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Autore: Lachelle Winchester    09/01/2013    3 recensioni
La vita dei Winchester è una caccia a cui non c'è mai fine e la maggior parte delle volte non si riesce a vedere una via di fuga. Per questo ad un certo punto trovare l'amore per un cacciatore significa più di quanto significhi per una persona qualsiasi: saranno capaci di decidere in che direzione deve andare la loro vita?
Revisione completa
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Esiste il lieto fine per un cacciatore?'
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3-Sei tu, Cass?

Las Vegas, Nevada, Stati Uniti

La pioggia picchiettava lievemente sul tetto dell'Impala, un vento freddo entrava dai finestrini leggermente socchiusi: ottobre stava lentamente lasciando il posto a novembre. Il cielo strabordava di nuvole e minacciava di trasformare la pioggia in tempesta da un momento all'altro, i monti e le terre aride e brune si allontanavano man mano che l'Impala lasciava la periferia per entrare nel centro della città. Sam si era addormentato con le braccia penzolanti e la testa appoggiata sul cruscotto, Lachelle, seduta sui sedili posteriori, urtava il finestrino con la testa di tanto in tanto ma i suoi folti capelli ricci attutivano le botte, e Dean guidava ascoltando la sua musica a basso volume. Quando spense il motore però gli altri due Winchester si svegliarono di botto.
« Dove siamo? » chiese Sam sbadigliando, ancora a metà strada tra il mondo dei sogni e quello reale.
« Las Vegas! » annunciò fiero il fratello maggiore, con un grande sorriso stampato sulle labbra.
« Las Vegas? » ripeté incredulo Sam.
Erano nel mezzo di un imminente battaglia tra angeli e demoni, non era certo il momento migliore per andare a divertirsi, ma Dean era stanco, aveva guidato per sei ore di fila e voleva un po' di svago.
« Sei diventato sordo per caso?Las Vegas. E' da tanto tempo che non ci prendiamo una pausa, ho bisogno di rilassarmi. ».
« Con tutto il rispetto per i tuoi bisogni, Dean, » intervenne la donna, seduta sui sedili posteriori. « ma abbiamo un esercito di angeli e uno di demoni che ci seguono. Scusa, ma la vedo una grande stronzata. » concluse francamente. « E non rispondere "vedila come ti pare" che mi arrabbio davvero. » aggiunse leggendo l'espressione incredula di Dean.
La stava osservando dallo specchietto retrovisore, ma alle sue ultime parole si girò di scatto e la guardò negli occhi. Sapeva perfettamente come avrebbe risposto perché lo conosceva bene o c'era qualcosa di più? Cercò di riprendere il controllo dei muscoli facciali e si costrinse a nascondere quello sguardo sorpreso.
« Non sappiamo cosa dobbiamo fare, quindi ho pensato che... » cominciò ma lei lo anticipò.
« Hai pensato di aspettare che ci raggiungano? Bene, così ci uccidono e fine della storia. » sbuffò incrociando le braccia sotto il petto ed espirando col naso rumorosamente per fargli notare il nervosismo.
« E cosa dovremmo fare, allora? Aspettare che Castiel si faccia vivo e nel frattempo continuare ad andare avanti senza sapere dove? » sbottò lui alzando la voce, senza smettere di guardarla in quegli occhi scuri.
La prima volta che li aveva visti avrebbe potuto scambiarli per quelli di un demone se solo fossero stati più grandi, però li adorava; nonostante fossero così scuri erano trasparenti, non riuscivano a nascondere niente e al sole diventavano più chiari.
« Ma se è quello che facciamo da una vita. » stavolta fu lei a urlargli contro, spostando lo sguardo; le piaceva quando Dean la guardava ma non riusciva a trattenersi dal diventare rossa in volto. « Dean, noi non sappiamo niente ancora di questa storia, come al solito siamo nel mezzo di una nuova guerra e non sappiamo chi è dalla nostra parte, contro chi stiamo lottando e per che cosa. » riprese più calma ma si interruppe subito; aveva i nervi fuori controllo dalla paura di perdere di nuovo le persone a lei più care.
Scese dall'auto e dopo qualche minuto Dean la raggiunse. Nessuno dei due parlava. Andavano molto d'accordo e quei silenzi tra loro non erano tanto frequenti, ma neanche tanto rari e comunque subito facevano pace, festeggiando con una torta che uno dei due comprava; spesso capitava che per farsi perdonare la comprassero entrambi, si ritrovavano con due torte a cioccolata e ridevano come bambini. I loro litigi quindi erano di un silenzio così rumoroso che né i discorsi di Sam, né le canzoni di Dean a tutto volume riuscivano a superare. Lui li guardava dal finestrino senza dire una parola; sapeva che anche se stavano litigando gli sarebbero andati contro insieme, rispondendolo male, così tornò a riposarsi gli occhi aspettando che si calmassero.
« Se vuoi possiamo rimetterci in viaggio, non importa. » cominciò Dean, appoggiato al finestrino dell'auto mentre si guardava intorno e sentiva il vento passare attraverso il giubbotto e gelargli le braccia.
Lachelle non rispose, così le si avvicinò piano, per evitare una reazione negativa da parte sua.
« Va tutto bene? » le chiese.
Lei si girò di scatto e lo abbracciò, respirando avidamente il suo profumo, lo stesso che lasciava sui suoi vestiti.
« Scusa, non è colpa tua, ho solo paura che succeda qualche altra cosa. Tutte le volte che c'è Castiel ci succede qualcosa. » cominciò lei. « Io non sono pronta a seppellirvi per l'ennesima volta e non c'è neanche Bobby...e non sai quanto mi manca. » gli confessò.
Quelle parole la facevano sentire peggio, perché davvero non era pronta a lasciarli andare di nuovo e senza Bobby non era sicura di riuscire a riprendersi.
« Lo so, manca tanto anche a me. » ammise anche lui e lei si strinse ancora più forte al collo, lasciandogli poco spazio per respirare, ma la cosa non gli dava affatto fastidio, anzi gli piaceva moltissimo.
« Se una persona qualunque pensa ad un angelo si sente protetta, si sente dire che veglia su di lei ma qui siamo noi che vegliamo sull'angelo. Facciamo tutto quello che ci dice, e da premettere che ci dice poche frasi, incomplete e senza senso. » disse a malincuore, ma entrambi sapevano che aveva ragione. « Metà del tempo non sa che sta facendo, è capace di preparare un esercito e decidere di lasciar perdere la notte prima della battaglia. E' un enigma continuo che si conclude sempre con la morte di uno di noi, o quasi. » continuò mentre Dean si perdeva tra i suoi capelli ricci e scuri quasi quanto gli occhi, ma ascoltò ogni singola parola. « Io gli voglio bene ma vorrei che fosse più presente, che apprezzasse quello che facciamo. » continuò a sfogarsi.
Anche questo era vero e Dean lo sapeva. Sentì dei rumori di foglie spezzate e guardò tra i pochi alberi alle loro spalle, in cerca della fonte del suono; qualche chilometro più a destra cominciava la città, da dove proveniva un grosso vociare, quindi pensò di essersi impressionato. Lachelle notò il suo volto teso, gli occhi verde smeraldo muoversi velocemente per cercare qualcosa.
« Che succede? » gli chiese con voce sorprendentemente dolce, tanto da far meravigliare entrambi.
« Non lo so, saliamo in macchina. » disse, sentendo ancora foglie spezzarsi. « Su, forza sali. » la esortò, col cuore che batteva veloce per la paura che qualcuno li stesse inseguendo e per il dispiacere di dover lasciar perdere un momento così bello. "Non so cosa sei, ma hai rovinato un momento così bello come pochi, fottuto essere" pensò Dean salendo in macchina. "Calmati un attimo: un momento così bello? Certo, ho consolato un'amica" l'uomo tornò sui propri passi, cercando di convincersi a spostare i pensieri su altro.
« C'è qualcuno che ci osserva, sono sicuro. » annunciò mettendo in moto e partendo a gran velocità.
Si rese conto che in fondo avevano ragione, andare a Las Vegas non era stata una buona idea, ma in compenso si sarebbe perso quel meraviglioso abbraccio "da amici".

Arizona, Stati Uniti

Dopo altre 8 ore di viaggio arrivarono in Arizona, dove fecero benzina e si fermarono a mangiare qualcosa in uno dei soliti autogrill. L'Arizona City non era un grande spettacolo; una città in cui tutte le case, una ad una grande distanza dall'altra, non erano molto alte, l'orizzonte in lontananza sembrava mostrare un mondo vuoto e privo di palazzi, alberi diversi piantati a caso su marciapiedi bassi, un camper di tanto in tanto e qualche coppia di ragazzini che si riparava dal freddo. L'autogrill era un edificio a pianta rettangolare dipinto di un bianco e rosa chiari, come la maggior parte delle ville intorno, e di fianco c'era un piccolo parcheggio con poche macchine in cui troneggiava imponente la Chevy del 67.
Sam andò in bagno mentre Lachelle e Dean restarono ancora a tavola a discutere sul dolce. A vederli da fuori sembravano fidanzati, si prendevano in giro, si imboccavano, si lanciavano le cose e stavano sempre ad una distanza minima uno dall'altra; c'era una tale intimità tra loro che a volte sembrava che stessero per baciarsi, ma in realtà erano solo molto vicini. Dopo circa 5 minuti squillò il cellulare di Dean: era Sam.
« A che cosa serve telefonarsi così? » chiese lui guardando Lachelle, che gli rispose con un sorriso.
« Dai rispondi, forse è importante. » suggerì, mangiando il pezzo di torta rimasto nel piatto di Dean.
« Cos'è successo, Sammy? » rispose al cellulare guardando il pezzo volargli sotto il naso e Lachelle cominciò a ridere.
« Dean, sono in bagno. Ho bisogno di un piccolo aiuto. Sbrigatevi. » rispose il fratello minore.
Dean mise il vivavoce, così quando gli rispose « Sam, a quest'età avresti dovuto imparare a gestire questo genere di cose. », Lachelle si sentì mancare l'aria dalle risate che non riusciva a controllare. La situazione precipitò quando il cellulare restò in linea e non si sentì più la voce di Sam ma quella di una donna gridare, poi porte sbattere, finestre rompersi e poi altre urla.
« Sam?SAAM? » Dean era spaventato per il fratello.
Si alzò di scatto e lasciò cadere il cellulare sul tavolo. Corse subito in bagno seguito da Lachelle, dove trovarono vetri frantumati e sangue schizzato su tutta la superficie del pavimento.
Arrivarono giusto in tempo per vedere i canini di 3 vampiri che attaccavano Sam e una ragazza bruna; aveva un corpo esile e il volto spaventato, indossava una maglia azzurra sotto una giacca nera di pelle come i pantaloni e le scarpe col tacco abbinate alla borsa, che teneva pronta come fosse un'arma. "Il genere di ragazza che non sarò mai. Ma come fanno a camminare su queste scarpe?E come lo trovano il tempo di sistemarsi sempre i capelli?Che palle però a portare le borse sempre dietro" pensò Lachelle, di nuovo distratta.
La donna era spaventata, si stringeva dietro la schiena di Sam e si copriva il viso con le mani per non guardare lo spettacolo nauseante che invece ai Winchester non faceva alcun effetto, se non schifo per il sangue che dovevano pulire dai loro vestiti. Tagliate le teste ai vampiri, la ragazza continuava a stringersi forte a Sam ancora ansimante per lo spavento.
« Caroline, va tutto bene adesso. » cercò di tranquillizzarla Sam.
La portò accanto al lavandino per pulirle le braccia ricoperte di sangue. « Ci penso io alle ferite. » disse mentre questa si tranquillizzava.

Dean e Lachelle uscirono dal bagno per lasciarli soli e ripresero a mangiare, poi dopo un po' si diressero fuori ad aspettare Sam. Si sedettero su una panchina di ferro verde, alle spalle dell'autogrill, a guardare una bambina che saltellava tra le mani del padre e la madre. Lachelle provò l'irresistibile impulso di toccare la mano di Dean, ma riuscì a controllarsi.
« Solo questa mattina avevo perso ogni speranza, ogni motivazione e ora, a vedere il viso di quella ragazza, felice di essere ancora viva, mi sento meglio. » annunciò lei, poggiando la testa sulla spalla di Dean; quella volta non era riuscita a mantenere lo stesso autocontrollo di sempre.
« E' uno dei pochi lati positivi del nostro lavoro. » concordò lui. « Le persone hanno bisogno di noi per essere salvate e noi di loro per dare un senso a tutto quello che abbiamo sempre fatto e che continueremo a fare. La tradizione di famiglia, no? » le rispose accarezzandole i capelli; anche lui faceva un duro lavoro di autocontrollo quando era vicino a lei, ma non voleva ammetterlo a sé stesso. Si diceva che così era e così doveva essere perché era normale. Sorridevano guardando le loro ombre a terra, unite per un gioco ottenuto dal riflesso del sole, unite come se fossero una sola cosa. Lachelle cominciò poi a ridere di nuovo, con quella risata contagiosa che Dean tanto amava.
« Da quanto tempo ti sono spuntate le ali? » gli chiese divertita, indicando a terra col dito.
« Cosa? » chiese Dean stupito, mentre guardava la propria ombra.
Dalle spalle prendevano vita delle ali che arrivavano fino alla spalla di Lachelle seduta accanto a lui. « Castiel! » gridò, sapendo già che l'angelo li stava silenziosamente facendo compagnia da un po'.
« Ciao Dean. Ciao, Lachelle. » li salutò lui col solito tono vago e pacato.
« Ciao Castiel. » gli rispose lei, dopo che Dean le fece l'occhiolino; non era tanto d'accordo ma quel gesto di Dean bastò a farle cambiare idea.
« Sono davvero molto dispiaciuto. Non meritate questo e vi voglio chiedere scusa. » li sorprese l'angelo.
Stava venendo loro il torcicollo per girarsi dietro a guardarlo, ancora molto sorpresi dal suo comportamento.
« Per cosa? » chiese Lachelle, sperando che non avesse sentito quello che la mattina aveva confessato a Dean in un momento di rabbia e sconforto, ma temeva di averlo ferito.
« Io voglio comportarmi da amico, voi siete miei amici, gli unici che non mi hanno mai tradito e io non vi dimostro mai quanto vi apprezzo. Vi metto in pericolo, fate di tutto per me e io non vi sono mai riconoscente. » continuò lui senza cambiare il tono tranquillo e sicuro.
Lachelle prima lo guardò seria, poi gli mostrò un grande sorriso.
« Allora, cosa ne facciamo di questa chiave? » gli chiese.
« Dovete distruggerla...e anche io devo. Dobbiamo. » si corresse. « Non è stato un bene trovarla, c'è qualcosa che non va in Paradiso di recente. » spiegò sedendosi tra loro due e sistemandosi il trench.
« Solo di recente? » ironizzò Dean, ma Castiel lo guardò serio.
« Le cose sono peggiorate, Dean. Ci arrivano ordini strani. Io non mi fido. » confessò l'angelo.
« Come la distruggiamo? » chiese Lachelle guardandolo, ma lui aveva un'espressione che faceva intendere che quello era un dettaglio che avrebbero dovuto scoprire da soli.
« Non lo so ancora, dobbiamo cercare informazioni. Direi di metterci in viaggio. » suggerì Castiel alzandosi dalla panchina.
« Dove vuoi che ci incontriamo? » chiese Dean anticipando la questione del viaggio con Castiel, per evitare di farsi teletrasportare.
« Ci andiamo insieme. » rispose lui, ma Dean si alzò di scatto e si allontanò di qualche centimetro.
« Scordatelo Castiel, non sono pronto per un altro teletrasporto angelico, non mi va di avere di nuovo problemi di stomaco per giorni. » sbottò.
« Ci andiamo insieme in macchina. » replicò quello col trench.
« Sei sicuro di essere Castiel? » gli chiesero all'unisono. « Sei così strano oggi. ».
Dean e Lachelle si guardarono e poi osservarono ancora Cass sospettosi. Venne loro spontaneo gridare "Christus", anche se era una cosa stupida, ma fu come un riflesso. Cass li guardò, inclinando la testa sul lato destro e inarcando leggermente le sopracciglia.
Era proprio lui.
   
 
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