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Autore: Hazza_20    13/01/2013    0 recensioni
"Non sapevano neanche l’oro a dir la verità, cosa erano diventati.
Ma.. stavano bene, insieme."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘And have I found you?’

 

Si stava avvicinando Settembre, ma il caldo estivo rincoglioniva ancora la maggior parte della popolazione inglese.

Harry Styles, sedici anni, viso da bambino e frequentante il terzo anno di liceo, era stanco in partenza. Studio, interrogazioni, compiti in classe, non facevano proprio per lui. Piuttosto, immaginava un futuro come.. cantante, con una band umile e patetica, di quattro amici, che suono in qualche bar malandato. O come cameriere, l’importante era allontanarsi da sua sorella, la professoressa che a quarant’anni suonati gli faceva la corte e sua madre. A volte odiava anche esser nato ragazzo, perché magari da donna avrebbe avuto più pazienza.

Louis Tomlinson, diciannove anni, snello e con il sorriso furbo, frequentante il quarto anno di liceo –bocciato due volte per i suoi soliti scherzi al professore di storia- era stanco in partenza. Studio, interrogazioni, compiti in classe, non facevano proprio per lui. Piuttosto, immaginava un futuro come..come non sapeva. Qualsiasi cosa sarebbe andata bene, anche fare il poveraccio per le strade affollate di New York, ma imparando l’arte e guardando cose che aveva visto soltanto in tv. Amava scoprire cose nuove, amava anche la musica, pop, rock, metal, anche classica. Lo rilassava, diceva, anche se sua madre più volte confidava alle amiche con le quali prendeva il thè che l’aveva visto saltare sul letto a mo’ di ‘Billy Elliot’ . L’importante era allontanarsi dalle sue sorelle, da suo padre, e dal suo patrigno psicopatico e sua madre che lo difendeva in ogni caso. A volte odiava anche esser nato, perché era convinto che nulla in quel mondo potesse renderlo.. felice.

 

E’ strano come il fato può far incrociare il destino di due persone per puro caso, come se qualcuno da lassù li avesse scelti per farli stare insieme e tocchi a loro far di tutto pur di realizzare questo disegno divino.

Era sera, anzi notte, quando Harry si collegò a internet per caso ed aggiunse agli amici quel Louis. La sua immagine del profilo lo divertiva, non vi era la sua foto, piuttosto un’immagine nera con un enorme dito medio alzato. Era forte, pensò.

Ed era sera, anzi notte, quando Louis si collegò ad internet per controllare che Stan, il suo peggiore amico, non lo avesse taggato in qualche foto imbarazzante. E la vide, una nuova di richiesta d’amicizia, che accettò senza esitare. Dopotutto pensava che quel social network fosse una stronzata.

Chattarono tutta la notte, o almeno sino a quando il più piccolo non crollò con computer tra le gambe e la coperta a coprirgli a stento i piedi, e Louis capì che era un ragazzino assonnato che voleva scambiare quattro chiacchiere, non di certo il principe azzurro.

Sì, Louis era gay. Harry…forse anche, si definiva bisex, ma la sola immagine di una ragazza nuda gli faceva venire la nausea. Si erano scelti, per caso. Non abitavano neanche nella stessa città, anzi, a più di 169 km. Di lontananza.

Il giorno dopo si scrissero nuovamente, e rimasero a parlare sino all’ora di pranzo. Mangiarono in fretta e ritornarono ai computer,  sino all’ora di cena. Le rispettive sorelle dei ragazzi si stavano anche preoccupando, ognuno non faceva altro che stare attaccato a quello stupido pc, non uscivano neanche il venerdì sera.

SI scambiarono gli indirizzi, i numeri di telefono, si confidarono tutto. Capitava di ricevere qualche chiamata di Louis mentre Harry era a scuola, durante l’ora di latino, o che il più piccolo mandasse qualche messaggio sporco al più grande – “Sto facendo matematica, ho risolto l’esercizio 69 e mi è venuta voglia di farlo con te, un giorno” – facendolo strozzare con la sua stessa saliva e facendo ridere la propria classe.

Continuarono così per tre anni, tre anni di sorrisi nascosti ai genitori, agli amici, alle sorelle, ai parenti, ai compagni di scuola. Un segreto nascosto, ognuno aveva trovato la propria felicità nell’altro. Erano migliori amici, forse di più. Non sapevano neanche l’oro a dir la verità, cosa erano diventati.

Ma.. stavano bene, insieme.

 

 

SI stava avvicinando Giugno, e il caldo estivo già troppo forte, rincoglioniva la maggior parte della popolazione inglese.

Harry aveva compiuto diciannove anni da circa cinque mesi, e aveva deciso di andare in vacanza. Con degli amici, aveva detto, ad un concerto di un certo Ed Sheeran, abbastanza famoso da fargli pagare un cazzo di biglietto ben due mesi di lavoro al panificio dell’amica di sua madre.

Ma il concerto non gli interessava affatto, e neanche l’approvazione di sua madre, ormai stanca di corrergli dietro, si fidava di lui. Era grande. Anche se gli aveva mentito, e stava andando a Londra, ad incontrare quel Louis che forse una volta, le aveva accennato, dicendole che fosse un compagno di scuola.

Louis aveva compiuto ventidue anni, da circa sei mesi, e aveva deciso di andare a cercare lavoro. A Londra, aveva detto, nei pressi di un vicolo dove abitavano persone benestanti, il lavoro di cameriere l’aveva sempre ‘affascinato’.

Ma quel lavoro non gli interessava affatto, forse neanche esisteva. Stava andando a Londra, ad incontrare quell’Harry che quella notte di –nonricordavamailadata, forse un 9, forse un 6-  Settembre, lo aveva fatto restare sveglio sino all’alba con un sorriso enorme. Ricordava ancora la sue battute stupidi sui gatti, o i suoi monologhi su quanto odiasse l’inizio della scuola.

 

Si diedero appuntamento alle 22:00 in punto. Le valigie le lasciarono nello stesso motel. Nella stessa stanza. Soltanto dieci minuti li avevano separati.

Harry aveva i capelli un po’ mossi, diversi dalle foto in cui l’aveva visto. Lo trovava più alto, col le spalle più larghe, ma con lo stesso sorriso da bambino.

Louis era lo stesso delle foto, magari un po’ più basso, magro, con una maglia a righe bianche e nere, giusto per farlo contento, dato che il più piccolo ‘Amava il suo stile’.

Si incontrarono lì, sul Millennium Bridge. Si guardarono appena, sorridendosi, e l’uno si perdeva negli occhi dell’altro, finalmente dal vivo. Ed erano così belli insieme, che il destino stesso si stupì del proprio lavoro. Harry gli saltò in braccio, stringendolo forte, allacciando le gambe intorno alla sua vita e, nonostante pesasse un po’, Louis lo tenne stretto a se,accarezzandogli la schiena, percorrendo con le dita sottili tutta la sua pelle coperta dalla camicia sottile. Per anni aveva sognato quel momento. Mormorò un ‘Finalmente’, con il respiro mozzato, per la gioia, non per Harry in braccio.

..Forse anche, ma era così felice che si sarebbe anche fatto venire un ernia, pur di tenerselo abbracciato stretto. Il più piccolo scese, asciugandosi gli occhi. Aveva pianto, erano rossi e splendidi, perché le luci di Londra li illuminavano.

“Boo. Come stai?” seppe dire soltanto quello. Tre anni di attesa, e gli uscì un misero come stai. Louis non aveva invece idea di cosa dire, lo prese per mano, e continuò a sorridergli. “Sono felice” pensava nella sua testa, così tanto che gli faceva male, ma finalmente per una buona causa.

Camminarono, in silenzio, scambiandosi qualche sorriso, stringendosi forte la mano, perché dopo tre anni sprecati a parlare al telefono, l’unica cosa che volevano far parlare in quel momento era il corpo.

Si guardavano come due innamorati, ma nessuno era abbastanza forte da ammetterlo. Perché quando ti innamori diventa automaticamente tutto complicato. Anche se non ci sono motivi, diventa tutto un casino.

 

Passarono due ore a passeggiare per i prati verdi di Londra, si bagnarono a causa  di qualche irrigatore, e la risata di uno riempiva il cuore dell’altro. Sino a quando non arrivarono al motel, nella loro stanza, dove rimasero sino all’alba. Si erano sdraiati, e no, non fecero l’amore.

Avevano tutta la vita per farlo.

Rimasero lì, su quel letto un po’ malandato, con le coperte di un colore un po’ depresso, in intimo, abbracciati. Il fiato del più piccolo era contro il collo del più grande, ma lo stringeva forte a se, baciandogli le guancie, poi la spalla. Il più grande lo accarezzava, invece, come se fosse la cosa più delicata del mondo, come se fosse un gattino che faceva le fusa. Sembravano due bambini che si facevano le coccole. Anche se ormai, bambini non lo erano più , se non dentro, se non l’uno per l’altro.

Harry si addormentò con Louis stretto a se, con un braccio a cingergli il fianco. Il più grande restò sveglio, tutta la notte, perché dopo tre anni di attesa, voleva vedere la stessa espressione di quel ragazzo che si addormentò con il computer tra le gambe.

E fu quando Harry si svegliò, incrociando gli occhi azzurri di Louis, che lo sentì. Il cuore felice, che straripava come un fiume, ma di gioia. Che stava per scoppiare, perché era innamorato.

 

E mai come in quell’occasione, il destino stesso, si stupì del proprio lavoro.

  
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