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Autore: jas_    12/01/2013    9 recensioni
«Ricordi il giardino di tua madre, te lo ricordi?»
Annuii, «come dimenticarselo» dissi acida, tirando su col naso.
Pierre mi asciugò una lacrima col pollice e mi accarezzò una guancia senza smettere di guardarmi.
«Tu sei come una di quelle primule che io ti ho aiutato a portare in casa quando ci siamo conosciuti, sei bellissima e hai tanto da dare se solo... Se solo riuscissi a tirare fuori il coraggio! Ti nascondi sempre dietro a questi occhi tristi, so che è difficile ma così non fai altro che renderti piccola. Io vedo cosa sei, so il tuo potenziale, sei come una primula in inverno. Fa' arrivare la primavera e sboccia, mostrando i tuoi colori veri.»
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pierre Bouvier
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Endless love'
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Capitolo 1

 

«Questo è il tuo vestito più bello?» mi riprese Elouise non appena mi tolsi il cappotto di dosso.
Mi osservai e poi la osservai. «Che c'è che non va?»
«L'Europa ti ha fottuto il cervello?»
«Ehi!» la ripresi.
«Senti, non puoi startene via mezzo secolo tra università a Londra, master e stage a Parigi, tornare qua ed uscire la tua prima sera come una... Aspetta, come si chiamano i barboni di Parigi? Clochard?»
«Non sono un clochard» ribattei stizzita, sistemandomi meglio la canottiera che avevo deciso di indossare sopra i jeans. Mi ero pure sforzata di mettere i tacchi, e Lou sapeva bene quanto li odiassi.
Alzai un braccio verso il barista ed ordinai un drink, «che fine ha fatto Bob?» chiesi poi, confusa.
«È diventato un alcolizzato, l'hanno chiuso in un centro per disintossicarsi e ora il pub è in affitto» spiegò Lou. «Ma sei sicura che è di Bob che ti interessa?»
«E di chi dovrebbe interessarmi?» domandai, bevendo un sorso del Martini che mi era appena stato portato.
Elouise si rigirò una ciocca di capelli tra le dita, «non so, di Pierre... Si dice sia ritornato in città per aprire un suo negozio di dischi. È andato via da quello in cui lavorava ad Los Angeles, a quanto pare gli mancava il freddo di Montreal.»
«Però, sei ben informata.»
Lou sorrise fiera, «Chuck sa essere esauriente e ben dettagliato.»
Schioccai la lingua sul palato scocciata, «già, ma non so perché mi debba interessare di Pierre, non lo sento né vedo dal suo ultimo anno di superiori e sinceramente sto bene così.»
«Come sei antipatica.»
«Io? Vallo a dire a lui che da quando partì per Los Angeles cambiò completamente. Chiedi a mia mamma quanto tempo ho passato davanti al telefono aspettando che lui mi chiamasse o quanti messaggi gli ho lasciato in segreteria sperando in una risposta che non è mai arrivata. Non ho idea di che cosa abbia combinato in California ma per essersi comportato così deve essere come minimo stato investito da un tir ed aver perso la memoria» conclusi, ormai senza fiato per lo sfogo.
«Lola!» mi riprese Lou, dandomi un colpo sul braccio.
Mi strinsi nelle spalle, «è la verità. Quindi al signor Bouvier conviene starmi ad almeno cinque metri di distanza e non rivolgermi la parola se vuole continuare a vedere la luce del sole.»
La mia amica scosse la testa sconsolata, «sono passati dieci anni, come puoi serbare ancora tutto questo rancore?»
«Non è rancore» la corressi, «lo sai che sto da Dio anche senza di lui, per me Pierre è come morto. È fuori dalla mia vita, come posso portare rancore per una persona che non c'è più?»
«Lola...» mi richiamò.
«No, Lola un bel niente, tu sai meglio di chiunque altro come stanno le cose quindi per favore smettila di tirare sempre in ballo l'argomento e chiudiamola qua una volta per tutte. Non voglio più sentire parlare di Pierre Bouvier, è come Voldemort, non deve essere nominato.»
La testa aveva cominciato a pulsarmi per l'enfasi con la quale avevo parlato e per il poco fiato che avevo preso. Mi massaggiai le tempie con entrambe le mani appoggiando i gomiti sul tavolo e chiudendo gli occhi. Parlare di lui mi faceva ancora quell'effetto, non potevo farci nulla. Ma negli ultimi anni avevo represso così tanta rabbia nei suoi confronti che ogni qual volta mi si presentava l'occasione mi sfogavo. Tuttavia non sarebbero bastati alcuni minuti di sclero per dar voce a tutti i pensieri accumulatosi in dieci lunghi anni.
Mi ritrovai a chiedermi come fosse diventato, Pierre, col passare del tempo. Se aveva ancora quel sorriso da bambino e le guance paffute. Se era ingrassato, o se si era sposato, chi poteva saperlo. In quel caso però Lou me l'avrebbe sicuramente detto.
«Lola» sussurrò Elouise, scuotendomi il braccio.
Alzai a malapena la testa giusto per guardarla, «che c'è?» chiesi, in uno sbuffo.
«Lui è qui.»
Aggrottai la fronte, «lui chi?»
«Colui che non deve essere nominato, è qui!»
Mi drizzai sulla sedia come una molla, improvvisamente in panico, «ma che cosa stai dicendo?»
«Lo sai che non scherzerei mai su certe cose, è entrato mentre tu eri troppo concentrata ad insultarlo, è... - Lou si guardò intorno prima di indicarmelo con molta discrezione oltre le mie spalle- là.»
Resistetti all'impulso di voltarmi e presi un profondo respiro, gonfiando il petto, «non mi interessa. Hai ascoltato quello che ti ho detto due minuti fa?»
«Non vuoi vedere quanto è diventato figo? In confronto alle superiori è un manzo da macello.»
«Lou!» la richiamai, ma lei continuò indisturbata.
«Finalmente si è deciso a fare un taglio di capelli come Dio comanda, mi sembra anche leggermente dimagrito e... - Lou spalancò la bocca riappoggiando sul tavolo il bicchiere che aveva appena preso in mano - ma quelli sono tatuaggi? Oddio Lola fossi in te manderei a fanculo quello che ti ha fatto cioè porca puttana quello lì è da sbattere su ogni centimetro di superficie disponibile!»
«Elouise!» gridai scandalizzata, alzandomi dalla sedia.
Come riusciva ad essere così... Volgare e sfacciata? E poi lei non doveva azzardarsi a sfiorare Pierre, insomma, era il mio ex... Ex, ex, ex, ex, ex ragazzo.
«Ecco brava, ci ha viste» mi accusò Lou, guardando oltre le mie spalle ed alzando una mano in segno di saluto, accompagnata da un sorriso timido che non le si addiceva per niente.
Mi voltai lentamente, non appena riconobbi la figura di Pierre seduta ad alcuni tavoli più in là, in compagnia di un tipo mai visto in vita mia, il mio cuore perse un battito.
Cercai di darmi un contegno, ma nonostante tutto, nonostante tutti gli anni passati e tutto l'odio che provavo nei suoi confronti, mi sembrò di ritornare la ragazzina insicura che lo guardava di nascosto per i corridoi della scuola.
«Lou, andiamo» mormorai, continuando a guardarlo.
«Ma...»
«Ho detto andiamo» ripetei dura, prima di raccogliere il cappotto e la borsa ed uscire dal pub.
L'aria frizzante d'autunno mi fece rabbrividire, nonostante ciò non rallentai il passo nemmeno per un secondo, come se allontanarmi da quel locale facesse sì che mi io mi liberassi lui.
Era incredibile come, con un solo sguardo, fossero tornate a galla tutte quelle sensazioni che avevo represso in quegli anni.
Per quanto fosse stato breve il tempo per cui l'avevo guardato, l'immagine di Pierre era impressa per bene nella mia mente. Era leggermente invecchiato, dieci anni non erano pochi, ma nonostante tutto aveva conservato il suo solito sorriso innocente e le guance paffute di sempre. Il tatuaggio che gli copriva il braccio sinistro, messo in mostra dalla maglietta a maniche corte che indossava, contrastava con quello sguardo così limpido e sincero. Mi sembrava surreale che quella stessa persona che avevo visto pochi minuti prima mi avesse trattata così. E la cosa ancora più incredibile era che mi faceva ancora provare le cosiddette farfalle nello stomaco quando l'unica cosa che avrei dovuto sentire sarebbero state le mie mani pizzicare per gli schiaffi che si meritava quell'idiota.
«Lola, dove vai?»
La voce di Elouise interruppe i miei pensieri. Mi fermai di scatto voltandomi a guardarla, «che c'è?»
«Casa tua è da quella» mormorò quasi spaventata dalla mia possibile reazione, indicando la strada che proseguiva a sinistra con la mano.
Mi irrigidii immediatamente annuendo con serietà, «giusto.»
Rimanemmo entrambe in silenzio senza sapere bene cosa dire, mi dispiaceva per come avevo trattato Elouise quella sera ma il rancore che provavo nei confronti di quel ragazzo era più forte di me.
Presi fiato per cercare di scusarmi ma lei mi anticipò, «non fa niente, ti capisco.»
Annuii in silenzio, ringraziandola implicitamente per aver capito, e poi proseguii per la mia strada mentre Lou andò nella direzione opposta.
 
Buttai le chiavi di casa sul mobile dell'entrata, abbandonando per terra  scarpe, cappotto e il resto dei miei vestiti. Mi rintanai direttamente sotto le coperte solo in biancheria intima, nonostante il clima fuori non fosse dei più caldi.
Era bello vivere da soli a volte. Se avessi ancora abitato coi miei sicuramente non avrei potuto spogliarmi all'entrata, lasciare i vestiti lì e gironzolare mezza nuda per casa, ma avevo imparato a cavarmela da sola sin da quando avevo diciott'anni e avevo deciso di mantenere la mia indipendenza anche quando avrei potuto tornare a farmi coccolare dai genitori. Certo, a volte rimpiangevo la mamma che mi lavava e stirava i vestiti, puliva la camera, preparava colazione pranzo e cena, ma quello mi sembrava il giusto prezzo da pagare per poter fare quello che si voleva, più o meno.
Sospirai e chiusi gli occhi, cercando di addormentarmi, ma ogni volta che mi sembrava di riuscire finalmente a prendere sonno l'immagine di Pierre mi disturbava, facendomi riprendere immediatamente lucidità.
Perché Lou mi aveva detto quelle cose? Perché avevo deciso di uscire con lei quella sera? Ma soprattutto, perché Pierre non era rimasto a cuocere sotto il sole della California piuttosto che tornare qua e rovinare gli equilibri che ero riuscita a crearmi in tutti quegli anni?
Decisi di non pensarci, non avrei dovuto rivedere Pierre per forza. Uno dei lati positivi del vivere da sola che avevo appena trovato, era avere una casa che non era vicina a quella di Pierre, sempre che lui avesse scelto di stare coi suoi.
Il suono del telefono mi fece sussultare, rimasi immobile, troppo pigra per alzarmi a rispondere, ed aspettai che la segreteria entrasse in funzione.
Una voce registrata risuonò nella stanza, non avevo ancora avuto tempo di trovare una frase ad effetto da mettere, prima di essere sostituita da quella squillante di mia madre.
"So che è un po' tardi e forse è per questo che non mi rispondi ma volevo ricordarti della cena di venerdì sera, mi raccomando non mancare. C'è anche tua sorella con i bambini."
Sbuffai, nascondendo la testa sotto il cuscino. Le cose sembravano andare di male in peggio, chi voleva rivedere quella, col suo intelligentissimo e bellissimo marito?


 

-

 

Eccomi qua! :D
Prima di dire qualunque cosa, volevo ringraziarvi di cuore per aver recensito e messo la storia tra le preferite, con solo il Prologo siamo già a quota 8 e tra le più popolari del fandom! Grazie mille, davvero ♥
Ora passiamo al capitolo appena postato :D
Come credo abbiate capito, c'è un salto di dieci anni, il Prologo era quindi tipo un flashback e Lola odia a morte Pierre. Vi avevo fregate! Veeero? HAHAHAHA
Spero comunque che vi sia piaciuta la versione da giovincelli, più avanti pubblicherò anche una One Shot - Missing Moment sui vecchi tempi (?) ma prima devono accadere determinate cose, quindi portate pazienza :D
Altra cosa: nella storia Pierre ha 28 anni, sinceramente non ricordo come fosse lui a quell'età visti i numerosi cambi di look nel tempo, io però me lo immagino bello come il sole come ora, era solo per dirvi poi voi ovviamente pensatelo anche coi capelli viola se vi piace :)
Detto ciò, mi dileguo!
Grazie mille di nuovo, davvero ♥
Jas

P.S. Ho dimenticato di dire una cosa importantissimissimissima che mi sono dimenticata di dire anche la volta scorsa! Nel caso vogliate essere avvertite su Twitter quando aggiorno, chiedete pure! Scrivetemi qua o direttamente là haha Sono @xkeepclimbing :)

   
 
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