Cap. 10 – La sfuriata
La mattina dopo Harry, Ron ed Hermione furono mandati
a chiamare dal preside.
Harry si sentiva un po’ stanco ed assonnato, dato che aveva trascorso gran
parte della serata nella stanza del suo ragazzo.
Almeno fino a quando i due si ricordarono di Blaise, che stava era rimasto nella sala comune: Draco gli
aveva infatti chiesto se gentilmente poteva restare un po’ fuori per permettere
loro di chiarirsi, ma come il moro serpeverde
ricordò all’amico quando quest’ultimo lo andò a chiamare e lo trovò
addormentato su una poltroncina, non si era affatto parlato di tutta la
nottata.
Harry aveva quindi salutato Draco con un bacio e sotto il mantello
dell’invisibilità era tornato nella torre grifondoro,
mentre il compagno subiva il lunghissimo cazziatone di Blaise.
Gli era sembrata una cosa un filino bastarda, in
effetti, abbandonarlo proprio in quel momento. Ma si era messo a posto la
coscienza pensando che *forse* la sua presenza avrebbe
solo che peggiorato le cose.
Fatto sta che quando era rientrato nel suo dormitorio, erano
almeno le 3.30.
Minuto più, minuto meno.
Ringraziò il cielo che nessuno si fosse accorto del
suo enorme ritardo, ma la mattina seguente gli effetti del sonno mancato si
erano fatti sentire… Soprattutto considerato che Silente aveva voluto parlargli
prima delle lezioni, dato che Remus sarebbe dovuto ripartire nel pomeriggio per
tornare solo qualche giorno più tardi.
Il preside e il loro ex professore avevano spiegato loro i motivi dell’insuccesso,
riassumendo in breve le parole che l’auror con loro aveva detto a Remus.
Harry, nonostante la delusione per il fallimento, sentì riaccendersi la
speranza: il fatto che la non riuscita non dipendesse da Sirius,
ma da loro, gli faceva credere che ci doveva essere un modo per poter riuscire
a riportarlo indietro. Aveva ragione Draco…
Già, Draco.
Nel momento stesso in cui gli tornò in mente il biondino, gli salì su la rabbia
al pensiero di ciò che Silente lo aveva convinto a fare.
L’uomo si dovette accorgere dei suoi pensieri, perché a metà della spiegazione
chiese candidamente
– Cosa c’è, Harry? Qualcosa ti turba?
Remus si affrettò a dirgli sorridendo che sarebbe andato tutto bene, ma lo
sguardo di Silente gli fece intuire che sapesse
che non c’era solo quello.
A fine discussione, quando Ron ed Hermione
cominciarono ad alzarsi, Harry rimase seduto e con lo sguardo fisso sul suo
preside chiese atono.
– Posso parlarle un minuto di una cosa privata?
Silente annuì sorridendo, e fece cenno ai due ragazzi di avviarsi.
Questi ultimi gli lanciarono uno sguardo interrogativo, ma Harry gli mimò con
la bocca di non preoccuparsi, e che sarebbe arrivato subito.
Quando la porta si fu richiusa alle loro spalle, Harry
guardò un attimo Remus, chiedendosi se fosse il caso di parlarne davanti a lui.
ma poi pensò che probabilmente già sapeva del marchio
di Draco, per cui aveva poca importanza che fosse lì.
Si rivolse dunque a Silente.
– Come ha potuto farlo?
Chiese freddamente Harry.
– Fare cosa, Harry?
Domandò l’uomo con un tono particolarmente amabile.
– HA DETTO A DRACO DI FARSI MARCHIARE!
Sbottò il bimbo sopravvissuto.
Silente cambiò espressione, sembrava sorpreso.
– Draco? C’è forse qualcosa che non so, a proposito dei tuoi rapporti con Malfoy?
Harry arrossì leggermente, e si rese conto che Remus lo guardava sorpreso.
– Come fai a saperlo?
Chiese stupito il licantropo.
– Me lo ha detto lui.
Rispose, ignorando volutamente la domanda del preside.
– Sto cercando di essere in rapporti più amichevoli, con lui.
Aggiunse, infine, in tono vago.
– Devi esserci riuscito, se ti ha detto una cosa tanto personale.
Disse poco dopo Remus, dolcemente.
Harry abbassò lo sguardo sulle proprie ginocchia, almeno fino a che non udì
nuovamente la voce di Silente rivolgerglisi.
– Vedi, Harry, capisco che la mia scelta in questo momento possa sembrarti
assurda, ma ti assicuro che ho vagliato molte possibilità, ed è, per Malfoy, la possibilità più sicura al momento.
– LA POSSIBILITÀ PIÙ SICURA? Ma si rende conto? È fra
i mangiamorte! E si trova in
una posizione difficilissima… vuole fargli fare la spia per suo conto? E se lo scoprono? E se invece
dovessero chiedergli di uccidere qualcuno, cosa farebbe? Se
obbedisse sarebbe braccato dagli auror, ma se
fallisse di proposito sarebbe punito da Voldemort, e forse anche da suo padre.
– C’è il professor Piton, a vegliare su di lui. farà sì che incarichi del genere non gli vengano MAI
assegnati… e, se dovesse accadere, riuscirà a far sì che Malfoy
ne esca illeso. Sicuramente ora hai un sacco di dubbi, ma non credi forse che
io mi sia posto già prima di prendere una simile scelta ognuna di quelle
domande? La mia non è stata una scelta affrettata, e di sicuro Malfoy lo sa. È per questo che ha
deciso di accettare il mio consiglio. Devi fidarti di me e di lui, Harry.
Il moro non era assolutamente convinto, ed avrebbe voluto
gridare a Silente che non era giusto, che così rischiava troppo… che non
l’aveva fatto per Draco, ma solo per avere una spia in più all’interno dei mangiamorte… Ma Silente intercettò i suoi pensieri.
– Non credere che io sia così meschino e calcolatore da fare
solo i miei interessi. Se cominci a pensare a tutte le conseguenze
negative che avrebbe avuto un suo rifiuto al padre di
unirsi ai mangiamorte, capiresti che è meglio così.
Il preside non sembrò voler aggiungere altro, e Remus si avvicinò a lui quando
cominciò ad avviarsi alla porta.
– Ti va se ti accompagno? Mancano ancora venti minuti alle
lezioni, potremmo farci una chiacchierata.
Il moro annuì tristemente, sperando che non volesse parlare di Draco e della
loro “amicizia”.
Fortunatamente, il licantropo sembrò intuire l’imbarazzo di Harry e il fatto
che non aveva voglia di affrontare l’argomento, così deviò il discorso,
facendolo ricadere nuovamente su Sirius.
– Sai, Harry, nonostante tutte queste difficoltà, sono quasi certo che ci
riusciremo. Non so perché, ma fin da quando l’ho… ehm, l’abbiamo perso, ho sempre
avuto la sensazione che non fosse tutto finito… non so
se mi spiego.
Harry annuì.
– Sì, ho capito. E, ad ogni modo, non ho alcuna intenzione
di arrendermi così facilmente. Anche se fosse praticamente
impossibile, ora che so che c’è un modo per farlo ritornare con noi non mi
fermerò davanti alla prima difficoltà. Solo… beh, mi sono preoccupato quando ho
saputo che non ce l’avevate fatta.
Disse candidamente il grifondoro.
Remus gli sorrise tristemente.
– Deve essere stata dura per te. Immagino che ti sarai
sentito tradito, vero? Ti avevamo detto che l’avremmo riportato
indietro, e quando siamo tornati lui non c’era… è
stata dura per tutti. Non so quando riproveremo, dobbiamo trovare una fonte
abbastanza forte da richiamarlo.
Harry ebbe un’illuminazione.
– E io? Insomma, non abbiamo legami di sangue… ma lui
è pur sempre il mio padrino! Questo vorrà pur dire qualcosa, no?
Remus sospirò, e scosse la testa.
– Mi spiace Harry, ma non è la stessa cosa che essere un parente. Insomma, il
vostro legame può essere d’aiuto, certo… ti porteremo con noi
la prossima volta, potrebbe aiutarci la tua presenza. Ma
il vero legame tra il nostro mondo e quello oltre il velo deve essere
tramite una persona che abbia un legame di sangue con lui, non c’è verso. È inutile cercare di aggirare l’ostacolo… dobbiamo
affrontarlo. Dovessi trascinarmi Bellatrix
Black in persona, scalciante e urlante.
Harry ridacchiò, e Remus si sentì un po’ più sollevato.
– Bene, ora sarà meglio che vada. Ed anche tu, Harry…
le tue lezioni stanno per iniziare.
Harry annuì, e si allontanò.
Non appena raggiunse l’aula, fu intercettato da Ron
ed Hermione.
– Tutto bene?
Chiese l’amico.
Harry annuì.
– Volevo chiedergli se non potevo andare bene io. Sirius è il mio padrino, dopotutto.
Disse semplicemente.
Non voleva mentirgli, ma sarebbe stato troppo
complicato parlar loro di Draco.
– E cos’hanno detto?
Chiese Hermione, poco convinta.
– Non va bene. Non abbiamo vincoli di sangue. Lo sapevo, in fondo. Ma dovevo tentare.
– Già. È un peccato, però, perché se fossi andato bene tu, avremmo
risolto il problema.
Constatò Ron, con un tono di
voce vagamente deluso.
Quando Harry aveva detto loro che cosa aveva chiesto
al preside, per un po’ ci aveva quasi sperato.
– Era ovvio che non sarebbe andato bene – ribatté Hermione, decisa – o
ci avrebbe già pensato Silente. Non è
uno sprovveduto, di certo avrà vagliato ogni possibilità.
Già, ogni possibilità.
Al solo sentire quella frase ad Harry vennero i nervi.
Ogni possibilità… per lui, però. Maledizione, aveva gettato Draco in pasto ai mangiamorte… come aveva potuto farlo?! Ed
ora Harry non solo doveva preoccuparsi per Sirius, ma
anche per il suo ragazzo. Perché le cose dovevano
sempre complicarsi? Sempre! E Silente, secondo lui si
divertiva un mondo a manovrarli tutti come burattini.
“Sei ingiusto” lo rimproverò una parte di lui “lui
agisce solo per il vostro bene!”
Ma Harry non l’ascoltò. Era più facile essere arrabbiati, che
comprensivi, almeno al momento.
Le lezioni erano appena terminate.
I grifondoro avevano avuto solo lezioni singole, a
parte erbologia con i tassorosso,
e ad Harry mancava Draco.
Voleva vederlo.
Disse ai due amici di precederlo in sala comune, e che lui sarebbe arrivato più
tardi. Hermione si accigliò leggermente, ma non fece storie, e si allontanò
seguita da Ron, mentre Harry tirava fuori la mappa
del malandrino e controllava dove si trovava il biondino.
“Alla gufiera… ed è da solo. Perfetto.”
Si diresse lì il più in fretta possibile, e quando arrivò aveva praticamente il fiatone.
Draco, sentendo qualcuno arrivargli alle spalle, si voltò di scatto. Quando si rese conto di chi fosse, l’espressione sorpresa si
trasformò in un ghigno.
– Ma guarda guarda… che mai
ci farà Potter qui?
Harry sorrise, e gli si avvicinò.
– Cretino.
Disse semplicemente, prima di sporgersi per baciarlo. Draco ricambiò
calorosamente, e quando si staccarono il biondo aveva ancora gli occhi
socchiusi.
– Dove hai lasciato sottuttoio
e lenticchia?
Chiese Draco.
– Non chiamarli così, te l’ho già detto, mi sembra.
Lo rimbeccò Harry, ma il suo tono di voce non era di rimprovero.
– Il fatto di stare con te non mi obbliga automaticamente ad essere carino e
gentile con tutti i tuoi amici.
– Ma il fatto di essere perdutamente innamorato di me
dovrebbe spingerti a rispettare, perlomeno, le persone che mi stanno accanto.
Draco si scostò da lui.
– EHI! Io non ho MAI detto una cosa del genere.
Harry sogghignò.
– Oh, sì che lo hai fatto…
Poi lo baciò di nuovo, e non appena si separò dalle labbra del biondo, gli
cinse la vita con le braccia e lo strinse a sé, poggiandogli ta testa sulla spalla.
– Ti sei chiesto perché sono qui?
Chiese Draco ironico.
Harry mugolò in risposta.
Quando il biondo intuì che il suo ragazzo non aveva
intenzione di aggiungere nient’altro, continuò.
– Questa è una gufiera… ci sono i gufi. Ed i gufi servono a spedire la lettera. E
se non ti scolli, non posso spedire la mia.
Harry lo strinse più forte.
– Puoi farlo dopo…
Disse piano.
Draco sospirò.
– Come mai così appiccicoso, oggi?
– ‘Fanculo, stronzo.
Mormorò il moro, separandosi da lui. Draco lo guardò perplesso, mentre Harry si
avvicinava alla porta. Legò la sua pergamena alla zampina del gufo, e mormorò:
– Malfoy Manor.
Poi si avvicinò ad Harry, che gli stava di spalle, a
braccia incrociate.
– Tutto ok?
Chiese leggermente preoccupato.
– Tanto non te ne frega niente. Hai spedito la tua letterina, no? Allora ciao.
Draco lo abbracciò da dietro, e gli diede un bacio sul collo.
– Non sei davvero arrabbiato con me, o non saresti rimasto
qui.
– Sì che lo sono. Volevo solo stare un po’ con te, ma
evidentemente la cosa non è reciproca.
– Dai, sai che non è così.
Harry si voltò, senza sciogliere l’abbraccio.
Guardò Draco negli occhi, poi abbassò nuovamente lo
sguardo.
– È stata una giornata di merda.
Draco lo strinse maggiormente con un braccio, mentre portò l’altra mano sul
viso di Harry. Gli accarezzò una guancia con il pollice, poi con l’indice gli
sollevò appena il mento, e notò che i suoi occhi erano lucidi.
– Allora, vuoi dirmi che ti è successo?
– A chi era indirizzata la lettera?
Chiese Harry di rimando.
– E se mi avvalessi della facoltà di non rispondere?
– Fa come ti pare.
Draco sorrise appena.
Harry era imbronciato, ma non sembrava avercela davvero con lui. Almeno, così
sperava.
Diede un bacio sulla fronte del moro, poi sussurrò.
– Per mio padre.
– È qualcosa di pericoloso?
Domandò Harry preoccupato.
Draco scosse la testa.
– No. Solo una riunione fra amici. Mi ha chiesto di partecipare.
– E tu?
– Non credo di poter lasciare la scuola. E poi c’è
Potter che mi tiene d’occhio… come faremo se dicesse a Silente dei suoi
sospetti su di me?
Ridacchiò.
Harry si rabbuiò di nuovo.
– Ehi, allora? Cos’è quello sguardo triste?
Il moro si sforzò di sorridere.
– Sai che fai quasi impressione? Fa strano vederti così gentile…
– Vuoi che torni lo stronzo di prima?
– Non eri poi così tanto stronzo. Non ci riuscivi con
me. Comunque così sei perfetto. O
quasi…
Sospirò, poi affondò la testa sul collo di Draco.
– Scusa.
– E di che?
Chiese il serpeverde perplesso.
– Ho fatto una cosa che non dovevo…
Draco alzò un sopracciglio, poi rispose non troppo convinto.
– Se mi hai tradito, prima pesto te poi uccido lui.
– Allora mi guarderò bene dal farlo…
– E…?
– E ‘stamattina ho litigato con Silente.
– Perché devi chiedere scusa a me allora?
– Io… mi sono incazzato con lui perché ti ha
consigliato di farti marchiare.
– COSA?! E glielo hai detto?
Harry annuì, e Draco rise.
– Non sei arrabbiato con me?
Il biondo scosse la testa, poi lo strinse più forte.
– Ti amo…
Sussurrò al moro, che si irrigidì un attimo. Ancora
non ci aveva fatto l’abitudine… sentirselo dire lo faceva sentire strano, ma
era bellissimo.
– Credevo ti saresti incazzato
con me… Insomma, ora sanno che io so, e quindi che tu ti sei confidato con me.
– Sanno?
– C’era anche Remus…
– Ma da dove ti è venuto tutto questo coraggio?
– Insomma, ma mi senti quando parlo? Non sono stupidi… capiranno che c’è
qualcosa tra di noi!
– E allora? Io mi fido di loro, anche se sembra strano
detto da me. E credo lo faccia anche tu. Sono contento
che tu ti sia preoccupato per me, davvero. Anch’io un po’ ero incazzato con Silente, ma mi sono trattenuto, per cui ti capisco. E tu lo hai sopportato per molto più
tempo di me. Inoltre, se anche sapessero che stiamo
insieme… non è un problema.
Harry alzò gli occhi e lo fissò sorpreso.
– Dici sul serio?
– Ho la faccia di no che scherza?
Il moro sorrise, e lo baciò.
Draco non ce l’aveva con lui per quello che era
successo… e il fatto che qualcuno potesse sapere di loro non lo infastidiva. Il
Draco di un tempo lo avrebbe picchiato a sangue, cosparso di
miele e buttato su un formicaio, per una cosa del genere… forse stavano
davvero cambiando. Entrambi, perché nemmeno lui un tempo si
sarebbe esposto a quel modo per il serpeverde.
E questo non era un problema. No, non lo era affatto. Nonostante tutti i problemi che sembravano necessariamente
volerlo sommergere, Harry si sentiva bene.
Come mai in vita sua.
***continua***
Note dell’autrice
Ringrazio tutti coloro che hanno commentato questi
ultimi due capitoli, scusate se non riesco a rispondervi uno per uno.
Da domani inizio a lavorare tutti i giorni tutto il
giorno, quindi rallenterò un po’ con gli aggiornamenti, senza contare che i
capitoli scritti arrivano solo fino al 12 (quindi per gli altri ci sarà un po’
da aspettare)
Un bacione!