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Autore: Neverland Moony    11/01/2013    1 recensioni
«Noi siamo streghe. Passiamo ad Hogwarts gran parte della nostra vita. Conviviamo con fantasmi di ogni genere. Ma non hai mai l’impressione che tutto questo sia surreale? Non ti sembra mai di guardare quello che ci accade intorno attraverso una finestra? Non… » era la frase più difficile da pronunciare per lei, perché conteneva in quelle poche parole l’incubo che ormai faceva ripetutamente e senza minimi cambiamenti almeno una volta al mese da anni «N-Non hai mai avuto paura del fantasma del tuo passato?»
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Quando Dedalus Lux aprì gli occhi si rese subito conto che era ormai tardi, perché qualcosa di grosso era accaduto.
Sentiva voci, urla, pianti.
Non riusciva a percepire cosa di preciso dicessero quelle voci, ma a lui bastò come prova che aveva fallito.
Aprì leggermente gli occhi, tenendoli assottigliati.
C’era qualcuno chinato davanti a lui.
Sentiva le sue mani calde sulla propria pelle fredda.
Probabilmente si erano accorti che Ded aveva perso i sensi solo ora.
Sentì delle braccia tirarlo su, tenendolo per i piedi e per le mani.
Salirono delle scale.
Erano in due a portarlo, ma non parlavano. Né tra di loro né con Ded.
La sua vista era tutta sfocata.
Trovò la forza di deglutire e poi richiuse gli occhi, cadendo addormentato.
 
«E’ stato fortunato. Se fosse uscito più sangue sarebbe morto.» sentì dire a qualcuno, mentre si svegliava nuovamente.
«In quanto tempo si rimetterà?» era chiaramente la voce del professor Lumacorno.
«Dovrebbe svegliarsi da un momento all’altro, ma non deve affaticarsi.» immaginò di essere nell’infermeria di Hogwarts e che quella fosse la voce della dottoressa. Non sapeva mai come chiamarla.
Dottoressa, infermiera, per lui era uguale. Non sapeva nemmeno il suo nome.
«Vorrei solo avere due parole in privato con lui. Per fargli delle domande.»
«Le concedo cinque minuti, professore. Ma poi lei come tutti gli altri dovrete lasciarlo risposare.»
I due stavano per continuare a discutere, ma in flebile suono proveniente dalla voce di Dedalus catturò la loro attenzione.
Si voltarono entrambi verso il ragazzo, senza dire una parola.
Dopo pochi attimi il professor Lumacorno corse da lui con le braccia spalancate parlando con voce fin troppo alta per le orecchie di un ragazzo che si erano appena riprese:
«Caro ragazzo! Finalmente ti sei svegliato! Come ti senti? La testa ti duole molto?»
Dedalus scosse il capo.
Cercò di mettere a fuoco la vista, fino ad ora molto sbiadita e confusa.
Era la prima volta, ora che li aveva così vicini ai propri occhi, che notava quanto quei baffi facessero sembrare Lumacorno un tricheco.
«E’ sparita una ragazza, non è così professore?» domandò Dedalus accarezzandosi il capo dove si era procurato la ferita, adesso fasciata da una benda che gli passava sopra le orecchie e andava a chiudersi sulla fronte.
Lo sguardo di Lumacorno si fece cupo. Si sedette sul letto. E fece un respiro profondo.
«In verità Marlene McKinnon è stata trovata. Nella foresta proibita. Sbranata da chissà quale creatura. Oh povera anima. Si è voluta addentrare in orario proibito in luogo proibito.»
“Chissà quale creatura”? Allora non avevano capito niente.
Ovvio.
Non avevano la mente che Dedalus Lux aveva.
Ma si sarebbero mai fidati delle parole di qualcuno che consideravano pazzo?
No. Non lo avrebbero fatto. E ora lui era troppo debole per provare a spiegare.
Ma qualcosa avrebbe dovuto dire. Si aspettavano qualcosa da lui, volevano spiegazioni.
«Remus Lupin. Lui era…» ci pensò un attimo prima di aggiungere «Strano.»
Sia Lumacorno che l’infermiera lo guardarono malissimo.
Giusto. Dedalus quasi dimenticava. Per loro lo strano era lui stesso.
Poi Dedalus notò una cosa.
Mentre Lumacorno aveva un volto stravolto, e quasi aveva le lacrime agli occhi, l’infermiera era impassibile.
Aveva notato già da un po’ il comportamento freddo della donna, ma in un primo momento aveva pensato che fosse dovuto dall’esperienza.
Ma una ragazza morta, in piena notte, in una foresta, sbranata. Beh, non ci può esattamente definire “normale”, nemmeno per un medico.
Lumacorno si scusò e uscì correndo dalla stanza.
Probabilmente voleva essere informato su quanto accaduto.
E in quel momento ci fece caso.
Non solo la dottoressa aveva uno strano sorrisino sul viso, ma era anche pieno di compiacenza.
Il sorriso lasciò intravedere un dente d’oro.
Dedalus Lux spalancò gli occhi.
«Mangiamorte…» mormorò con un filo di voce.
Non abbastanza piano da non essere sentito, però.
Accidenti a lui e al suo vizio di ragionare ad alta voce.
Sulla pelle della dottoressa iniziarono a crearsi delle strane bolle, sembrava così, viscida.
E in breve mutò aspetto.
Non era davvero il medico della scuola.
Era un omone di almeno un metro e novanta, con pochi capelli neri sul capo e gli occhi neri come la pece.
Sorrise a Dedalus tirandosi su le maniche della divisa da infermiere.
Il marchio nero era lì, davanti agli occhi di Dedalus.
Il ragazzo reagì istintivamente. Poggiò la propria mano sulla tasca posteriore dei jeans, dove soleva tenere la bacchetta, ma il suo tatto non trovò niente.
«Stavi cercando questa per caso?» disse l’uomo con un vocione che quasi faceva vibrare i vetri delle finestre, mentre sventolava con la mano sinistra la bacchetta di Dedalus sopra la sua testa.
Merda.
  
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