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Autore: Chanel483    11/01/2013    2 recensioni
Sono passati quattro anni dalla notte che cambiò le loro vite.
Sono passati quattro anni dalla caduta di Hogwarts.
Ora, Harry, Ron ed Hermione fanno parte della S.A.S.C.O. (Squadra di Auror Specializzati Contro l'Oscuro), un gruppo di auror, ricercatori ed infermieri tra i migliori del mondo, impegnato nella lotta contro Voldemort che, piano piano, prende sempre più potere.
Nel frattempo Hermione si ritrova ad affrontare i fantasmi del suo passato per poter accettare ciò che è diventata e ritrovare un amore che forse non ha mai veramente perduto.
Dalla storia:
"Sono vuota, Harry" sussurrò la ragazza, mentre lui le asciugava i capelli con un incantesimo. Il moro non rispose, ma rimase ad ascoltarla:"è per questo che non so voler bene, perché voler bene vuol dire donare qualcosa di sé agli altri e … e io non ho più niente".
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Il trio protagonista, Un po' tutti, Voldemort | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Prima che iniziate a leggere, devo farvi una comunicazione di servizio: Ho qualche problemino per quanto riguarda i rating, nel senso che non li so valutare; in questo capitolo c'è una scena un po' forte, diciamo che più che arancione è tipo un color salmone scuro (?), forse un NC17... comunque, tralasciando la mia ignoranza, non è una scena a luci rosse, ma non vorrei rischiare di turbare qualcuno, quindi ci metterò un segno arancione all'inizio e alla fine, in modo che volendo possiate saltarla, in ogni caso non è fondamentale alla trama (:
La smetto di rompere le palle! Enjoy it ;)

- "Si chiama essere completamente rincoglioniti, Hermione Granger!"
Harry – come Ron, Bill e Charlie – se ne stava seduto al tavolo della cucina della Tana con lo sguardo basso, a subirsi la ramanzina della signora Weasley.
<< … nessuna notizia! Nemmeno un gufo! >> stava urlando la donna.
Senza farsi vedere però, sorrideva tra sé e sé, con la mano intrecciata a quella di Ginny, seduta accanto a lui.
<< Voi volete proprio farmi morire! M-o-r-t-a! Morta volete vedermi! Non è possibile che tutte le volte... >> stava continuando Molly, agitando con aria minacciosa un pesante mestolo da cucina sotto i loro nasi.
Dal punto di vista di Ginny, la scena era abbastanza ironica. Vedere tre uomini ben piazzati, con il fisico scolpito da anni di addestramento ed indosso i vestiti ancora chiazzati di sangue e terra, messi a tacere da una donnetta bassa e grassoccia non era una scena che si vedeva tutti i giorni, a meno che non si frequentasse la Tana.
La strigliata andò avanti altri dieci minuti buoni finché la signora Weasley non li mandò a – testuali parole – fare qualcosa di utile prima che lei riuscisse laddove i mangiamorte avevano fallito. A quelle parole i fratelli Weasley e Harry se la diedero a gambe, lasciando Molly da sola in cucina da dove sapevano, non sarebbe uscita per diverse ore.
Rintanati in salotto, lontani dal suo mestolo e dalle imprecazioni che la donna gli stava ancora lanciando contro, i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo; nonostante non avesse mai alzato le mani su uno dei suoi figli, Molly Weasley da arrabbiata faceva più paura di una femmina di Ungaro Spinato a cui hanno sottratto le uova.
<< Harry... c'è un problema >> sussurrò Ron serissimo, guardando l'amico che stava giusto per prendere posto sul divano.
<< Che tipo di problema? >> gli chiese il moro, sbuffando appena mentre diceva addio ai tanti agognati cinque minuti di tranquillità.
Il ragazzo si dondolò un attimo sui talloni, lanciando un'occhiata ai fratelli:<< Io non... >> iniziò.
<< Cos'è? Adesso hai dei segreti con noi, fratellino? >> gli domandò Bill, lanciandogli un ghigno divertito subito seguito da Charlie.
Ron gli rivolse un'occhiataccia e tornò a parlare con Harry, ignorando completamente i due e la sorella:<< Ho nuovamente litigato con Hermione. Cioè, non abbiamo proprio litigato è solo che... sì, insomma... diciamo che stavamo parlando e lei mi ha fatto arrabbiare e io l'ho accusata di... essere una ragazza un po'... facile... di nuovo >> ammise con le guance rosse d'imbarazzo.
Harry alzò gli occhi al cielo e scosse la testa:<< Non posso credere che... >> ma la sua risposta fu interrotta sul nascere da un forte tonfo che, voltandosi, scoprì essere stato causato da Charlie che era praticamente ruzzolato giù dalla sua poltrona.
<< Ehm... tutto bene, Charlie? >> gli domandò Ginny, vedendo che si tirava in piedi con il volto cereo.
Il rosso scosse la testa:<< Io credo... >> iniziò, prima di fermarsi per prendere un lungo respiro:<< credo di dovervi dire una cosa >>.
Tutti trattennero il fiato escluso Bill che si coprì il volto con le mani.
 
*****
 
   Hermione, senza farsi vedere, agitò la bacchetta per aprire la serratura della porta di casa sua e diede una spinta all'uomo che era con lei perché entrasse nell'appartamento.
Era un babbano e lei non avrebbe mai lasciato che un babbano che non conosceva entrasse in casa sua, ma quella era... una notte speciale, per così dire.
Dopo aver parlato con Ron, non aveva neanche rimesso piede a casa, si era direttamente infilata nel bagno di uno squallido pub babbano per trasfigurare i pantaloni arancioni in una gonna corta, accentuare la scollatura della canottiera e lavarsi di dosso i residui di sangue, per poi andare al bancone ed ordinare un bicchiere di brandy, con le braccia ricoperte di piccole cicatrici e lividi non guariti del tutto a chiazzarle l'intero corpo.
Il bar si trovava alla periferia di Londra e, considerando lo stato pietoso in cui erano ridotti i tavoli e le facce della gente che lo frequentava, non doveva avere una buona reputazione. In quel momento però non le interessava assolutamente nulla dell'ambiente: era lì per ben altro.
Pochi minuti dopo un ragazzo sulla trentina le si era avvicinato e le aveva poggiato una mano sulla coscia, ma lei lo aveva cacciato quando, presentandosi, aveva detto di chiamarsi Rolland.
Alla fine aveva trovato un uomo con più del doppio dei suoi anni, un osceno puzzo di alcool addosso e la fede al dito, e se lo era portato a casa, senza voler sapere il suo nome.
Non gli diede il tempo di guardarsi intorno; lo prese per la giacca e se lo trascinò dietro fino alla sua camera da letto.
L'uomo era di qualche centimetro più alto di lei ed aveva un po' di pancia da birra, senza contare il principio di calvizie. Senza bisogno di fargli mezza domanda poteva immaginarsi la storia della sua intera vita: a vent'anni, pieno di sogni e di speranze, aveva incontrato una ragazza bellissima di cui si era follemente innamorato ed aveva subito sposato, i figli erano arrivati presto, troppo presto, e lui era stato costretto ad accantonare i suoi sogni, poi i bambini erano cresciuti e lui era diventato troppo vecchio per rimettersi in pista e cercare un nuovo lavoro o ricominciare a studiare; così ora, a cinquant'anni suonati, si ritrovava con una donna per la quale aveva perso l'interesse, dei figli che avevano circa l'età di Hermione ed erano partiti per inseguire i loro di sogni, ed un vuoto nel petto che poteva colmare solo con una bella bottiglia di liquore o una scopata. Per mezzo secondo ebbe pena per lui, poi però si ricordò che la pena era un sentimento che poteva provare la vecchia Hermione – quella debole ed indifesa – non lei.
Si tolse la giacca, afferrò l'uomo per la cravatta e, con un movimento veloce, lo girò con la schiena rivolta al letto, per poi spingerlo a sdraiarvisi sopra e salirci a cavalcioni. Senza neanche lasciargli il tempo di respirare, si avvento sulla sua cintura e sulla chiusura dei pantaloni.
<< Siamo impazienti... >> ghignò l'uomo con la voce distorta dall'alcool, iniziando a vagare con le mani sulle sue cosce.
A quel gesto lei gli schiaffeggiò le mani e gli rivolse uno sguardo di fuoco, costringendolo a rimanere fermo. Riprese ad armeggiare finché non riuscì ad aprirgli i pantaloni ed abbassarli, insieme alle mutande, fino alle ginocchia. Senza nemmeno alzarsi, si diede una spinta con il bacino e si spostò gli slip quel tanto che bastava, senza neanche slacciarsi la gonna.
Chiuse un istante gli occhi - dopo aver preso un bel respiro -, si posizionò meglio sull'uomo che, del tutto ignaro di ciò che stava accadendo nella mente e nel cuore della ragazza, era già eccitato e diede una spinta.
Si lasciò sfuggire un gemito che sembrava più un ringhio e cominciò a muoversi, nonostante facesse male a lei per prima, sempre più velocemente. Sotto di lei, l'uomo prese a respirare affannosamente e gemere, mentre le sue spinte si facevano man mano più profonde e rapide.
Lanciò un urlo frustrato: voleva fargli male, voleva far soffrire quell'inutile ometto come stava soffrendo lei, o forse voleva solo far male a se stessa.
Afferrò le sue mani - che avevano ricominciato a vagare sui suoi fianchi - e le bloccò, conficcandogli le unghie nei polsi.
In quel momento lui parve accorgersi che qualcosa non andava, perché smise di gemere ed iniziò a guardarla in faccia:<< Tutto b...? >> tentò di chiedere, ma lei non glielo permise, iniziando a spingere con un ritmo forsennato, tanto forte e veloce da far male ad entrambi.
Hermione lo vide spalancare gli occhi e stringere il lenzuolo del letto tra le mani, ma non si fermò. Continuò ad urlare ad ogni spinta, stringedo i suoi polsi tra le mani e mordendosi le labbra a sangue.
Alla fine si staccò velocemente da lui e rimase a fissarlo.
Era immobile, sdraiato sul suo letto con i piedi che penzolavano dal materasso, i pantaloni ancora abbassati, gli occhi sgranati ed i polsi segnati da tante piccole mezzelune rosse.
<< Vattene >> ordinò indicandogli la porta della stanza.
Lui sgranò gli occhi:<< Ma cosa...? >>.
<< Ho detto di andartene! >> ripeté Hermione, afferrandolo per la camicia e tirandolo in piedi.
<< Tu sei matta! >> esclamò l'uomo, riallacciandosi comunque i pantaloni prima di lasciare l'appartamento traballando un po'.
Appena la porta si chiuse alle sue spalle, la ragazza estrasse la bacchetta e, urlando, fece esplodere metà dei mobili che aveva in camera.
Continuò a lanciare incantesimi a vanvera, colpendo un comodino, la testiera del letto, un vaso e... la fotografia di lei, Ron ed Harry, che campeggiava sopra la cassettiera.
Lanciò a terra la bacchetta e corse a riprendere ciò che restava della foto: il vetro si era rotto in mille pezzi, la cornice spaccata e l'immagine braciata in un angolo. Nonostante lo stato in cui era ridotta, il suo viso, quello di Harry e quello di Ron a quindici anni continuavano a sorridere e fare boccacce.
Con il cuore il gola se la strinse al petto e, in silenzio, si mise a piangere.   
 
*****
 
<< Tu hai fatto cosa!? >> domandò Ron urlando, senza strangolare il fratello solo perché Harry e Bill lo tenevano saldamente per le braccia.
<< Eravamo entrambi sconvolti ed ubriachi >> cercò di difendersi Bill:<< Hogwarts era stata da poco distrutta, gli allenamenti della S.A.S.C.O. stavano uccidendo tutti e due e lei... >>.
<< Lei aveva sedici anni porca troia! Schifosissimo maiale che non sei altro! >> gli urlò contro il rosso, mettendo in seria difficoltà i due che cercavano di tenerlo fermo.
L'altro pensò, astutamente, di mettere un altro paio di metri di distanza tra se stesso ed il fratello:<< Tecnicamente ne aveva diciassette e mezzo... >> dopo aver visto l'occhiata che lui gli rivolse, decise di cambiare tattica:<< senti, so di aver sbagliato e che... insomma, non è stata per niente una buona idea ma lei... anzi no, noi... ne avevamo così bisogno... >>.
Ron la smise di lottare contro Bill ed Harry e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, scuotendo la testa:<< Hermione non avrebbe mai... >> iniziò.
<< Hermione avrebbe eccome >> lo corresse Harry, lasciando sorpresi tutti i presenti.
<< C-come scusa? >> domandò Ginny, rimasta in silenzio per tutta la durata del bisticcio fino a quel momento.
Il moro si passò una mano tra i capelli, indeciso se raccontare o no la verità:<< Io... hai presente quando la notte mi manda a chiamare il suo gufo ed io corro da lei? >> domandò alla fidanzata, arrendendosi con un profondo sospiro.
<< Sì, certo, >> rispose lei sorridendo appena, come a voler sottolineare per l'ennesima volta che la cosa non le dava assolutamente fastidio:<< per gli incubi >> aggiunse.
Harry scosse piano la testa, abbassando lo sguardo:<< Non è mai stato solo per gli incubi... >>.
<< Harry, non dire sciocchezze, certo che... >>.
<< No Ron, è vero, Hermione ha spesso gli incubi, ma non è questo il vero problema... >>.
Ginny gli si avvicinò e gli prese il viso tra le mani:<< Di cosa stai parlando, Harry? >> gli chiese guardandolo negli occhi.
Lui prese un bel respiro e, confortato dalle iridi castane della ragazza, si decise a raccontare tutto quel poco che sapeva:<< Ok, sedetevi che forse è meglio, soprattutto tu, Ron, non vorrei dover usare un Innerva >>.
 
*****
 
<< Mamma, mamma! Guadda il disegno, quetto sono io >> esclamò Ted, indicando una specie di macchia rosa con due occhi neri ed i capelli verdi, disegnata sul foglio che aveva in mano:<< quetta ei tu >> aggiunse spostando il dito paffuto verso sinistra dove stava una macchia un po' più grande con qualche striscia viola in testa, collegata alla prima da una linea color carne che stava ad indicare due braccia:<< e quetto è papà >> terminò tornando verso la destra della macchia-Ted dove stava una terza macchia ricoperta di linee scure e con i capelli marroni e grigi.
Tonks non poté non sorridere la figlio, che gongolava tutto soddisfatto per la sua opera d'arte:<< Ma è stupendo! >> esclamò scompigliandogli i capelli arancioni:<< Le cicatrici di papà sono proprio realistiche... >> aggiunse osservandole.
Il bambini fece un sorrisino furbo:<< Lo so che non ono così tante >> ammise:<< ma voglio fagli un cherzo! >>.
La donna annuì e si portò il figlio in grembo, mettendo da parte il libro che stava leggendo:<< Che biricchino! >> disse trasfigurando il proprio naso in modo che sembrasse quello di un topolino.
Ted scoppiò a ridere e, stringendo gli occhi, la imitò.
Continuarono a fare gli scemi per un po', senza smettere di ridere ed imitarsi, finché il piccolo non sbadigliò sonoramente.
<< Forse è ora di andare a nanna >> commentò Tonks, lasciando che lui le si appallottolasse in grembo ed appoggiasse la testa sul suo seno.
<< Non ho... sonno. >> si lamentò Ted, sbadigliando nuovamente:<< E poi voglio appettare papà >>.
A quelle parole il viso della ragazza cambiò di colpo. Gli occhi castani si riempirono di tristezza e le labbra le tremarono appena, mentre il cuore accelerava di un po'. Nonostante questo si costrinse a rivolgere al figlio un leggero sorriso:<< Questa notte papà non torna a casa >> gli spiegò costringendo la sua voce a non tremare:<< arriverà domani mattina >>.
<< Ma io non volio fae la nanna sensa papà >> si lamentò lui, lasciandosi sfuggire un altro sbadiglio.
Ninfadora, intenerita, gli fece una carezza sui capelli e se lo sistemò meglio in braccio, allungandosi per prendere una coperta appoggiata sulla testiera del divano e coprire entrambi:<< Cosa ne dici se invece adesso ci mettiamo qui a dormire e quando arriva ci facciamo svegliare da papà? >> prepose.
Ted parve rifletterci intensamente per qualche secondo, ma alla fine annuì con un sorriso stanco:<< Va bene mamma! >> disse prima di chiudere gli occhi e nascondere il viso nell'incavo del collo della madre.
Lei prese un lungo respiro ed iniziò ad accarezzargli piano i capelli arancioni, osservando il cielo fuori dalla finestra dove, stagliata contro il nero della notte, brillava la luna piena.
 
*****
 
La sveglia suonò come ogni mattina alle sei, causando le imprecazioni particolarmente colorite dell'unica abitante di quel piccolo appartamento di Diagon Alley.
La ragazza spense quel maledetto aggeggio infernale e si mise a sedere, stiracchiandosi tra uno sbadiglio e l'altro. Guardandosi intorno si rese conto di essere andata a letto vestita – più o meno – e che la camera era un completo disastro; cocci di vetro e ceramica sparsi per il pavimento, mobili scheggiati, ante dell'armadio spalancate... la cosa singolare fu che, nemmeno per un istante, si domandò come mai la camera fosse in quello stato, al contrario, nonostante si fosse appena alzata era del tutto consapevole di ciò che era accaduto la sera prima.
Si alzò dal letto e, dopo essersi tolta i vestiti mentre camminava, si chiuse nella doccia per lavarsi velocemente e poi asciugarsi con un colpo di bacchetta. Recuperò un completo intimo semplice, nero, e la divisa nera/arancione della S.A.S.C.O. per poi correre in cucina e bere il caffè mentre con una mano cercava di allacciarsi i pantaloni.
Quando si smaterializzò nel prato che circondava l'accademia – con il mantello allacciato male ed il borsone stretto in mano – era più che consapevole di essere, come al solito, in ritardo. Passò velocemente il controllo di Jeff e corse verso la lezione di incantesimi, legandosi i capelli, terribilmente impacciata per colpa del borsone.
Spalancò la porta dell'aula pronta a ricevere il solito cazziatone da Lupin, ma rimase sorpresa. In classe c'era un silenzio di tomba quasi allarmante. La stanza era molto più piccola del solito, somigliava più ad uno studio che ad una sala per allenarsi con gli incantesimi, il professore se ne stava, con gli occhi cerchiati di viola ed un aria ancora più trasandata del solito, chino a compilare qualche scartoffia e con lui non c'era nessun altro.
Sentendo la porta aprirsi, Remus sollevò la testa ed incrociò lo sguardo di Hermione:<< In ritardo come al solito... >> commentò con un sorriso stanco, prima di tornare a scrivere.
La ragazza fece un paio di passi nell'aula, un po' intimorita:<< Tutto bene, Remus? >> gli chiese.
L'uomo si strinse nelle spalle, senza sollevare lo sguardo:<< Ieri Luna Piena >> disse solo.
Hermione spalancò gli occhi:<< Ma come... insomma, ieri c'è stato l'attacco e sei stato ferito, non è possibile che... >> esclamò sbigottita, lasciando cadere al borsone ed avvicinandosi alla scrivania.
Lupin lasciò la piuma per guardarla ed allungò una mano, cercando di tranquillizzarla:<< Non ti preoccupare, ora sto bene. Diciamo solo che tra la battaglia e la Luna Piena questa è stata proprio una nottataccia >> spiegò cercando di sdrammatizzare.
La ragazza gli appoggiò una mano sulla spalla e la strinse:<< L'importante è che adesso sia tutto a posto. Sei un uomo forte Remus, davvero >>.
<< Non mi lusingare così, faccio solo ciò che posso >>.
Si sorrisero e rimasero qualche secondo in silenzio, mentre lui la guardava con un espressione paterna e lei guardava lui con aria ammirata.
<< E i ragazzi? Dove lì hai mandati? >> domandò Hermione dopo poco, rompendo quel attimo di sentimentalismo.
Il professore si strinse nelle spalle:<< Astrea è a casa con almeno cinque o sei costole fratturate, William si è preso un giorno di permesso per “starle vicino” - come se qui non si fossero resi conto tutti che c'è qualcosa tra i due... - e Ron – con la testa bendata e tutto il resto – non aveva proprio l'aspetto di uno pronto ad esercitarsi; così ho pensato di dare a lui, Harry, Daniel e ovviamente te, un'ora libera >> spiegò.
La ragazza si guardo un attimo intorno, incrociando le braccia:<< Ma... insomma, è proprio necessario che io mi prenda questa ora libera? >>.
<< In che senso? >>.
<< Nel senso che... beh, preferirei allenarmi >> ammise Hermione.
Remus le rivolse un mezzo sorriso:<< Diligente e volenterosa come al solito, eh? Come dice sempre la madre di Tonks: “l'ippogrifo perde le piume ma non il vizio”... va bene allora, preparati per una... lezione privata, per così dire >>.
La riccia non se lo fece ripetere due volte: sistemò l'attrezzatura in fondo all'aula, si legò i capelli e, con la bacchetta in mano, si piazzò al centro della stanza.
Il professor Lupin decise che Hermione padroneggiava bene l'Ardemonio, quindi passarono al Torreo. Come spiegò diligentemente Hermione, il Torreo era un incantesimo molto antico, praticato da centinai di anni dai maghi oscuri; deriva dal latino e significava asciugare, ardere ma anche seccare o inaridire dal freddo; per lanciarlo bisognava roteare la mano di mezzo giro verso l'esterno e pronunciare la parola “Teoreo” puntando al cuore dell'avversario, che, in una trentina di secondi, inizieva a seccare e congelarsi, pompando sempre meno sangue al corpo, fino a lasciarlo completamente gelato e disidratato, causandone la morte in pochi minuti.
Si allenarono insieme per tutta l'ora, fino a cadere a terra stremati e privi di forze a causa della potenza dell'incantesimo:<< Gra... zie >> sussurrò la ragazza, senza quasi riuscire a parlare a causa del respiro pesante.
Lupin fece un sorriso stanco:<< Non c'è di che, >> disse con gli occhi socchiusi:<< ora però penso sia meglio che tu vada a farti una doccia e ti riprenda un attimo prima della tua prossima lezione che inizierà tra... dodici minuti >> le consigliò lanciando un'occhiata all'orologio che aveva al polso.
Hermione annuì, lentamente, si rimise in piedi. Stiracchiò i muscoli delle braccia e si voltò verso il professore:<< Tu e Ninfadora siete fortunati >> sussurrò prima di aprire la porta.
<< In che senso? >>.
<< Non importa >> e, senza dare spiegazioni, lasciò l'aula.
 
*****
 
Ginny avanzò a passo di carica verso l'accademia, guardando dritta davanti a sé con sguardo truce, fino ad arrivare davanti a Jeff.
<< Buongiorno, signorina Weasley. >> salutò l'uomo, gentile come sempre:<< Come sta oggi? >>.
<< Di fretta >> rispose lei sbrigativa, tendendogli la bacchetta.
Capendo che non tirava una bell'aria, l'uomo prese velocemente la bacchetta e la posò su un aggeggio ronzante, per poi lanciare contro la rossa una manciata di polvere:<< Può andare, buona giornata signorina Weasley >> si affrettò ad augurare, non appena la polvere ebbe rivelato che non c'era nessun incantesimo.
Ginny non se lo fece ripetere due volte e, dopo aver salutato, si lanciò oltre l'entrata dell'accademia. Erano appena passate le nove, quindi Hermione avrebbe dovuto essere, insieme a Ron, Harry e gli altri, alla lezione di storia.
Percorse i corridoi in fretta, senza bisogno di chiedere informazioni né fermarsi a salutare nessuno, fino a trovarsi davanti ad una porta identica alle altre, con scritto sopra a lettere dorate “Storia della Magia”. La spalancò senza esitazione.
Tutti i presenti – Harry, Hermione, Ron, Daniel, Caspian quello del Gruppo di Ricerca ed una donna sui trentanni che Ginny non conosceva – si voltarono a guardarla.
Lei ignorò tutti e si piazzò davanti ad Hermione:
<< Sei andata a letto con mio fratello ed io non ne sapevo nulla! >> le sbraitò quasi in faccia, stringendo forte i pugni.
Quella semplice frase ebbe il potere di scatenare l'inferno nella, solitamente tranquilla e silenziosa, aula di storia.
La professoressa Grey, indignata, si alzò in piedi:<< Signorina, come si permette di irrompere così nella mia classe e disturbare una lezione sui... >> iniziò a rimproverarla, senza essere ascoltata da nessuno.
Harry e Ron si lanciarono un'occhiata di intesa e, velocemente, si pararono tre le due ragazze, cercando di farle mantenere la calma.
Prima che Hermione potesse risponderle – o anche solo superare lo shock – Daniel si avvicinò al gruppetto con aria offesa:<< Ti sei fatta anche Ron!? >> domandò guardandola male:<< Perché non me lo hai detto!? >>.
<< Come sarebbe “anche Ron”? >> chiese Caspian, raggiungendoli a sua volta:<< E venuta a letto anche con te? >> aggiunse guardando Daniel.
Ginny, stupita ed un po' infastidita dalla reazione che aveva scatenato, tornò a guardare la riccia:<< Allora!? >> la spronò.
Hermione dovette sbattere un paio di volte le palpebre per tornare in sé:<< Io non sono mai andata a letto con Ron >> rispose mentre gli sguardi di tutti i presenti – professoressa compresa – si fissavano su di lei.
<< Sai benissimo che sto parlando di Charlie! >>.
Harry e Ron si diedero contemporaneamente una manata in faccia, mentre gli altri due rimanevano a bocca aperta ed Hermione scattava in piedi:<< Non sono fatti tuoi! >> esclamò quest'ultima a pochi centimetri dal viso della rossa.
<< Hai scopato con quello dei draghi!? >> chiese Caspian.
<< Certo che sono fatti miei! >> rispose Ginny ignorando il ragazzo:<< Lui è mio fratello e tu sei... sei una delle poche amiche che mi sono rimaste e... potevi parlarmene! Potevi dirmi che avevi bisogno di qualcuno... >>.
Quelle ultime parole fecero scattare Hermione:<< Io non ho bisogno di nessuno! >> urlò fuori di sé:<< E sì, mi sono fottuta Charlie, Daniel, Caspian, Jonathan, William, il segretario del Ministro l'altra settimana, un babbano sposato di cui non so neanche il nome e un'altra montagna di uomini! Ma questi non sono cazzi tuoi, né di nessun altro! >>.
Ron fece un passo indietro con gli occhi sgranati. Sapeva che la situazione era grave, ma non immaginava che fosse arrivata a quel punto:<< Hermione ma... >> provò a bisbigliare, subito interrotto dalla sorella.
<< E tutto questo come si chiama, se non “aver bisogno di qualcuno”, eh? >> domandò.
<< Non si chiama in nessun modo! Semplicemente mi piace scopare, è un male!? >>.
<< Si chiama essere completamente rincoglioniti, Hermione Granger! >>.
La riccia, infuriata nera, portò una mano alla bacchetta ma, prima che potesse fare qualcosa di cui si sarebbe sicuramente pentita, la porta dell'aula si spalancò di nuovo, lasciando entrare un Remus Lupin ancora più stanco e tirato di qualche ora prima.
L'uomo si fermò per prendere un bel respiro e si guardò intorno, cercando di analizzare la scena:<< Mi dispiace interrompervi... >> esordì:<< ma... Hermione, hanno catturato Draco Malfoy >>.

Bene bene, eccoci qui! 
Siete sopravvissuti al pezzo un po' più spinto? xD Spero di sì!
Escluso questo il capitolo mi sembra decisamente più movimentato e ricco di quello precedente, ma sopratutto Harry, Ron e Ginny iniziano a capire qualcosina di ciò che sta accadendo ad Hermione, e questo mi sembra molto importante(:

Per quanto riguarda il prossimo capitolo, come potete immaginare, ci sarà l'atteso (?) incontro tra Hermione e Draco, che avranno modo di parlare, urlarsi contro e non solo! (Non vi preoccupare, Ron ed Hermione 4eVeR!) 

Ci vediamo tra un paio di settimane, un grazie infinito a tutti, soprattutto ai pochi che ancora recensiscono e a elys che mi aiuta tantissimo (:

Chanel
  
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