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Autore: phoenix_esmeralda    12/01/2013    1 recensioni
Amore e Morte vagano per la città compiendo il loro dovere, mentre Giada, diciottenne vanitosa e viziata, si illude di poter godere delle vacanze estive appena iniziate. Ma strane cose iniziano ad accadere e bene presto la sua vita prenderà una piega completamente diversa...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando il mattino successivo, Kirk e Giada comparvero mano nella mano, nessuno degli altri parve sorpreso.
Persino Brian non mostrò il minimo sconcerto, accettando la situazione come naturale.
Il che, rifletté Giada, si poteva interpretare in due soli modi.
Uno: che Brian, ricordando a sua volta il passato, avesse rammentato il legame esistente tra lei e Kirk, dandolo alla fine per scontato.
Due: che Brian avesse riacquistato la memoria e fosse consapevole delle menzogne che lei gli aveva propinato. Ma in quel caso, non avrebbe dovuto mostrarsi seccato con lei? Brian invece, non lasciava trapelare nulla.
Giada sapeva di dover indagare e chiarire la situazione, ma in quel momento non riusciva a pensare ad altro che a Kirk.
Ci sarà tempo dopo – pensò – Dopo avrò tutto il tempo per spiegarmi con Brian. Ma adesso mi resta solo un giorno per Kirk!
Attorno alle undici del mattino, si diresse con lui nel giardino del palazzo. Si stesero sull’erba profumata e trascorsero il tempo guardando il cielo, parlando.
E lo stesso fecero nel primo pomeriggio, dopo pranzo. Parlarono del passato e del presente, ma mai del futuro.
Si focalizzarono sui momenti che stavano vivendo, sull’aria che respiravano, sull’erba sotto le loro dita, sulle loro voci.  Riuscirono anche a sorridere, a scherzare. Dimenticarono che quello era il loro primo e ultimo giorno, accantonarono ogni riferimento a quella che sarebbe stata la loro vita, trascorse quello ventiquattro ore.
Si attaccarono l’uno all’altra freneticamente, spremendo da quelle poche ore tutto il buono possibile.
E per qualche attimo riuscirono a credere che quel pomeriggio non si sarebbe mai concluso.
 
 
 

*    *    *

 
 
 
 
 
- Giada? Cosa ci fai qui?
Lei si sollevò dal muretto della fontana cui si era appoggiata con i gomiti e osservò Raf, riparandosi gli occhi dal sole con il palmo della mano.
- Ciao… - lo salutò mestamente.
- Perché sei sola? – domandò lui sorpreso – Dov’è Kirk?
- Mah… - lei si strinse nelle spalle – C’erano altri controllori…Parlavano di turni, tappe…Non ho capito niente per la verità – sorrise debolmente – Ha detto che tornerà fra un’oretta.
Lui le si accostò – E tu cosa stai facendo qui da sola?
Lei si voltò nuovamente, concentrando lo sguardo sulla fontana. Gli zampilli d’acqua creavano arabeschi straordinari.
- Mi sentivo triste – ammise – Sono venuta un po’ qui a pensare.
- Sei venuta qui a pensare - ripeté lui lentamente – Invece di correre da me.
Giada lo fissò sorpresa.
Non se n’era resa conto, ma era veramente successo.
Per la prima volta da quando aveva memoria, non era corsa a piangere da Raf. Aveva pensato di poter gestire autonomamente il suo dolore.
Raf le sorrise, scuotendo la testa.
- Sono stata svezzata – disse Giada, ricambiando il sorriso con un velo d’imbarazzo.
Lui si appoggiò una mano alla fronte, continuando a scuotere la testa.
- Quand’ è che sei cresciuta Giada? – domandò gentilmente – Sei maturata da un giorno all’altro sotto ai miei occhi e non me ne sono reso neppure conto!
- Dovresti esserne fiero – ritorse lei – Finalmente mi sono innamorata sul serio!
Lo sguardo di Raf s’incupì.
- Era quello che speravo per te – disse piano – Ma non che finisse come è destinata a finire questa storia.
Giada abbassò lo sguardo. Si chinò a sfiorare l’acqua con le dita.
- Sai…Kirk è completamente rassegnato. Io…io non riesco a capire come possa piegarsi così docilmente al volere di Calos! Dopo tutto quello che ha sofferto!
- Lo fa, perché non ha alternativa. È un lavoro che qualcuno deve pur svolgere!
- Sì, ma…trecento anni… - Giada chiuse gli occhi, appoggiandosi nuovamente al muretto – Significa che… non lo vedrò…mai più!
Con un gesto che gli era abituale, Raf le circondò le spalle con un braccio.
- Abbiamo ancora solo una notte… - sussurrò Giada – Poche ore e basta…
Raf la strinse forte, accarezzandole la testa, come già aveva fatto centinaia e centinaia di volte.
Ma ora non c’era soluzione.
- Mi dispiace – mormorò nel suo orecchio – Mi dispiace Giuggiola…Questa volta non posso far nulla per farti star meglio.
 
 
 

*    *    *

 
 
 
Il primo quarto di luna illuminava fiocamente il giardino, nei brevi tratti lasciati scoperti dai piccoli lampioncini a palla.
Mano nella mano, Kirk e Giada camminavano già da tempo senza parlare rimandando all’infinito il momento di andare a dormire , nonostante la mezzanotte avesse già battuto da un pezzo.
Giada provava sensazioni indescrivibili, a metà tra la realtà e il confine di un’illusione.
Aveva già sperimentato sensazioni simili anni prima, quando con la famiglia andava in villeggiatura un mese intero, sempre nello stesso luogo di mare. Ogni anno ritrovava gli stessi amici, amici che vedeva solo per quei trenta giorni e con i quali trascorreva il mese più piacevole dell’intero anno. E l’ultima sera del mese, quando si ritrovavano per l’ultima volta tutti insieme, Giada si sentiva esattamente a quel modo. Con gli amici che il giorno dopo sarebbero diventati nient’altro che fotografie, con quei luoghi che per undici mesi avrebbe rivisto esclusivamente nei suoi ricordi, con quella compagnia e quel modo di vivere che si sarebbero esauriti assieme agli ultimi saluti.
E la sensazione era quella di essere parte di un sogno che entro breve si sarebbe disintegrato. Quella di trovarsi in bilico fra due mondi contrastanti.
E il sapore in bocca  era quello dolceamaro della consapevolezza che la nostalgia di quei giorni, sarebbe in breve stata riassorbita dal riprendere della vita reale.
La pregnante sensazione di essere parte di un sogno, permetteva a Giada di attutire il dolore dell’imminente separazione.
Remotamente, si domandava cosa stesse provando Kirk in quegli istanti di silenzio in cui le stringeva la mano, camminando attraverso il giardino.
- Questo posto è meraviglioso – le disse a un certo punto, indicando il gioco di luci e ombre che il lampioncino creava attraverso le fronde dei salici.
Giada convenne con lui. Le pareva di aver già assistito a uno spettacolo simile, creato dalla luce del sole, molti anni prima.
Si concentrò e il ricordo riaffiorò prontamente alla memoria.
- Kirk…non ti sembra che questo giardino assomigli molto…
- …A quello dei miei zii? – concluse lui – Sì, ci ho fatto caso. Ci sono molte affinità – sorrise amaramente – Ironia della sorte.
- Forse era destino così – esclamò lei, ispirata da una vena di romanticismo – Che ci dicessimo addio in  un luogo simile a quello in cui ci siamo conosciuti!
Kirk si chinò improvvisamente a osservare un fiore dai larghi petali bianchi, striato di vene azzurrognole – Guarda Giada! – le disse – Non avevo mai visto niente di simile!
Giada si piegò a guardare il fiore, e subito dopo posò lo sguardo su Kirk.
Il suo volto, in quel momento era disteso, l’espressione assorta, gli occhi, sotto quella luce, scuri e profondi, la bocca piegata in un accenno di sorriso.
Il cuore le diede in un piccolo balzo.
- Kirk… - disse, quasi senza rendersene conto – Ma sei…sempre stato così?
Lui si tirò in piedi e le rivolse un’occhiata perplessa.
- Così…come?
Lei scrollò le spalle – Così! Come sei adesso!
Dallo sguardo di lui comprese che non capiva.
- Prima… mi facevi un’impressione diversa. Del tutto diversa!
- Che impressione?
Giada cercò di rendersi chiara.
- Ecco, mii sembravi più…inquietante. E inaffidabile. Pericoloso. E cattivo, a volte. Insomma… - si appoggiò le mani ai fianchi – Mi facevi una fifa blu!
A quella risposta, Kirk scoppiò in una risata fragorosa.
Giada ne rimase colpita. Era la prima volta che lo sentiva ridere a quel modo!
Quando l’accesso di riso si fu calmato, Kirk riuscì a replicare – Non volevo spaventarti! – Poi rifletté un momento – O forse sì. Era un buon metodo per tenermi e tenerti a distanza.
Giada sorrise appena, ricominciando a camminare.
- Ricordo di aver pensato che mi sembravi un animale incattivito.
- Lo ero veramente – convenne lui – Un animale in gabbia da troppo tempo.
Fece una pausa e i suoi occhi si fissarono in un punto lontanissimo.
- E lo sono ancora – mormorò in tono amaro. Ma la sua voce era priva di autocommiserazione
- Come sono stato stupido – commentò  - Ho sprecato in un istante la sola possibilità che avevo, di sfuggire a questa condanna. Ho dormito nel momento in cui era più importante che rimanessi sveglio!
Giada inchiodò sul posto.
- Devi smetterla di fare così! – lo sgridò brutalmente – Sembra quasi che tu ti sia scordato di essere umano! Erano notti che non dormivi quasi per nulla! E giorni che non facevi che star dietro a me e a Brian! Sei crollato. Prima o poi doveva succedere!
- È vero, ma…
- Non dire ma! – Giada incrociò le braccia sul petto e si voltò, dandogli la schiena – Dovrei essere io a colpevolizzarmi, non tu…
Lui fece per appoggiarle una mano sulla spalla.
- Senti Giada…
- No! È vero…Tu hai fatto tutto quello che potevi…e anche Brian voleva trattenersi! Solo io ho sempre cercato volontariamente di disobbedirti! Non m’importava nulla delle conseguenze!
Kirk la fece voltare verso di sé.
- Per tante persone è la stessa cosa – la rassicurò – In trecento anni ne ho visti tanti come te. È proprio per questo che ci sono io. È per questo che serve il controllore.
- Eri sfinito – ripeté Giada – E io testarda. Anche contro l’evidenza! E sai… non capisco come tu possa non avercela con me.
- Non ho tempo da perdere a questo modo. - rispose Kirk. Le passò un braccio attorno alla vita e l’altro dietro le spalle. La baciò.
Giada si avvinghiò a lui a sua volta e rispose al bacio con ardore crescente. Con un gesto fluido gli sfilò la maglia..
Spostandosi alla cieca, erano finiti sotto alle fronde dei salici. Ombre e luci macchiavano la pelle di Kirk come quella di un leopardo.
La mano di Giada corse alla cintura di lui. Ma Kirk la fermò.
- Sei vergine?
Giada lo guardò sorpresa.
- No
- Sei stata con molti ragazzi?
L’espressione di lui era molto, molto seria e lei si sentì improvvisamente imbarazzata.
- Con più di uno – rispose vagamente.
Kirk si chinò, sedendo sull’erba.
- Con quanti?
Giada sedette al suo fianco, cercando di prendere tempo.
- Io… non ricordo esattamente…
- Non ricordi con chi hai fatto l’amore? – Si stupì lui. Sembrava sbalordito.
Ma come poteva spiegargli quello che per lei erano stati i ragazzi fino a qualche giorno prima?
Solo adesso comprendeva la smorfia di disappunto di Raf e Ross, quando annunciava loro di essere stata a letto con un nuovo ragazzo.
Quando, con convinzione, affermava di averlo fatto per amore.
- Non ricordi davvero? – insistette Kirk.
- Io…non so…otto…nove…
In quel momento ricordò una frase che Kirk le aveva detto non molto tempo prima.
Non è necessario avere molte donne per amare davvero!
Si sentì sciocca e infantile. Per l’ennesima volta.
Temette che Kirk pensasse di rientrare nel mucchio.
- Quelle storie non avevano niente a che vedere con te! – Disse ansiosamente – Questa volta è tutta un’altra cosa!
Lui le circondò la vita con il braccio e l’attirò contro di sé. Il movimento li fece sbilanciare entrambi e ricaddero all’indietro, sdraiati.
- Giada… - le bisbigliò – Io allora voglio essere il tuo amore casto e l’unico vero.
Coricata sul suo stomaco, Giada si voltò in panciolle, fissandolo senza capire.
Cosa voleva dire?
Gli uomini, generalmente, non avevano mai avuto altro pensiero che portarla a letto.
- Kirk…
Lui le sorrise.
- In questo modo sarò speciale.
Speciale…
Quelle parole in qualche modo le fecero salire le lacrime agli occhi.
Affondò il viso nel petto di Kirk e si ritrovò improvvisamente a singhiozzare. Era la prima volta, da quando aveva appreso di doversi separare da lui, che riusciva a piangere.
Kirk le accarezzò i capelli con delicatezza, in silenzio.
Alla fine bisbigliò – Non piangere. Hai ancora tutta una vita da vivere.
- Lo so… - mormorò lei con voce rotta – È per te che sto piangendo…
- Per…me?
- Sì - Giada tirò su con il naso – Io…io lo so che avrò la mia famiglia…e ci saranno Ross e Raf e gli altri…e avrò la scuola e poi il lavoro e potrò anche sposarmi, anche se ora mi sembra impossibile… - singhiozzò rumorosamente – Tu invece…invece tu… - la voce le si perse nel pianto.
La pressione della mano che la stava accarezzando aumentò e il cuore di Kirk, sotto il suo orecchio, accelerò il battito.
Kirk l’aveva ritrovata, pensò. Aveva ritrovato la stessa Giada di un tempo.
A poco a poco, i singhiozzi si calmarono. Nel silenzio, Giada avvertì quanto ancora più forte si fosse fatto il loro legame.
- Hai freddo? – le chiese lui.
Lei scosse la testa.
- Tu piuttosto…
Si mosse a gattoni fin dove aveva lasciato cadere la maglia di Kirk. Ma esitò  nel restituirgliela.
- Sei proprio sicuro di non volerlo fare? – domandò.
- Sei così ansiosa? – Negli occhi di lui brillava una luce maliziosa.
- No… - Giada arrossì. Lei che non era mai arrossita per nulla che riguardasse il sesso. – È solo che…avrei voluto lasciarti un ricordo più forte di me…Qualcosa che ti desse…calore.
Lui le pizzicò la guancia.
- Ce l’ ho già un ricordo che mi darà calore. Non ho bisogni di fare l’amore per questo. Il mio ricordo caldo sarai tu, sul mio cuore, che piangi per me.
Giada gli si gettò fra le braccia, presa da un’emozione fortissima.
E pensò che non ce l’avrebbe fatta…Non ce l’avrebbe proprio fatta a separarsi da lui.
 
 
 

11

 
 
 
Ultima volta.
Era l’ultima volta…che Giada avrebbe provato quelle sensazioni.
Quel camminare leggera attraverso le voci di innumerevoli cuori, quel trasferire da lei agli altri sentimenti, emozioni…decisioni.
Morte le passò accanto più volte e nei suoi occhi  lesse quella stessa consapevolezza.
Era la loro ultima notte, l’ultima notte di un lavoro durato trecento anni.
Addio Amore.
Lei gli sorrise.
Addio.
Tornarono in silenzio al palazzo di Calos e ciò che provarono fu sollievo e forse nostalgia.
Quando Amore terminò infine appresso al suo corpo addormentato, venne investita dal dolore che ne trapelava.
I sentimenti di Giada erano anche i suoi e la forza di ciò che provava era tale da bruciarle lo stesso animo. Provava amore…amore come mai le era successo.
Era stata lei stessa a infonderglielo, tramite un ordine che le era stato impartito. E adesso un altro ordine venne dall’Alto, urgente quanto importante.
Allora Amore si chinò su Giada e le segnò la fronte, affinché vivesse, fino in fondo, l’amore che provava.

  
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