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Autore: LadyDaredevil    11/01/2013    7 recensioni
"Sentiva di avere una missione: capire dove si dirigeva ogni volta che usciva dal castello.
Doveva ammetterlo, quello era diventato il suo chiodo fisso, il motivo che lo spingeva ad alzarsi la mattina e il pensiero che lo accompagnava la notte"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 14: La verità

 

Il giorno di Natale era passato nel silenzio più assoluto. Le chiacchiere, le risate e gli scherzi che riempivano la casa in quei giorni erano svaniti, evaporati. Al loro posto c’erano solo silenzi e sguardi imbarazzati. Il clima di tensione che si era creato tra Harry e Ron aveva influenzato l’intera famiglia, nonostante nessuno fosse al corrente delle vicende che avevano creato quel gelo tra i due ragazzi. La tensione si tagliava con un coltello e spesso i gemelli e Ginny preferivano uscire di casa piuttosto che sopportare i sospiri e i silenzi dei due ragazzi.

I due giorni successivi passarono lentamente, e finalmente arrivò il momento della loro partenza, del loro ritorno a scuola. Harry ringraziò la signora e il signor Weasley per la gentilezza e per l’accoglienza e i due si limitarono ad annuire, non avendo il coraggio di chiedere cosa stesse effettivamente succedendo.

Ron non vide l’amico per l’intero viaggio. Aveva lasciato alcune cose nel loro scompartimento, ma evidentemente aveva preferito passare il viaggio in un corridoio, piuttosto che a stretto contatto con lui.

Le cose non stavano andando esattamente come si aspettava. Aveva immaginato che Harry si sarebbe riavvicinato a lui una volta ricevuta la finta lettera da parte di Malfoy. Quelle parole gli avrebbero dovuto far capire chi era in realtà il biondo e che era meglio stargli alla larga. Eppure l’amico non sembrava essere tornato sui suoi passi, anzi. Da quel giorno si era completamente chiuso in se stesso, aveva lasciato tutti fuori dal suo mondo.

Poche parole erano uscite dalle sue labbra dal giorno della lettera, e nessuna era diretta verso di lui. Aveva ripreso il regime di indifferenza totale, ignorandolo quando gli parlava, quando gli chiedeva qualcosa, quando gli era vicino. Sembrava fosse diventato invisibile per lui.

Quando il treno arrivò alla stazione di Hogwarts, Ron si chiese come avrebbe fatto a vedere l’amico tra la folla di ragazzi che camminava euforica, salutando amici e conoscenti che non vedeva da appena qualche giorno. Ron scosse la testa, pensando all’idiozia di certi ragazzi, che davvero non avevano altro pensiero che quello di parlottare e scimmiottare.

Cercò Harry con lo sguardo, ma evidentemente era stato più veloce di lui, si era infilato tra la folla e aveva raggiunto in fretta la scuola. E il rosso sapeva esattamente dove stava andando.

Preso dalla preoccupazione, appena arrivò a scuola iniziò a correre il più veloce possibile, raggiungendo la sala comune dei Grifondoro.

«Ron! Sei torn…»

La voce di Hermione arrivò alle sue spalle, ma il ragazzo non si era neanche accorto della sua presenza, ignorandola completamente. Non aveva tempo di salutarla e fingere di aver sentito la sua mancanza.

Raggiunse la sua camera, dove erano già arrivati la sua valigia e il piccolo baule. Si guardò intorno, cercando la valigia di Harry, che era stata appoggiata accanto a letto. In quel momento sentì un moto di riconoscenza verso Hogwarts e l’efficienza della scuola.

Raggiunse la piccola valigia che Harry aveva portato con sé nelle vacanze di Natale. Sapeva che l’avrebbe trovata lì dentro e infatti dopo solo alcuni minuti di ricerca tra le robe malamente sistemate, la trovò: la mappa del Malandrino.

Fino ad allora non si era mai permesso di prenderla, non senza il permesso di Harry. Molte volte l’avevano usata insieme, per guardare l’arrivo di un professore, o per poter uscire da Hogwarts indisturbati. Ma mai, mai Ron l’aveva usata per sé. Questa volta però doveva farlo, doveva vedere dove si trovava Harry in quel momento.

Quando cercò il piccolo nome sulla mappa, capì che la sua ipotesi era fondata. Purtroppo anche questa volta non si era sbagliato e accanto alle piccole orme dell’amico vide chiaramente la scritta ‘Draco Malfoy’. Le cose non potevano andare peggio.

Memorizzò il punto esatto in cui i due ragazzi si trovavano, poi richiuse abilmente la mappa, mettendola esattamente nella posizione in cui l’aveva trovata. Richiuse la valigia, quasi certo che il moro non si sarebbe neppure accorto che qualcuno aveva frugato nella sua roba.

Scese in fretta nella sala comune, ignorando ancora una volta la ragazza, che questa volta però non aveva neppure provato a chiamarlo, sapendo già che il rosso aveva di meglio da fare, che non aveva tempo per parlare con lei. Oltretutto Hermione era convinta di non dover niente a Ron, perché era molto arrabbiata con lui, dato che il biglietto di auguri che gli aveva fatto a mano, non aveva ricevuto alcuna risposta. Il ragazzo sembrava prendersi gioco dei suoi sentimenti e lei non sapeva per quanto ancora avrebbe continuato a perdonarlo.

Ma Ron non aveva tempo di pensare anche a quello, aveva una cosa ben più importante da fare. Scese in fretta le scale, correndo verso il luogo di incontro dei due ragazzi. Rallentò il passo quando fu quasi vicino e quando iniziò a sentire le voci provenire dall’aula di pozioni.

Si avvicinò lentamente, facendo attenzione per non farsi sentire. Le voci diventavano sempre più forti, nonostante la porta fosse chiusa.

«Non mentirmi»

«Harry, ho la faccia di uno che ti sta mentendo? Ma ti prego»

«Allora non hai scritto tu la lettera, non sei stato tu a dirmi che potevi trovarti un altro ragazzino come me?»  chiese Harry, con il tono di voce sempre più alto.

«Cosa?»                                                     

La voce di Malfoy sembrava incredula.

«Non mi prendere in giro, Draco»

«Non lo sto facendo, ma non ho idea di cosa stai parlando»

Ron si avvicinò ancora di più, sicuro che i due ragazzi non si sarebbero accorti della sua sempre, tanto erano intenti nella loro discussione.

«La tua lettera, la risposta alla mia. Come un idiota ti ho anche chiesto scusa per non essere rimasto qui con te, e tu mi ricambi in questo modo?»

«No no, calma. Io non ho avuto nessuna lettera»

Il rosso cercò una fessura nell’vecchia porta di legno, poi avvicinò un occhio per poter guardare l’interno. I due ragazzi erano uno di fronte all’altro. Harry aveva le mani suoi fianchi, il volto teso e serio.

«Te l’ho mandata la vigilia di Natale»

«Qui non è arrivato niente, solo gufi dalle mie ammiratrici» rispose il biondo, sogghignando e appoggiandosi a uno dei tavoli, con fare disinvolto.

«Ecco, lo vedi?»

Il moro iniziava a spazientirsi e Ron sperò che mettesse fine alla conversazione il più presto possibile. Ogni parola in più poteva essere letale per lui, poteva significare la sua fine.

«Harry, sto scherzando. Credi davvero che avrei voluto passare le vacanze con qualcun altro?» chiese, guardando l’armadio degli ingredienti, come se si vergognasse di quella domanda che mostrava in realtà quanto ci teneva al moro.

«Ma mi hai scritto…»

«Non ti ho scritto niente. Avrei voluto farlo, ma l’idea che eri in quella casa lur.. in quella casa, mi ha bloccato»

«Quindi non mi hai scritto? E non hai ricevuto la lettera?»

«No, mille volte no» rispose Malfoy, improvvisamente serissimo.

Ci fu un attimo di silenzio. I due ragazzi si guardarono profondamente negli occhi, ma nessuno dei due riuscì a dire una sola parola. Harry lo guardava fisso, come se volesse estrapolare la verità dalle iridi del biondo.

«Mi credi?» chiese Malfoy, facendo un passo verso il ragazzo.

«Ti credo»

Ci fu ancora un attimo di silenzio, poi Malfoy alzò lentamente il braccio, accarezzando con la punta delle dita una guancia del moro.

«Per curiosità, oltre alle scuse, cosa avevi scritto nella lettera? Frasi romantiche? Promesse di amore eterno? O semplicemente qualche suggerimento per una notte di passione?»

«Draco! Smettila! Non lo saprai mai» rispose in fretta Harry, imbarazzato. Appoggiò le mani sul suo petto, come a volerlo allontanare, ma Malfoy lo afferrò per i polsi e lo attirò a sé.

Con un braccio gli cinse la vita, mentre l’altra mano tornava ad accarezzare il suo volto, le sue labbra, la sua nuca.

Il moro si sporse leggermente, cercando il contatto, cercando la bocca del biondo, che si avventò in un attimo sulla sua. Si strinsero ancora di più, come se non bastasse mai il contatto che c’era tra di loro. Harry allacciò le mani dietro la testa di Malfoy, tirandolo a sé e continuando a baciarlo con forza.

Quando furono a corto di fiato si staccarono, entrambi con le labbra arrossate e leggermente gonfie. Si guardarono negli occhi e sorrisero. Entrambi avevano sentiti la mancanza dell’altro in quei giorni, nonostante nessuno dei due volesse ammetterlo. Stare lontani era diventato difficile e non importava quante volte avrebbero litigato, perché per fare pace serviva solo uno sguardo, solo un bacio, solo un leggero tocco.

«Ma allora, se tu non hai avuto la mia lettera e non mi hai scritto, chi mi ha scritto?»

Il silenzio calò ancora tra i due, come se entrambi stessero considerando le varie possibilità.

Fu Malfoy il primo a parlare, guardando Harry negli occhi e pronunciando le parole lentamente. Ron trattenne il fiato, si appoggiò una mano alla bocca e chiuse gli occhi.

«Harry, ora sto per dirti una cosa che non ti piacerà molto. Ma non aggredirmi quando te lo dirò»

«Parla» disse in fretta Harry, pensando che il ragazzo gli stesse nascondendo qualcosa. E in realtà era così, solo che il biondo lo aveva fatto per il suo bene.

«È stato carota, Weasley. Solo lui può aver fatto una cosa del genere»

«Lo odi, da sempre e dici questo perché non lo sopporti»

«No, dico questo perché ne sono convinto» lo corresse Malfoy.

Harry lo guardò negli occhi, chiedendo spiegazioni. Sentiva che la voce del ragazzo era seria e sincera, ma non riusciva ancora a capire cosa centrasse Ron in tutta quella storia. In fondo lo aveva anche aiutato, gli aveva prestato il suo gufo. Non poteva credere che lo avesse tradito in quel modo.

«Lui… ci ha visti. L’altro giorno in biblioteca, ci ha visti mentre… insomma, in quel momento. Ci guardava, era eccitato e ti guardava come volesse… non so neanche come dirlo»

«Non è possibile»

«Lo è, e non è la prima volta che ci spia. Credevo di averlo immaginato, non lo credevo in grado di fare una cosa del genere, ma ho dovuto ricredermi» continuò il biondo, sotto lo sguardo attonito di Harry.

«E l’altro giorno, in cortile, volevo solo prenderlo in giro, ma poi lui mi ha aggredito e dovevo difendermi, lo capisci? E tu gli hai dato ragione, ma non sai che tipo di persona è»

Ron si allontanò dalla porta. Sapeva che sarebbe successo. Non aveva creduto neanche per un attimo che Malfoy avrebbe tenuto la bocca chiusa. Sapeva che avrebbe sfruttato quel fatto a suo favore, nel momento in cui Ron era più debole e non poteva difendersi. Lo odiava, con tutto il cuore.

«Ma lui ha accettato la nostra storia»

«Oh Harry credimi se ti dico che non l’ha affatto accettata. Mi ha minacciato, mi ha detto di starti lontano»

«Non me lo hai detto però»

«Come potevo dirtelo? Non mi avresti mai creduto. Ogni volta in cui ho provato a dirtelo, tu... non mi hai dato fiducia, preferendo lui a me» rispose il biondo, ed era la verità.

«Non può aver fatto tutto questo»

«Lo so che pensi che sia tuo amico, ma ti giuro che non lo è, non più almeno» disse il biondo, appoggiandogli entrambe le mani sulle spalle e facendo toccare la fronte alla sua.

La porta si aprì di scatto. Ron apparve all’improvviso, ansante. Aveva le braccia lungo i fianchi e le mani serrate in due pugni. Ogni muscolo del suo corpo sembrava sotto sforzo, come se si fosse trattenuto a lungo.

I due ragazzi si allontanarono di scatto e lo guardarono impietriti, sconvolti dalla sua presenza. Non immaginavano che ci fosse qualcuno dietro la porta, tantomeno lui. Aveva ascoltato tutto. E ora non poteva più nascondersi.

Adesso non aveva più importanza nascondere i suoi pensieri, i suoi sentimenti. La sua vita era stata rovinata, e non aveva motivo di continuare quella stupida recita. Sapeva che la verità sarebbe venuta a galla prima o poi, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe successo in quel modo.

Aveva immaginato un finale diverso per la sua storia. Aveva sperato che le cose andassero diversamente, ma a quanto pare non era quello il finale che il fato gli aveva destinato.

«Harry…» disse, continuando ad ansimare.

L’espressione dell’amico diceva già tutto, non c’era bisogno di parole, non era neppure necessario che Ron provasse a spiegare le sue ragioni, perché Harry non gli avrebbe creduto, non più.

Sapeva di aver perso, ma non poteva abbandonare la battaglia, non ancora almeno.

«Ti amo» disse, e sapeva che quelle parole, che non aveva mai pronunciato in vita sua, gli uscivano dal cuore, ed erano la cosa più vera che potesse dire in quel momento. Non sapeva neppure come aveva fatto a pronunciarlo, come aveva potuto la sua bocca lasciar trapelare quelle parole, così preziose e così segrete.

Non aspettò la risposta del moro, né volle controllare l’espressione sul suo volto. Lo sguardo che gli aveva riservato appena lo aveva visto era stato sufficiente. Non pensava di potergli fare pena, né di vederlo così distante da lui, sebbene fosse lontano solo pochi passi.

Abbassò il capo, si voltò e corse via. Non voleva più sapere niente, aveva lasciato che il destino si impossessasse della sua vita. Il suo amore per Harry lo aveva reso schiavo, lo aveva torturato, lo aveva imprigionato in una gabbia di bugie e di falsità.

Ora non aveva più voglia di aspettare che il moro cambiasse idea, che si accorgesse di quello che provava. Prima o poi magari avrebbe capito che Malfoy voleva solo farlo soffrire, sfruttandolo come un giocatolo, ma sarebbe stato ormai troppo tardi, perché lui non ci sarebbe stato più.

Raggiunse la sua camera, camminando come se fosse un fantasma, come se le gambe non reggessero il peso del suo corpo. Afferrò la prima cosa che vide sulla scrivania, deciso ormai ad andare avanti. Non poteva fermarsi proprio adesso e  non lo avrebbe fatto.

Aprì la porta del bagno, raggiungendo lo specchio. Non riconosceva più la sua immagine, il suo volto, i suoi occhi. Tutto era cambiato da un po’ di tempo. Aveva abbandonato la sua vita per seguire quella di Harry, per dedicarsi anima e corpo alla sua cura, alla sua protezione. Non avrebbe mai pensato di poterlo dire, ma si rendeva conto che il tempo passato con Harry era stato il migliore della sua vita, e allo stesso tempo il peggiore.

Aveva sperato che l’amore per Harry fosse più forte di tutto, che credendoci avrebbe raggiunto il suo scopo. Ma il moro aveva ormai fatto la sua scelta, e non poteva fare niente per impedirgli di continuare la sua vita in quel modo, rovinandola completamente e rovinando anche quella di chi gli è accanto.

Avrebbe voluto odiarlo, maledirlo per la sofferenza che gli aveva, e gli stava, provocando, ma è difficile odiare ciò che si ama e difficile amare chi non vuole.

Chiuse gli occhi, poi abbassò lo sguardo sulle sue mani, sull’oggetto che stringeva tra le dita.

Il tagliacarte di Harry. Strinse più forte il lungo coltello, poi richiuse gli occhi. Non volle vedere la sua fine, voleva solo che la sua vita finisse in fretta.

Sentiva di non poter continuare a respirare, a parlare, a vivere se Harry non fosse stato al suo fianco, se non avesse potuto prendersi cura di lui.

La lama toccò il suo polso, i pensieri mascherarono il dolore che Ron provava in quel momento. Continuò ad affondare il tagliacarte nella pelle, prima alla destra, poi alla sinistra. Il sangue iniziò a scorrergli lungo le mani, macchiando le dita, la camicia, i pantaloni e raggiungendo il pavimento.

Con la poca lucidità che gli era rimasta, si aggrappò alla porta, poi alla parete e lentamente raggiunse il letto di Harry. Quello era il punto in cui avrebbe voluto morire, sul suo letto, con il suo odore nelle narici. Il rosso si accasciò lentamente, mentre sentiva le forze abbandonarlo.

Chiuse gli occhi, aspettando di svenire e lasciare quel mondo che non gli aveva mai voluto bene. Ripensò a Harry, al loro primo incontro, ai momenti belli passati insieme, a tutte le volte in cui aveva sperato che quegli attimi durassero in eterno e non finissero mai. Si lasciò cullare da quei ricordi felici, omettendo tutto ciò che poteva farlo stare male in quel momento.

Vedeva le sue immagini nella mente, come se fossero delle fotografie: il sorriso di Harry, le piccole fossette ai lati delle sue labbra, gli occhi vivaci, i capelli sempre disordinati, la cicatrice sulla sua fronte. Tutto quello era parte di lui, ed era esattamente ciò che Ron amava e avrebbe voluto.

Gli sembrava quasi di sentire la sua voce. Harry lo stava chiamando. Urlava il suo nome. Aprì leggermente gli occhi e si accorse che non era un sogno. Vedeva figure sfocate, quasi irriconoscibili, ma la voce era forte nella sua mente, così come nelle orecchie.

«Ron, svegliati, Ron!»

«Dobbiamo portarlo in infermeria»

«Oddio, Draco ti prego»

«Harry, stai calmo, non gli succederà niente, siamo arrivati in tempo»

Sentiva le voci farsi sempre più flebili, nonostante le figure fossero ancora molto vicine.

Vide un’ombra bionda avvicinarsi a lui. Sapeva a chi apparteneva, e avrebbe voluto correre, scappare via, ma non ne aveva la forza.

Sentì invece due braccia afferrarlo e sollevarlo dal letto. Voleva urlare di lasciarlo lì, perché era quello il suo posto, era quello il suo destino.

Sentiva di essere in movimento, ma la testa era troppo debole per reggersi da sola e osservare dove lo stavano portando. Poi avvertì qualcosa, un tocco familiare. Harry aveva afferrato la sua mano. Sentì il calore del moro propagarsi nel suo corpo. Cercò di sorridere, senza risultato.

Aprì la bocca, solo per pronunciare il suo nome per l’ultima volta, ma non ne ebbe la forza e prima che potesse anche solo rendersene conto, tutto divenne buio, il volto bellissimo di Harry scivolò via dalla sua mente e non sentì più niente, solo un profondo gelo.

*

Iniziò ad aprire gli occhi lentamente. Si sentiva davvero strano, come se fosse passata una vita intera da quando aveva aperto l’ultima volta gli occhi. Cercò ad abituarsi alla luce, sbattendo le palpebre più volte. Sentiva di non avere le forze necessarie per alzarsi, e non era ancora riuscito a capire perché era disteso su un letto che non era il suo.

Non riconosceva quella stanza bianca, non aveva idea di come ci fosse finito. Sollevò leggermente la testa e capì di non essere solo.

Accanto al suo letto c’era qualcuno. Gli ci vollero alcuni minuti per poter riconoscere quel viso che gli era familiare.

«Ha…rry?»

Il ragazzo alzò il capo e gli sorrise leggermente. Ron continuò a sbattere gli occhi, poi capì finalmente dove si trovava: nell’infermeria. Aveva già visto quella stanza, ma i suoi ricordi ora come ora sembravano totalmente incasinati, sfocati.

«Stai meglio?»

Ron annuì, anche se non sapeva esattamente a cosa l’amico si stesse riferendo. Cercò di ricordare cosa era successo ma la verità era che non ne aveva la più pallida idea. Non ricordava neppure l’ultima volta che aveva visto Harry, o Hermione, o i suoi genitori. Era tutto così confuso che dovette respirare a fondo per impedirsi di andare nel panico.

«Cosa..?» cercò di chiedere, nonostante le parole sembravano essere bloccate nella sua gola.

Aspettò la risposta dell’amico, ma il moro si limitò a stringergli la mano. Sembrava diverso, come se qualcosa fosse cambiato in lui, come se non fosse più l’Harry che conosceva. Ci doveva essere qualcosa di diverso. Richiuse gli occhi solo per attimo, mentre la testa iniziava a girargli e a pulsare forte.

«Starai bene Ron, il peggio ormai è passato» lo rassicurò poco dopo il moro, accorgendosi del suo sguardo allarmato.

Toccò ancora una volta la sua mano, poi si allontanò leggermente dal letto.

«Riposa adesso, andrà tutto bene» disse il moro, mentre gli occhi di Ron si chiudevano nuovamente e il ragazzo ricadeva in un sonno profondo.

Al suo risveglio non sarebbe stato solo. Avrebbe trovato Hermione, che non aveva mai smesso di volergli bene nonostante tutto, e la sua numerosa famiglia, che era sempre al suo fianco. E avrebbe trovato Harry, il suo migliore amico.

Ma tutto sarebbe stato diverso, questo era certo.

Ron non avrebbe ricordato il male che aveva fatto a Hermione e a tutte le persone che gli erano accanto, dimenticandosi di loro come se non fossero parte della sua vita.

Avrebbe dimenticato il suo amore, la sua ossessione per Harry, il modo in cui aveva tentato di dividerlo da Draco, nonostante l’amore che il moro provava per lui. Avrebbe dimenticato l’odio che provava verso il biondo e avrebbe potuto accettare l’amore dei due ragazzi e capire che andava ben oltre l’attrazione fisica, che c’era un sentimento profondo che univa Harry e Draco e che nessuno avrebbe potuto dividerli, nessuno.

Per Ron quello era un nuovo inizio, una nuova possibilità per prendere in mano la propria vita e non sprecarla ancora. Il rosso non avrebbe ricordato tutto il male che aveva fatto, agli altri ma soprattutto a se stesso e avrebbe potuto finalmente dedicarsi alla sua vita, a sé e alle persone che gli volevano bene.

Quando aprì nuovamente gli occhi tutto era svanito dalla sua mente, dimenticato. Ma lui non avrebbe mai conosciuto la verità. E non avrebbe mai saputo che una pozione aveva per sempre cancellato tutti i suoi segreti, gli amori e la gelosia.

The end.

 

Fine della storia! Spero di non avervi deluso con questo finale. Sinceramente avevo pensato a tante cose, a tante conclusioni diverse ma ho scelto questa, un pò perchè la parte buona di me mentre scrivevo l'ultimo capitolo ha vinto sulla parte cattiva e ha deciso di dare una seconda possibilità a Ron e un pò perchè ho pensato che in questo modo anche Harry e Draco sarebbero stati più tranquilli e avrebbero potuto vivere in pace la loro storia (Immaginavo Harry preso dai sensi di colpa nel momento in cui Ron fosse morto, e questo non avrebbe aiutato il suo rapporto con Draco). Insomma, mi sembrava una fine positiva un pò per tutti XD (anche se so che qualcuno avrebbe voluto un finale diverso)

Devo confessare che questa storia mi mancherà, molto. Mi mancava quando l'ho finita di scrivere e mi mancherà anche ora, anche se l'ho solamente pubblicata. Vorrei fare dei ringraziamenti, a tutti quelli che hanno letto, seguito e messo tra le preferite la mia storia. In particolare ringrazio LadyDepp, Holly715 e Narutina90 per aver letto e commentato la storia, grazie di cuore *__*

Non so cosa si dice in questi casi, quindi mi limiterò a dire "a presto!"

Baci baci

LadyDaredevil <3

  
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