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Autore: _brilliam    09/01/2013    4 recensioni
Elisabeth è una studentessa alle prese con l'ultimo anno di liceo. Non è una ragazza qualunque. E' una diciottenne cheerlader che rompe gli schemi delle classiche cheerlader alla moda e desiderate da tutti. Lei forse è l'unica ragazza che non viene quasi calcolata... Tranne dai suoi 2 migliori amici, Niall e Louis, e il suo vicino di casa rompiscatole, Harry. Elisabeth ha una malattia. E' malata di qualcosa di incurabile che si porterà per sempre. Ma Beth ha anche un altro tipo di malattia: l'amore nei confronti del puttaniere dal cuore di pietra: Liam James Payne. Quello che non sa, è che quando passa, da qualcuno viene notata.. Qualcuno che prova per lei un amore malato, quasi sadico.
Beth si ritroverà ad essere combattuta da 2 cuori, uno dei quali, è anche uno dei suoi carnefici che le rendono la vita, un'inferno, ogni giorno sempre di più.
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Spero di avervi incuriosito almeno un pò, se volete dateci un'occhiata :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi accasciai  sul pavimento, scivolando lentamente sulle mattonelle bianche del bagno della scuola.
Bussava insistentemente alla porta. Bussava non era poi il termine adatto. La porta di legno sembrava stesse per cedere sotto i pugni insistenti.
-Elisabeth apri maledizione !-
La voce inconfondibile di Zayn risuonava come un eco sulle pareti sporche del bagno.
-Se non ti prendo ora, ti prenderò qualc'altra volta ma non mi sfuggi, puoi starne certa- lo sentii sogghignare. 
-Io non ti ho fatto niente ! Che cosa diamine vuoi ancora da me ?-  urlai da dietro la porta. Avevo paura che sentisse che stessi piangendo. 
Un attimo di silenzio mi fece alzare lo sguardo, osservando la porta come se avessi i raggi X per vedere l'espressione di Zayn in quel momento.
Lo immaginavo dubbioso, perplesso, pensieroso.
-Tanto prima o poi pure le apri le gambe- disse per chiudere l'argomento. 
Sbarrai gli occhi sconcertata. Ancora con quella storia ? Non sarebbe riuscito a scoparmi. 
Mi portai le ginocchia al petto e affondai la testa tra le gambe. 
Ero completamente sporca. Di terra, di frappè, di me.
Come di consueto. Come ogni giorno, dopo aver subito insulti, a volte qualche pugno, prese in giro da ogni parte in cui mi girassi, me ne correvo nel bagno, seguita da Zayn che mi faceva da compagnia... Una compagnia sgradevole. Indesiderata.
L'aria in quel bagno, in quella scuola a dirla tutta, era malsana. Non c'era nulla di sano in quell'ambiente.
A partire dalle persone, che ti trattavano e guardavano con aria di sufficienza.
Come se non ci fosse nulla di buono in me.
Il punto è che al posto di pentirmene, di rimanerci male... La pensavo come loro.
Ero un rifiuto. Uno scarto. 
Avrei voluto, che almeno una piccola parte di me, dicesse il contrario.

La porta del bagno sbattè forte e io tornai a guardare il muro di fronte al mio viso, alzando la testa che avevo accucciato sulle gambe.
Sospirai. Ancora una volta l'avevo scampata.
Zayn. Quel nome mi aveva sempre fatta tremare.
Era bello come un dio, non c'è dubbio. Quando passava nei corridoi, le ragazze si fermavano a guardarlo passare.
Attirava l'attenzione. E lui lo sapeva... E ne approfittava. Era sicuramente il puttaniere per eccellenza.
Si diceva che si fosse portato a letto tutte le ragazze di quella scuola. Etero o lesbiche che fossero. Non faceva molta differenza per lui.
Aprii la porta di legno, levando il lucchetto con cui avevo evitato che Zayn entrasse e mi guardai allo specchio rotto sopra il lavandino con qualche goccia di sangue incrostato.

Il mio aspetto non era dei migliori. I miei occhi di uno strano marrone che chiunque mi vedesse, osava definire "dorato", erano circondati dalla matita e il mascara sciolto, per colpa delle lacrime. I capelli castano rossicci, lisci e lunghi fino alla base della schiena, erano arruffati.
Presi l'elastico che tenevo sempre legato al polso e mi legai i capelli in una sciatta coda di cavallo. Aprii il rubinetto e mi sciaquai il viso con l'acqua congelata, come il freddo invernale di quel periodo. Strappai della carta igienica dal rotolo e mi asciugai il viso, levando gli ultimi residui di trucco. Sciolsi i capelli e dopo averli pettinati con le dita, uscii dal bagno, sfoderando il miglior sorriso che avessi. Ero una cheerlader, non potevo permettermi di piangere, di non sorridere.

Raggiunsi il mio armadietto, guardandomi attorno, ben attenta a veder sbucare Zayn da un momento all'altro, ma di lui nessuna traccia. Presi i libri che mi servivano per la prossima lezione e chiusi l'anta di metallo. Sobbalzai, quando chiudendo l'armadietto, vidi Niall sorridente.
-E tu da dove sbuchi ?- gli sorrisi ancora un pò forzata.
-Ho un cappello che mi fa diventare invisibile- rise lui.
-Spiritoso- lo derisi con un sorriso beffardo dipinto sul viso. Mi incamminai verso  la lezione di spagnolo.
-Che hai ? Di solito non sei così scontrosa- perfino Niall l'aveva notato. Il suo viso angelico era corrugato in un espressione dubbiosa.
-Questa mattina mi sono svegliata tardi e ho fatto in fretta per venire a scuola.. Lo sai no ? Sono molto irritata la mattina presto- mentii.
-Appunto, la mattina presto, ora sono le 14 inoltrate- contrabbattè lui guardandomi in viso.
-Ti senti bene Beth ?- sbuffai -Mai stata meglio. Niall sono arrivata, ci sentiamo dopo okkei ? Ciao- gli diedi un bacio sulla guancia e mi precipitai in classe, lasciandolo a guardarmi ancora spaesato con gli occhi azzurro cielo piendi perplessità. Lo vidi scuotere la testa e andarsene.

Le ore a scuola passavano velocemente quando per la testa avevi tutt'altro che calcoli e formule di chimica.
Mi diressi un attimo all'armadietto per prendere la maglia di riserva, ricordandomi che la mia felpa era ancora sporca di frappè con cui me l'avevano macchiata. Spalancai la porta degli spogliatoi, mi cambiai velocemente dirigendomi subito dopo alla classe dove Louis, il mio migliore amico dopo Niall, stava tenendo l'ultima ora della sua giornata scolastica.
La giornata per me invece, era appena cominciata.
Mi aspettavano ancora gli allenamenti di cheerlading. Avevamo una partita da lì a una settimana e non potevo permettermi di mancare. Ero stata assente per un mese, come al solito. Per quanto sembrasse surreale, avrei preferito restare a scuola 25 ore su 24 piuttosto che restare a casa per i motivi che mi costringevano a rimanerci.

-Ed eccoti qua- Louis mi abbracciò, nemmeno il tempo di rendermi conto che era uscito dalla classe.
-Ehi- sussurrai sul golfino bianco di Louis. Quest'ultimo si staccò, aprendosi in un sorriso.
-Torniamo a casa ?- mi domandò. Di solito io, lui e Niall facevamo la strada insieme poichè abitavamo più o meno nello stesso quartiere. 
-No oggi non posso, ho gli allenamenti nel campo, salutami Niall quando lo vedi. Prima non sono andata a mensa quindi probabilmente ora mi tiene anche il muso. Digli che oggi lo voglio a casa mia e gli offro un bel panino al prosciutto- sorrisi appena immaginandomi Niall steso sul divano di casa mia mentre guardava Nemo e piangeva. Risi.
-Beth non vai a mensa da 2 mesi, credi che non me ne sia accorto ?- il sorriso mi morì sul viso.
-Un giorno ti spiegherò Louis, ora è meglio di no okkei ?- mi affrettai a risponergli.

-Che succede ?- insistesse lui guardandomi negli occhi serio. Cominciai a incamminarmi verso il campo sportivo con Louis al mio fianco.
-Possiamo parlarne domani ? Dico sul serio Louis, è stata una giornata pesante- mi sforzai di sorridergli ma dovette sembrare più una smorfia poichè Louis divenne ancora piàù serio. -Promesso ?- sussurrò -Promesso- gli sorrisi -Parola di scout- aggiunsi poggiando la mano sul cuore. Finalmente sentii Louis ridere.
-Dai ora vado che se faccio tardi  Mrs. Roden mi uccide, ti chiamo io oggi- gli feci l'occhiolino e Louis mi prese il viso tra le mani dandomi un bacio sulla fronte. Mi aveva sempre detto che amava il mio profumo. A volte non lo indossavo eppure lui continuava a dire che profumavo di pane sfornato e fiori di campo.
-Ciao- gli feci un cenno con la mano e uscii dalla porta sul retro della scuola. 

La stradina che portava al campo della scuola, attraversava uno splendido giardino fiorito con qualche panchina.
Forse era l'unica cosa buona di quell'Istituto. 
Il campo degli allenamenti, ossia il campo da football, era adiacente al parcheggio della scuola. Aprii il cancello nero che cigolò, facendomi mettere piede nell'atrio, dove c'erano gli scalini di marmo su cui si potevano sedere i tifosi. In lontananza, sul verde luminoso e sintetico dell'erba finta, vidi la formazione delle cheerlader, già pronte a cominciare gli allenamenti. Aprii la porta alla mia sinistra che portava agli spogliatoi per le cheerlader. attraversi le varie file degli armadietti fino ad arrivare al mio, lo aprii e ne feci uscire la classica tuta da cheerlader, gialla dalle frange bianche del gonnellino e lo stemma della scuola bianco, al centro del top. Infilai il completo di fretta, sentendo che lo stereo era già stato acceso. Presi i pon-pon e chiusi l'armadietto con un calcio. 

Raggiunsi il centro campo, senza correre per non comprometter fin da subito il mio stato di salute.
Salutai con una mano l'unica ragazza che mi sopportava tra le cheerlader, Evelin, e mi misi in posizione per la piramide. 
A me toccava la prima base, bastava un piede nella posizione errata e tutta la piramide si sfasciava, ognuna che cadeva sopra le altre. Non potevo permettermi di sbagliare. Le gambe non potevano cedermi, non oggi. 
Mentre le ragazze salivano una sopra l'altra e mentre sentivo la schiena dolorante, sotto il peso delle mie compagne, ebbi paura che le ossa potessero cedermi.
Non prendevo farmaci da qualche giorno. 
Cercavo di evitare se potevo, perché mi comprometteva l'umore e le capacità psichiche. 
A volte ero costretta a prendere, oltre i miei soliti farmaci, anche quache tranquillante.
Fu in quel momento che sentii il mio ginocchio scricchiolare. Merda. Stava per uscire dalla sua giuntura. Mi salvò l'allenatrice. Voleva essere chiamata Mrs. Roden ma il suo nome era Belinda Roden, quarant'enne sposata da 20 anni. Occhi verdi e capelli biondi, magra e muscolosa dall'aspetto serio e senza nemmeno l'ombra di un sorriso sul viso. Non l'avresti mai vista sorridere. A volte, negli spogliatoi, sentivo le ragazze spettegolare sulla sua vita privata ed è così che venni a sapere che il marito, professore in quella stessa scuola, le faceva le corna, e lei ne era consapevole.
Anche io, conoscendomi, non sarei riuscita a fingere un sorriso.

-Ragazze tornate alla formazione normale e poi corsa attorno al campo su, vi vedo affaticate, non siete in forma- urlò Mrs Roden segnando i secondi sbattendo le mani. Sbuffai alzandomi a fatica, mentre le ossa del ginocchio scricchiolavano e bruciavano come se mi avessero fatta una siringa di piombo fuso.
Evelin, al mio fianco mi sorrise timida. Era la prima cheerlader che conoscevo, che odiava essere al centro dell'attenzione.
Avevo traslocato spesso in quegli anni ed ero stata in ogni squadra di cheerlader di tutte le diverse scuole che avevo frequentato.
Evelin aveva un corto caschetto bruno, con una frangetta che le faceva ombra sugli occhi azzurri, quasi grigi. Era bassina per la sua età. Mi sembrava una bambola di porcellana.

Legai i capelli, prendendo l'elastico che portavo sempre al mio polso destro e cominciai a correre, seguendo in ordine schematico le altre ragazze.
Gli allenamente finirono in fretta, erano appena le 18 e a volte ci riducevamo addirittura alle 20.
Le mie compagne, mentre ci avviavamo verso gli spogliatoi, ripresero a spettegolare su ogni singolo ragazzo della scuola.
-... Payne si è portato a letto anche la Thompson. Cioè capisci ? Quella probabilmente è la ragazza più seria della scuola e Liam è riuscita a scoparsela. Tutte noi convinte che non avrebbe fatto sesso fino al matrimonio e invece ha perso la veginità con quel bel bocconcino- rise Ashley, la più oca di tutta la scuola.
-Devo farmi dire qualcosa di più. Voglio sapere se è vero che al risveglio non si ricordava nemmeno come si chiamasse. Infondo non posso compiatirlo. Probabilmente sarà stata la scopata peggiore della sua vita. Emily Thompson... lo sanno tutti, che non ci sa fare- aggiunse la migliore amica, Zoey.

Cercai di distrarmi per non pensare a ciò che stavano dicendo. 
Liam, Liam James Payne. Il suo nome era sinonimo di "puttaniere". Puttaniere freddo dal cuore di pietra. Ma tutte, e dico tutte, sapevano che chi veniva scopata da lui, poteva essere più che soddifatta fino alla morte. 
Liam, Liam James Payne. L'unica persona in quella scuola, di cui non conoscevo nemmeno il suono della voce. Non mi aveva mai rivolto la parola, non mi aveva mai considerata. Non faceva parte della squadra di football, a differenza di Zayn (che, tra parentesi, era medaglia d'oro in quella scuola per la nomina di puttaniere), ed era strano che fosse comunque all'apice dei pettegolezzi di quella scuola. Di solito chi non faceva parte della squadra di football, e che come Liam era avvolto dal mistero più assoluto, non veniva nemmeno considerato.
Liam, Liam James Payne. L'unico ragazzo, di cui, in 18 anni di vita, mi ero innamorata.
Diciamo che il mio era stato un colpo di fulmine. Odiavo definirlo così. Era scontato, banale, ma era esattamente quello che era successo. 
Liam mi aveva guardato una sola volta in quei 5 anni di liceo: quando ero la nuova arrivata.
Non mi aveva mai rivolto la parola, nè per darmi il benvenuta, nè mai. 
Ero molto informata su ciò che succedeva in quella scuola. Tutto merito di Ashley e Zoey, a qualcosa almeno servivano.
Sapevo ad esempio, che da qualche mese, tra Zayn e Liam, ci fosse una sorta di conflitto. Ma nessuno ne sapeva il motivo.
Alcuni avevano ipotizzato che tra di loro ci fosse una scomessa su chi riusciva a portarsi a letto per primo, tutte le ragazze della scuola ma, era stata subito smentita perché Liam, aveva uno schema ben preciso con chi flertare. E chiunque fosse fuori dal suo schema, ci sarebbe stato per sempre.
Cheerlader e sfigate, erano quelle a cui non mirava mai. 
Si soffermava sulle ragazze normali, dalla fama mediocre di quella scuola.
Nessuno sapeva darsi una spiegazione di quel comportamento e questo lo accerchiava ancora di più della sua consueta aria di mistero.

Entrammo negli spogliatoi e io mi spogliai per farmi una doccia. Il bagnoschiuma alla lavanda e lamponi mi rilassava ma non era abbastanza forte da da non farmi notare il livido violaceo sul ginocchio. -Merda- sussurrai mentre l'acqua continuava a scorrere sul mio corpo e sul viso.
Premetti un dito su quella minuscola ma dolorosa macchia violacea. Scomparve a quel contatto e pulsò dolorosamente quando ricomparve.
Basta, avevo bisogno dei farmaci. Mi diedi un'ultima passata di bagnoschiuma e shampoo e aspettai che tutte se ne andassero prima di uscire. Aprii il mio zaino e presi i flaconi arancioni contenenti le piccole pillole ovali e bianche. Ne versai 3 sulla mano, anche se ne avrei dovuta prendere solo 1, le ingoiai velocemente dandomi dei colpetti sulla gola per farle scendere. Sospirai e chiusi gli occhi. Sorrisi, convincendomi che andasse tutto bene e mi vestii di nuovo.
Con lo zaino in spalla uscii dagli spogliatoi e dal campo e lì, fermo vicino alla mia auto nel parcheggio, c'era l'unica persona che in una giornata come quella non volevo vedere.
Andy.

Mi feci coraggio e mi avvicinai al mio "amico" che appena mi vide, sorrise felice.
La cosa era più complicata di quanto sembrasse. Andy non mi vedeva solo come amica. Sapevo benissimo che per me, provava qualcosa che andava ben oltre l'amicizia, ma sapevo anche che io non avrei mai potuto ricambiare.
Gli volevo un bene dell'anima, eravamo amici fin dalle elementari e lui mi aveva seguito in ogni città in cui andassi. Mi diceva sempre "Non voglio perderti" e io ero certa che lo dicesse sul serio.
A volte mi ero chiusa nel bagno a piangere.
A domandarmi il perchè non potessi mai innamorarmi delle persone che a me ci tenevano davvero.
A chiedermi perché dovevo innamorarmi di qualcuno a cui probabilmente ripugnavo.
Rimanevo ore a piangere e il tutto si concludeva sempre con me che crollavo sfinita sul letto.

-Ehi- lo salutai con una mano e un sorriso timido. Andy non sapeva che sapessi che gli piacevo. -Ehi- mi sorrise raggiante. I suoi occhi blu s'illuminarono. Sfilò le mani dalle tasche e mi abbracciò. 
Mi aspettavo un gesto simile ma non potetti fare a meno di arrossire. Mi faceva tenerezza.
-Ti trovo benissimo- mi sorrise strngendomi una guancia e ridendo. Risi con lui -Mi trovi sempre stupenda Andy- risi ancora.
-Perchè lo sei, semplice- arrossii imbarazzata. -Allora...- esordii in quel silenzio imbarazzante. -.. come sta Marie ?- gli chiesi seriamente interessata.
Marie era la sua sorellina di appena 9 anni. Piccola rispetto a lui che ne aveva 23. Andy si rabbugliò. abbassò la testa incrociando i piedi fasciati dalla converse di pelle nere.
-Andy..- sussurrai flebile.
-E' in ospedale. I dottori le hanno riconfermato la malattia, forse rischia di rimanere parlalizzata sulla sedia a rotelle-.
Sentii la terra tremare sotto i piedi. Una bambina, Marie, lei che era così vivace, come i suoi ricci rossi color fragola, non poteva rimaere paralizzata a solo 9 anni.
-Oddio..- mi lascia sfuggire -Si.. dobbiamo sperare che questo Dio faccia un miracolo- sbottò Andy innervosito. Il che era tutto un dire, lui non si innervosiva mai.
-Mi dispiace Andy- riuscii solo a dire abbracciandolo, spontanea. Andy sembrava che non aspettasse altro e mi strinse forte. 
-Voglio andarla a trovare- borbottai ancora un pò scioccata. -Uno qìdi questi giorni ti ci porterò, te lo prometto- mi rispose lui.

Ci staccamo dal'abbraccio, mentre il sole che tramontava, illuminava i capelli dorati quasi platino di Andy, facendoli sembrare argentei.
-Perdonami ma ora devo andare- gli risposi triste. Volevo stare davvero un altro pò con lui. -Ti va se ti accompagno ?- mi chiese alla sprovvista. Anuii con un sorriso felice.

Io e Andy parlammo durante tutto il viaggio, ridemmo, scherzammo e conversammo anche di argomenti seri. Vedendoci non avresti mai detto che gli piacevo, eppure era così. Me lo disse mesi prima, Louis, che era anche suo amico. 
Louis non è il tipo che fa la spia, ma non è capace di mantenere segreti di questa portata, soprattutto se la diretta interessata è una sua amica.
 -Ci vediamo presto, se vuoi ti chiamo, magari una sera usciamo ti va ?- si sporse dal finestrino dell'auto infilandosi le ray-ban nere. Io, già fuori dalla macchina, mi avvicinai al vialetto e mentre Andy continuava a domandarmelo, ridevo. Aprii la porta di casa e mi voltai verso di lui. -Per me va bene- gli sorrisi stringendo più forte la bretella dello zaino che portavo, come d'abitudine, solo su una spalla. Andy sorrise, e potevo giurare che sotto gli occhiali da sole, i suoi occhi blu si stavano illuminando, come succedeva ogni volta che sentiva qualcosa di bello. -Un bacio non me lo dai ? Maleducata- urlò scherzando. Corsi vicino all'auto e baciai la guancia morbida che Andy mi porgeva dal finestrino, dopo rientrai in casa e con un cenno della testa e un bacio imitato con la mano, chiusi la porta.
Sentii il motore ripartire e salii le scale che portavano alla mia camera.
Mi chiusi la porta alle spalle, rifugiandomi in quella stanza che era il mio piccolo tempio di pace naturale. 
Presi le cuffiette dell' mp3 dal primo cassetto del comodino affianco al letto. Le infilai nelle orecchie e schiacciai play. Presi un paio di sonniferi dopo aver preso le solite pillole, e mi addormentai cullata dalla musica. Forse l'unica cosa, che non mi avrebbe mai fatto del male.









I'M BAAAAAAAACK

Macciao pelle pimpe c:
Fa schifo il capitolo vero ? *piange*
Spero che non vi faccia così schifo da non recensirlo.
Lo continuerò solo ed esclusivamente se noto che riceve recensioni o che comunque qualcuno mi segue.
Sennò è inutile pubblicare altri capitoli se nessuno legge no ?
Amo questa FF, spero che voi l'amiate come me <3

Sperando, che non sia l'ulitma volta che ci vediamo..

Un bacio enorme e un caloroso abbraccio,
Sara <3
  
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