voluto lavorare per conto proprio, aprire una sua galleria d'arte e non reprimere la sua arte per scattare delle foto a degli strani vestiti esattamente come diceva il suo capo: “Non questa luce. Voglio questa angolazione. Samantha non dobbiamo mica fotografare un paesaggio!”.
Alla fine ci si era abituata, come si era abituata alla sua vita, a quella routine, a Louis e alle cose che non sopportava di lui e che non gli aveva mai detto. Era il coraggio di osare che le mancava, il coraggio di sbagliare e la consapevolezza che non poteva accontentare tutti o non deludere nessuno o avrebbe deluso solo se stessa. Non aveva avuto neanche il coraggio di andare a parlare con quel ragazzo che in una sola estate era riuscito a rubarle il cuore. Si erano scambiati un recapito telefonico e si erano salutati con la promessa che un giorno, se il destino li avesse fatti rincontrare, non si sarebbero più separati. Qualche mese dopo l'aveva visto dentro una caffetteria insieme a degli amici, era un po' diverso ma aveva riconosciuto i suoi occhi. Non portava il braccialetto, però, quel braccialetto che lei ancora adesso aveva al polso. Il destino, forse, gliel'aveva fatto rincontrare per farle capire che avrebbe dovuto lasciar perdere e così fece.
Sfiorò il braccialetto con le dita e sorrise, comunque non lo avrebbe dimenticato mai, poi l'ascensore si aprì e Charlie uscì velocemente per correre in ufficio dal terribile capo.
Sam invece con calma raggiunse la sua postazione: una scrivania, un computer e tanti post-it. Caricò sul computer le foto dell'ultimo servizio fotografico e diede gli ultimi ritocchi con photoshop anche se lei odiava inquinare in quel modo le fotografie. La perfezione non le era mai piaciuta, non nell'arte, eppure nella vita era una sorta di perfezionista incallita, almeno lo era diventata negli ultimi anni, cosa che Liam e Niall non sopportavano e che invece faceva contenta l'allegra famigliola della ragazza. Loro erano la famiglia perfetta, con una casa perfetta, un lavoro perfetto, un giardino perfetto, persino un cane perfetto e come potevano permettersi di non avere una figlia perfetta?
Sam non lo era ma lo era diventata. Che poi quello che è perfetto per qualcuno potrebbe non esserlo per qualcun altro e lei era perfetta per la sua famiglia ma non per se stessa.










Hola lettori!
Qualcuno già ci conosce grazie alla nostra prima FF - ancora in corso - You only live once (per chi ancora non l'avesse letta se vi va cliccate sul titolo, ci farebbe piacere il vostro parere!), comunque ci ripresentiamo: siamo Francesca e Valeria e questo account lo gestiamo insieme. Come la storia precedente anche questa è scritta a quattro mani, diciamo che è una nostra particolarità, ognuna infatti si occupa principalmente di una delle protagoniste (in particolare Francesca di Sam e Valeria di Charlie) e scrive dal punto di vista di queste, in comune poi gestiamo il resto dei personaggi.
Ma entriamo nel vivo della storia. Come avrete potuto notare questo primo capitolo è un pò introduttivo, ci siamo concentrate sulla vita delle due protagoniste, sui loro problemi, sulle loro incertezze, tutte cose che sono alla base della storia e verranno analizzate nei prossimi capitoli.
I ragazzi questa volta non sono famosi; è una Londra parallela in cui ognuno fa un diverso lavoro e una diversa vita ma in qualche modo, grazie al destino - il principale fautore della storia -, si sono incontrati e sono diventati amici.
Il destino, come abbiamo accennato nella descrizione della storia, è ciò che muove gli ingranaggi delle vite di queste persone, le segna e le stravolge. Speriamo che questo primo capitolo vi abbia un pò incuriosito! Questa storia avrà tante cose da dire e abbiamo tante cose in serbo per le due protagoniste! Fateci sapere cosa ne pensate, è importante perché ci aiuta a capire anche come orientarci!
A presto! (:

Vale e Fra

  
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