Angolo dello scrittore: ciao
è una delle mie prime fan
fiction, indi per cui vi chiedo un po’ di pietà. (
se possibile ). Non sono
ancora bravo a scrivere dei veri e propri racconti, ma amo sinceramente
questa
serie: Naruto. La dimensione in cui viene trasportata è un
universo parallelo,
se così si può definire, molto simile alla nostra
realtà quotidiana rispetto a
quella del manga trattato. Mi dichiaro colpevole, qualora, offendessi
qualcuno
della mia decisione, ma mi sarebbe piaciuto vedere i nostri beniamini
nelle
vesti di ragazzi normali alle prese con le difficoltà che
spesso noi in prima
persona siamo costretti ad affrontare quotidianamente.
Spoiler mi dispiace non ne faccio, poiché lo ritengo anti
sportivo per chi si
accinge a giungere sino a qui ed è stato invogliato dagli
accenni posti sotto
al titolo. Quindi oltre a dichiarare che questi personaggi non mi
appartengono
di diritto. Vi auguro buona lettura!
Pretty Princess
Prefazione
Quante volte si era detto di non
volersi far coinvolgere
dalla vicenda che ora si apprestava a vedere da diversi punti di vista,
ma per
quanto si sforzasse non riusciva a capire perché una ragazza
si dovesse
infiltrare sotto false spoglie in una boy band giapponese, di soli
uomini, per
coprire una terza persona. Più ci ripensava e più
gli riusciva incomprensibile
ma riguardo al resto bisogna ritornare agli inizi ovvero: dal primo
giorno che
quegli occhi color verde chiaro e sinceri si son posati nei propri
color del
cielo. Eppure all’epoca si era presentata come maschio e non
come ragazza, ma
questo non gli era dato saperlo. La cosa peggiore era che gli altri due
componenti se ne erano accorti eccome che fosse una ragazza. E lui? No
troppo
stupido, per poter dubitare della sua parola data… ma ora
che pensare, che
provare?Sapeva solo questo che il suo nome era Sakura Haruno, ma
più ci pensava
più rimaneva sgomento di come una ragazza avesse potuto
ingannarlo sul fatto di
essere un'altra persona: addirittura un membro della boy band.
La testa gli girava come se per troppo tempo fosse stato a livello
indesiderato
su delle montagne russe.
Una mano si portava alla fronte dolente, affondava
nei capelli dorati le dita che tentavano
in qualche modo di districare il nodo mentale che gli presentava una
così
delicata situazione. “Ho bisogno di
tempo…” pensava un uomo sui ventuno anni ma
dall’aspetto ancora gioviale e dall’atteggiamento
di un ragazzino non ancora
del tutto consapevole, di essere oramai un adulto. Provava pena per la
ragazza
ma anche rabbia perché in qualche modo era stato tradito, o
almeno così ci si
sentiva ferito nel profondo come mai gli era capitato prima. Il battito
cardiaco accelerato che era inspiegabile in sua presenza, ora
più che mai acquistava
di significato molto più denso e chiaro. Come un velo della
inconoscibilità o
stoltezza, quel velo era stato tolto: ma con la chiarezza, anche un
dolore
insopportabile sconosciuto scavava quel cuore così dolce e
ancora non toccato
dalle pene d’amore per qualcuno. Aveva pure accettato di
essere omosessuale per
lui, cioè lei.O meglio già era e pensava di
essere del tutto felice con il
rossino, anche se così la situazione si era capovolta.
Immerso in un mare di
dubbi sapeva solo con certezza questo che : per la prima volta lui,
Naruto
Uzumaki, capiva di essere innamorato follemente di quel qualcuno e quel
qualcuno era proprio la ragazza infiltrata. Oltre a rispondere alla
domanda
perchè lei? Aveva da rispondersi ora che so chi è
cosa farò? Bella gatta da
pelare.
Che confusione, ma davvero c’era troppo confusione nella testa e al di fuori, conviene davvero cominciare dall’inizio.
Tutto cominciava in una giornata
tiepida di settembre in una
villetta bassa dai toni accesi, circondata da un piccolo giardino, a
Los
Angeles. Vista dall’alto appariva come una sorta di tetto
più brillante di
altri, ma pur sempre più piccolo e modesto di altre villette
infilate in uno
schema preciso di uno dei tanti quartieri residenziali americani del
ceto
medio. Una volta scesi dalla visione “satellitare”,
si sarebbe notato che l’orario
in cui si stava svolgendo una partenza improvvisa, ma ancora non
attuata, era
piuttosto inusuale: le sei di mattina, orario di un qualsiasi giorno
feriale
era pieno di persone che andavano a lavorare.Ma essendo domenica, un
giorno
festivo, tutto taceva quasi racchiuso in un silenzio sovrannaturale.
Procedendo
verso la porta si notava di sicuro la presenza inquieta di un padre la
cui
preoccupazione si rifletteva nello sguardo grave, paterno e pieno di
sentimenti
d’ansia repressa a fissare una foto appesa al muro che
ritraeva una giovane
ragazza dall’aria sorridente e dalla capigliatura folta-lunga
rosa.
Al piano superiore vi era nella propria stanza: una ragazza dai capelli
lunghi lisci da un
colore insolito, rosa,
rimaneva in piedi con una ciocca in mano e nell’altra una
forbice scrutando la
propria immagine riflessa con espressione- sguardo risoluti con anche
una punta
di rammarico. Poi delle ciocche cadono lievemente a terra, rosa come
quelle che
poco prima erano in mano femminili ora tremanti e del tutto fuori
controllo.
Implacabili però non si fermavano consce quasi della
determinazione che animava
l’animo della ragazza, che ancora nello specchio si fissava
con aria tormentata
e piena di rimproverò per quella immagine che rivelava una
femminile
usurpazione della propria vanità appena perduta con un
taglio netto di capelli.
- è per una buona causa- continuava a ripetere con voce,
appena rotta dal
pianto, la ragazza “tosata” la cui capigliatura
risultava decisamente più
mascolina. Ma la trasformazione non era ancora finita semmai era appena
cominciata. Se un osservatore esterno visionasse gli oggetti che
solitamente,
ci si aspetta di trovare, in una stanza appartenente ad una ragazza,
non gli
sfuggiva di certo la presenza anomala di: una divisa maschile, di un
tesserino
con un nome falso e la foto che ritraeva la figura di un ragazzo biondo
sorridente con capelli estremamente a punta e uno sguardo spensierato
azzurro
cielo.
Proprio quella foto ora veniva fissata da due occhi sinceri e dal
colore verde
chiaro indefinito, seppur la dolcezza veniva spazzata via da un
sentimento più
forte e quasi virile, non appartenente alla proprietaria di quello
sguardo così
determinato.
- devo farcela, glielo devo; dopotutto è grazie a LUI se
sono ancora QUI- un
pugno veniva stretto con grande forza a sottolineare a fatti quanta
determinazione, nonostante i rischi di venire scoperta, animavano
questa
ragazza che armata di coraggio nel lasciare la casa natia per andare
incontro alla
propria missione di soccorso di un perfetto sconosciuto, seppur sua fan
accanita!
Ebbene si, la persona che andava per soccorrere era un noto componente
della
band D.E.M.O.N, molto nota in Giappone, anche se la nostra eroina
è dell’oltre
oceano (USA per la precisione), il cui cuore palpitava però
per un altro
componente della band: un morettino dall’aria scontrosa e
anche molto
misteriosa.
Seppur le guance ora divenivano rosse, quasi con gli occhi a cuore e
bavetta
alla bocca, per la angelica visione del proprio idolo dal nome: Sasuke
Uchiha,
la propria attenzione veniva catturata dal bussare quieto e discreto
della
porta. Poco dopo, nemmeno il tempo di dire avanti, faceva capolino un
testone
moro e due folte sopracciglia appartenenti ad un ragazzo alto e non di
certo
dotato di una bellezza fisica, ma risplendeva dei più teneri
sentimenti di
apprensione per la neo sorellina minore acquisita.
Si faceva quindi largo, cauto, attento a non calpestare le mille cose
sparpagliate e aperte della sorella minore con garbo a testimonianza di
quanto
sia fortunata questa ragazza che lo fissava con aria un po’
scocciata, tipica
delle sorelle che non amano i fratelli impiccioni quanto premurosi,
forse un
po’ ansiosi:
- Sakura…hai detto a nostro padre che stai andando
via…ma non da me, insomma
perché hai deciso di mentire anche a me, cioè
nella realtà come ti chiamerai
non ho ancora capito?- chiederebbe il ragazzone moro dalla capigliatura
mal
tosata e a spazzola, osservando prima la ragazza dalla rosa
capigliatura e poi con
orrore nello specchio, assumendo quasi un’aria melodrammatica
che di certo al
suo viso non si adegua.
- o mio dio, ma che hanno combinato?! La mia bellissima capigliatura
alla Paul
Mc Cartney, sono rovinato…e a chi lo dice a
papà!- alcune lacrime presero
scorrere misteriosamente a fiume, come se un rubinetto fosse stato
appena
aperto mentre una ragazza dall’aria appena scontrosa fissava
il fratellastro
maggiore con aria del tutto giustificata di possedere una immaginaria
gocciolona dietro alla testa.
- Rock Lee…ci sei?- tentava di recuperare
l’attenzione del fratellone ma con
scarso successo dato che era più impegnato a piangere sulla
“bellezza” perduta,
ammesso che ne avesse mai posseduta qualcuna. (che crudeltà
nd Rock Lee insomma
io son sincero nd scrittore).
- Insomma Rock Lee…vuoi che ti risponda o vado da Gai e dico
lui che suo figlio
si è dato alle rock band, perché con quel taglio
anche se a me sembra… normale-
accompagnato con tanto di movimento apostrofato delle dita indice mano
di ambo
le mani – per tuo padre lo sai che ne farebbe una tragedia
quindi cagami quando
mi fai una domanda, non ti perdere in fantasie.
- scusa. Non lo farò più promesso, ma non dirlo a
papà … e poi scusa è anche
tuo padre ora. Io tacerò sul fatto che tu hai tagliato i
capelli e ti camuffi
da ragazzo, ma almeno a me puoi dirmelo…sisi okei ti do
retta, promesso. E dai
smettila di fissarmi a quel modo! Mi fai paura, sembri un
cerbero…non mi
picchiare!?-
ma il povero ragazzo ricevette comunque un poderoso colpo alla testa,
per precisione
un cazzotto, da cui emergeva un bernoccolo fumante
“espresso”.
- Ecco…ben ti sta!- la ragazza dai capelli rosa fissava male
la povera reale
vittima della vicenda.
-Dov’ero rimasta? Ah si, al fatto che insomma, io devo andare
in
Giappone…tornare a casa da mio padre che sa già
tutto e non posso dirti di più.
Si ho capito Gai ora è anche mio padre, ma ricorda che alla
fine siamo fratelli
acquisiti Lee e che il mio cognome rimane Haruno. Non sto mentendo, il
nome è
quello di battesimo ovvero: Mizuki Haruno che è
più maschile sicuramente di
Sakura. No?-
nel mentre la ragazza parlava, sistemava le ultime cose in valigia
disponendo
la cosa più preziosa, la lettera, nelle mani del fratellone
in preda a
convulsioni di sentimentalismo inappropriato, ma cosa ci si
può fare se per
fratello si ha una cara persona buona e comprensiva ma anche
decisamente troppo
emotiva?
- Rock Lee se piangi ti do un altro cazzotto e sta volta non posso
garantire
che sia al di sopra della cintola intesi?- con una occhiata da cerbero
la
“rosina” della situazione convinceva il mr
sopracciglia a rimanere il più
impassibile di quanto fosse capace.
Un abbraccio, consegna della lettera e via al taxi con in mano solo
poche cose:
uno zaino,un trolley d viaggio e una borsa contenente un computer
portatile.
Indosso la divisa maschile e una foto che ritraeva tre ragazzi allegri
che si
davano di gomito scattata ad un meeting di dieci anni prima: albori di
amicizie
mai consolidate e di successi di una giovane band ora agli apici del
successo.
Con voce distratta Sakura disse al conducente:
- Prego mi porti all’aeroporto…- e il taxi partiva
con suono rombante del
motore lasciandosi indietro, due uomini dalle sopracciglia folte in
preda ad
una crisi di pianto intenti a salutare la figlia e sorella,
rispettivamente, in
partenza poiché Gai aveva letto la commovente lettera
contente la reale
motivazione di quel gesto così avventato e quasi privo di
significato.
Ecco alcuni accenni:
“Caro
papà,
lo so è la prima volta che ti ci chiamo,
volevo dirti di consolare la mamma perché per un
po’ non ci vedremo. Rock Lee
so che è forte, ma la mamma no e le dirai che sono andata a
trovare papà che è
rimasto in Giappone. Da quando son separati la vedo più
felice con te, ma
preferisco che lei pensi che io sia voluta tornare da mio padre
biologico, lo
so che tu sei più padre te di quello che ho dalla nascita J, piuttosto che
sapermi in balia in una
boy band maschile. Sappi che tua figlia è stata ammessa ad
una accademia di
giovani talenti, ha vinto le selezioni nazionali ed è stata
notata come
possibile candidato di futuro membro appunto di una boy band. Non
temere non mi
farò corrompere dai loro modi, solo che devo fingere una
diversa identità..non
posso dirti altro, Rock Lee non torturarlo non ti dirà una
sola parola. Sappi
che lo sto facendo per debito di coscienza. Non sono una ingrata e mi
ricordo
delle persone che mi hanno fatto male quanto del bene. Ecco ricordi
quella
volta che fui aggredita da una serie di balordi, pare che il ragazzo
che mi
salvò a causa mia, diciamo pure per colpa mia, ora sta
attraversando un brutto
periodo e son decisa a voler far tornare a suonare assieme alla sua boy
band
perché glielo devo. Se non fosse per lui, la tua adorata
Sakura, non ci sarebbe
… quindi devo proprio. Il nome di questo ragazzo
è Naruto Uzumaki, sappi che
sto andando a trovarlo per rimettere le cose a posto. Non so quanto
starò via,
ma augurami in bocca al lupo!
Ti e Vi voglio
bene, abbraccia la mamma da parte mia.
Sakura”