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Autore: Renegade_    11/01/2013    4 recensioni
Infilai la monetina,e composi velocemente il numero,attendendo con ansia che rispondesse. "Chi è?" sentii biascicare dall'altro capo del telefono. Deglutii,sentendo il cuore battere all'impazzata. "Liam,sono Claire.." iniziai a dire,ma lui mi interruppe,chiedendomi per quale assurdo motivo lo stessi chiamando alle 7.30 del mattino. "Magari se chiudi quella boccaccia del cazzo che ti ritrovi potresti capirci qualcosa,no?" sbottai,sbuffando. "Allora,sono in caserma..non parlare,lasciami finire! Sono in caserma con Louis,puoi venirci a prendere?" gli chiesi, torturandomi le mani. "In caserma? Perchè siete in caserma?" chiese preoccupato. "Non fare domane,e porta il tuo culo qui,Payne." riattaccai,e tornai da Louis,iniziando ad aspettare Liam,che decise di farsi vivo solo dopo due ore.
Salutai con un "alla prossima",i poliziotti,e poi saltai praticamente addosso al povero Liam,riempiendolo di baci. "Aww,ma quanto è tenero il mio ragazzo?" chiesi a Louis, pizzicando Liam sulle guance, che in tutta risposta mi morse il collo.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando arrivai in soggiorno,Evelinne era già andata via,così anche Zayn. Guardai i ragazzi e con un’alzata di spalle,mi sedetti vicino al camino.
”Come stai?” mi chiese Liam, stringendomi una mano.
”Bene.” Risposi sorridendo. “Avevo solo bisogno di sfogarmi.” Continuai.
La settimana successiva,il rientro a scuola era stato uno strazio vero e proprio. I ragazzi si trascinavano per i corridoi con un aspetto da zombie,e ogni minimo rumore li faceva trasalire. Camminando per i corridoi si potevano vedere ragazzi poggiati con la fronte all’armadietto e con gli occhi socchiusi,nelle aule,durante le lezioni più noiose,qualcuno sonnecchiava con la testa poggiata sul banco,non udendo i rimproveri dei professori,che scuotendo il capo,abbandonavano ogni tentativo di poterli risvegliare.
Ero come sempre seduta all’ultimo banco della fila sinistra,contemplavo il cortile innevato evitando accuratamente di ascoltare la professoressa di letteratura,che spiegava,senza sosta,qualcosa su Jane Austen,quando vedo una ragazza dai lunghi capelli castani attraversare il cancello e sedersi su una delle panchine di fronte all’aula di chimica. Aguzzai meglio la vista,e con enorme orrore,scoprii che si trattava di Evelinne,che,probabilmente,sentendosi osservata si voltò verso la finestra da cui la guardavo,così mi affrettai ad abbassarmi,mentre la mia compagna di banco mi guardava interrogativa.
”E’ una luuuunghissima storia,Cassie,lascia stare.” Le dissi in risposta alla sua espressione,lei annuì,e ritornò a prendere appunti.
Quando la campanella suonò,prima di avviarmi verso il mio armadietto,pregai mentalmente tutti gli dei e le dee di aver preso una svista,di essermi confusa,ma,ahimé,non era così. Fuori scuola,ad aspettare tutta sorridente il suo amato,c’era proprio Evelinne,avvolta in un delizioso cappotto beige,dal quale si intravedevano due lunghe gambe rivestite da un paio di calze color crema. Sui capelli castani spuntava uno di quei baschi alla francese dello stesso colore del cappotto. Alzò una mano nella nostra direzione,mostrando così la sua perfetta manicure.
Un altro passo.
Riesco a vedere il suo enorme e decente sorriso.
Un altro passo ancora.
E’ senza trucco,eppure è bellissima,non riesco a trovare una sola miserabile imperfezione.
L’ultimo passo.
Odora di menta.
Mi giro disgustata quando apre la bocca per salutarmi,guardo uno ad uno i ragazzi,che mi fissano preoccupati,faccio spallucce e abbasso lo sguardo.
Comincio a fissare le mie converse nere ormai usate e strausate,mentre lei,invece,indossa degli stupidi stivaletti che le danno un’aria da brava ragazza. Le sue gambe statuarie sono in bella mostra,mentre io,invece,le ho rinchiuse in un paio di jeans scuri. Il suo cappottino mi irrita,mi sa di bambina dei film di Natale degli anni ’80,meglio la mia giacca di pelle. I suoi capelli lunghi e lisci mi danno la nausea,i miei non si sistemerebbero così nemmeno se venissero pagati.
Alzo il viso e incontro i suoi occhi verdi. Maledetta. Ha gli occhi del mio stesso colore. Così verdi e nauseanti…sto impazzendo.
”Io vado.” Dissi ad un tratto,mi voltai e mi diressi di gran carriera fuori da quel maledetto cortile,e lontana da quella tipa.
Tirai fuori dalla tasca il mio amato ipod,infilai le cuffie,e canticchiando,mi diressi verso casa mia, come sempre vuota.
“Torno per cena,Marie. Ti voglio bene,mamma.”
”Odio anche questo stramaledettissimo post-it giallo. Mi da la nausea.” Sbraitai accartocciando il bigliettino e lanciandolo a terra.
Mi vibrò il cellulare,sbuffai e lessi il messaggio che Liam mi aveva appena mandato,con una mando sciolsi il codino che avevo fatto,e con l’altra mi affrettai a rispondere al suo stupido messaggio:”-Che cavolo ti è preso?-“
Certo che sei idiota,eh,Liam?” sussurrai battendo sulla tastiera del cellulare.
-Niente,sto bene,avevo solo un po’ di nausea a causa di quel suo odioso profumo-
Aspettai la sua risposta andando in cucina per prendere una mela,che iniziai a sbucciare,poi,corsi a leggere il suo messaggio.
-Ci è rimasta male,Claire.-
-Stavo peggio io-
-Ti stai comportando male.-
mi avvertì.
-Non mi interessa,la vita è mia,la sorellastra pure,la tratto come cavolo voglio.- gli scrissi velocemente,dopodichè,spensi il cellulare,infilai la giacca e uscii di casa sbattendo forte la porta.
Sapevo dove dovevo dirigermi.
 Quando arrivai sul tetto di quel maledetto vecchio palazzo,la confusione passò,lasciando spazio alla pace interiore che solo quel posto riusciva a darmi.
Il sole che tramontava dietro un paio di fabbriche ormai in disuso,pezzi di vetro di alcune finestre luccicava alla luce dei lampioni,mentre il rombo delle macchine veniva attutito e sovrastato dal vento. Il buio incombeva sulla città,e tutto quello che riuscivo a fare,era scattare foto con la mia macchina fotografica.
Odiavo Evelinne. Mi dava fastidio il suo sorriso,era irritante,la sua aria sempre allegra. Odiavo che si vestisse come una ‘ragazza’,mentre io indossavo addirittura qualche maglia che Louis dimenticava a casa mia. Sentivo che eravamo diverse,troppo diverse.
”Ma tra tante ragazze,proprio lei doveva scegliere,Zayn?” mi chiesi sbuffando,poi mi sdraiai sulla tovaglia,e mi misi ad osservare il cielo che piano piano diventava sempre più scuro.
Dopo un’ora trascorsa a guardare il cielo,la mia schiena iniziava a risentirne,così mi alzai,e sempre sbuffando,piegai tutto.
Stavo tornando a casa canticchiando e prendendo a calci un sasso,quando mi ricordai di avere il cellulare spento,così mi affrettai a riaccenderlo e vi trovai le chiamate e i messaggi che i miei amici mi avevano mandato.
Non ebbi nemmeno il tempo di posarlo in tasca,che prese a squillare,guardai il display: Liam.
”Che fine hai fatto,Claire?!” mi urlò non appena risposi.
”Tranquillo,ero in giro,dovevo schiarirmi le idee.” Lo rassicurai sospirando.
”Va bene..ma oggi avevo promesso che avresti trascorso uno po’ di tempo con me...Ti va di venire a casa?” mi chiese.
”Va bene,un quarto d’ora e sono da te.” Gli dissi prima di riattaccare.
Inviai un messaggio a mia madre,dicendole che probabilmente sarei rientrata tardi perché ero da Liam,e poi mi diressi a casa di quest’ultimo.
”Liam!” esclamai gettandogli le braccia al collo quando venne ad aprire la porta.
”Quanto entusiasmo,Claire!” esclamò lui a sua volta per poi baciarmi tra i capelli.
Salimmo in camera sua,mi stesi sul letto,e con gli occhi chiusi mi misi ad ascoltare Liam cantare. Aveva una bellissima voce,era profonda,dolce..era perfetta. Lui,Louis,Harry,Niall e Zayn,avevano formato una band che spesso suonava ai balli scolastici o a qualche festa,erano davvero bravi.
“E’ stata la settimana più stressante della mia vita.” Sospirai mettendomi seduta.
”Mi ha chiamato Zayn,prima,voleva sapere se ci andava di uscire con lui e gli altri.” Mi disse Liam quasi intimorito.
”Sì,va bene,andiamo.” Gli dissi alzandomi.
”Ci sarà anche Evelinne.” Aggiunse,
”Non vengo,allora. Torno a casa,tu va’ pure.” Gli dissi prendendo la giacca.
”Claire! Vieni anche tu,andiamo a mangiare una pizza e poi staremo un po’ da Rachel.” Mi pregò.
”No,Liam,credo di non sentirmi bene,ho preso troppo freddo.” Ripresi mettendo la giacca e tirando su la lampo.
”Ti stai comportando da bambina.” Mi disse.
”Non chiamarmi bambina.” Lo avvertii stringendo i pugni.
”Ma è così che ti stai comportando,Claire!” esclamò.
”Non mi sto comportando da bambina,Liam! Non voglio uscire,non voglio vederla,mi da la nausea,cavolo!” esclamai forte.
”Pensavo fossi più matura,davvero,ma mi sbagliavo. Perché non vuoi capire che Evelinne non ha colpe per quello che tuo padre ha fatto?” mi chiese ancora.
”Non la sopporto,okay? A te non deve importare,esci con loro,vai divertiti,io non ci vengo!” urlai in risposta.
”Oh per favore,ti comporti peggio di una bambina!” urlò ancora Liam.
Strinsi i pugni,aprii la porta della sua camera,e corsi via da quella casa mentre le lacrime mi offuscavano gli occhi.
Arrivai a casa sbattendo la porta,mia madre si alzò preoccupata dal divano,e quando si accorse delle mie lacrime,mi strinse al petto baciandomi il capo,mentre io singhiozzavo,poi ci sedemmo sul divano.
”Ho parlato con tuo padre,oggi.” Mi informò.
Spalancai gli occhi e deglutii. Che cosa?
”Credo di non aver sentito bene.” Mormorai, guardandomi intorno.
”Invece sì,Claire. Io e tuo padre ci sentiamo regolarmente,devo informarlo su qualsiasi cosa accada,dal momento che tu non abbia più la minima voglia di vederlo.” Mi spiegò.
”Perfetto,così lui sa tutto. Quindi vuoi parlarmi di Evelinne,giusto?” le chiesi.
”No,volevo parlare di tuo padre. So che lo odi,tesoro,ma tra me e tuo padre le cose non andavano bene da tempo,eravamo troppo distante,il nostro è stato un amore giovanile,così ardente all’inizio,ma che si è ridotto in cenere in pochi anni. All’inizio trascorrevi molto tempo con tuo padre e con Evelinne,ma poi,col tempo,sei cresciuta,hai iniziato a capire,e tutto ti è crollato addosso. Ma sappi che tuo padre è sempre stato presente nella tua vita. Prendiamo il corso di chitarra e canto,e lui che paga tutto. Alle rappresentazioni finali lui è sempre lì,nascosto all’ultima fila,pronto ad applaudire orgoglioso per sua figlia. Ci sentiamo almeno due volte a settimana per parlare di te,spesso si ferma fuori scuola per vederti,facendo sempre attenzione a non farsi vedere. Lui ti vuole bene,Claire,davvero. Prova a parlargli.” Detto ciò,si alzò,mi accarezzò un’ultima volta il capo,e poi sparì nel suo studio.
Poggiai la testa sul cuscino,e lasciai i pensieri scorrere.
La realtà mi stava divorando,lacerando lentamente. Quel vuoto incolmabile che mio padre aveva lasciato diveniva giorno dopo giorno sempre più profondo. Nessuno sembra poter essere in grado di colmarlo;nessuno sembrava poter essere in grado di ripararmi,perché sì,ero a pezzi. Ero a pezzi,distrutta in tante parti minuscole,così minuscole da confondersi con l’aria,così minuscole da diventare invisibili,da poter essere soppressi,rimossi,cancellati. Ero stata cieca,così cieca da fingere di non vedere il dolore,il male. E adesso mi ritrovavo sul fondo di un lago,senza ossigeno.








ANGOLO DELL’URLO.
Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve geeeeeeeeeeeeente c:
Sono in ritardo di un mese,lo so cc
Okay,stasera sarò rapida,non romperò con le mie parole e frasi inutili..ho troppa fame per ragionare :c
Come vi sembra il capitolo?
Fa schifo?
Fa troppo schifo?
Devo continuare o lascia perdere?
Mi lascerete 5 recensioni per farmi andare avanti?
E adesso,okay,sparisco. Come sempre vi chiedo scusa per il capitolo cooooooortissimo e per gli errori che vi troverete,ma non rileggo mai ciò che scrivo,skst :c
  
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