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Autore: kymyit    10/01/2013    1 recensioni
Quando si è un uomo pacato del tipo Drake, avere una relazione con uno scassaballe del tipo Law può arrecare gravi problemi di salute. Se per di più il suddetto è un medico, il problema si triplica, perché sa sempre come e dove colpire. Di contro, uno del tipo Law dovrebbe stare ben attento a non tirare troppo la corda. I Drake tendono a mutare in bestie sanguinarie con un forte senso di territorialità e poca inclinazione a lasciarsi sottomettere.
Note: questa raccolta partecipa al contest: Gocce di Quotidianità indetto da clalla97 .
Non so se ci saranno spoiler, evidenti, perciò anche se l'avviso c'è vi avviserò in ogni capitolo sull'entità della cosa. Da zero spoiler a vaghi accenni a PERICOLO SPOILER! Perciò non fuggite e fatemi sapere ^_-
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Supernova, Trafalgar Law
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Rating della shot: Arancione
Elemento del prompt utilizzato:
Canzone:
White blank page, Mumford and sons
Note: Attenzione, ci sono Spoiler sui poteri di Law (non tantissimi, giusto uno ma ci si può passare sopra) e su un avvenimento in particolare, anche se non spiego che accade di preciso. Poi: questa one shot è ambientata nel Nuovo Mondo, ma le isole sono di mia invenzione, Mayonaka no Shima sta semplicemente per "Isola della Mezzanotte". E' un'isola piccola, perciò Law si riferirà ad essa anche come Paese visto che di centro abitato ce n'è uno.
Infine, non so quanto i personaggi siano IC, visto che Oda non li ha approfonditi e Law non so come può reagire in situazioni simili, perciò è tutta una mia interpretazione. Questa One Shot nasce da un headcanon interessante: e se Drake non avesse mollato la marina per altruismo ma perché è psicotico?
Ecco, un altro Traffy non mi piacerebbe, uno basta e avanza, ma la cosa era interessante e anche se non ho potuto fare a meno di renderlo un bravo ragazzo, ho toccato un tastino dolente e un po' schifido, ma giustificato dal fatto che Draky è un allosauro in parte. Bene, spero vi piaccia, ci tenevo a scrivere una cosa del genere!
La raccolta si chiude qui, ma di sicuro continuerò a scrivere su di loro, mi spiace per voi XD




Che colpa ne ho se t’amo con tutto il cuore? Mettiamoci una croce sopra, barra Mayonaka no Shima



So tell me now where was my fault,
in loving you with my whole heart?


Ovunque posasse lo sguardo, si ripeteva lo stesso selciato, le stesse vie, le stesse case in pietra ricoperte d’edera. Le stesse persone sfilavano mute in una processione infinta verso l’oblio, intangibili, prigioniere della notte piovosa. Correva da ore, o forse erano solo infiniti minuti al cardiopalma mal interpretati dal suo cervello. Il sudore freddo gli colava lungo le tempie. Era accaldato, sì, ma il terrore gli gelava il sangue nelle vene e i brividi lo incatenavano sul posto. Imporsi di continuare a correre, a cercare, era semplice. Difficile era sciogliere i muscoli rigidi ed esausti, rimettere in moto il cervello e pensare, pensare, pensare dove fosse…
Aveva cercato ovunque, ma senza risultati.
-Drake!-
Persino il suo nome era solo una voce vuota persa nello scroscio della pioggia.
-Drake!-
Law si guardò intorno, cercando disperatamente fra gli anfratti ombrosi del Paese della Mezzanotte una sagoma familiare china su se stessa, le mani nodose strette fra i capelli, atte a coprire il viso.
-Drake!- chiamò ancora e riprese a correre.
Non era tipo da credere alle maledizioni o alle leggende. Riteneva sempre che, nonostante l’assurdo fosse di casa lungo la Rotta Maggiore, vi fosse SEMPRE e COMUNQUE una spiegazione logica che sfuggiva all’umana comprensione.
Anche gli spettri sono parte della chimica del mondo, in qualche modo, eppure non credeva che una maledizione potesse davvero colpire una persona. Un rancore vecchio di millenni, fatti a malapena riportati su un diario sgualcito rinvenuto in un baule ripescato dall’oceano… andiamo!
La curiosità uccide il gatto, questo lo sapeva bene, ma immaginava spade acuminate, mazze, strangolamenti, veleni e agguati, non un’isola ospitale in festa che improvvisamente diventava più tetra di un cimitero e Drake che impazziva senza sintomi di sorta.
Proprio lui, quell’uomo calmo e posato, quello che poteva far ammattire semplicemente con un buon dosaggio di gesti eloquenti e battute volgari sottintese da sorrisini maliziosi.
Come la volta in cui gli aveva domandato se il Durex fosse una marca di preservativi per T-Rex arrapati e lui era arrossito in pochissimi secondi.
Quel Drake ingenuo non era lo stesso che l’aveva fissato in tralice come se avesse voluto strappargli la carne dalle ossa a morsi. Quegli occhi spiritati non erano…
O forse lo erano davvero?

“Quanti ne hai uccisi, Drakeya?”

Si era macchiato le mani di sangue, lo sapeva, ma il come gli era sconosciuto. Benché si vantasse di poter capire le persone, i fatti non parlavano chiaro e Law non aveva il potere di esplorare le più profonde interiorità del suo uomo senza il suo consenso.
Continuò la sua infruttuosa ricerca finché, da un angolo buio ai margini della strada, non scorse una sagoma curva, coperta da un mantello lacerato in più punti da artigli bestiali.
Law si fermò di colpo, il cuore che gli martellava nelle tempie, le vene e le arterie pompavano a pieno regime e parevano star per scoppiargli in tutto il corpo. Strinse la spada in pugno, fino a farsi sbiancare le nocche.
-Drake.- disse, ostentando una calma che aveva perduto dallo scoccare della mezzanotte. Ben due ore nel panico più completo. Se non avesse saputo come gestire la paura sarebbe impazzito per il terrore.
-Drake!- continuò a chiamarlo, avvicinandosi a lui.
La sagoma sotto il mantello tremò e ruggì.
-Va via!-
Era spaventoso!
L’aveva visto mutare in un dinosauro tante volte, aveva preso in giro la sua coda in un miliardo di modi, l’aveva trovata anche sexy ma non terrificante. Il Diez Drake che gli stava davanti era un ibrido fra un uomo e un mostro preistorico. Gli occhi vacui di una belva assetata di carne viva, mani squamose e artigliate, lunga coda rettile e denti lunghi e affilati come rasoi imbrattati del sangue che gli gocciolava copioso lungo braccia e gambe. Law si accorse con orrore di ciò che aveva fatto e sapeva di dovere intervenire, per impedirgli di continuare a ferirsi, ma fu mentre avanzava verso di lui che i dubbi tentarono di corromperlo.
“Dopo quel che hai visto, puoi ancora giacere con lui? Dargli il tuo cuore come il tuo corpo? Amarlo?”
Sì, si disse.
Poteva.
Lui aveva fatto molto di peggio. Lui era il male incarnato, n’era consapevole e persino fiero. Mosse un passo verso l’uomo che amava. Ma i Dubbi tornarono.
Erano vivi.
Tutta l’isola era loro, dei Dubbi, l’avevano capito troppo tardi.
“Nei suoi occhi c’è la pura follia, forse non è ciò che appare. Forse un giorno vorrà affondare i denti nella tua carne mentre dormirai. Forse ha ucciso tutti allo stesso modo. E’ un pazzo squilibrato che cerca la normalità, ma è al limite e lo sa. Sta per cedere. Ti fissa sperando che ti allontani e al tempo stesso che gli offri la mano. Lo ami fino a questo punto?”
Law indietreggiò, intimorito da questo, esitando se sguainare o meno la Nodachi. Il panico gli compresse il petto e lo stomaco in una morsa terribile, l’aria gli venne a mancare e boccheggiò, tremante, impaurito, no, terrorizzato da quegli occhi che lo fissavano.
Un passo ancora, gli occhi ferini dell’altro si dilatarono. Law si sentì morire e Drake si coprì il volto col mantello, di scatto, accasciandosi a terra.
-VAI VIA!- urlò contorcendosi nel tentare di riassumere le sue umane sembianze. -Via!- gridò, disperato.
Law retrocesse ancora, premendo la schiena contro una parete in pietra bagnata e gelida. La spada ancora nel fodero innalzata come un’ingenua difesa.
-Via… - rantolò Drake premendosi contro il selciato, aggrappandosi ai sassi con le unghie e i denti, contrastando il suo stesso istinto che bramava di lacerargli le carni umane per trascinarlo al misero livello di un essere senza coscienza, vivo di solo istinto omicida.
Le unghie sporche si conficcarono nuovamente nella carne delle braccia, la mente lottava per non perire nel subconscio della belva.
“Resisti! Resisti!” s’incitava e pregava.
-Vattene!-
Pregava.
Non sapeva chi, se un essere superiore o se stesso, il proprio misero corpo, ma continuava a supplicare. “Resisti.”
Tutti gli sforzi compiuti, tutta la sofferenza e i fallimenti patiti, improvvisamente ogni cosa perdeva valore. Se non fosse riuscito a trattenersi quella sola volta, se avesse ucciso la persona che amava, la sua vita non avrebbe avuto più senso.
Il più grande fallimento della propria esistenza.
-DEVI ANDARE VIA!-
Impresse nella propria voce tutta la rabbia e la frustrazione, la mostruosità del suo essere, per spingere l’altro a voltargli le spalle ma Law esitava, combattuto dai rimasugli della ragione che gli imponeva di battersela a gambe levate, salpare e non fare mai più ritorno su quell’isola, e il suo istinto.
Abbandonare Drake e tutto ciò che avevano costruito insieme?
Dimenticare il giorno in cui l’aveva avvicinato a Sabaody, quando gli aveva fatto quell’irritante, meschina, domanda?
Dimenticare il giorno dell’esecuzione di Ace Pugno di Fuoco in cui Drake assisteva alla guerra da solo, impettito sotto un albero e lui si era incautamente avvicinato a stuzzicarlo?
Scordare tutte le volte seguenti in cui l’aveva corteggiato a modo suo, fino a legarlo a sé, fino a farlo tornare di sua spontanea volontà per recuperare abiti mai scordati sul suo letto?
Non voleva!
“Non è l’uomo pacato che sembra.” gli suggerirono i Dubbi.
Drake ruggì, un grido straziante elevato al livido cielo notturno. La pioggia batteva, se possibile, con ancora più ferocia, mentre quel lungo, roco, lamento si spegneva nel suo scroscio.
-Drake.- ripeté per l’ennesima volta il suo nome, avanzando verso di lui, titubante, costringendosi a mettere un piede dietro l’altro. Era conscio di quanto fosse folle tutto ciò, sapeva di essere in bilico davanti ad un baratro di sangue e follia, ma il suo istinto l’obbligò ad agire ancor prima di elaborare un piano razionale.
Trafalgar Law era un pazzo squilibrato, dicevano.
Niente di più sbagliato.
Camminava da sempre sull’orlo della pazzia, la carezzava, si beava in quei fugaci attimi di delirio, ma non era mai stato veramente pazzo. Mai aveva perso il controllo di sé. Discendeva l’abisso e risaliva a piacimento protetto dalla forza della ragione.
Drake, invece, la stava perdendo. Discendeva nelle tenebre senza paracadute né preparazione. Man mano che si avvicinava a lui, Law riusciva a fare chiarezza: Diez Drake rifuggiva quel suo lato animalesco, quella sua follia omicida e perciò era debole. Lui l’aveva accettata e coltivata, sapeva attrarla e rifuggirle a comando. Si chiese per un attimo chi fosse più pazzo fra i due, poi si fermò in ginocchio davanti all’altro che giaceva a terra rigido, teso come una corda di violino.
-Drake.- lo chiamò chinandosi su di lui.
Quello tremò appena, ma non si voltò.
-Vatt- -Non darmi ordini, tanto sai che resto qui.- lo interruppe ostentando un sorrisino beffardo nonostante la voce tremante tradisse la sua paura.
I Dubbi tornarono alla carica, Law semplicemente s’impose di restare inginocchiato dov’era.
“Ti ucciderà sbranandoti alla gola! Ha ucciso altri prima di te, ucciderà ancora. E’ un mostro lussurioso e ingordo di sangue travestito da essere umano.”
“Già… ” si disse “Un mostro terrorizzato da se stesso… ”
-Ho ucciso più di cento persone.- disse, invece, a voce alta e i tremori di Drake per un attimo si fermarono.
-Cento persone per raggiungere il mio obbiettivo, altre che non ricordo neppure le ho usate come cavie per i miei esperimenti. Non mi sono mai pentito di nulla, Drake, e non ho intenzione di farlo perché tu vuoi arrenderti così.-
Quello emise un mugolio confuso prima di riprendere a tremare, a lottare con le squame che si espandevano ramificandosi dolorosamente sulla sua pelle. In bilico fra coscienza e incoscienza.
Avvertiva l’inebriante sentore della paura. La sua, quella di Law… era una droga potente che gli confondeva i sensi, aiutando la belva a prendere il sopravvento. La bestia che era in sé squarciava le barriere della sua umanità e quando avvertì il tocco tremulo della mano dell’altro sulla spalla, Drake si agitò, scattando all’indietro. Afferrò alla cieca la felpa gialla del chirurgo e lo trascinò violentemente a terra. Law gemette appena quando la schiena cozzò dolorosamente contro le pietre del selciato mozzandogli il fiato e sbarrò gli occhi quando le sue iridi incrociarono quelle assolutamente vacue del mostro che lo sovrastava. Colto da un irrazionale terrore, provò a divincolarsi, ma più si agitava, più gli artigli gli laceravano gli abiti e la carne. Un colpo di coda gli aveva strappato la Nodachi dalle mani, lasciandolo completamente inerme.
I Dubbi lo assalirono nuovamente.
“C’è ancora qualcosa di umano in lui?”
Tentò di trascinarsi fuori dalla sua portata strisciando sul sedere, ma un forte colpo dato col dorso della zampa del rettile lo gettò nuovamente bocconi sul terreno. L’impatto fu devastante. Gli si offuscò la vista e per il capogiro il suolo ondeggiò sotto di lui come una barca senza controllo in un mare in tempesta.
“Non c’è più niente di umano, neppure si controlla più. Vuole uccidere, uccidere e mangiare, solo questo.”
Strinse saldamente le mani a pugno fino a ferirsi con le sue stesse unghie.
“Morirò se non… se non… ”
Generò la rassicurante sfera d’aria azzurrina, quello spazio tutto suo, in cui Trafalgar Law era un dio e chiunque aveva la sfortuna d’entrarvi finiva alla sua totale mercé. La espanse d’istinto, fino a circondare il corpo dell’altro, imprigionarlo nel suo mondo.
“O lui, o io!” pensò, fuori di sé.
Drake era ormai quasi del tutto trasformato. La creatura che lo teneva immobile al suolo non poteva definirsi né uomo né rettile, ma un’accozzaglia orribile di entrambe le creature.
Law attirò a sé la spada, scambiandola con uno dei sassi divelti dai colpi del mostro e con rabbia e terrore ciechi, ne strinse l’elsa. Rapido sfilò la lama dal fodero e il suo mortale bagliore si rifletté gelido nelle iridi infuocate della creatura.
“Uccidilo!”
Gli artigli s’abbatterono su di lui.
“Uccidilo!”
Esitarono a pochi millimetri dalla sua testa.
La lama s’immobilizzò a pochi millesimi dalla pelle squamosa. Accadde in un attimo, un brevissimo lasso di tempo in cui tutto divenne più chiaro. Spaventosamente comprensibile. Un battito di ciglia e Law si portò alle spalle di Drake, teletrasportato nel punto cieco sulla sua schiena. Il Chirurgo della Morte richiuse la Nodachi nel fodero e la lasciò cadere a terra, dopodiché s’aggrappò saldamente alla belva che si dimenava in preda alla frustrazione e alla bramosia.
-Drake!- lo chiamò -Drake, sono qui!- esclamò, la voce coperta dai versi cavernosi e dallo scroscio della pioggia.
-Sai… - riprese a stento, fra uno scossone e l’altro, mentre lottava per non lasciare la presa. - Adesso capisco cosa mi attirasse così tanto di te: siamo entrambi due stupidi. -
“Due perfetti idioti.” aggiunse fra sé prima di perdere la presa, stremato, e scivolare a terra, totalmente inerme alla ferocia dell’altro.
Il mostro si chinò sul suo corpo, gli occhi vacui ed ingordi, le fauci spalancate per banchettare con la carne della preda sconfitta, l’odore del sangue inebriante nonostante la prepotenza della pioggia.
I denti affondarono appena nella carne quando, con uno scatto frustrato, il mostro s’allontanò dal giovane uomo, il cervello abbagliato da un doloroso ed istantaneo lampo di coscienza.
Ruggì nella notte, ruggì tutta la rabbia animalesca che possedeva, urlò per riaffermare la propria umanità perduta e, lentamente, la sua figura mutò.
Sparirono le zanne, gli artigli, via la coda e le squame. Rimase solo lui, un uomo in ginocchio davanti al corpo immobile di colui che amava.









Aprì piano gli occhi, confuso.
Sentiva le membra intorpidite e gelate e tutt’intorno il penetrante odore asettico e le basse luci al neon dell’infermeria. Law ruotò lentamente il capo, appena conscio di trovarsi a bordo del proprio sottomarino. Il suo primo pensiero fu: “Drake!”
Non ebbe il tempo di preoccuparsi di dove fosse, di temere per la sua vita, di chiedersi perché mai ci fosse solo lui nella stanza, che una sagoma scura si stagliò oltre il separé bianco, scostandolo per mostrarsi.
-Drakeya… - soffiò Law in un sussurro, la gola riarsa dal tanto urlare.
L’altro annuì, col capo chino, e si sedette a peso morto sulla sedia di fronte al suo letto. Era fasciato in più punti, braccia e gambe principalmente, e i suoi occhi azzurri erano cerchiati da pesanti e scure occhiaie. Il secondo pensiero concreto di Law fu quello di avere un nuovo concorrente al titolo di “Mr. Insonnia Cronica”, il suo terzo pensiero furono contemporaneamente: il sangue, la pioggia, l’isola e il mostro.
Un quadretto agghiacciante.
Sorrise debolmente, mentre il compagno si passava una mano fra le ciocche disordinate dei capelli ramati.
-Sei tornato in te, allora… - constatò.
Drake annuì, le labbra increspate in un broncio duro.
-Perché non sei fuggito?- lo rimproverò.
-Perché i tuoi occhi m’imploravano di salvarti, che domande.- rispose con un tono lievemente saccente.
L’ex contrammiraglio scosse il capo.
-Sei stato uno stupido.- continuò -Avrei potuto ucciderti. E’ questo che volevi?-
-Ti sei fermato, però.-
L’uomo tacque per qualche secondo, per poi ribattere. -E se non ci fossi riuscito?-
Law socchiuse gli occhi.
-Non lo so, non mi piace pensare a cosa sarebbe potuto accadere. Sapevo che potevi sentirmi, però.-
No, non poteva concepirlo, Drake. Non poteva accettare la follia di Law.
Quando aveva ripreso coscienza di sé, l’aveva visto ai suoi piedi, il ventre esposto ai suoi denti aguzzi come una vittima sacrificale. Gli occhi chiusi, in segno di resa, la spada sigillata nel suo fodero abbandonata pochi metri da loro. Che cosa doveva pensare?!
Che Law, Trafalgar Law, aveva voluto fare lo spaccone?
Gli unici ricordi che possedeva erano attimi di piacere seguiti da confusi sprazzi di terrore e dolore.
E sangue.
Poteva ancora percepire l’odore di carne fresca pervadergli le narici e si sentì disgustoso. Gli piaceva, era la verità che voleva negare persino a se stesso.
-Mi dispiace… - disse a denti stretti, le lacrime di rabbia sfuggirono al suo controllo. -Mi dispiace.-
Law si tirò su a sedere con fatica e, sempre con grande sforzo ma con estrema soddisfazione, gli tirò un cuscino sul naso.
-Ma finiscila!- protestò per poi rimettere sul viso la solita maschera sorridente. -Guarda che avevo tutto sotto controllo, perciò non farti strane illusioni.-
Con Diez Drake però non attaccava.
Non attaccava mai da un po’ di tempo a quella parte, lo conosceva troppo bene quel lucertolone.
-Mi dispiace… - ripeté debolmente.
Law si trascinò ancora di più fino a lui, sedendo infine con le gambe penzoloni dal letto.
-Insomma, basta. Ti ho detto che avevo tutto sotto controllo!- esitò un attimo prima di ammettere con tono magistralmente scanzonato -Non era un problema solo tuo. Insomma, stavo per farti a fette prima di accorgermi di quel che facevo. La paura mi stava schiacciando e hai rischiato parecchio anche tu, Drakeya.-
Tacquero entrambi per pochi secondi.
-Perciò direi che possiamo chiuderla qui.- disse il Chirurgo della Morte, grattandosi la testa. Drake gli posò le mani sulle spalle abbronzate e scarne e lo strinse a sé.
-Ciò non toglie che ti sei comportato da incosciente.- ribatté abbracciandolo.
-Che colpa ne ho se t’amo così tanto?! E poi, senti chi parla!- protestò il medico - Siamo proprio messi bene noi due... - commentò prima di lasciarsi andare a quell’abbraccio e trascinare l’altro sul letto per continuare a stringerlo fra le braccia con foga.
Dolori permettendo.
-Già… - commentò Drake, posando il viso nell’incavo del suo collo.
Era ancora vivo…
Aveva temuto davvero il peggio quando l’aveva visto immobile e privo di sensi, coperto di sangue e graffi profondi su tutto il corpo.
-Dovresti imparare ad accettare che sei un mostro, fai come me.- tornò alla carica il chirurgo.
-Dovrei andarmene in giro a squartare gente per provare nuove tesi scientifiche campate in aria?- ribatté inarcando un sopracciglio.
-E’ stato un periodo… - si sentì in diritto di protestare il diretto interessato -Ora sono preso da teorie mediche meno invasive.-
Drake lo fissò come se ne avesse sparata una grande come una casa.
-E va bene, continuo a fare esperimenti strani, ma solo su cadaveri. Nessuno si lamenta.-
-Ci mancherebbe pure.- commentò l’ex contrammiraglio alzando gli occhi al soffitto.
Law gli scorse l’indice dal petto tatuato sin sotto il mento sfregiato, stuzzicandolo come fosse stato un enorme gattone dal pelo rosso.
-Allora? Ci mettiamo una pietra sopra?-
-Aha.- rispose Drake, abbracciandolo nuovamente e baciandogli la guancia lesa con delicatezza.
Era felice che fosse tutto finito per il meglio.



Shachi stava portando in infermeria dei medicinali quando incrociò Penguin sulla porta che gli intimò con un gesto eloquente di non proseguire.
-Devo cambiare le fasciature al capitano e a Drake.- disse, ma il compagno lo trascinò via con un sorrisino a trentadue denti dipinto in volto.
-Ci penseremo dopo, Shachan!- esclamò -E di Drake si occuperà il capitano, adesso non è il caso di disturbarli!-
-Meno male si sono ripresi, mi sono preso un bello spavento quando li abbiamo trovati in quello stato.- asserì il ragazzo, sollevato.
 -Già, ma il capitano è un tipo coriaceo, si riprenderà presto. Per ora allontaniamoci da quell’isola maledetta, poi vedremo.-
Shachi guardò l’altro con occhi quasi adoranti.
-Sul serio?-
Se avesse potuto, avrebbe scodinzolato tanta era la gioia di smontare baracca e burattini e smammare da quel postaccio. Lui odiava i posti infestati, maledetti e minimamente misteriosi.
-Certo.- asserì Penguin annuendo ed elargendogli gentili pacche sul capo. -Ordini del capitano.-
Intrecciò poi le dita delle mani e imitò, non troppo fedelmente, il suo comandante con una soave vocina da donzella spaurita.
-Mettiamoci una pietra sopra, Drakeya! Non voglio più sbarcare su quell’isola maledetta, ho avuto tanta paurAAAAAAH!- si lasciò scappare un urlo terrorizzato quando si accorse dello sguardo penetrante di Law che lo inceneriva dalla porta dell’infermeria.
-Capitano!- esclamò in falsetto tentando di recuperare, e fallendo miseramente fra l’altro, un minimo di controllo e credibilità.
 -Ero… ero venuto a chiederle notizie sulla rotta, ecco… il navigatore vuole… saperlo… -
Law allora mise su il suo di sorrisino, quello che avrebbe fatto impallidire Satana in persona, e gli disse pacato.
-Digli pure di mettere una croce sopra Mayonaka no Shima e di prendere l’Eternal Pose per Cartalia, faremo un piccolo cambio di rotta. Inoltre… - si finse pensieroso -Mi servirebbe della carne. Molta carne cruda per il mio dinosauro.-
-Ma non ci avevamo messo una pietra sopra?!- si udì la voce mortificata di Drake da dentro l’infermeria.
-Non sul tuo stomaco, caro. Devi nutrirti bene se vuoi rimetterti in forze. Obbedisci al dottore o ti faccio la coloscopia!-
Mai contraddire un medico del genere, pensò Drake sorridendo appena, perché era uno che le promesse le manteneva di sicuro.
Per una volta, il suo temperamento lo rassicurò piuttosto che turbarlo.
-Drakeya, l’iniezione è pronta, girati e cala le braghe!-
 Si rimangiò tutto all’istante.
   
 
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