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Autore: Alexandra e Mac    13/01/2013    7 recensioni
Chi è realmente Lady Sarah? E perché ha abbandonato l'unico uomo che le aveva fatto conoscere l'amore?
Come procede la storia tra Harm e Mac?
Per chi ha seguito con passione Giochi del Destino regaliamo (da brave STREGHE - o BEFANE!!!) il seguito della storia...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Clayton Webb, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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Capitolo III

Sorprese





Appartamento del Capitano Harmon Rabb
Hyde Park, Londra

Fine Marzo 2005

Harm non credeva ai propri occhi: Belinda aveva trovato la soluzione al suo problema.

Da quando aveva acquistato la sua Austin Healey, aveva speso gran parte del tempo libero alla ricerca di alcuni pezzi di ricambio, senza però trovare nulla che lo soddisfacesse completamente.

Come quando si era trattato di restaurare la Corvette, anche in questo caso si era dimostrato molto esigente rifiutandosi di operare una ricostruzione tout court: lui voleva che la macchina ritornasse al suo splendore originario, non voleva che un carrozziere, un sellaio e un meccanico riproducessero l’automobile, partendo dal telaio.

Guardò Belinda da sopra il depliant.

“Sei un genio. Qui potrò trovare quello che sto cercando, esattamente come lo voglio io.”

“Per questo ti sei deciso a condividere la tua casa e la tua vita con me. Perché sono un genio!” rispose lei asciugando i piatti della cena.

Ormai vivevano insieme già da qualche settimana e proprio quel giorno Belinda aveva terminato il trasloco e messo in affitto il suo appartamento di Kensington.

“Potremmo andarci insieme” propose Harm. “Dopotutto mi hai detto di non essere mai stata nell'Hampshire. Che ne dici? Un romantico week-end in quella splendida cittadina, magari in un alberghetto fuori mano…” le disse ammiccando e alzandosi. La raggiunse e la prese fra le braccia baciandola con passione e togliendole di mano lo strofinaccio.

“Harmon i piatti…” protestò Belinda, per la verità molto debolmente, già persa nelle braccia del suo uomo.

“Lascia stare i piatti Linda” rispose lui in un sussurro, baciandola con ancora più ardore e sollevandola in braccio in direzione della camera da letto.

 

 


Casa di Lady Sarah Montagu
Brook Street, Londra

Fine Marzo 1858

“Perdonatemi, Milady, c’è una visita per voi.”.

Lady Sarah alzò il capo dal libro che stava leggendo, osservando l’impacciato maggiordomo.

“Di chi si tratta, Albert?”

“Lord Nicholas Thornton, Milady” disse l’uomo, indeciso se fare un inchino alla giovane padrona, oppure se attendere la risposta ritto in piedi; per evitare di sbagliare, adottava una tecnica tutta particolare: al cospetto di Milady, procedeva sempre mezzo incurvato, con il risultato di sembrare più vecchio dei cinquantacinque anni che in realtà aveva.

“Lord Thornton? Volete dire Sua Grazia il Duca di Lyndham?” chiese Lady Sarah, richiudendo il romanzo e posandolo sul tavolino accanto alla poltrona.

Si alzò e si avvicinò lentamente alla finestra, osservando per pochi istanti la pioggia che cadeva incessantemente da ore. Chissà come mai il vecchio Duca si trovava in casa sua?

“E’ un signore giovane e molto alto…” disse Albert, quasi leggendole nella mente.

“Allora non è il Duca! Il Duca è un signore anziano, di almeno settant’anni o anche più” rispose Lady Sarah pensierosa.

Incuriosita dall’ospite, decise che valeva la pena di sapere cosa volesse, anche se ciò avrebbe significato rimandare la fine del romanzo che stava leggendo: era arrivata proprio al punto che preferiva, quando Emma si rendeva conto di amare Mr. Knightley… benché solitamente preferisse libri d’avventura o romanzi di cappa e spada, da quando aveva scoperto l’amore, il romanzo di Jane Austen che prima trovava troppo sdolcinato era diventato una delle sue letture preferite e ogni volta adorava rileggere come il protagonista, il signor Knightley, si dichiarasse innamorato della bella e viziata signorina Woodhouse.

“Bene, Albert, fallo accomodare.”

“Subito, Lady Sarah.”

Mentre attendeva l’ingresso dell’ospite, si domandò se lo sconosciuto visitatore fosse, in qualche modo, imparentato con l’anziano Duca. Forse si trattava del pronipote, unico suo erede poiché il Duca non si era mai sposato, figlio della nipote di Sua Grazia, a sua volta figlia di Lady Lucy Thornton, sorella del Duca.

Lady Lucy, di dieci anni più vecchia del fratello, si era sposata con un Conte prussiano, o austriaco… non ricordava… dal quale aveva avuto una figlia, certamente la madre del futuro Duca di Lyndham… in società si mormorava che erano anni che l’anziano Duca stava preparando il nipote straniero ad ereditare il titolo, ma il giovane non era ancora stato presentato ufficialmente, anzi, per molto tempo era stato lontano dall’Inghilterra. Da quando era rientrata in patria due mesi prima, aveva sentito dire che sembrava che l’erede del Duca si fosse deciso finalmente a mostrarsi in società…

Il rumore della porta che si apriva la distolse dalle sue elucubrazioni mentali.

Si voltò, pronta ad accogliere l’ospite che Albert aveva introdotto nel salotto, ma non appena lo vide rimase immobile, col cuore che le galoppava furioso nel petto.

 



Washington

Fine Marzo 2005

Il viaggio alle Hawaii era stato semplicemente meraviglioso. Quindici giorni da sogno in compagnia del… suo fidanzato!

Mac era al settimo cielo mentre, nella grigia e piovosa mattina di fine marzo, si dirigeva al lavoro. Ma per lei quella era una giornata splendida, come era splendida la sua vita attuale.

Clay aveva organizzato quella loro vacanza in modo impeccabile e l’ultima sera, a cena, nella più classica delle maniere, le aveva porto una scatoletta blu di velluto. All’inizio lei si era sentita confusa, ma quando l’aveva aperta e aveva visto il suo contenuto era scoppiata in lacrime come un’adolescente.

La sala dell’hotel era esplosa in un applauso quando tutti avevano compreso che si stava festeggiando un fidanzamento.

“Voglio sposarti Sarah” le aveva detto Clay aiutandola ad infilarsi l’anello, visto che lei, troppo emozionata, non ci riusciva. “Voglio stare con te per sempre, nel bene e nel male. Accetti di diventare mia moglie?”

La risposta era salita alle labbra sgorgandole direttamente dal cuore prima che avesse tempo di riflettere: “Sì” aveva detto e non se ne era pentita.


Langley, Virginia

Fine Marzo 2005

Quel mattino Clayton Webb era di molto in anticipo rispetto al suo solito orario. Arrivò a Langley quando ancora tutti gli altri non c’erano oppure erano impegnati a fare colazione.

Non gli importava granché. Era felice come mai lo era stato in vita sua e soprattutto molto soddisfatto di sé.

Aveva calcolato tutto sin nei minimi dettagli e quei giorni alle Hawaii gli avevano portato ciò che bramava più di ogni cosa: la mano di Sarah. A fine Giugno sarebbe divenuta la sua sposa, la sua compagna di vita e niente e nessuno avrebbe mai potuto portargliela via.

Naturalmente il nome di Rabb era in cima alla lista degli invitati alle nozze, anche se di questo particolare non aveva discusso con lei.

Sorrise beffardo mentre entrava nel palazzo: aveva vinto su tutti i fronti. Se due anni prima gli era andata male, adesso ogni cosa volgeva a suo favore.

Era anche stata un po’ colpa sua, doveva ammetterlo: sapeva come Sarah desiderava essere trattata, ma nondimeno aveva giocato secondo le sue regole e così l’aveva persa.

Adesso no. Il destino gli aveva fornito una seconda chance e intendeva sfruttarla fino in fondo, per questo si era adattato a Sarah, al suo mondo, alle sue esigenze e alle sue aspettative. Voleva essere il centro dell’attenzione? Ebbene lo sarebbe stata. Voleva sincerità? Ebbene, l’avrebbe avuta, alle condizioni di Clayton Webb ovviamente. Ma l’importante era che lei credesse che lui fosse realmente cambiato.

Il resto?

Quisquilie” pensò mentre chiamava gioielliere e fiorista.

 




Casa di Lady Sarah Montagu
Brook Street, Londra

Fine Marzo 1858 

Non poteva essere lui!

Lady Sarah sentì che se non si fosse appoggiata, sarebbe svenuta.

Fece pochi passi, fino ad arrivare accanto al camino, dove un fuoco scoppiettante riscaldava l’ambiente. Si appoggiò per un attimo al marmo, fingendo di controllare la legna che bruciava, per riprendersi dalla sorpresa.

Senza guardare l’ospite, gli si rivolse, cercando di mantenere la voce ferma.

“Lord Thornton… a cosa debbo l’onore della vostra visita?”

L’uomo fece alcuni passi verso di lei, e Lady Sarah a quel punto non poté fare a meno di voltarsi e guardarlo. Se lo avesse insospettito con il proprio comportamento, egli avrebbe potuto riconoscere in lei la dama mascherata che solo dieci giorni prima lo aveva abbandonato nel giardino di palazzo Belhaven.

“Davvero non lo immaginate, Milady?” disse l’uomo, con la stessa voce profonda di quella sera, avvicinandosi per prenderle la mano.

A fatica lei gliela porse, per il consueto baciamano, che le procurò un brivido intenso, di certo non dovuto alla folta barba dell’ospite.

Quando rialzò il capo, Lady Sarah si rese conto che l’occhio destro era ancora bendato, nonostante “il pirata” in quel momento indossasse un impeccabile completo grigio fumo, con tanto di giacca, panciotto e fiocco in tinta che adornava la camicia immacolata.

Alla luce del giorno l’occhio scoperto aveva un colore particolare… un grigio verde che, a tratti, illuminato dal fuoco, assumeva una strana sfumatura più azzurra.

Non era possibile… anche il colore, se non addirittura persino la forma di quell’occhio, l’unico sano a quanto sembrava, le rammentava gli occhi dell’uomo di cui si era innamorata...

Nicholas Thornton era alto quasi quanto il Conte D’Harmòn, con all’incirca la medesima corporatura, sebbene sembrasse essere più magro di André; anche i capelli erano diversi: a differenza del ciuffo ribelle che lei adorava tanto, Lord Thornton li portava più corti, tagliati all’ultima moda. Mentre baffi e barba, che gli incorniciavano il viso, non seguivano esattamente i dettami della moda del momento, che li voleva piuttosto appena accennati. La barba, in particolare, era folta, benché curata e non troppo lunga.

“Una ferita in battaglia…” disse lui, alludendo all’occhio bendato, quando si accorse che lei lo stava fissando.

“Perdonatemi… è che… oh, ma scusatemi… non vi ho neppure fatto accomodare… prego…” disse impacciata, allontanandosi dall’ospite e dirigendosi verso il divano.

Lui la seguì, sedendosi sulla poltrona di fronte a lei, la stessa su cui prima lei era seduta a leggere. Volse lo sguardo verso il libro appoggiato al tavolino e sorrise, con una lieve e appena accennata distensione delle labbra, che tuttavia non arrivò allo sguardo.

“Noto che siete romantica, Milady.”

Com’era diverso dal sorriso affascinante di André, che gli illuminava il volto e gli faceva sorridere anche gli occhi, scoprendogli i denti candidi e perfetti.

Quanto le mancava il suo sorriso!

Osservò per un attimo ancora l’ospite: come poteva ricordarle tanto l’uomo di cui si era perdutamente innamorata, pur essendo così diverso da lui? La voce non era la sua, il sorriso stiracchiato che le aveva rivolto non era il suo, non aveva neanche quel meraviglioso ciuffo ribelle in cui lei lasciava scorrere le mani languidamente… neppure l’odore che sprigionava dal suo corpo era il suo. Per non parlare dell’occhio ferito, della barba e dei baffi. Eppure molte altre cose glielo ricordavano…

Anche se non lo vedeva da più di un anno ormai, era quasi sicura che certi particolari  non li avrebbe mai scordati.

O forse sì? Li avrebbe confusi con aspetti di un altro uomo?

Si trattava solo di quella voragine nel suo cuore. Non c’erano altre spiegazioni.

Di quella voragine e del rimpianto.

“Lord Thornton” cominciò, decisa a capire al più presto perché si trovasse nel proprio salotto per congedarlo il prima possibile, “gradirei sapere il motivo della vostra visita. Io non vi conosco neppure…”

“Ne siete sicura?” la interruppe Nicholas Thornton.

“Certamente!” rispose Lady Sarah. “Conosco, e neppure personalmente, un solo Lord Thornton, per la precisione Sua Grazia il Duca di Lyndham, e voi non potete essere lui, poiché il gentiluomo in questione è molto più anziano di voi.”

“Lord Andrew Nicholas Thornton, il mio prozio, di cui io sono l’unico erede” annuì il visitatore.

“Capisco…” disse Lady Sarah, “ma questo non spiega comunque la vostra visita e neppure la vostra domanda.”

“Siete sempre così diretta e tanto bella, Lady Sarah Jane Montagu?”

Spazientita, Lady Sarah si alzò e fece per dirigersi verso la porta, decisa a chiamare Albert, affinché conducesse Lord Thornton fuori da casa sua, quando la mano dell’uomo la fermò.

“Aspettate… ho una proposta da farvi…”

Si voltò di scatto verso di lui, furibonda per essere stata trattenuta in quella maniera autorevole e così poco elegante, ma al tempo stesso nuovamente turbata dall’emozione che il contatto della sua mano le aveva provocato.

Se quell’uomo non se ne fosse andato alla svelta… temeva le sue reazioni, esattamente quanto non voleva più averlo intorno.

“Quale proposta?” chiese brusca, strattonando infastidita la mano, per liberarsi dalla sua stretta.

Nicholas Thornton la lasciò andare, ma si alzò dalla poltrona, venendosi a trovare a pochi centimetri da lei. Il suo profumo l’assalì, così diverso da quello cui era abituata, ma così intensamente maschile da farla rabbrividire.

“Eravate molto più provocante l’altra sera, con quell’abito rosso fuoco che vi stava d’incanto…” disse lui, sfiorando audacemente la casta scollatura del semplice vestito in mussola gialla che lei indossava.

Lady Sarah sobbalzò a quel contatto.

“Perché siete scappata? Desideravo così tanto danzare con voi, stringervi tra le mie braccia…”

“Andatevene!” disse dura.

“No, Milady. Non prima che voi abbiate accettato la mia proposta.”.

“Siete maleducato, arrogante e presuntuoso. Non accetterò alcuna proposta da voi… Non voglio più vedervi.”.

“Non sapete neppure di che proposta si tratta.”.

“Non voglio saperlo, non mi interessa. Andatevene!”

“Perché avete così paura a stare sola con me?” disse lui, provocandola di nuovo.

“Non ho paura di voi…”

“Dimostratemelo…” e così dicendo le strinse la vita e si chinò su di lei, sfiorandole la bocca, pronto ad avere di più.

Fu fermato da uno schiaffo in pieno volto, che lo fece ridere, una risata che gli proveniva dal petto, ma che non arrivava né agli occhi, né alle labbra.

“E’ vera la storia che si racconta su di voi… siete stata lasciata poco prima delle nozze perché siete ribelle e impulsiva!”

“Fuori di qui!” urlò lei, sconvolta.

“Ci rivedremo presto, Lady Sarah Jane” disse lui, prima di voltarsi ed uscire dalla stanza.

Lei si accasciò sulla poltrona, coprendosi il volto rigato di lacrime.

Non piangeva per le parole di Nicholas Thornton, ma per l’emozione che il lieve contatto della sua bocca le aveva provocato: per una frazione di secondo le erano sembrate le labbra di André.

 

 

  
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