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Autore: Kooskia    10/01/2013    1 recensioni
[I Guardiani di Ga\'hoole]
Fanfiction dedicata ai Guardiani di Ga'hoole, con personaggi originali e solo una modestissima partecipazione di alcuni personaggi della saga dei libri. La vicenda seguirà la storia di un barbagianni figlio di archeologi e dovrà cerchare di proteggere il destino dei gufi da un antico pericolo proveniente dal misterioso passato degli Altri.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4  - Per coloro che ci hanno amato.

Gli occhi di Khaldun si concentrarono sull’ingresso della caverna: e non solo quelli, tutti i sensi del suo corpo erano all’erta nel percepire ogni singolo movimento che avveniva davanti a lui. L’intero corpo del giovane gufo era scosso da fremiti, un misto di sensazioni sconosciute lo attanagliò e Kharas ebbe l’istinto di rigettare una borra non completamente formatasi.
-Calmati… respira a fondo, così.- disse il vecchio gufo al suo fianco, le piume delle sue ali accarezzarono il collo del barbagianni in un gesto di affetto e comprensione.
Quando Kharas si volse a guardarlo, rimase per l’ennesima volta sorpreso dal fuoco che ardeva negli occhi nella civetta delle tane.
-Devi imparare a trovare la lucidità quando affronti un pericolo. Ora torna a concentrarti sui tuoi sensi, cosa vedi? Cosa percepisci?-
La voce del  barbagianni si levò tremante.
-V…vedo, tre gufi davanti alla caverna. Hanno elmi, pettorali, grinfie da battaglia… sono tutti più grandi, più vecchi e più forti di me. –
-Eppure vedi qualcos’altro, giusto?-
Kharas annuì, e la visione di quel che accadeva dinanzi alla caverna gli causò un sussulto di rabbia.
I tre gufi ciarlavano tranquillamente, passandosi tra loro ed ammirando i cimeli di battaglia di suo padre.
Il barbagianni non aveva mai visto suo padre indossarli, ma li aveva ammirati a lungo nella loro caverna.
Ed ora erano nelle zampe dei suoi assassini.
-Sono sicuri di sé e noi abbiamo l’elemento della sorpresa, inoltre non farti scoraggiare dall’aspetto: questa vecchia civetta conosce ancora qualche trucchetto.-
Un poco più sicuro di sé  Kharas annuì e,  ad un cenno del suo più anziano amico, entrambi spiccarono il volo dai cespugli in cui si erano rifugiati.
Volarono bassi e silenziosamente fino ad appostarsi dietro ad alcune rocce che fornivano un ottima copertura e protezione nei confronti degli occhi dei tre gufi.
-Ricorda quanto ti ho detto: evita le loro grinfie e sfrutta le loro stesse dimensioni!-
Appena il barbagianni annuì con espressione un po’ più decisa, Murìn uscì fuori dal loro nascondiglio.
Gli istanti successivi furono tanto rapidi quanto brutali.
Kharas ebbe solo una fugace visione di Murìn che correva sulle sue lunghe zampe robuste verso i loro nemici, per poi scagliarsi con gli artigli da battaglia spiegati contro il volto di un gufo di palude.
Ma l’attenzione di Kharas venne presto distolta dal fatto di trovarsi faccia a faccia con uno dei tre gufi: un gufo comune il cui pettorale e l’elmo decorato da nastri blu scintillava al chiaro di luna.
Il caso aveva voluto che fosse stato quel gufo ad avere in quel momento tra le zampe la possente alabarda da guerra posseduta dal padre di Kharas ma la sorpresa era stata tale che egli era rimasto immobile per qualche secondo di troppo.
Kharas allungò un artiglio verso l’estremità dell’alabarda con l’intenzione di trascinarla a se, il suo nemico tuttavia si riprese in fretta e la strattonò con un colpo deciso per poi levarsi in volo con un grido: egli sollevò l’alabarda e la mulinò sopra il capo di Kharas.
L’arma tuttavia non era fatta per essere impiegata da un gufo che già indossava delle grinfie da battaglia e fu questo a far sì che il metallo dell’arma non decapitò il barbagianni: egli cadde all’indietro, in parte frastornato dalla furia del nemico ed in parte terrorizzato da lui. 
Il suo nemico sferrò un altro colpo ma un clangore metallico si diffuse quando l’arma andò a cozzare contro i bordi della roccia nella quale si era infilato Kharas senza nemmeno accorgersene. Il gufo comune stridette di rabbia e frustrazione quindi mulinò l’arma per infilzare il barbagianni ma questi si abbassò ed allungò l’artiglio afferrando un tratto dell’arma. Il gufo era forte e Kharas si lanciò in avanti gettandosi di peso contro l’asta dell’alabarda ed immobilizzandola così sotto il suo corpo.
Il gufo comune indietreggiò lasciando l’arma e sfoderò gli artigli pronto a colpire Kharas che oramai era esposto al di fuori del suo rifugio di pietra.
Tutto accadde nell’arco di pochi istanti:  come il gufo comune si scagliò su di lui ad artigli spiegati, Kharas chiuse gli occhi e afferrò saldamente l’alabarda. Egli non aveva avuto né il tempo né la prontezza di riflessi di ruotarla ma l’arma era dotato di un puntale metallico dal lato opposto della lama principale.
Kharas aprì gli occhi quando udì un rumore strozzato e non avvertì alcun dolore in lui.
Il gufo comune non aveva potuto evitare la punta di metallo che si era parata dinanzi a lui un istante prima che potesse scagliarsi su Kharas: l’arma aveva penetrato carne ed ossa sotto il collo appena sopra il pettorale metallico, uccidendolo sul colpo.
Kharas ebbe un sobbalzo quando qualcosa si avventò su di lui da dietro.
-Stai bene ragazzo?!-  chiese la voce concitata di Murìn.
Il giovane barbagianni si voltò lentamente, osservando la vecchia civetta delle tane un po’ arruffata ma illesa: i suoi artigli da battaglia erano macchiati di sangue e più in là giacevano i corpi inerti degli altri due gufi di guardia all’entrata.
-Abbiamo pochissimo tempo! Tieni, questo era l’elmo di tuo padre. Prendilo e prendi la sua arma, vola su quella collina laggiù e restaci finché non farò ritorno. –
-Ma… ma io voglio aiutarti, non posso lasciarti entrare da solo!-
-Non protestare! Hai fatto già abbastanza, presto saranno qui a cercarci dopo aver udito tutto questo frastuono. Io entrerò da un tunnel secondario che stavamo finendo di scavare, tuo padre sarebbe orgoglioso di te ma ora vi è un compito che posso svolgere da solo. –
Lentamente Kharas annuì.
Egli pose lo sguardo sull’elmo del padre: era antico e recava numerosi segni di battaglia mentre il pennacchio di crine rossa svettava dalla cima. Kharas lo indossò, inizialmente rabbrividì al contatto col freddo metallo ma ben presto si sentì protetto da quell’elmo.
-Lo indossava mio padre.- pensò con un pizzico di dolore e orgoglio.
Kharas afferrò l’alabarda con la stessa fierezza mentre strani sentimenti gli scuotevano il ventriglio: sentimenti che spaziavano dal cordoglio all’orgoglio, dalla nausea alla nostalgia.
Aveva ucciso un gufo:  per la prima volta in vita sua aveva tolto la vita ad un suo simile.
-No…non un mio simile. Uno degli assassini di mio padre.-
Pensò con uno espressione decisa mentre spiccava il volo.
 
La notte scorreva rapida  mentre Kharas attendeva al riparo sulla cima di un albero dove Murìn gli aveva detto di aspettare. Non si era tolto l’elmo e teneva un artiglio stretto sull’asta dell’alabarda.
Aveva cacciato e mangiato un topolino che si aggirava alle radici dell’albero, ma alcuni minuti dopo aveva rigettato quel poco che era riuscito a digerire quando aveva ripensato al gufo comune ucciso dinanzi a lui.
-Non puoi farci niente adesso… -
Cercò di convincersi  ma questo pensiero gli causò ulteriore rimorso perché i suoi sentimenti andarono all’anziana civetta delle tane che si era infiltrata da sola in mezzo a tanti nemici.
-Non avrei potuto fare niente neanche per lui! L’unica cosa che sarei riuscito a fare sarebbe stato farmi uccidere!- disse ad alta voce.
Una parte della sua mente prendeva per vera tale realtà, ma un'altra parte continuava ad instillare il dubbio della paura e della codardia.
-Io non volevo che accadesse tutto questo … -
Gli occhi gli si chiusero, era quasi l’alba e il giovane gufo risentiva della stanchezza di quella notte.
Cercò ad ogni costo di restare sveglio, anche arrivando a pizzicarsi una zampa col becco.
I suoi sensi si allertarono quando avvertirono una sagoma volare verso di lui dalla montagna.
-Un nemico? No non può essere … è uno solo.-
Quando realizzò che si trattava di Murìn, Kharas non trattenne un sospiro di sollievo ma all’atterraggio di quest’ultimo il barbagianni capì rapidamente che qualcosa non andava bene.
Le civette delle tane non erano grandi volatori, era una cosa ben nota. Ma Murìn volava peggio del solito e il suo atterraggio lasciò molto a desiderare.
-E’ tutto a posto Murìn? Cos’è successo!-
L’anziana civetta si appoggiò contro il tronco dell’albero, ansimando rapidamente.
Quindi allungò un artiglio mostrando un grosso rotolo di pergamene, fogli e documenti.
-Prendili Kharas. Sono il frutto delle ricerche dei tuoi genitori nonché il frutto del lavoro mio e dei miei compagni ormai morti. Ora ascoltami ragazzo: a Nord, lontano da qui si estende un mare e al centro di esso vi è un isola molto difficile da trovare a causa dei venti marini. Su quest’isola si erge il Grande Albero di Ga’hoole e tu dovrai recarti dal re che lì governa su coloro i quali sono noti come i Guardiani di Ga’hoole.
Sono gufi saggi e potenti e sono i soli in grado di fermare quei pazzi…  dovrai volare facendo appello a tutto il tuo coraggio e ai tuoi insegnamenti. E sarai da solo… -
Kharas si rivolse alla civetta con voce rattristata e premurosa..
-Ma… perché? Possiamo volare insieme all’Albero, appena tu ti sarai ripreso. Inoltre io non so nulla nel dettaglio della scoperta dei miei genitori. Soltanto tu potrai… -
-Io… non mi leverò più in volo da questo albero, Kharas.-
Come egli pronunciò quelle parole, Kharas rabbrividì quando qualcosa di umido gli toccò le zampe: abbassò lo sguardo e vide come il tronco dell’albero si stava impregnando del denso sangue che scaturiva da una profonda ferita sul fianco di Murìn.
-Abbi fede… nel tuo cuore e nel tuo ventriglio…. fidati dei Guardiani, essi sapranno cosa fare. Non… non dubitare mai del tuo coraggio … sei un giovane volenteroso e gentile ma puoi trovare una grande forza dentro di te. Però…  -
Murìn emise un rantolo e poi tossì, chiudendo gli occhi.
-Stai… stai attento a Nuba.-
  
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