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Autore: Neverland Moony    10/01/2013    1 recensioni
«Noi siamo streghe. Passiamo ad Hogwarts gran parte della nostra vita. Conviviamo con fantasmi di ogni genere. Ma non hai mai l’impressione che tutto questo sia surreale? Non ti sembra mai di guardare quello che ci accade intorno attraverso una finestra? Non… » era la frase più difficile da pronunciare per lei, perché conteneva in quelle poche parole l’incubo che ormai faceva ripetutamente e senza minimi cambiamenti almeno una volta al mese da anni «N-Non hai mai avuto paura del fantasma del tuo passato?»
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Molti di voi avranno pensato che Marlene è il protagonista di questa storia. Ma non è così. Per questo ho intenzione di allontanare l’attenzione da Lene (e di conseguenza farvi aspettare per sapere cosa le accadrà) e passare ad un altro personaggio. Nemmeno lui è il protagonista, ma è stato tutto questo tempo ad osservare la situazione e mi sembrava giusto raccontarvi qualcosa anche di lui.
Remus Lupin.
Era anche lui al settimo anno con James Black. E anche lui faceva parte della sua combriccola.
Sinceramente, anche lui frequentava la Stamberga Strillante.
Gli aveva concesso Albus Silente quel luogo, perché Lupin è sempre stato un tipo un po’ strano.
Ma non penso sia necessario creare suspense per dirvi che Lupin è un lupo mannare, perché penso sia noto a tutti che dopo che è stato morso da Fenrir Greyback, il lupo mannaro più feroce della Gran Bretagna, ha dovuto fare la sua stessa fine.
Ma Lupin e Greyback non hanno niente a che fare l’uno con l’altro.
Lupin è mansueto, Greyback è violento.
Lupin è dolce, Greyback è volgare.
Lupin è colto, Greyback è un ignorante.
Lupin sa ascoltare, Greyback l’unica cosa che ascolta è la sua pancia che brontola quando ha fame.
Per questo Remus, dopo aver spiegato la situazione al professor Albus Silente, diventato preside già da diversi anni, era riuscito ad entrare ad Hogwarts, nonostante questo suo piccolo… come dire, “handicap”.
Si era sempre sentito a disagio per colpa della sua trasformazione, ma le cose erano migliorate quando Silente gli aveva mostrato un passaggio segreto che lo conduceva nella Stamberga Strillante, dove poteva passare le notti di luna piena.
Queste trasformazioni erano per lui atroci.
Non abbandonava del tutto la sua coscienza umana.
Si rendeva conto di cosa faceva, nel momento stesso in cui la metteva in atto.
E se ne pentiva.
Così dopo aver ucciso qualche animale ed esserselo divorato, all’interno della Foresta Proibita (che teoricamente era “proibita” anche per lui), tornava nella Stamberga e si feriva.
Era capace di farsi scorrere gli artigli in profondità per tutta la lunghezza di un arto.
Gemeva, piangeva, soffriva, ma non si fermava.
La credeva l’unica giusta punizione per le sue azioni e per quella maledizione.
Quindi, se eravate interessati a cosa erano dovute quelle macchie di sangue che abbiamo trovato in precedenza durante il soggiorno di Dedalus nella stanza della Stamberga Strillante, ora lo sapete.
Fortunatamente Remus Lupin andava in quel luogo solo di notte, quando c’era la luna piena.
Così lui e Dedalus non si erano mai incrociati.
Non avevano la più pallida idea che entrambi condividessero quel luogo così spettrale.
Ma quella sera, fu diverso.
Dedalus Lux si era svegliato nel cuore della notte dopo un incubo orribile, che non riusciva però a ricordare se non per poche immagini.
Gli aveva lasciato uno strano senso di inquietudine.
Tutto ciò che sapeva era che doveva alzarsi dal letto e uscire dalla sua Sala Comune, anche se questo gli avrebbe causato grossi guai.
Ricordava che nel sogno c’era una ragazza, ma non riusciva a ricordarsene i lineamenti.
E con lei un uomo, che faceva raggelare il sangue solo guardandolo.
Aveva bisogno di pensare, di risistemare i pensieri.
Doveva ricordarsi i dettagli di quel sogno, perché sapeva che non si trattava di un semplice sogno.
Il cuore gli batteva a mille.
Stava risalendo i corridoi di Hogwarts nel bel mezzo della notte.
Non era la prima volta che lo faceva.
Ma certo non gli era mai capitato di dover uscire fuori dal castello.
Come avrebbe fatto ad aprire la porta d’ingresso?
Poi si ricordò di aver visto James Potter e Sirius Black sparire dietro ad una statua una volta e non fare ritorno per almeno un’ora.
Si trovava proprio vicino all’ingresso, così decise che ternar non avrebbe nociuto.
Quando Dedalus camminava i suoi passi sembravano battiti di farfalla. Ma “Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo“[1], quindi Lux temeva che nonostante la leggerezza dei suoi passi non sarebbe mai riuscito ad uscire e rientrare senza farsi notare dalla scuola.
Proprio quando era arrivato nei dintorni del punto in cui i due Malandrini erano svaniti, notò con la coda dell’occhio un rapido movimento alle sue spalle.
Si voltò ma non vide niente.
Non ebbe il tempo di fare un altro passo che qualcuno o qualcosa gli sgusciò di lato.
«Odio i giochetti.» mormorò Dedalus Lux a denti stretti.
«Non dovresti trovarti fuori dal letto, in un posto del genere, a quest’ora.» era una voce giovanile, ma che in un primo momento non riuscì a riconoscere. Non era certamente un prefetto, perché avevano l’ordine di controllare i corridoi fino alle undici e poi di andare a letto con tutti gli altri.
E non ricordava che un prefetto avesse mai infranto la regola.
«Qualcosa mi dice che nemmeno tu dovresti essere qui.»
«E invece sì. Ho l’autorizzazione da Sil…» ma in quel momento spezzò la frase a metà. Stava per dire troppo.
In ogni caso per Dedalus aveva detto abbastanza da capire che quella voce era quella di Remus Lupin. All’inizio non l’aveva riconosciuta perché era il più silenzioso tra i Malandrini.
«Lupin!» esclamò allora Dedalus. Voleva vederlo in faccia.
Odiava parlare con qualcuno che non riusciva a vedere. Dietro di sé una figura gli si avvicinò. Lux si voltò e allora lo riconobbe anche dai lineamenti, a malapena intravisibili nel buio.
«Per favore, non fare domande. E t-torna a dormire.» la voce di Remus era tremante. Dedalus pensò che fosse per paura che lui dicesse qualcosa a un professore. Ma perché avrebbe dovuto farlo, quando lui stesso sarebbe finito in seri guai?
«VATTENE!» urlò allora Lupin, visto che Dedalus non aveva alzato un muscolo da dove si trovava.
Gli corse incontro dandogli una spinta con una spalla.
In un attimo Lux si ritrovò a terra, con la testa contro la statua dietro la quale erano spariti Sirius Black e James Potter una volta.
Non aveva mai pensato che in un ragazzo così silenzioso e timido come Lupin ci potesse essere tanta forza.
La vista gli si appannò.
Gli occhi lentamente si stavano chiudendo.
Si sentiva stanco e pesante.
Riuscì a fatica a portarsi una mano sul retro del capo, sentendola immediatamente bagnata.
E un attimo dopo perse i sensi, mentre piccole gocce di sangue scendevano, colandogli persino sul collo, vicino all’orecchio.
E fu un vero peccato. Una vera sfortuna. L’essere nel posto giusto al momento sbagliato.
Perché se quella non fosse stata una notte di luna piena, e se non avesse trovato Remus Lupin a fermarlo, probabilmente Dedalus sarebbe riuscito a capire tutto. A capire chi fosse la misteriosa ragazza del sogno. E a salvarla.
Perché lui era l’unico a sapere che qualcosa di strano e malvagio stava per accadere, e lui era l’unico che poteva fermarlo.           


[1] “The Butterfly Effect”, 2004
  
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