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Autore: Cida    13/01/2013    2 recensioni
"Tick-tock, tick-tock, merrily sings the clock. It's time for change, it's time for stay, so it sings
throughout the day. Tick-tock, tick-tock, merrily sings the clock."

La prima stagione vista con gli occhi di un nuovo personaggio.
Seconda classificata al contest C'era una volta un personaggio di cui ci siamo scordati di Trick.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Nuovo personaggio, Ruby/Cappuccetto Rosso, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4: Friends


  White si alzò il più che poté sulle zampe posteriori, drizzò le orecchie ed annusò l’aria: prima a destra, poi a sinistra. Una volta fatto tornò a quattro zampe, posizione che aveva assunto per cercare di camuffare le eventuali tracce che poteva aver lasciato, e zompettò ancora un po’ in avanti per ripetere, poi, l’operazione: tutto tranquillo. Finalmente rilassò il respiro e riprese la sua solita posizione eretta, ormai era piuttosto lontano dalla casetta di sua madre e nessuno l’aveva seguito, perciò Snow era al sicuro... o quantomeno lo era il suo rifugio. Al suo arrivo, infatti, aveva trovato l’abitazione vuota come già gli era capitato in precedenza scoprendo, così, che la principessa aveva preso l’abitudine di sparire nei boschi imparando l’arte della sopravvivenza, della caccia e, purtroppo, anche del furto. Provare a farla ragionare era risultato inutile: lei non voleva essere un peso e lui non avrebbe potuto occuparsi di lei ogni giorno, troppo il rischio di essere scoperti, perciò si era dovuto arrendere alla realtà delle cose. Era, di nuovo, innegabilmente preoccupato ma, per lo meno, ora sapeva che nessuno l’aveva rapita, considerato il completo ordine che regnava nella dimora e la totale assenza di odori estranei, semplicemente se n’era andata chissà dove. La sua visita, quindi, era stata veloce limitandosi alla consegna di qualcosa di fresco proveniente dal suo orto e della poca lieta notizia riguardante la taglia che la regina aveva deciso di metterle sulla testa. Niente da stupirsi che il Bianconiglio fosse già abbondantemente sulla via del ritorno ed un po’ più rilassato: quando svoltò nel bosco in direzione della sua dimora e un odore anomalo entrò nel suo campo olfattivo, però, tutti i suoi sensi ritornarono immediatamente in allerta. Si portò al riparo dietro ad un grosso tronco, troppo bianco per passare inosservato nascosto in un cespuglio, e annusò ancora: non era l’odore di Regina, il che era già un bene ma quella scia lo confondeva... era umana? Perché, allora, avvertiva anche una punta di animale?
  In barba a tutte le possibili considerazioni che l’avrebbero dovuto allontanare da lì il più velocemente possibile, si lasciò andare alla curiosità tipica della sua specie e, seppur con attenzione, si avvicinò alla fonte di quell’odore anomalo. Le sue mirabolanti idee di trovare chissà quale strana creatura, però, vennero spazzate via quando ai suoi occhi violetti si presentò il corpo di una ragazza priva di sensi, riversa su un letto di muschio e foglie secche mentre, curiosamente, stringeva in mano un’ampia mantella rossa. Il bianco diminuì ancor di più la distanza, volendo esser sicuro di quello che aveva captato ma quando portò il muso verso il suo viso, così vicino che i baffi potevano quasi solleticarle le gote, si ritrovò in un paio di balzi a diversi metri da lei e con il cuore che gli rimbombava nel petto: quello era, senza il men che minimo dubbio, odore di predatore.
  Proprio in quell’istante la giovane si svegliò e, dopo un lieve momento di smarrimento, percepì la presenza dell’altro, perciò fu con espressione allarmata che si girò verso di lui. Non appena i loro sguardi s’incrociarono, però, il viso di lei si trasformò in puro stupore «Voi siete un coniglio enorme con un panciotto» constatò, trovando assai strano che fosse così grosso e che indossasse quella raffinata stoffa blu, ricamata in argento, a coprirgli il petto.
  Lui, punto nell’orgoglio, le si avvicinò nuovamente con un paio di balzi «E voi siete una ragazza con un cappuccetto rosso» replicò con ovvietà inarcando le sopracciglia.
  L’altra, a quelle parole, si accorse di non avere addosso il suo mantello e si affrettò a rimediare senza, però, perdere l’occasione di meravigliarsi ancora «E parlate»
  Il Bianconiglio piegò il capo di lato «Siamo nell’Enchanted Forest, davvero vi stupisce così tanto il fatto che possano esistere creature come me?»
  L’umana arrossì «In effetti... questa è la prima volta che mi allontano così tanto dal mio villaggio»
  «Capisco...» comprese l’altro «Allora sono lieto di essere stato la prima bizzarra creatura che abbiate visto» le disse con un inchino, lasciando momentaneamente da parte le circostanze del suo ritrovamento: in fin dei conti, quella ragazza non sembrava per nulla pericolosa e le spiegazioni a tutto ciò potevano essere molteplici.
  In realtà, lui non era la prima creatura anomala che lei avesse mai visto in generale, era solamente la prima che le stava di fronte. Questo, però, non lo disse: si limitò a sorridere «Mi chiamano Red...» si presentò.
  Sul muso del coniglio apparve un’espressione divertita.
  «Perché ridete?» chiese lei non capendo.
  «Perché io sono White»


  All’inizio fu come un ricordo di un’altra vita che andava a solleticare pian piano la sua coscienza assopita. Man mano che il tempo passava, secondi forse minuti, l’effetto si trasformò in un rumore secco mentre un leggero vento gli sussurrava all’orecchio il suo nome. All’ennesimo colpo, Alec scivolò definitivamente via dalla braccia di Morfeo, allungò mollemente una mano sul comodino e accese l’abatjour. Un leggero suono gutturale uscì dalle sue labbra quando la luce ferì i suoi occhi chiari e, nuovamente, le sue orecchie udirono lo scontro delle nocche di una mano sul legno della porta: era un rumore contenuto, probabilmente per rispetto dell’orario… davvero strano, nel suo sogno sembrava decisamente meno delicato. Sbadigliò e si alzò «Arrivo…» biascicò e, nonostante l’avesse pronunciato con la stessa attenzione usata dal suo inaspettato visitatore, lo udì smettere di bussare. Arrivò all’ingresso e diede un’occhiata veloce allo spioncino, gli scappò un mezzo sorriso «Ruby…» l’accolse aprendo la porta.
  «Alec…» rispose lei dondolando leggermente sulle gambe.
  Lui la guardò e inarcò un sopracciglio «Vuoi entrare o sei passata nel cuore della notte solo per farmi un saluto?» le chiese, subito prima di lasciarsi andare ad un altro sbadiglio impossibile da trattenere.
  La ragazza parve riscuotersi, annuì liberandosi del paraorecchie ed entrò «Ho litigato con Granny, me ne vado da Storybrooke»
  Il biondo sospirò e andò ad accendere la luce principale facendosi violenza «Ora, senza bagagli?»
  «Non ora…» rispose ironica l’altra, posando il giubbino a quadri su una sedia «E i bagagli sono da Emma e Mary Margaret, mi hanno offerto ospitalità» notando la sua occhiata incuriosita, però, continuò «Non so cosa fare, d’accordo?» confessò confutando subito la seconda frase che aveva pronunciato entrando «Non riuscivo a dormire, avevo bisogno di parlare con qualcuno»
  Alec sorrise «Ok…» le disse avvicinandosi all’angolo cottura del piccolo appartamento «Faccio un po’ di tè, ne vuoi?»
  Ruby scosse il capo per tirare, poi, le labbra in un’espressione imbarazzata «Però accetterei volentieri qualcosa da mangiare... non ho cenato»
  Lui le indicò il frigo «Serviti pure…»
  «Stai scherzando?» esordì poco dopo la ragazza di fronte all’elettrodomestico aperto «Questa roba va bene solo per i roditori»
  «Scusa tanto se non mi piace la carne» rispose quello piccato, prima di lanciarle un pacco di biscotti «Tieni belva famelica»
  L’altra lo afferrò al volo e, decidendo che potevano andare bene, cominciò a sgranocchiarne uno mentre prendeva posto al tavolo.
  Il biondo la raggiunse dopo alcuni minuti, scegliendo la sedia che le stava proprio di fronte: non disse niente, si limitò a sorseggiare il suo tè e a lanciarle qualche occhiata ogni tanto. Alla quinta che le arrivò, quella sbottò «Che c’è?» gli chiese decidendosi a puntare, a sua volta, gli occhi nei suoi.
  «Niente» le rispose con un'alzata di spalle «Aspetto: hai detto tu che avevi bisogno di parlare, o sbaglio?»
  A quelle parole la brunetta non poté far a meno di abbassare nuovamente lo sguardo, ottenendo il risultato di farlo sospirare. Lo intravide alzarsi e venire ad appoggiarsi al bordo del tavolo proprio al suo fianco.
  «Ehi!» esordì dandole un leggero buffetto sul mento, costringendola a rialzare il viso «Si può sapere che è successo? Non è la prima volta, né sarà l’ultima, che litighi con tua nonna… cosa c’è di diverso dal solito?»
  «Tutto è diverso» gli rispose lei alzandosi «Non posso tornare indietro, ho lasciato il lavoro alla tavola calda. Vuole tarparmi le ali, capisci? Farmi diventare come lei… io sono giovane, maledizione, non ho visto ancora niente al di fuori di questo misero paese» affermò allargando le braccia per dare maggiore enfasi alle sue parole mentre camminava nervosa «Non pensi mai ad andartene, Alec?»
  «Certo che ci penso» confermò il ragazzo, senza spostarsi «Ma ciò non toglie che devo considerare la realtà: riesco a malapena a sopravvivere qui, dove ci sono delle persone che conosco e che sarebbero disposte ad aiutarmi nel caso toccassi il fondo. Come potrei cavarmela in città sconosciute, se prima non imparo a vivere a Storybrooke, nell’unico luogo che conosco da sempre?»
  Ruby si bloccò sgranando gli occhi «Che cosa hai detto?»
  Lui strinse le labbra, aveva rivelato troppo: maledette le crisi esistenziali notturne «Non cambierebbe niente se ti ricordassi che non sei venuta per parlare di me, vero?» cercò di riparare.
  «Esattamente» replicò l’altra con ovvietà, andandogli così vicino da portare il viso davanti al suo «Se pensi di dirmi che fatichi a sopravvivere e sperare, poi, che io ci passi sopra senza farti domande… ti sbagli di grosso carino»
  «D’accordo, carina» sostenne il suo sguardo lui «Ho bisogno di soldi, o pensi davvero che mi piaccia correre quando Regina chiama? Questa cosa non indispone solo te…»
  Fu per l’espressione con cui la guardò o, forse, per il tono di voce con cui lo disse: la ragazza non si arrabbiò «Allora spiegami il motivo per cui lo fai…» lo pregò semplicemente.
  «Perché non pensavo di meritare una possibilità» sospirò l’albino «Ma qualcuno mi ha fatto notare che, ultimamente, sono cambiate molte cose in città e, di conseguenza, ho capito che potrei sbagliarmi… così come potresti sbagliarti anche tu»
  «E io cosa c’entro adesso?» la vide chiedere mentre drizzava di colpo il collo incredula.
  «Penso che tu lo sappia…» rispose serafico portandola, di nuovo, ad abbassare lo sguardo: sguardo che, questa volta, catturò un particolare che, sino ad allora, gli era sempre sfuggito.
  «Questa cos’è?» lo interrogò mentre con tre dita andava a percorrere dei lineamenti rosei che gli spuntavano leggermente dallo scollo della canottiera.
  Aveva deciso di farlo impazzire, per caso? Non bastava l’improvvisata nel cuore della notte… e in quel caso doveva solo dire grazie al cielo, visto che faceva freddo e, di conseguenza, era quantomeno vestita… no, ci mancava anche quello. Oh, certo… erano davvero favolosi ed invidiabili amici ma, cavolo, si guardava allo specchio ogni tanto? «E’ s-solo… u-una vecchia cicatrice» le spiegò cercando di mantenere un contegno, scivolò via dal tavolo guadagnando un po’ di distanza e, allargando la canottiera, le mostrò quel che rimaneva dei segni di tre profonde lacerazioni.
  Ruby le guardò intensamente, così tanto che la sua espressione si corrucciò «Mi dispiace…» si ritrovò a dire senza sapere il perché.
  «Ti dispiace?» ripeté l’altro non capendo «Non me le hai mica fatte tu» sorrise, scotendo leggermente il capo «Che ne diresti se provassimo a dormire, adesso?» suggerì prima dell’insorgere di un nuovo sbadiglio «Prendi pure il mio letto, io mi metto sul divano»
  «Non posso» protestò quella «Già ti sono piombata qui nel cuore della notte, non posso anche rubarti il letto»
  Alec sbuffò «Già sei stata abbastanza scema a girare per le strade deserte di Storybrooke a quest’ora, non pensare che io lo sia altrettanto da rimandartici» le andò vicino e posandole le mani sulle spalle la costrinse a camminare, una volta giunti a destinazione la spinse a sedere sul materasso «Quindi adesso ti sdrai qui e non fai più storie»
  «Agli ordini, capo!» accettò la ragazza con un sorriso mentre cominciava a togliersi gli stivali. Lo vide di schiena solo per un attimo, poi la luce si spense. «Sai, se le cose andassero male potremmo sempre andare via insieme» buttò lì prima di sprofondare nel cuscino «Il ritardatario e la ribelle, saremmo una gran bella coppia»
  «Una gran bella coppia di sfigati…» fu la risposta impastata che le arrivò.
  Nel buio più completo un cuscino venne lanciato nella direzione del biondo, lancio che sarebbe di sicuro andato a segno se un braccio, sempre nell’oscurità più totale, non l’avesse intercettato «Ci hai provato» la derise «Grazie per il cuscino, buona notte»
  Lei sorrise ancora «Buona notte»


  Red sospirò e distolse lo sguardo dalla finestra di quella che era diventata la sua camera da quasi un mese: ancora un paio d’ore e il giorno sarebbe morto dando vita alla prima terribile notte del lupo. Lo sguardo le cadde sulle proprie mani che, nonostante fossero posate sulle ginocchia, avevano iniziato a tremare vistosamente: le strinse con forza, rabbia e disperazione, fino a farne diventare bianche le nocche. Perché, perché lei?
  Neanche l’oblio che seguiva ogni trasformazione poteva più lenire il suo dolore, perché ora lei sapeva: notte dopo notte aveva ucciso, macellato animali e persone, gente che conosceva… che amava… «Peter…» sussurrò mentre un singhiozzo incontrollato usciva dalla sua bocca e alcune lacrime cominciavano a rigarle il volto.
  «Red?» arrivò la voce del padrone di casa alle sue orecchie «Che vi succede?» chiese fermo sull’uscio della stanza riuscendo a riscuoterla dai suoi cupi pensieri.
  Lei portò veloce le mani al viso, cercando di asciugarlo, e si alzò «Nulla» mentì «Solo un po’ di nostalgia di casa»
  Il Bianconiglio piegò il capo «Devo davvero fare finta di credervi?»
  La ragazza gli si avvicinò e, chinandosi un poco, gli prese le zampe anteriori con le proprie mani «Sì, White… ve ne prego»
  L’altro sospirò «Voi mi confondete» le disse ritirando gli arti e guardandola in viso «Siete qui da un po’ di giorni ormai: vi siete fidata nel condividere il mio stesso tetto, il mio cibo… tuttavia, non vi fidate abbastanza da raccontarmi qualcosa in più su di voi»
  «Mi dispiace» affermò lei storcendo mesta le labbra «Voi fate molto per me e non solo ospitandomi. Parlando con voi ho scoperto molte cose di questo mondo, i racconti dei vostri viaggi mi hanno fatto capire quanto poco ancora ne so… però, io…» titubò.
  Lui scosse il capo e sorrise «Non dovete parlarmene se non ve la sentite, non volevo forzarvi… è che, per quanto provate a nasconderlo, io vedo che soffrite e mi dispiace di non poter fare qualcosa per aiutarvi» prese fiato «Scusate se sono stato troppo invadente. Ero solo venuto a dirvi che è quasi pronta la cena»
  Red ingoiò l’ennesimo groppo in gola «Grazie, ma non ho fame… credo che andrò a letto presto» si mosse, non voleva più farsi vedere in viso. Andò verso l’armadio, l’unica cosa che voleva in quel momento era prendere il suo mantello e avvolgersi nel suo calore protettivo. Quando aprì le ante, però, in lei si fece largo il terrore «Oh no…» sussurrò «No, no!» disse più forte.
  Il bianco si voltò di scatto nella sua direzione «Che cosa sta succedendo?»
  «Il mio mantello…» spiegò quella ansiosa «Dov’è?»
  «Non lo so» rispose l’altro non capendo «Non è nel vostro armadio? A cosa vi serve il mantello in casa?»
  «E’ tempo di lupi» farneticò la brunetta mentre rovistava nervosamente per tutta la stanza «Il rosso li tiene lontani»
  «Lupi?» sgranò gli occhi il coniglio «Non ci sono lupi da queste par…» si bloccò «Il vostro odore»
  «Il mio odore, cosa?» chiese lei preoccupata voltandosi di colpo.
  «Quando vi ho trovata» la guardò «Scappavate dai lupi? E’ per questo che vi è rimasto quell’odore addosso… ma non preoccupatevi, non potranno farci nulla in casa»
  «Vi sbagliate!» urlò Red rabbiosa lasciandolo di sasso. Quelle porte, quelle finestre… non sarebbero mai bastate a fermare la sua furia, già poteva vedere la gola squarciata di Mary Ann, il corpo martoriato di Pat… la sua candida pelliccia impregnata dal rosso del sangue. Scosse il capo con violenza, che diavolo stava pensando? Non c’era più tempo «Non posso più stare qui» lo superò senza garbo e imboccò al volo le scale.
  White perse secondi preziosi a meravigliarsi «Red!» gridò a sua volta quando si riprese e balzò veloce al piano di sotto ma quella era uscita ed aveva già abbondantemente imboccato il vialetto verso il bosco.
  «Padrone…» uscì dalla cucina la cameriera preoccupata «Cos’è tutto questo trambusto?»
  Il Bianconiglio allargò le zampe anteriori e scosse il capo «Red è scappata» spiegò ancora incredulo «Non trovava il suo mantello ed è andata nel panico»
  «Il suo mantello?» ripeté la donna «L’ho preso io, era tutto sporco… volevo sistemarlo un po’»
  «Che cosa?» chiese girandosi di scatto nella sua direzione «E l’hai fatto senza chiederle il permesso?» la riprese irritato, ma perché se n’era andata? «Recupera quel maledetto mantello» le ordinò brusco facendola trasalire «Io vedo di riportarla qui. Spranga porte e finestre, apri solo se sarò io a chiamarti. A quanto pare è tempo di lupi»
  Mary Ann si portò una mano alla bocca impaurita «Lupi?» tremò preoccupata per le sorti del suo padrone e della loro ospite, ma quello era già lontano e a lei non badava più: a quattro zampe, correva veloce con tutti i sensi all’erta proiettati sulle tracce della fuggitiva.


  Il campanello suonò, a quanto pareva era, decisamente, periodo di visite inaspettate. Alec ingoiò velocemente il primo boccone, preso dalla tortina appena sfornata, e si alzò. Anche questa volta sorrise nello scoprire il volto dell’ospite e, come aveva fatto con Ruby quella stessa notte, l’accolse aprendo la porta «Buongiorno signora Lucas»
  «Buongiorno figliolo» lo salutò la donna a sua volta.
  «La solita partita della settimana con Marianne?» le chiese sorridendo senza, però, invitarla ad entrare, particolare che a lei non sfuggì.
  «Certo, non mi perderei il nostro burraco per niente al mondo» affermò l’altra decisa «Anche se quella benedetta ragazza di mia nipote ha deciso di lasciarmi in asso» continuò alzando un po’ il tono di voce.
  Lui scosse il capo «Avete litigato di nuovo?» fece finta di nulla e, in tutta risposta, la vide mimare con le labbra la domanda “E’ qui vero?” mentre, però, dalla sua bocca uscì «Qualche giorno mi farà impazzire. Non è che l’hai vista per caso?»
  «No» rispose secco il biondo mentre, al contrario, la sua testa annuiva «Ma se la vedrò le dirò, sicuramente, che la sta cercando» e concluse con un muto “Sta bene”.
  La donna sospirò di sollievo «D’accordo, ora vado. Stavo pensando di dire a Marianne di spostare la nostra partita alla tavola calda, non sia mai che servisse aiuto data l’improvvisa carenza di personale» sottolineò.
  «Se vuole» propose l’altro, dopo averci pensato qualche secondo «E se si fida» chiarì «Potrei sostituirla io per questa mattina... Ruby intendo, non lei. Sono piuttosto sicuro di riuscire a cavarmela con resti e ordinazioni, almeno fino a pranzo. Così può fare la sua partita in pace, un po’ di riposo se lo meritano tutti ogni tanto»
  La nonna soppesò la sua proposta «Solo se mi permetterai di pagarti»
  «Le permetterò di pagarmi offrendomi il pranzo» contrattò l’altro.
  «Affare fatto» accettò Granny «Ma mangerai finché non sarò soddisfatta, siete tutti così secchi voi giovani d’oggi» continuò dandogli una sonora pacca su un braccio mentre mimava un “Grazie” con le labbra «Fra mezzora al massimo alla tavola calda, intesi? Guarda che saprò se sei arrivato in ritardo»
  Alec annuì sorridendo e, dopo averla salutata, chiuse la porta: lo spostamento del legno fece rientrare Ruby nel suo campo visivo.
  «Decisamente preoccupata...» la sentì borbottare mentre tornava al tavolo e addentava voracemente un dolcetto «Ma è buonissimo» s’illuminò cambiando rapidamente umore.
  «E tu che mi denigravi le carote» la canzonò con espressione furbetta mentre le si avvicinava.
  «Devi ammettere che così sono tutta un’altra cosa» lo sfidò l’altra con lo sguardo.
  «Ah-ha...» annuì il biondo con improvvisa aria innocua «Se ora vuoi scusarmi» continuò «Come hai sentito, mi hanno appena dato un lavoro da fare» e rapido come un furetto le impiastricciò il naso con alcuni rimasugli dell’impasto usato per preparare la colazione.
  «Ma tu guarda, brutto...» non le riuscì nemmeno di finire la frase, stizzita prese una manciata di farina e gliela lanciò.
  «E non mi sporcare che devo uscire» la schivò per un pelo quello con una strana torsione.
  «Scemo» Ruby concluse l’insulto di poco prima, poi il sorriso sulle sue labbra si spense «Perché l’hai fatto?»
  «Per il pranzo gratis? » buttò lì ridacchiando.
  «Più che altro lavorerai gratis» precisò la brunetta con una smorfia, per niente convinta della sua risposta.
  L’altro non vi badò «Fai come se fossi a casa tua, ci vediamo più tardi» la salutò «Vado»
  «Ehi, Alec» lo bloccò lei mentre stava già aprendo la porta «Grazie»
  Il ragazzo le rispose con un cenno del capo e, infilando la giacca, uscì. Gli occhi verdi di lei si posarono sull’orologio a muro appeso lì di fianco, a quanto pareva potevano davvero cambiare le cose: era uscito in perfetto orario.


  White sfrecciò rapido tra gli alberi e gli arbusti, come aveva potuto allontanarsi così tanto in così poco tempo? Il pericolo era imminente, glielo suggeriva ogni fibra del suo corpo. Perché, se aveva così tanta paura dei lupi, era fuggita nel bosco priva di qualsiasi protezione? Non aveva alcun senso. Dopo l’ennesimo balzo, finalmente, il suo occhio catturò un movimento quasi al limite del suo campo visivo: frenò bruscamente l’andatura. Cercò di riprendere fiato, mentre il petto si alzava e abbassava velocemente «Red!» chiamò cercando di attirare l’attenzione della figura accasciata accanto ad un grosso albero.
  «White?» gemette terrorizzata quella «Perché mi avete seguito?» lo riprese dandogli sempre le spalle.
  «Ma che cosa dite?» ribatté il coniglio incredulo «Pensavate davvero che scappare a quel modo non mi avrebbe spinto a seguirvi? Perché non siete rimasta in casa, al sicuro, se i lupi vi terrorizzano a questo modo?» le chiese allungando una zampa nella sua direzione.
  «Non vi avvicinate!» ringhiò lei ottenendo l’effetto sperato «Voi non capite…» sussurrò, poi, con difficoltà: il tempo che le rimaneva era ormai agli sgoccioli, lo sentiva «Io non ho paura dei lupi… perché sono io il lupo» confessò voltandosi nella sua direzione.
  Nel vedere i suoi occhi gialli puntati su di lui, il bianco si pietrificò «N-non è possibile…» balbettò.
  «Dovete fuggire» lo supplicò mentre un forte spasmo per poco non rischiò di piegarla in due «Solo il cappuccio può bloccare la trasformazione ed è sparito» spiegò prima che il fiato le venisse nuovamente a mancare «Scappate!» urlò esasperata, vedendo che continuava a rimanere lì impalato «O vi ucciderò»
  Furono quelle le ultime parole che disse, poi, il buio arrivò.
  La trasformazione iniziò sotto gli occhi allibiti di White: la vide cadere carponi mentre, con un ringhio agghiacciante che gli fece rizzare ogni pelo del corpo, il viso le si allungava riempiendosi di zanne affilate. Quando il primo ululato si espanse nel freddo della notte, lui stava già correndo lontano.


  «Ehi, vice sceriffo!» si sentì chiamare Ruby giusto nel momento in cui stava per inserire le chiavi nella serratura del maggiolone giallo della bionda.
  «Dove te ne vai a quest’ora? Devi recuperare qualcun altro che si è perso nel bosco?» le chiese Alec affiancandola, riferendosi all’incredibile ritrovamento di David del pomeriggio.
  «Devo andare a Toll Bridge, per conto di Emma» gli spiegò quella velocemente aprendo la portiera «Non ho molto tempo»
  «Ok, allora non ti trattengo» lui comprese la sua fretta e, visto da chi le era arrivato quel compito, non fece domande «Se vuoi possiamo mangiare qualcosa insieme, quando hai fatto. Ti aspetto»
  «Grazie» accettò lei mentre saliva in macchina apprestandosi a mettere in moto ma, poco prima di girare la chiave, si bloccò «Ti va di venire con me?»
  Il ragazzo inarcò un sopracciglio «Sei certa che possa farlo?»
  «No…» rispose sinceramente «Ma mi sentirei molto più sicura se ci fossi anche tu»
  Lui alzò le spalle «D’accordo» acconsentì girando velocemente attorno alla macchina e prendendo posto sul lato del passeggero «Basta che Emma non mi arresti per intralcio alle indagini»
  «Cercherò di metterci una buona parola» lo rassicurò la brunetta accendendo il motore, diede gas.
  Il tragitto non fu lungo, bastarono solo pochi minuti per raggiungere il vecchio ponte. Lo sceriffo, al telefono con Ruby, non aveva fatto molte storie nel sapere dell’aiuto extra che la ragazza si era portata appresso: a quanto pareva le cose andavano fatte alla svelta e c’era bisogno di tutto l’aiuto possibile, in più, quel che era fatto non poteva essere cambiato. L’auto si fermò.
  «Cioè… cos’è che sto cercando?» la udì chiedere alla bionda poco prima di uscire dall’auto. Il ragazzo, ovviamente, non poté sentire la sua risposta: fece per scendere a sua volta ma, al momento di toglierla, la cintura s’inceppò.
  «Ma che diavolo…?» imprecò armeggiando con l’incastro «Aspettami, Ruby!» quella, tuttavia, aveva già preso il sentiero per il fiume. Quando, finalmente, riuscì a liberarsi, della sua compagna di viaggio non c’era più nemmeno l’ombra. Il biondo sbuffò e si mise sulle sue tracce: l’idea di infilarsi le scarpe da ginnastica in quella giornata non si rivelò particolarmente geniale ma, d’altra parte, come poteva immaginarsi che in serata avrebbe dovuto affrontare una discesa su un terreno fangoso e, di conseguenza, estremamente scivoloso?
  Il primo grido che la ragazza lanciò fu il colpo definitivo alla sua stabilità, perse malamente l’equilibrio ed iniziò a ruzzolare per qualche metro. Proprio mentre stava per schiantarsi sul grosso tronco di un albero caduto, il suo corpo ebbe una reazione che lo stupì: trovando momentaneo appoggiò di entrambi i piedi sul terreno, saltò. Senza rendersene conto, così, si ritrovò incredulo dall’altra parte dell’ostacolo, pieno di fango e con il fiatone. Tuttavia, non poté rimuginare a lungo su questo fatto perché, di nuovo, la voce terrorizzata dell’altra arrivò alle sue orecchie «Ruby!» gridò a sua volta lanciandosi di corsa nella sua direzione. La trovò proprio sulla sponda del fiume completamente nel panico, appena le fu al fianco lei si avvinghiò al suo torace.
  «Ruby!» arrivò la voce di Emma dal cellulare posato su una pietra lì accanto «Che sta succedendo?»
  Alec non vi badò e concentrò la sua attenzione sul cofanetto di legno che avevano proprio di fronte. Allungò una mano guantata, dato il freddo che faceva, verso il coperchio e l’aprì, proprio come aveva fatto l’altra poco prima. Davanti al contenuto sgranò gli occhi e richiuse la scatola di colpo, poi, con un braccio aumentò la stretta sulla ragazza e, con l’altro, si decise a rispondere «Sceriffo» disse all’apparecchio «Direi che abbiamo trovato qualcosa» Perché, sebbene non fosse un medico, era quasi sicuro di ciò che era contenuto in quel cofanetto: lì dentro c’era un cuore umano.


  Doveva decisamente essere impazzito. Quando, finalmente, era stato sicuro di aver messo abbastanza distanza fra lui e la belva famelica in cui Red si era trasformata, un’idea completamente folle si era fatta largo nella sua mente: una volta mandato allegramente a quel paese il buon senso, aveva bruscamente fermato la corsa ed era tornato indietro.
  Non ci volle molto perché al suo naso arrivasse il primo sentore di sangue: dopo poco, infatti, intravide in lontananza il lupo intento ad avventarsi su un cervo malcapitato. Rimase ad una discreta distanza di sicurezza: era veloce certo, molto più sia di un lupo che di un umano ma dalle leggende sapeva bene che gli uomini lupo o, in questo caso, le donne avevano capacità strabilianti, niente a che vedere con quelle delle due specie a se stanti. Quindi, un buon vantaggio non poteva assolutamente guastare. Prese il coraggio a due zampe, inspirò a fondo «Ehi!» gridò «Perché non provi a prendere me, bel cagnetto?» la provocò sperando di spingerla nella sua direzione. Non dovette ripetere il richiamo, appena finì di pronunciare quelle parole, Red alzò il muso insanguinato dalla sua prima vittima e puntò gli occhi gialli nella sua direzione: scattò.
  White partì a sua volta a tutta velocità ma non ci volle molto perché lei gli arrivasse alle calcagna, era decisamente più rapida del previsto. “Sono morto” si ritrovò a pensare mentre saltava e correva, cambiando in continuazione traiettoria e cercando i passaggi più difficoltosi per la sua inseguitrice. Improvvisamente lei saltò, solo il suo sesto senso gli permise di bloccare di colpo l’andatura e di raggomitolarsi su se stesso: lo slancio di Red risultò, quindi, troppo lungo e portò la bestia a schiantarsi contro un vecchio tronco caduto. Il Bianconiglio non si lasciò sfuggire l’occasione di riguadagnare terreno, ormai la sua casa era vicina. Pregò le sue zampe di sostenerlo ancora, cominciava ad essere davvero stanco, arrivato nei pressi del cancelletto esterno gridò «Mary Ann, il mantello dalla finestra del piano di sopra, presto!» saltò agilmente all’interno e sperò con tutto il cuore che la sua domestica l’avesse udito. Con sua immensa gioia, il legno che teneva sbarrata la finestra si aprì mentre, dietro di lui, il lupo riprendeva la sua corsa.
  «Padrone…» cercò spiegazioni la donna porgendogli il cappuccio rosso.
  «Non adesso, lascialo cadere» la pregò l’altro «E chiudi subito»
  La cameriera sembrò comprendere la sua urgenza e, senza ribattere, fece come gli era stato ordinato, mentre Red irrompeva furiosamente nel cortile. Saltarono in contemporanea: lei con l’intento di uccidere, lui con quello di intercettare la discesa del mantello. Lo scontro fu inevitabile e si concluse con entrambi i contendenti rovinosamente caduti a terra ma, a differenza del bianco, il lupo era avvolto nell’ampio tessuto rosso. La magia di cui era impregnata la stoffa invertì la trasformazione all’istante, Red recuperò la sua forma umana.
  «Dove sono? Che cosa è successo?» si chiese quella confusa riportandosi in posizione eretta «Che cosa ho fatto?» gemette notando il sangue che sporcava le sue mani.
  «Ha funzionato…» gioì piano il coniglio ma, a differenza dell’altra, non si mosse dalla posizione in cui era caduto.
  «White!» si voltò nella sua direzione la ragazza «Oddio…» esclamò portandosi le mani al volto sconvolta. Lo raggiunse in fretta e si chinò al suo fianco: sul suo petto, tre profonde lacerazioni colavano sangue copiose «Sono stata io…» comprese tra i singhiozzi.
  «Non ti preoccupare…» cercò di rassicurarla lui, abbandonando ogni distacco, mentre provava a mascherare il suo dolore «Non mi hai morso, per cui non diventerò un coniglio mannaro… grazie al cielo»
  «Voi siete pazzo…» lo rimproverò la brunetta non riuscendo, però, ad evitare di sorridere. Rapida si strappò un pezzo di vestito e, alla meno peggio, cercò di fermare l’emorragia in corso.
  Ad avvertire la stoffa premuta sulle ferite, White non poté evitare che una smorfia si dipingesse sul suo muso «L’ho pensato anch’io… e, dato che mi hai quasi ucciso, direi che potresti anche smetterla di darmi del voi»
  «Perché mi trattate a questo modo? L’avete appena detto, ho cercato di uccidervi…» gli chiese lei incredula.
  «Perché penso che tu sia una persona molto bella: sei dolce, buona, intelligente e curiosa… e guarda un po’, anche unica nel tuo genere» le spiegò, non senza fatica «Ho visto come tutto questo ti turba, avevi bisogno di aiuto e io te l’ho dato. Fra amici si fa questo ed altro, no?»
  Red sorrise commossa ma, prima che potesse ribattere, la porta d’ingresso si aprì.
  «Padrone, Red!» esordì agitata Mary Ann di fronte a tutto quel sangue «Che vi è successo? Dov’è finito il lupo?»
  «Se n’è andato» anticipò il bianco prima che la ragazza potesse confessare la sua colpa «Rimanderemo a dopo le spiegazioni» fece presente, con un tono che non ammetteva repliche, nonostante il controllo sulla mente cominciasse a venire meno «Ora, se non vi dispiace, gradirei rivedere il sole domani mattina…» ironizzò prima di perdere del tutto conoscenza.
  «Presto figliola, portatelo dentro» la esortò la cameriera «Dobbiamo curarlo. Pat!» gridò, poi, verso l’interno «Metti su una pentola d’acqua, subito!»
  Dopo aver ascoltato la donna, Red riportò l’attenzione sul coniglio sdraiato vicino alle sue ginocchia: gli passò una carezza sul muso «Ti ringrazio» poi, con tutta l’attenzione che riuscì a metterci, lo prese fra le braccia e lo portò in casa.


  «Hai deciso di far nevicare prima del previsto, per caso?»
  Nell’udire quelle parole il ragazzo non poté far a meno di sorridere mentre si tirava dietro la porta della tavola calda da cui era appena uscito «Sei in ritardo» disse in tutta risposta mentre si voltava verso colei che l’aveva ripreso poco prima. Non appena i suoi occhi incontrarono la figura di Ruby ritta in fondo al vialetto dovette far affidamento su tutte le sue forze per evitare di rimanere a bocca aperta come un ebete, tuttavia non riuscì a mascherare a pieno la sua espressione tant’è che anche lei se ne accorse.
  «Che c’è?» volle sapere, quindi, curiosa.
  «Niente...» cercò di rispondere quello, senza sprofondare nell’imbarazzo più totale «E’ che… è così difficile vederti acqua e sapone, stai davvero molto bene» si decise a confessare, in fin dei conti era la pura verità anche se, effettivamente, non erano proprio le reali parole che aveva pensato.
  La brunetta arrossì «Grazie» disse con l’ombra di un sorriso sulle labbra.
  «Come stai?» volle sapere l’altro cambiando discorso «Ti sei ripresa da ieri sera?»
  Ruby annuì «E’ tutto a posto» lo rassicurò «Anche la mia crisi esistenziale è rientrata e, finalmente, ho preso la mia decisione. Sono venuta qui per parlarne con la nonna»
  «Sono contento che tu abbia risolto» le disse lui sinceramente.
  «E tu?» volle sapere l’altra «Che cosa pensi di fare adesso?»
  Alec abbassò per un attimo il capo con fare sconsolato ma, poco dopo, lo rialzò con un’espressione serena sul volto «Io, oggi, comincio un nuovo lavoro»
  «Davvero?» esclamò quella felice.
  «Sì» le confermò con un sorriso «Ho accettato la proposta di Mary Margaret: aiuterò il professor Knight con i club sportivi pomeridiani alla scuola. Non guadagnerò di certo come un insegnante, visto che non ne ho l’abilitazione, ma dovrebbe comunque bastare per pagare l’affitto di Gold. Questa mattina dobbiamo sistemare le pratiche di collaborazione»
  «Sono contenta per te ma, se lo stipendio copre a malapena l’affitto, come farai per il resto?» chiese preoccupata.
  L’entusiasmo del biondo, però, non si smorzò «Ho fatto un accordo...» le confessò mentre, con un cenno del capo, le indicò il locale alle sue spalle «Nel caso ne avessi bisogno, Granny è disposta a sfamarmi in cambio di alcuni lavoretti. Con un po’ di organizzazione dovrei aver il tempo per farli»
  «Sono davvero orgogliosa di te» affermò decisa la ragazza «Allora ti lascio andare, non vorrei davvero essere io a farti arrivare in ritardo al tuo primo giorno» lo punzecchiò.
  «Che spiritosa...» ribatté l’altro con una smorfia anche se si vedeva lontano un miglio che non se l’era presa per niente «In bocca al lupo per la chiacchierata con tua nonna» le disse, infatti, arrivandole al fianco e posandole una mano su una spalla per farle coraggio.
  «Cr...» iniziò a dire lei ma, improvvisamente, si bloccò «Grazie» rispose alla fine.




Avevo detto, rispondendo ad _Eterea_ (che come sempre ringrazio per le sue recensioni), che avrei aggiornato ieri salvo imprevisti... imprevisti che, ovviamente, ci sono stati ù__ù Mi scuso ma il mio nuovo gestore telefonico ha deciso di farmi penare la connessione internet.
Due piccole precisazioni sul capitolo: è ambientato nell'episodio 1x15 (a mio parere, uno dei più belli della prima stagione) e un piccolo pezzo è proprio tratto da lì. Per chi avesse visto la 2x07 "Child of the Moon": ho cominciato a scrivere questa storia prima della sua messa in onda per cui non me la son sentita di cambiare le cose in corsa. Tuttavia ho cercato di limitare i danni, diciamo che gli avvenimenti di quell'episodio sono stati solo posticipati un pochino, il prossimo capitolo spiegherà meglio ;)
Concludo con i ringraziamenti di rito per chi legge questa storia, soprattutto Eloise_Hawkins e x_LucyLilSlytherin che l'hanno aggiunta fra le seguite.
Chiunque voglia lasciarmi un suo parere non sarà sbranato, anzi XD
Ciao e alla prossima ^__^
  
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