Capitolo
4
Giocare col
fuoco
Seduta sul letto chiudo la chiamata con i miei genitori e
sospiro. Non siamo mai stati quella che si definisce una famiglia
felice e
negli ultimi mesi le cose sono anche peggiorate, sono convinta che per
loro sia
stata una liberazione spedirmi qua, l’unica a cui credo di
mancare davvero è
mia sorella April.
Mi alzo e esco dalla camera. Chissà se
c’è qualcosa da
bere qua dentro. Tiffany ha il turno di notte, non mi beccherebbe
neanche.
Arrivo in cucina e noto Embry seduto al tavolo con un libro aperto, sto
per
tornarmene indietro quando lui alza il viso e mi sorride.
Perchè sorride
sempre?
“Ehi, principessa, perchè non dormi?”
“E tu?" Rispondo spostando il peso da un piede a
l’altro.
Solleva il libro di storia e riprende a sottolineare.
“Non è un po’ tardi per
studiare?” Chiedo.
“Non ho avuto altro tempo oggi.”
“Solo oggi?” Non capisco perché gli sto
facendo tutte
queste domande ma sono qui da due settimane e mi è
impossibile non notare come
lui a volte sparisca per ore intere. Ignora la mia domanda ed io
continuo. “Forza,
come si chiama lei?”
“Lei chi?”
“Quella con cui sparisci sempre.”
Scoppia a ridere e con un movimento del collo si sposta i
capelli dagli occhi. “Sei gelosa, principessa?”
Gelosa? Io? Allora
c’è davvero dell’alcol qua dentro
e… l’ha
finito tutto lui!
“Ti piacerebbe, eh?”
“No, sarebbe troppo scontato.”
Lo guardo. “Cosa sarebbe scontato?”
“Io e te che finiamo a letto insieme.” Il suo
sguardo vaga
per tutto il mio corpo, ed io mi sento... dannazione!
Mi allontano di un passo e apro il frigo. “Mi spiace
ferire il tuo ego, ma non sei per niente il mio tipo.”
“Tranquilla, neanche tu sei il mio.”
Trovo una bottiglia di vodka e la svito prendendo un bicchiere.
“Non dovresti bere”, mi dice alzandosi dal tavolo.
“Non dovresti dirmi cosa fare”, sbotto riempiendo
il
bicchiere.
Fa spallucce e poi incrocia le braccia al petto
appoggiandosi al ripiano di marmo della cucina. “Credo che
tocchi a me farti
una domanda, ora.”
“Perché? Alla mia non hai risposto.”
“Perchè ti hanno spedita qua?”
“Perchè mi odiano. Mi pare ovvio.” Butto
giù il contenuto
del bicchiere ed evito di tornare a guardarlo. Non voglio pensare.
“Ma a te piace farti odiare dalla gente.”
“Cosa?” Ma di che
diamine sta blaterando?
“Ti diverti a sembrare più stronza di quanto sei
realmente.”
“Embry, risparmiati la psicologia da quattro soldi. Io e
te non ci conosciamo.”
Perchè non gli volto le spalle e me ne torno in camera?
Perché sono ancora qua a parlare con lui e ad arrivare
troppo vicino ad
argomenti che vorrei restassero sepolti?
“Pero ti ho visto con Kim, sembrate amiche.”
“Non siamo amiche, ma se devo proprio passare il tempo
con qualcuno preferisco lei a non so... te.”
“Va bene, questa me la sono cercata.”
Butto giù un altro sorso di vodka mentre lui torna a
sedersi a cavalcioni sulla sedia.
“Ti vuoi ubriacare per avere la scusa per saltarmi
addosso?” Continua dandomi un’altra occhiata.
“Te lo già detto, Embry, non sei il mio tipo e non
lo diventeresti
neanche se mi ubriacassi.”
Lui scoppia a ridere ed io provo il forte impulso di
prenderlo a schiaffi. Afferro la bottiglia e mi avvicino.
“Sai, hai ragione:
non dovrei bere.” Alzo la bottiglia e la capovolgo
rovesciandogliela sulla
testa, lui fa un balzo indietro e la sedia cade a terra.
“Ecco fatto. Ora
l’alcool non c’è
più.”
“Fanculo, Rose.”
“Notte, Embry”, dico con un sorriso correndo in
camera.
Solita routine mattutina. La sveglia del telefonino
suona, infilo la testa sotto il cuscino e tento di ignorarla. Suona un
altra
volta e scaccio le coperte uscendo dal letto. Un’altra
giornata fantastica ha
inizio.
Mentre cerco di raggiungere il bagno sbatto contro Embry.
Mi aspetto ancora qualche insulto per la sera prima ma lui mi sorride e
mi da
il solito buffetto sulla guancia.
“Giorno, principessa.”
Non gli rispondo e chiudo la porta.
Faccio una doccia veloce per cercare di svegliarmi poi mi
avvolgo nell'asciugamano. Mi spazzolo i capelli e apro il vasetto di
crema
idratante, immergo la mano dentro e caccio quasi un urlo.
Finito? Com’ è
possibile? Era pieno fino a ieri sera. Esco dal bagno e
raggiungo Embry in
cucina, è seduto al tavolo e sta mordendo una brioche. Mi ci
scaglio addosso ed
inizio a colpirlo con il vasetto vuoto ma lui mi blocca
stringendo la mano
sul mio braccio. “Che diamine ti prende ora,
psicopatica.”
“Che cavolo hai fatto alla mia crema?”
Mi guarda e sorride. “Non ne so niente, mi spiace.”
“Non dire stronzate”, dico cercando di colpirlo di
nuovo
e facendogli vedere il vasetto vuoto.
“Ah quella... non è uno shampoo?”
“Cosa?”
“Qualcuno ieri mi ha rovesciato della vodka e quella roba
appiccica i capelli, il mio shampoo non bastava.”
“Tu... tu hai usato la mia crema da duecento dollari per
i tuoi stupidi capelli?”
“Duecento dollari? Ecco perchè sono cosi
morbidi.”
Torna ad addentare la brioche. “Principessa, ok che non
sei il mio tipo ma se ti mostri quasi nuda potrei ripensarci. Che ne
dici di
una sveltina prima di andare a scuola?” Abbasso lo sguardo e
mi vedo solo
ricoperta da un asciugamano decisamente troppo corto. Lo guardo
inviperita
cercando di camuffare l’imbarazzo. “Sei un porco,
schifoso. Neanche sotto
tortura verrei con te”, dico scappando di nuovo in bagno.
“Magari fare sesso ti renderebbe meno acida, sai,
Rose.”
“Magari sparire di renderebbe più
simpatico.”
Ancora la sua risata.
Sono talmente furiosa con lui che
una volta pronta
afferro la mia borsa ed esco fuori ignorandolo. È appoggiato
alla macchina e
continua a sorridere. Mi incammino sorpassandolo.
“Dove vai?” Chiede.
“A scuola, dove cavolo pensi che possa andare.”
“Sali in macchina, dai.”
“No.”
“Guarda che non te lo chiedo un’altra
volta.”
Continuo a camminare.
“Bene, se ti perdi non chiamarmi.”
“Preferirei essere sbranata da un orso piuttosto che
chiamarti.”
Sento una portiera chiudersi e poi la macchina di Embry
mi passa accanto.
Lo odio, lo odio,
lo odio. Lo odio. E non ho idea di dove accidenti sto
andando.
“Rose?” Ancora? Ma non era andato via?
perché non mi
lascia in pace?
“Ti ho detto che vado a piedi. Embry, non...”
Mi strattona per un braccio e io alzo un piede per
colpirlo con un tacco quando mi accorgo di non avere di fronte Embry.
“Jake.”
Perdo l’equilibrio e lui mi tiene per non farmi cadere.
“Ciao”, dice levando le mani dai miei fianchi.
“Ciao.”
“Si può sapere dove stai andando?”
“Ma che avete tutti stamattina? A scuola. Dove altro
dovrei andare?”
“Tutto bene?" Mi chiede lui gentile.
“No.”
“Fammi indovinare, tu e Embry avete litigato.”
“È un idiota.”
“Certo, certo.”
Sbuffo e cambio spalla alla borsa.
“E comunque stai andando nella direzione sbagliata.”
“Questa stupida riserva è tutta uguale.”
“Dai ti accompagno io, ho la moto qua dietro.” Si
offre
lui prendendomi la borsa dalla spalla.
“Ma tu da dove arrivi, scusa?”
“Su, non vorrai fare tardi?” Replica spingendo
fuori da
dietro un albero una moto nera.
Perchè mi sembra
che tutti qua dentro nascondano qualcosa?
Arrivati nel cortile, Jake spegne
la moto e posa un piede
a terra. Ora sarebbe il caso che smetta di abbracciarlo e gli levi le
mani dal
torace... dannati addominali!
Scrollo la testa e lui tiene ferma la moto mentre scendo,
mi aiuta a levare il casco, sorride e non riesco a non pensare a come i
suoi
occhi siano simili a quelli di Embry.
“Oh che peccato, non ti hanno sbranato gli orsi.”
Embry
arriva di fianco a noi con Quil.
Lo ignoro e afferro il telefonino dalla tasca, osservando
insistentemente lo schermo.
“Bene, non parlarmi.”
“Grazie del passaggio, Jake.”
“Sei ricola, Rose”, insiste lui.
Continuo ad ignorarlo mentre anche Kim e Jared si
avvicinano.
“Ehi, Kim, mi fai vedere gli esercizi di
trigonometria?”
Lei osserva me e Embry e poi apre la borsa.
“Guarda che hai iniziato tu, ieri.”
“Embry, cosa non ti è chiaro del concetto non
parlarmi?”
“Perfetto, spero che Jake ti accompagni anche al ritorno,
nella mia macchina non entri.”
“Cos’è sei geloso?”
“Non dire idiozie.”
“Bene, perché sono sicura che fra quelle galline
che ti
sbavano dietro una sveltina la trovi.”
“Ne sono sicuro anche io, non serve neanche che lo
chieda."
“E allora vai, che stai aspettando? Perché stai
ancora
parlando con me?”
“Perché tu sei…” Lo
vedo infilare veloce le mani in
tasca mentre Jake gli appoggia una mano sulla spalla.
Kim mi prende sotto braccio e si schiarisce la voce.
“Dai, Rose, facciamo tardi a lezione.”
“Sì, ok”, le dico incamminandomi e
guardandolo male un’ultima
volta.
“Embry, hai bisogno di calmarti. Forse è meglio se
salti
la prima ora.” La voce di Jake alle mie spalle.
“Ma che cazzo dici?”
“Embry, non ti mai visto così potresti perdere il
controllo il lu…”
“Allora sabato ti va di andare a fare un giro a
Port Angeles?” La voce di Kim copre quella dei ragazzi, mi
volto a guardarli
un’ultima volta .
Ma di che diamine stavano parlando?
Angolo
autrice
Si
dice spesso
che si scrive per se stessi, è vero. È
terribilmente vero ma scrivendo lasci
anche che alcune persone entrino nel tuo mondo, lo vedano attraverso i
tuoi
occhi e si affezionino a te e ai tuoi personaggi, dandoti un
incredibile sprono
per non arrenderti mai.
Questo capitolo
è dedicato a una di quelle persone speciali.
Buon Compleanno
Alessandra.
Grazie a Ellie
per il banner. Grazie alle mie lupe che sono sempre lì per
me e a Angel. E soprattutto
grazie a chi a inserito la storia fra le ricordate , preferite e
seguite.
Il prossimo
capitolo arriverà molto presto.
http://www.youtube.com/watch?v=S5TcnNywXZ8
Un abbraccio.
Noemi