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Autore: Eider    10/01/2013    1 recensioni
Come nella maggior parte dei film, dopo che il protagonista, partito per chissà quanto tempo, ritorna a casa si ritrova solitamente in una realtà completamente diversa da quella che ricorda ed è giusto che sia così no? Questo era quello che Emma continuava a ripetersi da quando era salita su quel maledetto aereo che dopo cinque anni, precisamente cinque anni in cui aveva studiato e si era laureata, la stava riportando nella sua "amata" Londra.
Emma si ritroverà a combattere con il suo passato, che non le renderà la vita facile, per riuscire finalmente ad andare avanti con la sua vita oppure ricominciare da dove era stata interrotta.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Diciotto.

"E-e-em."
"Nora? Stai bene?"
"N-n-no."
"Ma stai piangendo?!"
"Nora!"
"Mi ha lasciata.."
"Stai scherzando spero!"
"Ti sembra che stia scherzando Emma? Sto piangendo cazzo!"
"Porca paletta!"
"Ti dispiace se ci sentiamo più tardi? Devo riprendermi.."
"Sì, sì. Chiamami appena vuoi!"
Emma chiuse la telefonata sdraiandosi sul letto, dove si era seduta poco prima, sospirando e imprecando mentalmente contro quell'idiota.
Le avrebbe sentite, questo era poco ma sicuro.
Stupidi uomini.
"Amore tutto bene?" la voce roca di Martin, da poco svegliato dal suo riposino dovuto ad un noiosissimo film, le arrivò dritta alle orecchie, voltò la testa vedendolo avvicinarsi e sdraiarsi accanto a lei, iniziando a giocare con le ciocche dei suoi capelli.
"Prova a lasciarmi e ti stacco le palle."
Martin si bloccò bruscamente, rimanendo con una ciocca in mano, sbarrò gli occhi, cercando lo sguardo della ragazza.
"Che ti prende?"
"Jack ha lasciato Nora."
Improvvisamente Martin scoppiò a ridere, prendendosi uno schiaffo da Emma, che lo guardava scioccata, come poteva ridere in una situazione del genere.
"Non c'è niente da ridere, idiota!"
Martin cercò di calmarsi, massaggiandosi contemporaneamente la parte lesa.
"Oggi è il primo d'aprile." disse infine, ottenendo il silenzio assoluto da parte della rossa.
"L'ammazzo quella ragazza." sussurrò decisamente arrabbiata, notando solo ora di come l'amica fosse passata dal non riuscire a parlare per il pianto, all'urlarle tranquillamente come se niente fosse in pochi secondi.
Martin ricominciò a ridere, risata dovuta allo sguardo assassino della rossa e il broncio che aveva messo su.
"Su, vieni qua." disse stringendola in un abbraccio, che servì a far spuntare un sorriso sul volto imbronciato della ragazza, strofinò il naso sul petto di Martin e alzò la testa lasciandogli un bacio sulle labbra
"Mi aiuterai a vendicarmi vero?"
Martin annuì, ricambiando il bacio e sorridendo sulle labbra di lei.
"Martin?"
"Mmh?"
"Era davvero così noioso il film?" domandò con voce dispiaciuta, il ragazzo scosse la testa stringendola di più tra le sue braccia.
 
Emma si piazzò davanti la porta con un sorriso piuttosto evidente, puntò l'indice in direzione del campanello, che suonò divertita sentendo la canzoncina che ne derivò, una novità del momento.
La porta si spalancò e Caroline in tuta e capelli raccolti e ricrescita la accolsero assieme un sorriso amorevole, la rossa tentò di abbracciarla, ma la pancia ingombrante fu davvero problematica, si staccò da quel semi abbraccio posando una mano sul pancione, ormai era questione di giorni, infatti la scadenza era già stata superata.
La bambina, sì, siccome Caroline era impazzita per decidere i colori della cameretta e vestitini aveva obbligato, o meglio minacciato, il ginecologo di rivelarle il sesso del bambino, e con immensa gioia avevano avuto la bella notizia, Emma ricordò ancora dell'espressione addolorata di Martin quando l'aveva saputo, accompagnata da un "Un'altra Morris in famiglia, siamo fregati.".
Simpaticone.
"Ti prego fallo smettere!" urlò Dave comparendo in corridoio, con le mani a coprire le orecchie e un espressione sofferente sul volto, Emma ridacchiò divertita da quella situazione surreale.
Dave si riferiva alla musichetta irritante che Caroline aveva deciso di installare ogni qual volta qualcuno suonasse il campanello, una sua voglia aveva detto, ma secondo il modesto parere di Emma, la cognata si divertita a vedere soffrire il fratello, e non era l'unica, per questo motivo Emma continuava a suonarlo ogni volta ne avesse la possibilità.
"Vi siete coalizzate, ammettetelo!" continuò andando a spegnere il campanello, tirando un sospiro di sollievo una volta fatto.
"Sono circondato da donne, come farò con la piccola? Perché Martin non c'è?"
"Deve lavorare."
"Ho bisogno di lui." sussurrò l'uomo, passandosi la mano tra i capelli.
"Non eri tu quello che non lo sopportava?" domandò Emma alzando un sopracciglio sospettosa.
"Ho cambiato idea." borbottò ritirandosi in soggiorno, lontano dalle grinfie delle due.
Emma e Caroline si lanciarono un occhiata complice, facendo trasparire il loro divertimento.
"Vieni, andiamo in cucina, ho appena sfornato un nuovo dolce."
Emma annuì più che felice di seguirla, in quei nove mesi la ragazza aveva messo sicuramente troppi chili, dovuti ai sperimenti culinari della cognata, e l'estate si stava avvicinando, avrebbe dovuto iniziare a mettersi a dieta, nonostante il movimento fisico che faceva..
Caroline si diresse lentamente verso il bancone, dove appoggiata sul ripiano faceva la sua bella figura una torta ricoperta di cioccolato.
Emma si sedette al tavolo, guardando il dolce tra le mani della cognata, con gli occhi a cuoricino, doveva mettersi a dieta, eppure non riusciva a dire di no. Alzò lo sguardo rivolgendolo a Caroline, che sorrise teneramente.
"Perché mi fai questo Carol?"
Caroline scoppiò a ridere sedendosi anche lei a tavola, tagliando due fette da distribuire sui piattini posizionati in precedenza, sapeva che almeno una volta alla settimana la piccola Emma le faceva visita, la donna era pronta ad ogni evenienza infatti.
"Ma tesoro mio, sei così magra."
Emma sgranò gli occhi, fissandola a bocca aperta con il pezzo di torta fermo in aria.
"Sei diventata come la nonna!" esclamò sconvolta.
"Oh mio dio, hai ragione." sussurrò portandosi una mano sulla bocca.
"Che faccio adesso?" continuò Caroline preoccupata.
"Non lo so?"
Le due continuarono a scambiarsi sguardi indecifrabili per qualche minuti, dimenticandosi anche della torta.
"Che succede qua? C'è troppo silenzio.." Caroline ed Emma si voltarono verso Dave appena entrato nella stanza, si bloccò immediatamente spaventato dagli sguardi delle due.
"Tutto bene?" domandò alternando lo sguardo da una all'altra.
"Sono diventata come tua nonna, amore."
Dave alzò il sopracciglio evidentemente confuso, aspettò che la moglie proseguisse.
"Sono una balena, e parlo come una nonna." ed ecco che le lacrime iniziarono il loro percorso lungo le guance, imbrattando di nero il viso della donna, Dave sospirò avanzando verso Caroline, l'abbracciò da dietro baciandole la guancia e sussurrandole quanto l'amasse e quanto fosse bella, come faceva ogni volta che aveva una crisi ormonale, ben presto la donna smise di piangere lasciandosi andare ad un sorriso appena abbozzato, stringendo le mani del marito.
Emma osservò la scena con il sorriso stampato sulle labbra, vederli così le scaldava il cuore rendendola davvero felice per il suo fratellone.
Eppure non provò gelosia come aveva inizialmente pensato, era tranquilla, perché ciò che aveva con Martin era esattamente quello che voleva e quello di cui aveva bisogno, nulla di più, almeno per il momento, certo, nessuno parlava di matrimonio, però doveva ammettere di averci pensato qualche volta, si era vista col vestito bianco a passeggiare lungo la navata, vedendo davanti a se solo lo sguardo pieno di amore di lui.
Ma questo rimaneva solo un suo piccolo segreto.
 
Una settimana dopo, esattamente alle due del pomeriggio ricevette la tanto attesa chiamata da parte del fratello, le acque si erano rotte.
Chiamò immediatamente Martin al lavoro, dicendogli di raggiungerla in ospedale.
Una decina di minuti dopo Martin arrivò trafelato nella sala d'attesa, dove Emma, Adele, Amy e il fidanzato Nick, erano seduti, il ragazzo salutò con un cenno del capo per poi andare a sedersi vicino Emma, leggermente in ansia, le prese la mano intrecciandola alla sua, infondendole un po' di tranquillità, tranquillità che venne interrotta dal arrivo dei genitori di Caroline seguiti dalla Vipera.
Emma si immobilizzò sulla sedia, stritolando la mano di Martin, che a differenza della sua ragazza dimostrò indifferenza, Jenelle dal canto suo lanciò un occhiata sufficiente a Martin per poi squadrare Emma da cima a fondo finendo con una smorfia.
Jenelle non aveva perdonato Martin per averla mollata, soprattutto per averla mollata per quella sgualdrina da quattro soldi, era il suo uomo e se l'era fatta portare via da sotto il naso, ma non aveva intenzione di riprenderselo, uno come lui che aveva scelto una come lei non valeva la pena.
Per tutta la durata del parto nessuno disse una parola, ci furono solo alcuni spostamenti, come Amy che andò a prendere il caffè per se e Nick, oppure come Adele che scappò un paio di volte in bagno.
Finalmente Dave uscì dalla sala parto, accompagnato da alcune infermiere che portarono una addormentata Caroline nella sua stanza, abbassò la mascherina blu, mostrando il suo sorriso radioso e cercando di nascondere qualche piccola lacrima di felicità.
"Si chiama Emily." sussurrò quasi non riuscendo a parlare.
La prima a muoversi fu Emma, che staccatasi da Martin, corse verso il fratello, saltandogli al collo, scatenandogli una piccola risata.
"Sono zia."
"Sono papà." mormorò incredulo, stringendo forte la sorellina.
Emma si staccò da quella morsa con le lacrime agli occhi, con calma tutti si alzarono pronti a congratularsi con il neo papà, perfino la fredda Jenelle aveva dimostrato la sua felicità abbracciandolo e lasciandosi sfuggire qualche lacrima.
 
Caroline si svegliò sentendo il pianto di un bambino, o meglio una bambina, la sua, aprì gli occhi vedendo Dave camminare su e giù per la stanza con in braccio la piccola, cercando di calmarla, canticchiava una canzoncina giocando con il ditino del neonato.
Si voltò verso la donna accorgendosi solo in quel momento del suo risveglio, sorridendole si avvicinò al letto per lasciarle un bacio sulla fronte.
"Guarda, la mamma si è svegliata." sussurrò alla piccola che aveva smesso di piangere, delicatamente la posò nelle braccia della madre, che non riuscendo a trattenersi iniziò un pianto silenzioso, ma con il sorriso stampato sul volto, sussurrando alla piccolina.
Alzò poi lo sguardo, puntandolo sul marito.
"Ti amo."
"Ti amo anch'io." sorrise l'uomo riprendendo a giocare con la manina della piccola.
 
La prima cosa che fece una volta uscita dal ospedale, fu quella di avvisare le amiche della novità, quella con la reazione migliore ovviamente fu Nora, che ancora la telefono urlò la notizia a Jack, di cui Emma sentì la voce entusiasta.
Emma non aveva ancora avuto l'occasione di vendicarsi, ma c'era tempo, di questo non doveva preoccuparsi.
Caroline invece sarebbe stata dimessa dal ospedale entro tre giorni insieme ad Emily.
Entrò a casa ritrovandosi Martin ad aspettarla seduto sul primo scalino, senza dire nulla si sedette accanto a lui prendendogli la mano ed intrecciandola con la sua, come aveva fatto lui poche ore prima in ospedale, qualcosa non andava e Emma lo vedeva nella postura di Martin.
"Amore?"
Martin non alzò lo sguardo, in compenso le strinse la mano.
"Mio padre vuole che vada a dirigere l'azienda in Russia. Sai abbiamo fatto degli investimenti là, e il mercato va piuttosto bene."
Emma appoggiò la testa sulla spalla di Martin, ricambiando la stretta sulla mano.
"Gli ho detto che se lo può scordare, abbiamo litigato e mi ha cacciato di casa e tolto dall'azienda. Adesso non ho una casa, ne un lavoro, l'unica cosa che mi rimane sei tu." alzò finalmente lo sguardo incrociandolo con quello di Emma, sciolse le loro mani, per portare il braccio a circondarle le spalle stringendola sempre più forte, quasi con la paura di vederla sparire.
"Una casa c'è, ed è questa, in fin dei conti trascorrevi più tempo qua che a casa, quindi considerala come tua, per quanto riguarda il lavoro non ti preoccupare, con la tua tenacia troverai di sicuro qualcosa."
"Grazie." sussurrò poco prima di baciarla.
 
"Ma guardala, non è un amore?"
"Sei uguale al tuo papà, lo sai piccolina?"
Emma con in braccio la piccola Emily, continuava a divertirsi sperimentando la sua posizione di zia, ormai innamorata della sua nipotina, sotto lo sguardo divertito di Martin e Dave.
Emily aveva fatto colpo su tutti, se solo ci fossero stati i genitori di Emma e Dave a vederla.
"Quindi tu e mia sorella fate sul serio, eh?" Martin voltò immediatamente la testa verso il moro seduto accanto, annuì automaticamente senza bisogno di pensarci.
"Lo sai che sono cambiato." mormorò Martin non accennando a distaccare lo sguardo, Dave continuò a guardarlo per un po', quando poi con uno sbuffo si arrese voltando il capo in direzione della sorella.
"Sì, hai ragione, ma permettimi di preoccuparmi per lei. Se lei ha deciso di darti una seconda possibilità posso farlo anch'io, ma non provare neppure per un secondo a farla soffrire o questa volta non la passerai liscia.
Martin rabbrividì spaventato, ma in cuor suo sapeva che non l'avrebbe fatta soffrire, almeno non volontariamente.
"Sarò io il primo a farmi male, non ti preoccupare." sussurrò pensieroso, tornando a volgere lo sguardo alla rossa, ancora impegnata a giocare con la nipotina, chissà come sarebbe stata la loro di bambina..
 
Poco prima di andarsene, Emma, si ricordò di un dettaglio che aveva taciuto a Martin, si bloccò richiamando la sua attenzione.
"Stasera siamo a cena a casa si Elisa e Liam, ci sarebbero dovuti stare anche gli altri due, ma siccome sono due idioti, da quello che ho capito hanno litigato, saremo solo noi quattro."
"E' brutto dire che non ne sono stupito?"
"Per niente." ridacchiò Emma, contagiando anche lui, lo prese per mano e lo trascinò fuori salutando i proprietari di casa.
 
Non appena Elisa sentì il rumore del campanello, si sistemò il vestito nero indossato per l'occasione, andando ad aprire alla porta. Accolse la coppia con un abbraccio, conducendoli nel salotto, dicendogli che la cena sarebbe stata pronta a minuti. Tornò in cucina vedendo il proprio uomo all'opera, infatti Elisa era negata in cucina, più ci provava e più distruggeva ogni cosa, così Liam da ragazzo saggio quale era, aveva deciso di occuparsi lui dei pasti, lasciando alla mora i lavoro domestici, ma nonostante questo era sempre rimproverato per il non aiutare, così oltre a cucinare era costretto ad aiutarla con i lavori.
Elisa sorrise vedendolo con il grembiule tutto impegnato a non rovinare nulla, avrebbe voluto abbracciarlo o dargli un bacio, ma sapeva che lo avrebbe disturbato, rischiando di rovinare il faticoso lavoro che stava facendo, perciò si limitò a richiamarlo chiedendogli se avesse bisogno di aiuto, Liam negò senza proferire parola, così la ragazza si limitò a tornare dagli ospiti, intrattenendoli con risate e semplici chiacchierate fino al momento in cui Liam avrebbe finito.
Liam apparì in salotto senza grembiule e con le mani libere dai guanti, andò a salutare Martin ed Emma, dando una pacca sulla spalla al primo e abbracciando la seconda, era quasi passato un anno da quando aveva conosciuto quella marmaglia di gente e quindi da quando stava insieme ad Elisa, la sua Elisa. Le sorrise posandole la mano sulla schiena, vedendo la ragazza illuminarsi in un sorriso amorevole e sporgersi sulle punte per lasciargli un bacio a fior di labbra, veloce ma intenso come ogni loro bacio, si amavano e avevano aspettato tanto a dirselo, che quando era successo avevano passato tutta la notte a far l'amore insaziabili di quelle emozioni.
 
"E' vero quello che ho sentito?" Emma alzò lo sguardo con un espressione innocente, masticando un boccone di carne, verso l'amica, che a sua volta la osservava tranquilla.
"Cofa?" chiese continuando a masticare, ingoiò poi la carne pulendosi la bocca con il tovagliolo.
"Torni in Italia?"
Martin per poco non si strozzò con il polpettone, tossì battendo la mano sul petto aiutando il cibo a scendere, intanto Emma aveva iniziato a battere anche lei la mano sulla sua schiena vedendolo in difficoltà. Il ragazzo una volta salvo voltò il busto e la testa alla sua destra inespressivo, non l'avrebbe mai lasciato, vero?
"Amore tranquillo." Emma gli sorrise accarezzandogli la guancia ruvida, Martin sembrò rilassarsi sotto il tocco della ragazza, ma rimase sempre sull'attenti, aspettandosi di tutto.
"Veramente era una sorpresa.." continuò Emma, "..ma qualcuno.." si bloccò lanciando un'occhiataccia ad Elisa che sorrise mortificata, "l'ha rovinata."
"Quale sarebbe la sorpresa?"
"Avevo pensato di passare l'estate in Italia, pensavo ti sarebbe piaciuto." disse timidamente, abbassando lo sguardo imbarazzata e smettendo di accarezzargli la guancia.
Martin sorrise, sporgendosi per lasciarle un bacio sulla guancia.
"Certo che mi fa piacere, quindi quando si parte?"
"A Luglio." rispose la ragazza con il sorriso stampato sul volto, un sorriso che non voleva andarsene, Martin le prese la mano incrociandola con la propria, sotto lo sguardo attendo di Elisa, che da brava pettegola non si era persa niente, e la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata quella di ridire ogni singola parola e gesto a Nora, seguito da qualche urletto di entrambe.
Liam osservò Elisa, vedendo quello sguardo cospiratorio, scosse la testa immaginando il resoconto dettagliato che avrebbe dovuto subire la sua vittima, tornò con lo sguardo sulla coppia che tornata a guardarli, sorrideva tranquilla e rilassata.
Ricominciarono a chiacchierare, evitando di accennare al discorso, anche se Elisa fremeva dalla voglia di farlo, chiunque se ne sarebbe accorto, ed era solo questione di tempo.
Si alzarono da tavola a mezzanotte passata, un po' brilli a causa dell'alcol, tutti tranne Martin che avrebbe dovuto guidare, nel compenso si divertita ad osservare le due amiche urlare e ridacchiare in modo più sciolto, si salutarono sulla porta promettendosi di incontrarsi presto.
Nel momento in cui Emma si sedette sul sedile crollò in un sonno profondo, che fu interrotto solo una volta arrivati a casa, ma non completamente, così Martin fu costretto a prenderla in braccio e portarla dentro casa.
Elisa invece una volta chiusa la porta iniziò a ridere sguaiatamente senza motivo, correndo poi verso il salotto.
"Nora, per fortuna sei ancora sveglia!" urlò la ragazza facendo segno di silenzio al muro davanti se, Liam scosse la testa andandole a preparare un'aspirina.
   
 
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