Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Emmalyn    13/01/2013    10 recensioni
e se all'improvviso scopri di avere un fratello? e che fratello?
se tuo fratello si rivela essere...?
dal secondo capitolo:
-è il momento che tu sappia la verità [...] tuo padre abita in Inghilterra e tuo fratello è...-
ragazze, mi dispice lasciarvi così ma leggete e capirete ;)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

ULTIMO CAPITO DI ‘DO YOU BELIEVE IN THE SURPRISE?’
 
Giudo sarebbe arrivato alle 2 circa del pomeriggio.
Aspettai con ansia il suo arrivo.
Veramente aspettavo per l’unico motivo di avere una scusa per scappare da quella poesia amara che si ripeteva in continuazione come una cantilena. Faceva male.
Erano tutti arrabbiati con Julie, non si poteva trattenere un discordo con qualcuno che dopo appena il tempo di recitare due frasi a testa, iniziava una lite o quel qualcuno sbottava con fare nervoso.
 
Sembrava che l’intera casa  fosse affetta dalle mestruazioni comuni, che rendevano la gente intrattabile e nervosa.
Era snervante.
Forse i più lucidi eravamo io e Harry, non c’era un perché ma eravamo gli unici rimasti a tenere alto l’umore di casa.
Gli altri sapevano dell’arrivo di Guido, tutti tranne Julie, ma nessuno ci sperava più di tanto che si sarebbe presentato e anche io cominciavo ad avere i mie dubbi.
 
Zayn si era svegliato con una faccia assurda, per non dire spaventosa. Aveva pianto tutta la notte, quello non era un segreto.
 
Parlando con Guido decisi che lo avrei accompagnato a ‘far visita’ alla famiglia  scelta da Julie, lei sapeva che io l’avrei accompagnata e questo le restituì uno pseudo sorriso.
 
-Sofia la colazione è pronta, vieni per piacere- la voce di uno dei ragazzi mi distrasse dalle mie riflessioni personali e mi avviai in cucina.
 
Quasi un ruggito mi scappò dalle labbra quando vidi la situazione a tavola: Julie ed Harry da un capo del tavolo e tutti gli altri ammucchiati come sacchi di patate dalla parte apposta, come se non volessero essere contagiati da chissà quale  malattia.
 
Harry non era proprio accanto a lei, anzi era al centro tra le due sponde, ma alla mia vista si avvicinò il più possibile.
Non aveva ancora accettato il discorso di Julie e io non potevo certo biasimarlo.
 
Spostai la sedia con noncuranza e mi ci abbandonai.
La colazione proseguì in silenzio; di tanto in tanto lanciavo un’occhiata a Julie: portava lentamente e con riluttanza il cibo alla bocca e prima che l’aprisse per infilarvi la forchetta ci metteva un po’ di tempo, sembrava che ci pensasse su due minuti per ogni boccone e quando ingoiava, l’espressione mutava in un’altra, se si può definire così, espressione di disprezzo; quasi come se al posto del cibo avesse ingoiato chiodi.
 
Mi concentrai sull’altro capo del tavolo.
Zayn non toccò niente di quello che Harry aveva preparato per una colazione degna di un re, muoveva a ritmo di respiro la forchetta, mescolando il contenuto, quasi giocandoci.
 
-Zayn non giocare col cibo, se non hai fame lo lasci, ma non ridurlo in poltiglia.- lo rimproverò un paio di volte Harry, ma lui non gli diede retta come se la sua voce, tanto lontana dal suo luogo per rifugiati con cuore spezzato, non potesse raggiugerlo.
 
Liam mangiava, ma così lentamente che forse al nostro ritorno dall’aeroporto avrebbe finito, forse.
 
Louis finì il primo di tutti, ma trovò un passatempo per non alzare gli occhi dalla tavola: prese a stracciare un tovagliolo, un passatempo davvero interessante.
 
-…Oggi andrò a conoscere una famiglia interessata all’adozione di Theo. Abitano qua vicino, non è molto difficile raggiungerli, inoltre mi sembrano delle persone molto capaci e apprensive…-
Julie cercò di rompere il ghiaccio. Quel troppo silenzio doveva essere per lei una doccia fredda all’improvviso.
Forse credeva che dicendo queste parole qualcuno si sarebbe complimentato con lei, dicendole che se aveva quelle qualità sarebbe stata una famiglia fantastica, ma ovviamente questo non avvenne, anzi.
 
-Bene, inizi già da adesso le ricerche? Neanche una pausa per il suo compleanno? Uao , sono davvero esterrefatto.- commentò un Louis calmo, impegnato a fare palline di carta come i bambini alle elementari.
 
Louis non era uno che offendeva, rispondeva male e/o in modo sgarbato e menefreghista. Fu questo quello che mi lasciò allibita, non l’avevo mai visto rispondere così.
Mai.
 
Pronunciò parole degne di Zayn, ma non da Louis.
Probabilmente fu questo a ferire Julie, che abbassò lo sguardo e aspettò che tutti si alzassero per fare lei altrettanto senza il rischio di incontrare lo sguardo di qualcuno.
 
Mi allontanai anche io per parlare con Guido, in verità per avere una conferma che sarebbe venuto.
 
Ero fuori in giardino, alzai gli occhi al cielo e Julie era affacciata alla finestra di camera sua con in bocca quella dannatissima sigaretta che la rendeva uno straccio di giorno e un fantasma di notte; probabilmente in quel periodo voleva più bene a quella cosa che a qualsiasi altra persona.
 
Guido mi promise che sarebbe venuto
-Fidati di me, verrò, te lo prometto- queste furono le sue parole. Chiare e sicure.
 
Sotto mia richiesta mangiammo presto, ma la situazione a tavola non cambiò per niente.
Un gelo avvolgeva casa Payne da un po’, ma negli ultimi tempi era davvero straziante, così come il pianto di Zayn la notte.
 
Julie non mangiò niente. Il ché mi fece male, non volevo mica che morisse di fame!
Harry arrivò al punto di imporle di mangiare; probabilmente rivolgerle la parola era stato difficile, ma lui lo fece, perché in fondo dopo tutte le cazzate, gli sbagli, i pianti e le risate, le voleva un bene indescrivibile.
 
-Julie, mangia.- cercò di mantenere un tono freddo, ma un altro affettuoso sembrava volere uscire da quelle parole.
Lei si limitò a scuotere la testa e ad andare in camera.
 
 Julie pov.
Non ce la facevo, era inutile continuare a provarci.
Non riuscivo a stare con loro, sostenere i loro sguardi carichi di ferocia, salii in camera e mi sedetti sul letto.
Mi venne di andare in bagno ed è proprio li che trovai la medicina che mi serviva in quel momento: il rasoio.
Tagliarmi non era mai stata mia intenzione, non ci avevo mai provato.
Intanto però quella volta mi sembrò l’unica luce in quella selva oscura.
Lo presi in mano e lo esaminai con attenzione.
Quelle lame così luccicanti e affilate erano allettanti, ispiravano, dicevano dai, usaci. Ti sentirai meglio.
Girai il rasoio tra le mani, le lamine luccicavano al riflesso con la luce; infine tolsi il tappetto e appoggiai le lame alla mia pelle, spingendo in profondità nella carne, finché non uscì il liquido che formava il mio corpo,  in diverse sfumature, rosso come l’amore, scarlatto come una rosa; scorreva fluido lungo il mio braccio fino a sporcarmi la maglietta.
Rimasi lì, ferma con la lama dentro la carne, ad aspettare di sentire un dolore più forte di quello che avevo provato e che provavo ancora, ma niente.
 
Sofia pov.
Poco un po’ di tempo mi alzai da tavola
-Vi prego almeno di non risponderle male, se facciamo così non abbiamo modo di convincerla- li rimproverai
-Questa notte ho visto Julie andare nella tua camera Zayn, ha preso la manina di Theo e ha preso a baciarla, gli diceva che si meritava di meglio, che lei era una cattiva madre, nella sua mente malata Julie è convinta di non andare bene per Theo, non è che adesso non gli vuole più bene, anzi forse gliene vuole così tanto che vuole darlo a qualcuno più capace!-
-O magari vuole così bene a se stessa da essere convinta che Theo sia un ostacolo- intervenne Louis
-Fate come volete-
Salii sopra a vedere che fine aveva fatto Julie, ma in camera sua non c’era.
La luce del bagno usciva dalla porta semichiusa ed entrai.
Julie era seduta per terra  a fissare il suo sangue uscire dal taglio che si era fatta col rasoio, aveva ancora la lama dentro la pelle.
 
In quel momento entrai in crisi. Non sapevo che fare, o quanto meno, lo sapevo, ma la paura di toglierle le lame dalla pelle e farle del male mi disattivò i neuroni.
Reagì d’istinto poiché la ragione mi aveva abbandonata.
 
Le presi la mano e la allontanai mentre con l’altra tenevo il bracciò alzato.
Il rasoio uscì da solo, non era ‘conficcato’ come avevo pensato, ma del resto non avevo mai avuto a che fare con eventi simili.
 
Tamponai il taglio un tantino profondo, con un asciugamano e poi le sciacquai il braccio sotto il getto freddo dell’acqua.
 
-Sei stupida! Sei stupida! Adesso ti tagli? Basta Julie, sono davvero stanca, è passato il tempo di fare la bambina- in momenti come quello mi sentivo mia madre.
Lei alzò i suoi occhi arrossati e iniziò a piangere, senza smettere di guardarmi –Scusa Sofia, scusami. Sono stupida… Non voglio più farlo Sofia, non voglio farlo mai più-
Mi faceva tanta di quella tenerezza, l’abbracciai come non facevo da tempo.
Riprendere contatto col suo corpo mi fece ricordare i vecchi tempi, quando aveva già i suoi problemi, ma li superavamo insieme, ma nell’ultimo periodo io non avevo più quel potere di consolarla come avrei invece dovuto fare.
 
Le fasce erano in cucina e altro non potemmo fare che scendere, anche se lei aveva paura di essere scoperta; con l’asciugamano avvolto attorno al braccio per frenare il flusso del sangue scendemmo le scale ed entrammo in cucina, dove di nascosto buttai il rasoio nella spazzatura.
 
Quando Liam vide l’asciugamano si raddrizzò sulla sedia per controllare meglio
-Tutto apposto?- chiese Harry, mentre chi non se n’era accorto controllava la situazione.
-Si, mi sono uhm, tagliata con… il vetro di un portafoto- si giustificò Julie, ma il suo tono teso fece insospettire Liam che circospetto si avvicinò a controllare
-Strano, noi non abbiamo sentito rumore di vetro rotto- Julie sudava freddo
-No, cioè.. Si.. Si è rotto ieri, già si è rotto ieri mentre facevo le pulizie in camera mia- rispose convinta.
-Sono entrato in camera tua stamattina e non c’era nessun vetro rotto- con un colpo secco tolse l’asciugamano e vide il taglio, si piegò per aprire la pattumiera e vide il rasoio fatto di sangue.
 
Le diede uno schiaffo.
Forse una ragazza uno schiaffo così non l’aveva mia preso, almeno lei mai.
Incominciò a piangere forse proprio per il dolore che per l’umiliazione subita.
 
I ragazzi si alzarono e accorsero verso una Julie scioccata.
Le lacrime le scendevano a fiumi.
Si riparò istintivamente quando il fratello le si avvicinò e facemmo tutti così, ma lui semplicemente l’abbracciò.
La cullò tra le sue braccia potenti mentre lei si sfogava in un pianto selvaggio.
-Promettimi solo che non lo farai più- le chiese implorante e lei tra i pianti promise.
 
Harry la prese sotto braccio –Andiamo a farci una passeggiata dai- e insieme uscirono all’aria gelida di gennaio.
 
-Ti rendi conto di averle dato uno schiaffo esageratamente duro vero?- domandò Zayn
-Certo, ma è arrivato il momento di smettere di fare il fratello iperprotettivo che le lascia fare ogni cosa, bisogna essere giusti quando c’è da esserlo e so di aver esagerato però; le ho fatto male poveretta- confessò quasi vergognandosi.
La cosa positiva era che finalmente aveva capito che farle fare tutto ciò che voleva solo perché era stato assente per sedici anni, era sbagliato, ma aveva esagerato, perché comunque Julie non aveva tre anni e gli schiaffi non erano necessari, però forse come prima e ultima volta le avrebbero fatto capire la lezione.
 
Io ed Harry dovevamo andare a prendere l’ospite.
Per quel piccolo contrattempo arrivammo che l’aereo era già atterrato, ma intanto non avremmo potuto fare altrimenti.
 
Proprio all’uscita stava in piedi un biondo, i capelli scompigliati dal vento, una grande sciarpa gli copriva il collo e occhiali da sole alla moda gli riparavano gli occhi.
Non c’era nulla da dire, oltre che quel ragazzo era un figo.
 
Lo salutammo con una mano e salì il macchina.
Lo aggiornammo su ciò che era successo, senza tralasciare niente e preparandolo alla tempesta che c’era a casa
-Vedrai, ci sarà più gelo che al Polo Nord- lo avvertii
-La situazione è così brutta?- io ed Harry ci girammo entrambi per lanciargli un’occhiata che gli servì da risposta.
-Non la riconoscerai- lo avvertii
-Oh questo lo so, da quando be’ ci ha provato…- rispose con un po’ di vergogna.
-Cosa? Ci ha provato e tu cosa hai fatto?-
-Cosa potevo fare? L’amo ancora… Non sono riuscito a resistere. Ma lei non ricambia più l’ha fatto solo per Theo, credeva che portandomi a letto l’avrei riconosciuto, come se dipendesse da quello…-
 
Ok.
Non ci potevo credere.
Era proprio diventata una troia.
Era una donna intelligente comunque, sapeva che una delle poche cose che gli uomini vogliono è proprio il sesso e lei li accontentava così, per i suoi scopi.
Però questo ancora una volta dimostrava che lei amava Theo e che aveva dimenticato tutto quello che aveva fatto Guido, per fargli avere un futuro felice.
 
 
-Mi raccomando: non attaccarti con i discorsi che fa, perché  è tempo perso – lo misi in guardia quando ci trovammo a varcare l’entrata di casa.
 
Ovviamente quando il discorso era tutto pronto Julie non c’era.
-E’ uscita, dannazione  a me che gli ho permesso di prendere quella patente del-
-Ok Liam, abbiamo recepito il messaggio non c’è bisogno di continuare- lo interruppi
 
Indirizzai tutti in salotto per attendere l’arrivo di Julie
-Guido? Grazie per quello che stai facendo per lei- lo ringraziò Liam in disparte prima di entrare
-E’ il minimo, è colpa mia se sta succedendo tutto questo-
 
In salone Guido espresse il desiderio di vedere Theo
-Dovrebbe dormire, ma credo che abbia dormito abbastanza, vado a prenderlo-
-No Sofia, non lo svegliare, è così  stanco in questi giorni- tentò di fermarmi Zayn
-No Zayn, sei tu quelle che è stanco in questi giorni-.
Da quando Julie aveva dato l’annuncio Zayn viziava il bambino senza scrupoli, lo faceva perché sapeva che se non fossimo riusciti a convincere Julie non l’avrebbe più rivisto.
 
Salii le scale e lui nella culla dormiva beatamente nella sua culletta: decisi che aveva dormito troppo. Se dormiva troppo la notte faceva fare la nottata a Zayn, il che lo sciupava ancora di più; fumava sempre più e si sciupava, sembrava che lui e Julie facessero le medesime cose e che queste avessero lo stesso esito su entrambi.
 
-Piccolo, Theo, sveglia- lo mossi leggermente per svegliarlo e poco ci volle che ci riuscii.
Aprì lentamente gli occhioni, ancora impastati nel sonno; la luce che entrava fioca nella stanza illuminava ancor più le sue iridi verdi, uguali a quelle del padre.
-Ja ja- mise insieme quelle poche parole che sapeva e aprendo e chiudendo i pugnetti, mi fece segno che voleva essere preso.
 
Infilai le mani tra le coperte calde e quando venni a contatto con suo corpicino, un brivido mi percorse: sapevo che poteva essere una delle ultime volte che lo prendevo.
 
Aveva 11 mesi,  e diceva pochissime parole, strano. Il medico di base disse che era normale se non aveva una famiglia normale con madre/padre assente o comunque con problemi.
 
-I bambini sono molto più intelligenti di quanto noi crediamo, riescono a capire se ci sono problemi tra i genitori o tra i genitori e i figli, questo sono cose da non sottovalutare- aveva detto l’ultima  volta che c’ero andata con Zayn.
 
Anche se era ben coperto, preferii coprirlo ulteriormente con una copertina.
Arrivati al piano di sotto lo annunciai: -Guardate un po’ chi si è svegliato-
I ragazzi per far prio (piacere) al bambino in coro risposero come ad una recita: -Oh ciao Theo!- e salutarono con le mani.
Il bambino intelligente che portavo in braccio, fece la finta di vergognarsi e si coprì il faccino con le manine mentre un sorriso beffardo gli dipingeva il viso.
-Ma come Theo, non si saluta? Fai ‘ciao’ con la manina, su- lo incitai.
Piano piano si tolse le mani dal viso e usò la destra per salutare con voce che induceva a mangiarlo di baci, poi tornò a nascondersi tra le pieghe della coperta.
 
Lo diedi in braccio a Guido che, con un sorriso che gli andava da uno zigomo all’altro, prese a giocarci.
 
-Sono tornata- annunciò Julie dall’ingresso sbattendo la porta.
La informai che eravamo in salone.
 
Julie pov.
Non capivo perché erano in soggiorno, probabilmente l’ennesima visita di mio padre nel vano tentativo di dissuadermi dalla mia decisione definitiva.
 
Ma no, in salone non c’era mio padre, ma una persona inaspettata: Guido, con Theo tra le braccia.
 
-Ciao… Cosa ci fai da queste parti?- chiesi curiosa di sapere quale fosse la risposta.
-Ciao Julie, niente avevo un po’ voglia di salutare Theo prima di partire- mi venne a salutare.
-Partire?- non mi aveva detto che doveva partire.
-Si, partirò per andare a fare delle ricerche in Bulgaria, per l’università. Scusa se non ti ho avvisato che sarei venuto, ma è stata una cosa scelta all’ultimo - si spiegò.
-No figurati, ‘fa niente. E quanto ti fermerai?- ero al quanto spaesata, non credevo che fosse capace di venire fino a Londra per salutare il figlio.
-Di preciso non lo so, ho prenotato un albergo qua vicino-
-No, ma qua ci sono dei letti liberi, io potrei dormire con Zayn- il ragazzo mi fulminò con lo sguardo –O con Sofia, Liam?- chiesi conferma a mio fratello che navigava nei suoi pensieri.
-Uhm, si, si potrebbe fare-
-No, ma tranquilli! Non ce n’è bisogno, verrò dall’albergo ogni giorno, credo vi basti già avermi in mezzo ai piedi, pure la notte credo sia un po’ pesante- la sua raffinatezza di buona famiglia lo distingueva sempre.
 
-Ma Julie c’è qualcosa che devi dire a Guido per caso?- chiese Louis.
Guido si accigliò in modo teatrale, -Già Julie c’è qualcosa che causalmente mi dovresti dire?-
 
Altro che avere voglia di vedere il figlio e bla, bla, bla. Tutte baggianate.
Quei grandissimi gentiluomini gli avevano detto della mia decisione, tutto là.
 
-Immagino che tu sappia già tutto- abbassai lo sguardò per la vergogna e le mie scarpe diventarono amabilmente interessanti.
-Eh già. Solo una domanda:- disse con iniziale calma –Quando avevi intenzione di dirmelo!- per finire con una sfuriata.
-Aldilà del fatto che non passiamo tempo insieme, ma rimane pur sempre mio figlio. Dovevo essere una delle prime persone a saperlo, non credi anche tu?- mi rimproverò.
-Si- e io ad ogni sua parola abbassavo la testa, la vergogna che provavo in quel momento non l’avevo mai provata, venivo rimproverata in continuazione come una bambina e pian piano dovetti accettare il fatto che io mi comportavo da bambina in quel periodo.
 
-Devo scegliere pure io cos’è meglio per Theo e questo insieme alle sue conseguenze non lo è-
-E da quando ti interessa cos’è meglio per lui? Non ci sei stato per niente in quasi tutto questo anno; come puoi solo pensare di essere al centro dei miei pensieri quando ti fai sentire ad ogni morte di papa?...Ed in ogni caso questa decisione è presa, se vuoi collaborare bene sennò ciao, quella è la porta- alzai la mano indicandola.
-Come puoi dire una cosa del genere, spiegamelo-
-Avere un figlio alla mia età è troppo difficile e scomodo. Guardami- aprii le braccia per mostrarmi interamente, ma lui non mi guardò in faccia, guardava un punto inesistente nella parete dietro me –Ti ho chiesto di guardarmi- finalmente si girò e mi guardò –Ho 17 anni, sono troppo piccola. Non sono una buona madre e non posso farmi aiutare da nessuno, perché loro anche se ce la mettono tutta, non ci saranno per sempre. Arriverà il momento che andrò a stare per i fatti miei e a quel punto sarei sola. Guarda in faccia la realtà e per realtà intendo la società di oggi, dimmi se una ragazza con un figlio si risposa e se nella maggior parte dei casi è fortunata e vive una vita felice. A me non risulta. Lui ha bisogno di qualcuno che non abbai la testa a divertirsi, ha bisogno di genitori non di fratelli maggiori.-
 
 
Sofia pov.
Aveva detto le parole più sensate che le avessi mai sentito pronunciare negli ultimi tempi, aveva fatto un discorso da grande, e aveva ragione.
Una società come quella che popola il mondo in questi tempi non accoglie le ragazze-madri, così come rinnega i delinquenti pentiti che vorrebbero azzerare il loro passato e riprende a vivere come persone normali.
Ma chi assume in un negozio un delinquente?
Chi ha le palle (passatemi il termine) di fidarsi di uno che ha commesso un omicidio o una rapina?
La risposta è: pochi.
Ma di quei pochi ce ne dovrebbero essere a miliardi nel mondo, perché tutti hanno bisogno di una seconda possibilità, dipende solo da noi.
 
E una ragazza madre come potrebbe trovare un ragazzo suo coetaneo che prende sotto la sua ala protettrice lei e suo figlio? La risposta è sempre la stessa: pochi.
Ovviamente io pensavo a Zayn, lui lo farebbe, ma Julie è particolare, non accetterebbe mai. È orgogliosa e testarda, purtroppo.
 
Ma ovviamente nessuno là dentro era presente per darle ragione, qualsiasi cosa avesse detto.
 
-Le persone ci sono Julie, forse sei tu che non le vedi o che non le vuoi vedere- rispose con voce gelida Zayn.
 
Iniziò una discussione molto accesa tra Julie, Guido e Zayn, con gli altri che facevano da spettatori, intermediari e vie di mezzo.
Io stavo semplicemente ad ascoltare.
Theo dal posto in cui era stato ad ascoltare, prima guardava con la boccuccia aperta, dovevamo fargli paura: i suoi genitori che litigavano e Zayn con loro; poi cercava in tutti i modi di attirare l’attenzione, ma anche io ero tropo distratta.
 
-Come puoi odiarlo?- chiese fuori di sé Zayn, seguito da Guido che gli dava man forte
-Già come puoi?-
-Ma io non lo odio come dite voi! Basta mettermi in bocca parole che non ho detto. Tutto ciò che sto cercando di farvi capire è che lui avrebbe una vita migliore in una famiglia, con un padre presente, capite ciò che intendo?- loro le stavano contro e lei gesticolava e parlava contemporaneamente con agitazione.
 
Theo diceva cose insensate, ma nessuno gli dava conto.
Protestava indicandosi il pannolino.
 
Continuavamo a gridare come fossimo al mercato, finchè…
-PAPAA’- il grido di rabbia di Theo placò tutte le grida e le discussioni, ci girammo tutti verso di lui: stava in piedi con una mano appoggiato al divano e l’altro toccandosi il pannolino strapieno.
Col broncio per il torto subito ripeté le parole precedentemente dette: -Papà acca faho- tradotto ‘papà ho fatto la cacca’.
 
Oltre lo shock per il fatto che avesse parlato all’improvviso dopo mesi a tentare di fargli dire una parola, subentrò quello che il fatto che aveva chiamato qualcuno papà.
Il punto adesso era capire a chi si riferisse.
Il piccolo si avvicinò a noi camminando da solo, cadde un paio di volte, ma si rialzò autonomamente.
Andò verso Zayn e si appoggiò a lui per non cadere
-Papà, papà acca- ripeté tirandolo per i pantaloni.
Chiamava Zayn ‘papà’. 
 
Ognuno di noi in quel momento aveva un’espressione diversa.
Louis e Liam sorridevano mentre la commozione si dipingeva sul loro volto.
Harry, immobile, quasi senza respirare e Guido esterrefatto guardava suo figlio strattonare Zayn che ancora non riusciva a riprendere controllo di se stesso.
E infine Julie, con un’espressione neutrale sul viso, ma alcuni tratti la tradivano lasciando intendere che era fiera al massimo di suo figlio, sapeva che se lui avesse mai detto la parola ‘papà’ di certo l’avrebbe associata alla figura di Zayn.
 
Quando Zayn ritornò tra noi prese il bambino in braccio e salì a cambiarlo.
 
Noi sembravamo le statue di una piazza, tutte in cerchio ferme.
-Sbaglio o ha detto papà?- chiese Louis muovendosi e sorridendo
-Ha detto proprio papà- rispose secco Guido che si andò a prendere il giubbotto
-Julie possiamo uscire un momento a parlare da soli?- lei annuì e lui ci indirizzò uno sguardo per tranquillizzare la situazione.
 
Quando furono usciti, ovviamente noi altri stramaledettamente curiosi ci piazzammo davanti alle finestre per ascoltare meglio ciò che dicevano.
 
-Julie te lo devo proprio dire: le tue ultime azioni mi stanno man mano convincendo che sei pazza.- dichiarò il biondo con una punta di amarezza sulla lingua.
-Certo… però scopare con una malata, soprattutto negli ultimi tempi non ti è sembrato male vero?-
 
Julie aveva delle risposte che ti lasciavano spiazzato il più delle volte, e anche la delicatezza che usava nel contesto era davvero…affascinante .
 
Io ed Harry ci lanciammo un’occhiata consapevole.
Gli altri erano rimasti senza fiato.
-E’ ufficiale: ho una troia al posto di una sorella…- affermò rassegnato Liam.
-Avanti Liam, è di tua sorella che stai parlando. In fondo non è stata che con Seth e Guido- cercò di difenderla per la prima volta Louis dopo tanto tempo.
-Che c’è Louis? L’ha data pure a te per farti stare zitto e difenderla?- parole pesanti erano state le sue, erano accuse senza fondamenta, e anche pesanti poiché Louis era fidanzato e amava la sua ragazza. Rendendosi conto di ciò che aveva appena detto si portò una mano sulla fronte - Scusami, non so neanche più io cosa dico- Lou fece un segno di assenso con la testa e tornò a guardare fuori.
-Lou ha ragione, lei non è mai stata neanche lontanamente con uno dei tuoi amici Liam- la difesi e lui annuì, sapendo in fondo anche lui quale era la verità.
 
-Questo non è rilevante…- riprese il discorso il biondo.
-Oh se ci mettiamo ad elencare tutto ciò che è rilevante non finiremo mai!- rispose Julie.
 
Silenzio.
 
-Ascolta, facciamo così: diciamo che ho sbagliato, ma hai sbagliato anche tu – Guido fece per controbattere, ma lei alzò la mano in segno di silenzio –no aspetta, non interrompermi. Stavo dicendo: ho sbagliato io, come hai sbagliato tu. Quindi dico di azzerare tutto e ricominciare ok?-
 
Con quel ‘ricominciare’ tirammo un sospiro di sollievo, tutti.
C’era la possibilità che intendesse ricominciare da capo?
 
-Da adesso sarai informato su tutto, d’accordo? Ogni famiglia che prenderò in considerazione ti verrà comunicata.- continuò mandando all’aria tutta quella finta speranza che a poco a poco si era giovata di noi.
 
Cosa altro poteva fare Guido se non annuire. Alzò una mano verso di noi per salutarci, ed entrò in macchina per poi sfrecciare per le strade deserte. Evidentemente si era accorto della nostra presenza, del resto le finestre erano trasparenti.
 
Julie entrò in casa e prima che qualcuno potesse respirare o dire qualcosa, ci lanciò uno sguardo agghiacciante e nessuno ebbe il coraggio di pronunciare una sillaba. E salì in camera.
 
-E’ meglio che le vada a parlare- Harry sicuro di sé salì le scale.
Già Harry stranamente stava andando verso la persona a cui voleva bene, non riusciva più a nascondere l’amore che provava per Julie, era la sua migliore amica, ma come biasimarlo? Anche io l’amavo, era anche la mia migliore amica.
 
Salii con lui.
Bussammo alla porta e lei ci rispose con un secco : ‘Non potete entrare’.
Ma ovviamente io e lui entrammo ugualmente.
-Non lo parlate l’inglese? Ho detto che non potevate entrare.- rispose entrando la testa dalla finestra e lasciando fuori quella maledetta sigaretta.
-Lo sappiamo che anche se ci respingi vuoi che non molliamo e che continuiamo a parlarti- sul volto di Harry comparve un sorriso beffardo.
Lei roteò gli occhi e abbassò la testa, lasciando che i capelli le coprissero in parte il viso; si sentì un verso a metà tra un singhiozzo e una risata, alzò la testa e vedemmo un sorriso per la prima volta sul suo volto. Era un sorriso divertito non felice, ma era sempre qualcosa.
Posò  la sigaretta nel posacenere e con le braccia aperte venne ad abbracciarci.
 
-Grazie- non aveva bisogno di aggiungere che ci ringraziava per il fatto si starle vicino in un momento brutto come quello, nonostante la odiassimo per quello che stava facendo.
-Ti ricordi cosa ti dissi la prima volta che abbiamo parlato da amici?- chiese Harry.
-No, sinceramente, cosa?- chiese accigliandosi Julie
-Che ti sarei stato sempre vicino anche se avessi dato tuo figlio in adozione- Julie si mise a ridere
-Ma se non l’hai mai detto Harry! Ne sai una più del diavolo- e continuò a ridere abbracciandolo.
-E’ vero… . Sei ancora sicura di quello che stai facendo?- lo lasciò e riprese la sigaretta, fece un tiro e buttò fuori il fumo dalla finestra.
-Probabilmente avevate ragione quando dicevate che lo facevo solo per il mio bene, ma gli ultimi avvenimenti mi hanno fatto capire che alla fin fine non me ne frega niente di ciò che mi verrà tolto, mi importa di più però ciò che gli verrà tolto, le motivazioni ve le ho spiegate poco fa: sono una ragazza-madre, non c’è posto per me là fuori.-
Aspirò di nuovo e buttò fuori.
-E va bene, ci abbiamo provato. Quando andrai da quella famiglia?-
-Alle 5, quindi vieni pure tu Harry?- scosse la testa
-No, scusa ma non ce la potrei fare, perdonami-
-No perdonami tu, ti capisco. Sono già le 4:30, è meglio andare Sofia-
 
Scendemmo al piano di sotto, e mentre Julie vestiva Theo e lo copriva andai a parlare con Liam e Louis.
-Sapete come la penso, ma non voglio lasciarla sola, io non mi arrendo mai-
-Lo sappiamo Sofia, ma è difficile accettare tutto questo; vogliamo bene a Julie ma sembra che faccia di tutto per farsi odiare… E’ difficile pure parlarle.
Poi adesso che il bambino ha chiamato Zayn papà, è ancora più difficile.. Non parliamo poi di come sta lui eh-
Gli pormisi che avrei fatto di tutto per rimuoverla da quell’idea folle, ma neanche io sembravo convinta delle mie parole.
 
Io, Julie e Theo uscimmo nel freddo di gennaio e trovammo la macchina di Guido già fuori ad aspettarci, io salii col bambino dietro e lei nel posto del passeggiero.
Guido chiese le indicazioni per la casa dei Davies e in poco arrivammo.
 
Per essere una bella casa lo era, senza alcun’ombra di dubbio.
Suonammo al campanello e ci venne ad aprire una donna ben curata sui trent’anni con a seguito un uomo più grande
-Signori Davies, io sono Julie e lui è Theo- si presentò Julie e presentò anche me e Guido.
-Ma che bambino carino, prego prego entrate pure.-
 
Theo giocava per i fatti suoi e noi parlavamo con i signori.
Era decisamente troppo attenti, iperprotettivi, perfettini come quei maniaci dell’ordine che hanno un cassetto diverso per ogni colore di calzini, da sfinimento.
 
Uscimmo con la promessa che ci avremmo pensato.
Abbandonati i finti sorrisi Guido espose il suo verdetto:
-Quei due sono troppo apprensivi, io dico di no-
-Mi associo- mi affrettai a dire.
-Se sono apprensivi vuol dire che Theo avrà le giuste attenzioni..!- contestò Julie.
-Forse anche troppe.. Io dico di no e devo essere d’accordo pure io-
-Ok ok loro no, ci sono molte altre famiglie, se non ti stanchi troppo le andiamo a trovare in questi giorni- lo sfidò Julie, ma lui ci teneva decisamente troppo e non si lasciò impaurire.
 
Passarono alcuni giorni e andavamo di continuo a trovare famiglie interessate.
Un giorno di questi mi rifiutai di accompagnarli, era una famiglia che si trovava in un paesino un po’ lontano, decisamente scomodo per  andare a trovarlo.
 
Mi appoggiai al buon vecchio tavolo da cucina e annunciai ai ragazzi che ormai Guido era stanco di cercare, si stava arrendendo a poco a poco, ma era davvero straziante scegliere una famiglia per il proprio figlio, ognuna sembra avere i suoi mille difetti.
 
Dovevamo trovare una soluzione.
E presto.
 
Il silenzio scese nella stanza, ognuno pensava ad una soluzione, ma come in tutti i momenti in cui ce n’è bisogno, le idee non vengono! Passò più di un’ora e di Julie nessuna notizia: la chiamai.
 
-Pronto?!-
-Julie ma che fine hai fatto?-
-Ci vuole un po’ di tempo per arrivare qua, è decisamente troppo lontano, non se ne parla- capivo che le interessava che Theo le stesse vicino, anche se non avesse vissuto più con lei – però il paesino è carino, ho invitato Guido a mangiare in un ristorante con me e Theo e stranamente ha accettato, così visitiamo un po’ la zona e poi dopo cena torniamo-
 
Dissi ai ragazzi che avremmo avuto un po’ più di tempo visto che Julie si fermava a mangiare fuori.
 
Per cena prendemmo la pizza, come al solito e mentre cercavo un DVD da vedere nel cassettone ne trovai uno con un video di Theo appena nato, l’idea più grande che avessi avuto nella mia vita mi colpì come una pallonata in faccia.
 
-Ho trovato!- annunciai fiera di me
-Ma non dovevamo scegliere insieme?- chiese Louis fraintendendo la mia dichiarazione
-Non intendevo il DVD da vedere, ho trovato un’idea fantastica per convincere Julie!- spalancarono gli occhi e si alzarono dai divani tempestandomi di domande.
-E’ molto semplice: dobbiamo fare semplicemente una festa per il primo anno di Theo, ma sarà una festa speciale, gli invitati saranno amici di Julie anche e soprattutto dell’Italia, persone che hanno cercato di convincerla, e come prima cosa trasmetteremo tutti i video più belli di Theo, le foto della gravidanza, tutte queste cose che vi posso assicurare fanno commuovere Julie, si commuove nei film perché non dovrebbe farlo pure adesso?-
 
Mi dissero che ero un genio.
Tutti si diedero da fare all’istante dimenticandosi del film che dovevamo vederci o della pizza appena arrivata.
Louis cercò subito le foto che aveva sul portatile, mentre Harry andò in soffitta a cercare gli oggetti appartenenti a Theo.
 
Zayn andò ad aiutarlo e insieme poco dopo, scesero col grande baule rosso.
Lo spolverarono e tutti insieme ci mettemmo a guardare cosa conteneva abbandonandoci ai ricordi…
 
-Zayn ti ricordi questa copertina?-
-Come potrei non ricordamene, è la prima che ho portato a Theo il giorno dopo dell’incidente.-
-Quanti ricordi..-
-Hey Harry, ma questo non è il tuo disco?-
Il ricciolino del mio ragazzo prese in mano il CD e lo esaminò come fosse materiale spaziale
-Si! Era il mio disco questo. Non lo riuscivo a trovare da quasi un anno, chissà cosa ci fa qua…-
Lui e Zayn si girarono a guardarsi negli occhi e con un’espressione di consapevolezza affermarono all’unisono:
-Julie-
 
Dopo quasi un’ora di ricerche Zayn si andò a fumare una sigaretta alla finestra, per fortuna. Perché dopo appena averla accesa e messo gli occhi sulla strada vide la macchina di Guido posteggiare sul vialetto. La spense e diede l’allarme.
-Non capisco perché dobbiamo nascondere tutto- affermò confuso Liam
-Liam sta zitto e aiuta, te lo spieghiamo dopo-
Riuscimmo in tempo a nascondere tutte cose.
-Se Julie le vede adesso non ci sarà più l’effetto sorpresa-
 
Julie entrò col bambino in braccio, Guido diede un bacio sulla guancia a tutt’e due e salutò noi con la mano.
Julie ci salutò e andò in cucina, vide la pizza ancora intera sul tavolo
-E’ fredda, andate a lavarvi le mani che io ve la riscaldo, fate in fretta perché se si raffredda di nuovo fa schifo da mangiare-
 
Era troppo carina quando faceva la mamma..
-Si mamma- disse Harry e con gli altri salì in bagno.
Rimanemmo io e Zayn con lei, le chiesi se aveva bisogno di aiuto visto che lavorava col bambino in braccio, ma disse di no.
Quando stavo per andarmene assistetti alla scena più dolce, Zayn scosse la testa e si avvicinò a lei, le prese il bambino dalle braccia e le  disse:
-Non riuscirai a lavorare con lui in braccio, rimango qua con te, appena finisci te lo ridò-
Lei non si aspettava un comportamento del genere e lo guardò a bocca aperta
-Grazie..- riuscì a pronunciare.
 
Noi mangiavamo e Julie ricominciò a giocare con Theo in salone; verso le dieci Zayn le si avvicinò ricordandole l’orario per Theo di andare a dormire.
-Ossi! È vero me n’ero dimenticata, ci pensi tu?-
Se ne occupò lui e lei salì con loro per andare a dormire.
 
A sette giorni dal compleanno di Theo avevo già chiamato molte persone e la maggior parte mi aveva dato la conferma che sarebbero venuti
-Per quel fagottino questo ed altro!- mi disse Davide quando lo chiamai.
Non riuscivo a credere che molte persone sarebbero venute dall’Italia, in quell’aria non si poteva non perdere la speranza!
 
La ricerca di materiale andava di bene in meglio, trovammo tutine, un pannolino (pulito) con tutti gli autografi dei ragazzi e tantissime foto e video.
 
Purtroppo Guido mi chiamò un giorno che era fuori con Julie per un’altra famiglia, mi diede una notizia pessima, anzi neanche catalogabile nelle notizie pessime, peggio.
Mi disse che era stanco di cercare, era uno lavoro dei più brutti, quasi come quello del becchino; quella giornata erano stati con una famiglia che mi descrisse come perfetta, era due genitori con due figli più grandi che adoravano Theo, loro erano perfetti e anche lui era convinto che era la famiglia giusta.
Julie ne era rimasta affascinata e nei prossimi giorni sarebbe andata a vedere come se la cavavano, e a presto ci sarebbe stata l’adozione, ormai eravamo senza scampo.
 
Ero convinta che dopo la festa non avrebbe resistito e avrebbe disdetto tutto, ne ero certa, ma comunque lui mi disse di stare all’erta.
 
Era già una settimana pesante per Julie per via delle ultime partite del campionato, finiva con gli allenamenti ai quali si portava il bambino e poi andava direttamente dai Brown, che abitavano un po’ lontano, ma  comunque accessibile, Guido mi disse solo questo perché aveva deciso con Julie che nessuno doveva sapere dove abitavano perché il bambino avrebbe avuto sennò problemi ad adattarsi.
Non avevano tutti i torti, avremmo solo fatto del male a lui…
 
Julie ci disse solo che questi Brown erano delle persone molto capaci e ben organizzate, erano anche economicamente stabili quindi Theo poteva avere anche un buon futuro in un buon college e tutto il resto.
 
Ormai i ragazzi non era più freddi con Julie, avevano capito che arrabbiarsi così non portava a nulla.
 
Julie’s pov.
-PIU’ ALTA QUELLA PALLA! UN ATTACCO MIGLIORE, VOGLIO VEDERE UN ATTACCO MIGLIORE! OOH COSI’! bene bene ragazze adesso venite qui per favore.-
Completamente grondanti di sudore ci avvicinammo all’allenatore Curter.
 
-Bene, è stata un settimana abbastanza faticosa quella precedente, facendo la partita di domani avremmo un mese di ferie e poi inizierà l’altro campionato. Per festeggiare la fine di questo, che abbiamo praticamente vinto, vi regalo un viaggio di 3 giorni in montagna, ovviamente non sarete tutte insieme, ognuna avrà la sua privacy. Potete accettare o meno, la partenza è prevista per venerdì. Ok con questo vi saluto, riposate bene stanotte e ci vediamo domani per la partita, arrivederci.-
 
Mi diressi verso lo spogliatoio e trovai il bambino che piangeva, chiesi a Theresa se poteva dargli un occhio mentre io mi lavavo.
 
Uscii dalla doccia e mentre mi davo un’asciugata ai capelli con l’asciugamano, Theresa controllava Theo, ci giocava e lo faceva ridere, che teneri tutti e due.
 
-Cosa fai adesso?- mi chiese la bionda riccioluta con i suoi occhioni
-Vado dai Brown, ci vorrà ancora poco..- pensai un po’ alla mia ultima soluzione.. a lei potevo parlarne –Penso che lo accompagnerò la l’ultima volta prima di partire, ecco-
Alzò un  sopracciglio biondo con fare interrogativo
-Cosa intendi?-
-Penso che oggi lo accompagnerò l’ultima volta dai Brown, lo porterò con me in questa vacanza del coach e poi al ritorno lo lascerò direttamente da loro..-
-Cosa intendi? Gli altri lo sanno?-
Sospirai, chiusi gli occhi e scossi la testa.
-No, non lo sanno… Non pensare che sia cattiva, ma sta diventando una cosa davvero stancante per me e per i ragazzi. Soffriamo entrambi..-
Annuì e disse che mi capiva
-Anche mia cugina ha dato suo figlio in adozione, ma lei era esageratamente giovane, l’ha deciso fin da subito. Adesso un po’ se ne pente, ma infondo è una vostra decisione-
 
Stavo cercando di mantenere la calma, mi sembrava di stare impazzendo, troppe cose, veramente non sapevo neanche io perché stavo impazzendo, lo stress forse.
 
La salutai in fretta lei e le altre, presi Theo e tutte le borse che purtroppo ero costretta a portarmi dietro.
Fuori pioveva a dirotto, mi bagnai tutta per evitare al bambino una polmonite ed entrai in macchina.
-Papà papà- disse Theo battendo le mani
-No amore, Zayn non c’è, lo vediamo questa sera, va bene?-
-Si-
-Theo chi è Guido?- chiesi curiosa di cosa avrebbe risposto
-Ghido?- mi chiese. Mi girai a guardarlo, aveva un’espressione accigliata
-Il ragazzo biondo…- e aggiunsi sottovoce –A cui assomigli tanto..-
-Ghido, papà di novo- mi rispose. *
 
Accesi il motore e partii.
Come ogni volta i Brown  giocarono con Theo, gli prepararono la merenda e tante altre cose da genitori mentre io, in un angolo, li osservavo silenziosamente facendo considerazione tra me e me.
E infine come ogni volta li salutammo e ci dirigemmo a casa che era già buio.
Mi chiamò Sofia, con al solito, mentre ero sull’autostrada e la pioggia batteva sul vetro
-Stai tornando?-
-Certo sono sull’autostrada, dieci minuti e sono a casa-
-Dici sempre così e poi arrivi dopo venti minuti- rise
-Hai ragione- risi anche io –Arriverò il prima possibile, sono così in ritardo?-
-Più delle altre volte-
-Va bene mamma, sto arrivando-
Riattaccai e finalmente ritornai a casa.
 
Theo si addormentò stranamente in macchina.
Arrivati posteggiai nel vialetto e prima di uscire cercai le chiavi dentro la borsa rossa, finalmente trovate appoggiai le spalle al sedile e sospirai.
Dopo cinque minuti che sembrarono anni, mi girai per controllare che Theo dormisse ancora; lo osservai mentre dormiva, era così bello.
Lo avrei amato per sempre, mi dissi, mi promisi di non scordarlo mai; immaginai la mia vita tra dieci anni, mi immaginavo con affianco un ragazzo la cui faccia era sconosciuta, una bella vita e in procinto di matrimonio, e mi immaginai mentre pensavo a Theo nella mia vignetta pensavo “Chissà come sta il mio bambino, quasi non mi ricordo come si chiama… Magari ha dei fratellini, sarà di sicuro il più bravo della scuola, come suo padre… già… suo padre.”; e mi chiederò pure se avrò fatto la scelta giusta.
 
Uscii dall’abitacolo e mi infilai la borsa. Aprii la portiera e lo presi in braccio curandomi di coprirlo per bene.
Dall’interno della casa scostarono una tendina e potei vedere il visetto di Sofia che mi faceva segno  e si allontanava e poi mi veniva ad aprire la porta mentre io correvo sotto la pioggia bianca sotto i lampioni e nera nello sfondo del cielo, entrai tutta bagnata col bambino piangente per il freddo.
Salutai tutti e Zayn si presentò davanti salutandomi indifferente e prendendo Theo in braccio
-Ciao papà- lo salutò lui
-Ciao Theo, andiamo ad asciugarci?- la piccola testolina bionda annuì e tutti e due salirono al piano superiore.
 
Sofia mi chiese come fosse andata e le risposi
-Va sempre meglio, è quella giusta- abbassò gli occhi
-B..Bene..- e si allontanò.
Andai in cucina per mangiare qualcosa e poiché non c’era nessun altro in casa e il soggiorno era libero, mi andai a guardare un po’ di televisione.
In realtà la televisione la fissavo, mentre pensavo ai fatti miei, tutti accomunati nella cosa più meschina che avessi  mai potuto fare, avrei distrutti i ragazzi e me stessa, ma continuando così sarei diventata matta.
Ormai avevo deciso: dopo tutto ciò sarei andata lontano, perché come una codarda che si rispetti, tale qual ero, non avrei resistito a vederli piangermi davanti, vedersi distruggersi davanti hai miei occhi colpevoli e consapevoli che la colpa era solo mia, e avrei avuto il peso di sei persone adulte sulla coscienza per l’intera vita.
Mi scesero due lacrime, due contate, mentre quell’immagini taglienti mi sfilavano nella mente.
 
Le asciugai freneticamente via quando entrò Sofia con un i popcorn venendosi a sedere accanto a me.
-Il coach ci ha offerto una vacanza per festeggiare la fine del campionato. Ho accettato; partiamo venerdì e torneremo martedì verso pomeriggio. –
-O bene-
-Theo viene con me- rallentò la masticazione dei popcorn –Voglio passare un po’ di tempo con lui-
-Si va bene, però tornerete prima delle sei giusto?-
-Certo..-
Il mio ‘certo’ rimbombò nella mente, quando mi ricordai di aver appena mentito, perché quel martedì pomeriggio, né io né soprattutto Theo saremmo tornati a casa, almeno in quella.
 
Andai a letto, ma rimasi sveglia pensando alla partita e ai ragazzi, a Theo.
 
La mattina seguente mangiai leggermente.
Il pomeriggio mi preparai, infilai la tuta, mi guardai allo specchio attenta a tirare bene i capelli per una coda impeccabile e infine osservai l’immagine riflesse. Mi chiesi cosa stessi facendo, ma come sempre non trovai una risposta.
Giubbotto, chiavi, borsone ed ero pronta.
Prima di uscire Harry mi chiese se ero pronta, gli ricordai che mi aveva promesso di non venire, non volevo nessuno alla mia partita.
-Prometto che non darò nessun fastidio, neanche mi vedrai.. Ti prego!-
-Va al diavolo Harry, fa come vuoi-
Mi venne dietro come un cagnolino e andammo insieme.
Odiavo quando mi trattava bene, mi sentivo ancora peggio.
Arrivai in palestra e mi riscaldai.
Il fischio d’inizio si confuse con quello finale; la partita finì in pochissimo tempo, sembrò quasi volare.
 
-Uao, sei una potenza!- Harry mi fece complimenti per tutta la strada dalla palestra a casa, la mia faccia indifferente non cambiò mai espressione, non c’era motivo di fare il contrario.
 
-Ciao, com’è andata la partita?- mi chiese Sofia, mentre Zayn si presentava con Theo in braccio
-Bene-
-Bene?! E’ bravissima, ragazzi, dobbiamo andare a tifare per lei qualche volta-
Mentre lui fantasticava io salutai Sofia con una bacio sulla guancia.
Mi avvicinai poi a Theo prendendogli il faccino tra le mani e baciandolo
-Ciao amore, ti sei divertito?- il piccolo mi disse di si.
Potevo vedere con la coda dell’occhio Zayn sorridere, mi voltai per guardarlo sorridere, me n’ero quasi dimenticata.
-Ciao Zayn- si voltò anche lui e mi guardò sorpreso
-Ciao Julie..-
 
Mi feci una doccia e il pigiama ed io diventammo una cosa sola.
Preparai le valigie, le mie erano le più piene e quelle di Theo piene di vestiti, misi dentro anche un fagottino che avevo preparato da tempo.
Al mattino seguenti mentre Harry mi aiutava a caricare la macchina mi prendeva in giro
-Parti per l’America?- mi disse ridendo
-Sono una donna ricordatelo Harold-
 
Andai da Hannah, la nostra vicina; un’anziana signora molto gentile, le diedi una lettera e mi feci promettere che non l’avrebbe aperta e che martedì sera l’avrebbe data ad Harry. Me lo promise senza esitazione, senza se e senza ma.
Quando arrivò il tempo dei saluti finsi un improvviso attacco di pipì e corsi in bagno.
Le lacrime erano inevitabili e lo sapevo bene. Mi facevo ribrezzo per quello che stavo facendo.
Quando ripresi il controllo di  me stessa finalmente li salutai.
Li abbracciai uno per uno trattenendo le lacrime
-Ehi! Non c’è bisogno di fare così starai fuori quattro giorni, non di certo un anno intero suvvia-
-Hai ragione, mi sono lasciata prendere dal sentimentalismo-
Mentre salutavano Theo, arrivò il tempo di salutare Zayn
-Ciao Zayn..- e lo abbracciai come non facevo davvero da troppo tempo, quando anche lui mi abbracciò mi salutò con un bacio.
Rimanemmo abbracciati e lui mi tirò in disparte, verso il retro della casa.
-Julie, pensa molto in questi quattro giorni-
-Zayn.. Ti prego.. Non fare così-
-Ssh non dire niente, ascoltami. Pensa bene a ciò che stai facendo, giurami che lo farai..-
-Ne abbiamo già parlato cento volte, sai cosa penso..- eravamo uno di fronte all’altra, vicini, ci guardavamo negli occhi, occhi amati.
-Lo so.. Julie, ci penso da troppo tempo ormai, voglio ricominciare, con te.. con Theo. Insieme saremmo una famiglia perfetta, proviamoci-
Uno scatto, un secondo e lo afferrai per il viso, baciandolo, e lui era d’accordo, eravamo complici.
Mi staccai quando capii che lo stavo solo illudendo.
-Scusa.. Non ce la faccio-
Mi allontanai velocemente salutai un’ultima volta tutti e quando misi in moto il motore allontanandomi, vidi la sua figura attraverso lo specchietto retrovisore, lì in piedi che al contrario degli altri non salutava con la mano.
Passai a prendere Theresa e verso il tardo pomeriggio eravamo arrivati alle villette del residence dove avremmo passato tre giorni fanastici.
Era il paradiso.
 
Mi godetti ogni.singolo.secondo con Theo, gli feci tante di quelle foto da riempire un intero album.
Ma in poco arrivò lunedì.
I Brown già sapevano che gli avrei portato Theo il martedì; era tutto pronto dovevo solo firmare.
Quando il martedì mattina Theo si svegliò gli cantai la canzone degli auguri mentre batteva a ritmo le manine cicciottelle.
Gli diedi un piccolo giocattolo come regalo, tese le braccia verso di me abbracciandomi.
Piansi lacrime, amare. Quel giorno fu il più brutto della mia vita, più brutto di quando avevo lasciato Guido, più brutto di quando mi aveva picchiata, più brutto della fuga improvvisa di Niall dopo l’incidente, più brutto dei litigi con Zayn.
 
Preparai le valigie e le caricai in macchina. Theresa mi venne a salutare
-Ciao tesoro- mi abbracciò caldamente –Cosa farai?-
-Theresa, sei l’unica di cui mi posso fidare, solo a te ho detto tutto perché ero sicura che non avresti mai detto niente, ma non lo so neanche io dove andrò ma.. Non tornerò a casa-
Mi strinse le spalle
-Li ucciderai così, lo sai vero? Non vedranno più Theo, tu scomparirai così, tuo padre morirà dal dolore, tuo fratello pure. Julie ho cercato di non fare la madre con te, ma l’amica, ma adesso ho il dovere di dirti che gli farai del male-
-So, purtroppo, cosa sto facendo Theresa, mi odio già. Ma non so dove trovare la forza di guardarli ancora in faccia, non dopo quello che gli sto per fare. Non so se ci vedremo, ma mi mancherai- ci abbracciammo di nuovo.
 
Salii in macchina, sfrecciando per la strada, direzione: casa Brown.
Aprii il finestrino e gettai il telefono in mezzo al verde dei campi.
 
Quando arrivai a casa dei coniugi Brown era già sera e sapevo che i ragazzi avevano avuto la mia lettera.
Scesi dalla macchina e Theo aveva molto sonno, ma gli occhi erano aperti.
Entrati a casa lui salutò i suoi nuovi genitori a sua insaputa e nel mentre che il signor Brown intratteneva Theo la signora mi fece accomodare in salone.
Mi offrì una tazza di caffè e mi presentò davanti il contratto con la penna, la presi in mano giocandoci; mi portai una mano sulla fronte.
Lei mi mise una mano sulla spalla
-Mi dispiace, so che è difficile per te, puoi prenderti tutto il tempo che vuoi-
-No no, è tutto apposto- mi asciugai una lacrima ribelle, riuscita a scappare e a scivolare giù –Sarete un’ottima famiglia per lui, l’unica cosa che vi chiedo è che sia felice-
Mi sorrise e annuì
-Io in cambio prometto di non presentarmi mai più, non mi vedrete più-
-No, ma non c’è bisogno..-
-No, sarà più facile.. Ah, c’è anche un’altra cosa- uscii il pacchetto dalla valigia di Theo –Se mai un giorno vorrete dirgli che no siete i suoi veri genitori, e non ne siete assolutamente costretti anzi.. vorrei che lui avesse questo, è semplicemente una foto. Solo se vorrete farlo, grazie-
Mi alzai per andarmene, lei mi fermò e mi chiese se volessi fermarmi per la notte, ma ringraziai e chiesi solo di salutare Theo un’ultima volta.
Il marito si avvicinò e me lo mise in braccio, gli diedi tanti baci
-Ciao amore mio, ti troverai benissimo, loro saranno perfetti per te-
Uscii da quella cosa come la persona più infelice e felice del mondo.
 

 
 
 

*scusate se scrivo come parlerebbe il bambino, ma è per rendere l’idea..
 
SPAZIO AUTRICE
Ciao ragazze! Quanto tempo, mi dispiace tantissimo per avervi fatto aspettare, vi avevo promesso questo capitolo prima delle vacanze di natale, ma sempre meglio tardi che mai, è inutile piangere sopra il latte versato.
Stranamente alle mie aspettative mi piace molto questo capitolo.
Mi sono capitate moltissime cose in questi ultimi tempi che mi hanno fatto cambiare ,maturare ho fatto delle cose che mi hanno permesso di scrivere questo ultimo capitolo con il cuore, davvero.
Posso solo sperare che vi sia piaciuto, a me si, davvero molto.
Sarebbe potuto venire meglio ma il tempo non c’è.
 
È stato bellissimo.
Scrivere questa FF con VOI come lettrici, ma soprattutto amiche e consigliere era la cosa migliore che potessi chiedere.
Quasi mi viene da piangere a pensare che siamo alla fine… Piango per tutto io! Sono proprio una femminuccia.
 
Per quest’ultimo capitolo ci terrei davvero molto a sentire cosa ne pensate J
Mi dispiace per gli errori ma ci ho messo davvero molto a scriverlo, scordandomi a volte cosa avevo pensato per continuare!
Mi sono pure allontanata per un periodo dagli Oned ma adesso sono qui, sperando di riuscire a recuperare perché ormai è come si mi mancasse un braccio, mi manca passare i giorni su Twitter per tempestarli di tweet e sperando di essere ‘cacata’ ahah ancora ci penso e rido.
 
Davvero, un grazie particolare a LORO perché sono sempre LORO. E speriamo che non si lascino trascinare dai media e tutte ste stronzate!
 
E un grazie particolare SOPRATTUTTO a VOI. Vi voglio bene ragazze/i anche se non ci conosciamo, ma metterò presto il mio contatto facebook così potremmo restare in contatto…
 
 
MA STO SCHERZANDO!
Mi manchereste troppo non sono pronta per lasciarvi e poi non posso mica lasciare la storia così eheh!
Infatti ci sarà una seconda parte, ovviamente non subito, devo prima elaborarla e sono lenta ad elaborare purtroppo.
Tutte quelle che commentano la storia e la seguono saranno avvertite quando pubblicherò l’epilogo e poi il primo capitolo!
 Baci, siete la dolcezza fatta persona <3 <3

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Emmalyn