Capitolo
4: Lo scoprirà a tempo debito.
«Leeeeeeeen!!!
Ma quanto ci hai messo? È da ore che ti aspetto!
Devo raccontarti una cosa! Non ci crederai! Sono felicissima!»
Len
era appena arrivato al castello quando
un’ombra vestita di giallo gli era piombata
addosso, facendolo finire a terra per l’ennesima volta
durante quella giornata.
Ovviamente la suddetta ombra era Rin, che sprizzava felicità
da tutti i pori. Len
era parecchio confuso: non era mai capitato che dopo una giornata
intera di
incontro ufficiale con ambasciatori di altri paesi lei fosse
così felice. Ma
questa volta, per qualche strano motivo a lui ancora ignoto, lei era
incredibilmente allegra.
«Cos’è
che l’ha resa tanto felice?» chiese ancora
spiazzato.
«Il
principe del Regno del Blu! Kaito! È stupendo, bellissimo! E
lo sai perché è venuto?! Per chiedermi in sposa!
A quanto pare mio padre aveva
già organizzato tutto tempo fa a mia insaputa, ma oggi Kaito
è venuto per farmi
ufficialmente la proposta! Dovevi vedere la faccia delle serve, erano
scioccate
almeno quanto me! Questo sabato si terrà una grande festa
qui al castello per
annunciarlo a tutti! Kaito allora mi farà la proposta
davanti a tutto il
popolo, tutti dovranno sapere del nostro fidanzamento!
A
Len cadde il mondo addosso. La sua sorellina doveva sposarsi con
un perfetto sconosciuto!?! Era un principe, ok, ma neanche conosceva
Rin! Come
si era permesso loro padre di fare una cosa simile!?! Non poteva
assolutamente
accettarlo! Per carità, era felice che sua sorella si
sposasse, sapeva che un
giorno sarebbe successo, se n’era già fatto una
ragione, ma non poteva
accettare che il tutto fosse successo a sua insaputa. Suo padre non gli
aveva
più parlato da quando lui e Rin erano stati divisi, ma per
una cosa così
importante doveva renderlo
partecipe! Sapeva dove trovarlo, quindi poteva informarlo, anche
tramite
lettera, non era quello l’importante, ma doveva venirne a
conoscenza! Era lui
che negli ultimi anni si era occupato di Rin e non poteva permettere
che un
morto prendesse ancora decisioni!
Però
capì che se Rin era davvero felice con questo Kaito, allora
anche lui doveva esserlo, altrimenti sarebbe diventato come suo padre,
l’avrebbe resa triste, ed era l’ultima cosa che
voleva.
«Ehi
Len, Leeen! Ma mi stai ascoltando? Guarda che se non mi
ascolti non ti invito alla festa!»
«Mi
scusi lady, è che mi ha colto di sorpresa. Non ne sapevo
niente, ma se lei è felice allora lo sono anch’io
per lei.»
«Grazie
Len! Oh, vorrei che lo conoscessi! È bellissimo! Ha gli
occhi e i capelli blu zaffiro, e un sorriso splendido!»
Occhi
blu zaffiro? Li aveva già visti da qualche parte….
…urtando
per sbaglio un uomo dagli occhi color zaffiro…
«Non
è possibile…»
«È
dolcissimo! Devi assolutamente conoscerlo! Anche perché se
non
piace a te non lo sposo mica» disse con semplicità
la principessa, bloccando il
flusso dei pensieri di Len.
«Come
scusi?»
«Hai
capito bene. È anche per questo che devi partecipare anche
tu
alla festa sabato, così lo conosci e poi mi dici che ne
pensi. Non posso mica
passare il resto della mia vita con uomo che non ti piace.»
«Ma
cosa dice lady? Io sono solo un servo, non le deve mica interessare
la mia opinione. Non dovrebbe mai rinunciare a qualcuno o qualcosa per
me, un
servo! Ahi! Ma perché l’ha fatto!?»
Un’altra botta in testa. Possibile che oggi
tutte ce l’avessero con lui? Tra cadute e botte in testa
aveva perso il conto
di quante volte si era fatto male.
«Non
dire queste cose! Tu per me sei importante, molto più
importante di un servo! Sei come un fratello per me! Sei più
importante della
mia stessa vita, sarai più importante anche dei miei stessi
figli! Tu mi
consoli, mi aiuti e fai di tutto per rendermi felice! Non potrei mai
ignorare
qualcosa che mi dici tu! Perciò rinuncerò a Kaito
se non lo riterrai degno!»
Len
rimase senza fiato. “Come un fratello” aveva detto.
Avrebbe
pianto se questo non avesse fatto insospettire Rin. In quel momento
aveva
voglia di rivelarle tutto, di stringerla forte a sé come
solo un fratello può
fare con la sua sorellina: non pensava che lui fosse così
importante per lei.
Certo, sapeva che ci teneva a lui, ma pensava che fosse solo
perché era l’unico
della sua età… Che sciocco che era, non era
nemmeno in grado di capire la
propria sorella.
«D’accordo
principessa. Le sue parole mi rendono molto felice,
perciò non vedo l’ora di conoscere il principe
Kaito, anche se so per certo che
il mio futuro “cognato” sarà perfetto
per la mia lady Rin e che andremo
d’accordo.»
«Eheh,
cognato!
Guarda che purtroppo non siamo davvero fratelli! E se anche lo fossimo
non
sarei di certo disposta a condividerti con qualcuno, saresti solo
mio!»
«Ah
no eh? Guardi che non sono mica di sua proprietà
esclusiva.»
«E
invece sì! Io Len non lo condivido con nessuno, a patto che
non
sia la donna che colpirà il mio Len dritto al cuore come un
fulmine.»
«Quindi
se avessi un colpo di fulmine con un eventuale ragazza mi
cederebbe a lei?»
«Se
fosse il vero amore di Len sì.»
Len
non se lo aspettava: un tempo non l’avrebbe mai fatto.
Sorrise
pensando a quanto era cresciuta in poco tempo. Tornò con la
mente, con un misto
tra la rabbia e la tristezza, a quel giorno in cui aveva pensato che il
mondo sarebbe
finito, al giorno in cui erano stati separati.
“Ahhhh,
grazie Len!” gridò la piccola Rin, dimentica del
pianto,
abbracciando forte il fratello.
-È
vero- si disse Len –quelle cose le fanno i fratelli maggiori.
Noi siamo gemelli, e anzi sei nata prima nata tu, per questo il nostro
destino
è di dividerci, ma io ti proteggerò in eterno,
anche quando non ti ricorderai
più di me.-
“Ehi,
cos’è successo!?! Che cosa le hai fatto!?!
Lasciala subito
andare!” Rin fu strappata via violentemente dal fratello da
un uomo dal volto
severo, crudele, che incuteva timore. Un uomo che poteva decidere della
vita e
della morte dei due gemelli, perché quest’uomo,
questo demone, era loro padre.
“Non
è successo niente, davvero! Non era mia intenzione farla
piangere, le avevo fatto solo un piccolo scherzo! Mi sono pentito
amaramente di
ciò che ho fatto, la prego, non si arrabbi,
padre!” Len Era praticamente in
ginocchio, stava pregando quel demone con tutta la sua
volontà per ottenere la
sua grazia.
“Te
l’ho detto mille volte stupido idiota di non chiamarmi
padre!”
sbraitò l’uomo, mentre la piccola Rin, di nuovo in
preda ad un pianto
disperato, si trovava contro la sua volontà tra le sue
braccia.
“Non
dire così papà, ti prego! Len è
così bravo con me, io sono
felice che lui sia con me! È dolcissimo, non mi farebbe mai
del male! Ti prego
papà, non arrabbiarti con lui!”
“No,
mi sono stufato! Avrei dovuto affogarlo nello stesso fiume in
cui ha fatto cadere tua madre! Ti avevo avvisato schifoso verme: se ti
fossi
avvicinato ancora troppo a lei non l’avresti rivista mai
più, ed ora è arrivato
il momento! Serg! Vieni immediatamente qui! ”
“No!
No no no! La prego! Mi perdoni! Non accadrà mai
più! La
supplico padre! Non voglio, non ancora! È troppo presto! Se
ci separa adesso
Rin potrebbe non ricordarsi mai più di me!”
“Tanto
meglio! Tu dovrai sparire dalla sua vita, non dovrai mai
più farti vedere! E ringrazia che non ti uccido! Forza Serg,
portalo via!”
“Papà,
papà, cos’è questa storia!?! Dove vuoi
portare Len!?! Siamo
fratelli, non dovremmo stare sempre insieme? Ti prego, non portarlo via
da me,
non separarci, non voglio! Ti prego, ti prego!”
“Stai
zitta! Questo qui deve essere allontanato da te,è
pericoloso! Ha ucciso tua madre, ti ha resa orfana di madre! Potrebbe
uccidere
anche noi per quanto ne sappiamo!”
“Basta
papà, non dire che Len ha ucciso la mamma! Non lo ha fatto
apposta! Era caduto nel fiume mentre giocavamo insieme e la mamma si
è tuffata
per salvarlo! Se poi si è ammalata ed è morta non
è colpa di Len! Non avrebbe
mai ucciso la mamma!”
“Piantala!
Lo faccio per il tuo bene! E adesso andiamo via da qui!”
“No
no, ti prego! Lasciami, lasciami! Len, Leeen!”
“Sorellina, Rin! Vi prego padre, non portatemela
via!”
Con
un ultimo sforzo i due gemelli, entrambi con la forza della
disperazione, riuscirono a liberarsi dai loro carcerieri e a corrersi
incontro,
abbracciandosi il più forte possibile.
“Non dimenticarti di me Rin, ti supplico! Ricordati sempre di
me, ti prego! Tieni!”
disse Len con disperazione, prendendo la mano della sorella e donandole
un
ciondolo a forma di chiave di violino.
“Non dimenticarti, ti prego! Non dimenticarti per
sempre di me! Indossa
questo quando nostro padre morirà, forse allora ci
rivedremo, ma fino ad allora
tienilo nascosto, non fartelo prendere! Deve essere il tuo
più importante
tesoro! Promettimelo!” erano soliti fare così per
le promesse; poggiare la mano
sul cuore dell’altro, giurando così sulla cosa che
avevano di più importante:
loro.
“Ma che stai dicendo Len?! Non ti potrei mai dimenticare,
mai! Anche se saremo
divisi, sarai sempre nel mio cuore, non potrò mai
dimenticarti! No!” urlò lei,
quando fu di nuovo divisa dal fratello.
Con
quel gesto violento venne alla luce, a causa dei vestiti che
si erano strappati, un particolare, che solo loro possedevano, che li
distingueva da tutti gli altri: un piccola voglia a forma di due sul
cuore di
entrambi i gemelli, una strana voglia di cui andavano fieri,
perché era il loro
piccolo segreto. Nessuno infatti ne era a conoscenza.
“No,
no! Len, Leeen!”
“Riiin!
Vi
supplico, non le faccia del male! Padre, padre!”
Ormai era
tutto inutile, nessuno stava più ad ascoltarlo. Lui riusciva
solo a sentire le
grida disperate della sorella, e i suoi occhi si riempirono di lacrime,
tristezza, odio e rabbia verso il padre, lasciandolo completamente
disperato.
«Ehi
Len, Len! Ma vuoi piantarla di ignorarmi? Ultimamente hai
davvero la testa fra le nuvole! Non mi ascolti
più!» La principessa si era
alzata da terra per dirigersi all’interno del castello. Si
trovavano infatti
nel giardino di rose dove era solita stare la giovane principessa.
Len,
ancora perso nei suoi pensieri, mentre si alzava toccò il
ciondolo che portava al collo, ben nascosto sotto la maglia: una chiave
di
basso. Aveva deciso di comprare quei ciondoli perché
entrambi amavano la
musica: Rin cantava come un angelo e lui suonava come nessuno
nell’intero
paese. Quando duettavano tutti restavano a bocca aperta, totalmente
incantati.
Poggiò
una mano sul cuore, lì dove era ancora ben visibile la
voglia a forma di due. Si era sempre chiesto se la sorella ce
l’avesse ancora e
se si fosse mai chiesta il perché di quello strano segno.
«Uffi,
ma allora proprio non mi ascolti! Cos’hai per la
testa?»
L’espressione
che aveva in quel momento era identica a quella che
gli aveva mostrato tempo prima, un misto di curiosità e un
po’ di fastidio,
quando lui si era presentato al castello come nuovo servo. Ancora
rideva a
pensare a quel giorno.
“Chi
è questo ragazzo?”
“Si
è presentato qui in qualità di nuov-”
“Il
mio nome è Allen, miss Rin, ma la prego di chiamarmi Len. Da
oggi in poi spero di poter essere al suo fianco come suo nuovo
servitore.”
“Ehi
tu, pezzente! Come osi rivolgerti così alla principessa?
Avresti dovuto inchinarti ed aspettare il consenso della principessa
per poter
parlare! Solo per questo meriteresti di-”
“Piantala
stupida domestica! Il ragazzo ha la lingua, può
presentarsi da sé!”
“Ma-”
“La
ringrazio lady Rin” disse Len con un lieve inchino.
“Allora,
cosa ci fai qui? Sembri avere la mia età, come puoi
essere mio servo?”
“Sono
venuto a sapere, come il resto del popolo d'altronde, che il
re è da poco venuto a mancare e che, in mancanza di altri
eredi, è salita lei
al potere. Detto ciò sono anche venuto a conoscenza del
fatto che sta cercando
ancora qualcuno che possa sostituire il precedente servo che la serviva
direttamente e che chiunque poteva presentarsi. Dato che io necessito
di un
tetto sulla testa per dormire e di un lavoro ho pensato di venire qui.
Mi
accontento anche di dormire nelle cantine, l’importante per
me è essere suo
servo.”
“Come
fai ad essere a conoscenza di tutto ciò?”
“Quella
del raccogliere informazioni nel migliore dei modi in
minor tempo possibile è una delle mie abilità che
potrebbero tornarle utili.”
“Non
hai risposto alla mia domanda.”
“Infatti
non intendevo rispondere più del necessario.”
“Cosa
significa?”
“Lo
scoprirà a tempo debito.”
“E
cosa ti dice che tu abbia il tempo in futuro di dirmelo? Chi ti
dice che ti assumo?”
“L’intuito.”
“Potrebbe
sbagliarsi il tuo intuito.”
“In
genere sono abbastanza intuitivo.”
“E
io sono abbastanza la principessa. Spettano a me le
decisioni.”
“So
che prenderà la decisione giusta.”
“E
sarebbe?”
“Assumermi.”
“Perché
sarebbe la decisione giusta?”
“Perché
possiedo molte abilità che potrebbero tornarle
utili.”
“E
sarebbero?”
“Lo
scoprirà a tempo debito.”
“Ti
diverti a farmi innervosire?”
“Devo
essere sincero?”
“Ovvio.”
“Allora
sì”
“Come
osi, feccia! Non puoi permettert-”
“Vuoi
stare zitta una buona volta? Parla ancora una volta senza il
mio consenso e ti faccio tagliare la lingua. Sono in corso di un
colloquio con
il qui presente Allen,”
“Len.”
“Sì,
scusa, Len, e fino a prova contraria sono io a decidere cosa
può o non può dire, chiaro?”
“Ma
milady! Non può parlare con questo plebeo! Lui è
suo-”
“Suo
cosa? Dimmi.”
“Niente,
mi scusi. Sono solo contraria alla presenza di questo
ragazzo per motivi personali e comunque non credo che suo padre avrebbe
accettato questo ragazzo.”
“Motivo
in più per assumerlo se questo mi permetterà di
far
rivoltare nella tomba quel vecchio schifoso. Su, ora va, devo
continuare a
parlare con Len e non accetto nessuna obiezione, chiaro? Ora
sparisci.”
“Come
volete, mia signora” e dopo un breve inchino se ne
andò,
passando accanto a Len che le rivolse uno sguardo glaciale, che la fece
tremare
come mai prima di allora.
“Torniamo
a noi.”
“Certo
miss.”
“Spiegami
una cosa: come mai desideri tanto lavorare nel mio
castello, al servizio della Figlia del Male?”
“Ho
le mie ragioni.”
“Fammi
indovinare: anche questo lo scoprirò a tempo
debito?”
“Esattamente”
rispose Len con una gran sorriso.
“Lo
sai che sei un insolente?”
“Me
lo dicono in molti”
“E
sei anche molto coraggioso. Non conosco nessuno che osi
parlarmi in questo modo, tutti mi temono; tu no?”
“No
miss.”
“E
perché?”
“Lo
scoprirà…”
“…a
tempo debito?”
Len
sorrise di nuovo, inclinando lievemente il capo per assentire.
“E
quando sarà questo “tempo”?”
“Dipende
se mi assume”
“Immaginavo.”
“Quindi
sono assunto?”
“Devo
ancora pensarci.”
“So
che da quando suo padre è morto per avvelenamento ha fatto
licenziare tutti i servitori perché erano tutti sospettati,
così da non
rischiare. Ovviamente ha provveduto immediatamente a far assumere nuovi
servi e
domestici per non destar sospetti, ma nessuno vuole accettare
l’incarico per
cui mi sto proponendo volontariamente. Credo quindi che le convenga
assumermi.”
“Sei
davvero convinto di essere così speciale?”
“Ovvio.”
“Dimostramelo.”
“Come
desidera.” Rin non ebbe nemmeno il tempo di un battito di
ciglia che Len le si era avvicinato e le aveva posato una ghirlanda di
rose
gialle in testa al posto della corona.
“Le
rose gialle sono le sue preferite, vero?” e con uno schiocco
di dita fece cadere un pioggia di petali sul capo della principessa,
come una
dolce nevicata.
“Come
hai fatto a-? Ok, non te lo chiedo più” disse lei
con un
gran sorriso in volto.
“Allora
sono assunto?”
“Non
lo avevi ancora capito?”
“La
ringrazio lady.”
“Grazie
a te. Non so se tu l’abbia fatto apposta a farmelo capire,
ma l’ho capito. Ti ringrazio per avermi liberata. Comunque
non preoccuparti,
nessuno lo verrà a sapere, ci penserò io a
proteggerti.”
“Non
ho idea di cosa parli miss, e comunque spetta a me il compito
di proteggerla.”
“Hai
ragione. Beh, ti aspetto domani mattina con la mia colazione
già pronta a letto, chiaro? Hai ancora la stessa divisa di
allora vero?
Altrimenti chiedi alla prima persona che incontri, te ne
fornirà una nuova.”
“Eh
va bene, è inutile nasconderlo. Non si preoccupi,
l’ho
conservata. Mi può solo spiegare una cosa?”
“Certo.”
“Come
ha fatto a vedermi?”
“Lo
scoprirai a tempo debito.”
“Lo
immaginavo. A domani allora, miss Rin.”
“A
domani, Len.”
-Ovvio
che l’ho fatto apposta, sorellina. Volevo che tu capissi
subito ciò che è successo in realtà.
Non pensavo però che tu mi avessi visto:
forse mi sono fatto prendere troppo dalla situazione. Comunque sapevo
che non
ti saresti arrabbiata: uccidere nostro padre è stata una
liberazione per
entrambi.-
Rin,
allora, esattamente come adesso, non lo aveva riconosciuto.
Di certo il padre aveva fatto in modo che lei dimenticasse tutto del
fratello.
Che schifo d’uomo era: sin da quando era piccola il padre
aveva sempre abusato
della sua piccola Rin. Forse dipendeva dalla prematura morte della
moglie, o
forse dal fatto che Rin assomigliava incredibilmente ad essa, ma niente
poteva
giustificare il comportamento del padre nei suoi confronti. Era per
questo che
aveva deciso di ucciderlo: sapeva che da quando lui era stato
allontanato da
lei il padre si era preso ancora più
“libertà” con la sua sorellina.
L’unica
cosa di cui si era pentito era che non era intervenuto prima. Ancora
pensava al
giorno della morte del padre: era il giorno del loro compleanno, suo e
di Rin.
Len si era travestito da servo del castello e aveva indossato una
maschera per
non farsi riconoscere e passare inosservato: infatti la festa dedicata
alla
sorella era in maschera, quindi nessuno gli avrebbe prestato troppa
attenzione.
Aveva
colto l’occasione al volo: appena il re si era allontanato
dalla sala da ballo per ritirasi brevemente nelle sue stanze Len
l’aveva
seguito ed era entrato nella sua stanza con la scusa di servirgli
un’ottima
bevanda rinfrescante che gli avrebbe permesso di ritornare al
più presto dalla
figlia. Che sciocco che era. Quando si accorse che c’era
qualcosa che non
andava era già troppo tardi: mentre il padre si contorceva
tra atroci dolori
davanti ai suoi occhi Len si tolse lentamente la maschera, scoprendo il
suo
volto.
«Sai,
mi fai davvero pena» aveva detto rivolgendosi al padre
«no,
anzi, scherzavo. Ora hai finito di torturare la mia sorellina. Pensavi
davvero
che ti avrei lasciato continuare? Ahah, proprio non mi conosci! Io la
proteggerò per sempre, da chiunque, anche se questo dovesse
costarmi la morte!
Però una cosa buona l’hai fatta: mi hai permesso
di ucciderti nel giorno del
nostro compleanno, il dono migliore che tu potessi fare a tua figlia.
La ringrazio
infinitamente, sire.»
Quando
Len pronunciò quelle parole aveva un’espressione
calma,
placida, come se si stesse rivolgendo a chiunque, in una situazione
qualunque.
Fu per quello che, quando il re fu ritrovato ormai senza vita, sul
volto aveva
un’espressione di puro terrore.
E
anche tutti coloro che ritrovarono il corpo avrebbero avuto la
stessa espressione di puro terrore, se prestando attenzione avessero
sentito
quella voce, un sussurro, che canticchiava con tono glaciale,
spaventoso, “happy
birthday to we”, interrompendosi soltanto per lasciar udire
un urlo di terrore
troncato sul nascere, appartenuto, si scoprì in seguito, al
servo Serg, il
fedele cane del re, tale al padrone per la sua ossessione, perversione, verso la principessa.
«Allora
Len mi raccomando, voglio che tutti vengano alla mia
festa! Assicurati di invitare tutti, anche dei regni
confinanti!»
«Certo
principessa, mi assicurerò di far venir tutto il popolo
alla sua festa, non si preoccupi.»
Potrò
rivedere
Miku alla festa. Verrà sicuramente ed allora
parlerò di lei a Rin. Di sicuro
l’accetterà. La riconoscerò, molto
probabilmente indosserà il vestito che le ho
regalato. Non vedo l’ora: sabato sarà il giorno
più felice per entrambi, io e
Rin saremo finalmente felici.
______
Nota
d’autrice: questo è uno dei capitoli che
preferisco, adoro
soprattutto la parte in cui Len ricorda il giorno della sua assunzione,
mi
diverte ogni volta che la leggo e me ne vanto tantissimo (la mia
modestia è
andata a farsi una passeggiata al momento, portate pazienza ^^) ^^
Passando
ad altro spero di essermi riuscita a spiegare bene per
quanto riguarda la morte della madre dei nostri adorati gemelli:
giocando Len
era caduto in un fiume ed essendo piccolo non era riuscito ad uscire da
solo,
così la madre, essendo l’unica ad essere con loro,
si tuffò per salvarlo, ma
essendo di costituzione debole si ammalò ed in seguito
morì. Dopo il fatto il
padre scaricò tutta la colpa al figlio ed iniziò
a prendersi certe “libertà”
con la figlia, poi separò i due gemelli perché
non sopportava più la vista del
figlio e che spesso nascondeva la piccola Rin per difenderla da lui. Da
lì
divenne il Re del Male, che portò alla crescita della Figlia
del Male.
Bon,
credo sia tutto, quindi ringrazio:
Hikari
Megami (la
mia dooolce Hicchan che scrive Synchro, leggetela che è uno
spettacolo *W* ♥)
Glasgow_R_evolver
(a cui ricordo che adoro
complicarmi la vita)
Ayukiko_Watarai
(che ha vinto il “concorso”
della volta scorsa, ovvero indovinare qual’era la canzone
citata (non l’avevo
pensato come un vero e proprio concorso, anzi, pensavo che fossi stata
ignorata
ç.ç), vincendo una storia a richiesta scritta
dalla sottoscritta (e me ne vanto
anche, mi credo una gran figa, bye bye modestia))
REAwhereverIgo
(che
mi ha tempestata di recensioni e quindi è una persona da
amare *W*)
SabryKagamine
(che segue la mia storia ed è dunque da amare
V.V)
Blue_Flames (idem come sopra V.V)
Raven
Cullen (idem come sopra sopra V.V)
Al
prossimo
capitolo,
See ya,
ElPsyCongroo