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Autore: Nori Namow    15/01/2013    25 recensioni
«Quindi mi state dicendo che voi avete vissuto una vita precedente, e vi conoscevate?» chiese Zayn per l’ ennesima volta. Diamine, sei scemo o cosa?!
«Sì Zayn, è assurdo, lo so. Ma è così. Ricordi la collana che brilla e io e Ele che rimaniamo come scemi? Ecco, non era una messa in scena.» spiegò Louis cercando di mantenere la calma. Il ragazzo sembrò ragionarci sopra, per poi esprimere un commento molto intelligente.
«Figo!»
Appunto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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thirteen.




«Che vuoi?» domandai a Louis, tentando di sciogliere la presa. Lui non cedeva, anzi. Più cercavo di districarmi, più lui aumentava la pressione sul braccio.
«Tu credi che io sia un coglione, giusto?» domandò voltandosi completamente verso di me. Fece un passo e io indietreggiai.
«Beh, sì.» risposi con ovvietà, corrugando la fronte. Perché faceva domande ovvie?
«E pensi che io sia ancora follemente innamorato di Crud… Eleanor?» si corresse, probabilmente maledicendosi mentalmente.
Ma cosa era quella, la sera delle domande di Capitan Ovvio? «Certo.» dissi senza il minimo dubbio. Fece un altro passo, e io ne feci uno indietro.
«E cosa te lo fa pensare?» Passo avanti. Passo indietro.
«Il fatto che hai la faccia da ebete quando c’è lei.» ribattei pronta. Lui passo avanti. Io passo indietro.
Fece un ghigno beffardo, non sembrava più nemmeno lui.
«Posso tornare di là?» domandai con le sopracciglia alzate. Un ultimo passo indietro, e la mia schiena fu bloccata dal muro freddo. Louis fece un altro passo e poggiò il petto sul mio, che ora aderivano perfettamente. Poggiò i palmi delle mani poco sopra le mie spalle, facendoli aderire al muro. Ero in trappola.
«Se pensi che io ami ancora lei, non hai proprio capito niente.» soffiò a pochi centimetri dal mio viso.
«Non mi interessa. Puoi anche amare la moquette di casa tua. Non è affar mio.» ribattei a denti stretti. Mi rifiutavo di guardarlo negli occhi, di affogare in quell’ abisso freddo, color del ghiaccio. Se volevo uscire da quella situazione che stava diventando troppo intima e imbarazzante, dovevo rimanere lucida.
Sentivo il cuore battere all’ impazzata, e mi meravigliai che non se ne fosse accorto, data la nostra vicinanza. Oppure se ne era accorto, il ché spiegava quel sorrisetto furbo che aveva stampato sul viso. Fece scivolare una mano sulla mia spalla, per poi portarla sotto la nuca.
E poi un dolore improvviso.
Strillai, portando una mano dietro la nuca, massaggiando il punto colpito.
«Perché mi hai pizzicato? Sei idiota, per caso?» domandai con uno sbuffo. Stava per parlare, ma lo fermai con un gesto della mano.
«No, non rispondere. So benissimo che sei idiota.» sbraitai. Per vendicarmi, presi un lembo di pelle della pancia, strizzandolo. Lui urlò di dolore, scostando velocemente la mia mano.
Ricambiò tirandomi una ciocca di capelli, mentre rideva come un bambino di tre anni, soddisfatto.
«Smettila di fare lo stupido!» lo rimbeccai stizzita, per poi strizzargli un capezzolo con violenza. Si morse un labbro inferiore, trattenendo un gemito di dolore.
Ben gli sta.
Si fermò di colpo, osservandomi attentamente, come per studiare quale parte del corpo sfregiarmi per primo.
Mi diede uno schiaffo in fronte, facendomi sussultare.
Odiavo i frontalini, li odiavo.
Gli tirai una ciocca di capelli, scompigliandoli e rendendoli una massa indefinita sulla sua testa.
Pizzico, tirata di capelli, pizzico. Andammo avanti così per un po’, come due bimbetti dispettosi che vorrebbero scannarsi ma non possiedono le armi necessarie.
Lo spinsi indietro, rendendomi conto solo in quel momento che sembravamo una coppietta che bisticciava. Ringhiai trattenendo il mio istinto di porre fine alla sua vita, e mi incamminai verso l’ entrata.
«Io non avevo ancora finito.» soffiò Louis vicino al mio orecchio, voltandomi nuovamente nella sua direzione. E non riuscii più ad evitarlo.
I miei occhi incontrarono i suoi. Cioccolato nel cielo, marrone nel blu.
Afferrai il colletto della sua camicia, per poi annullare completamente le distanze. Quando le mie labbra toccarono le sue, sentii le gambe tremare e lo stomaco in subbuglio.
Sapevo che quella reazione era dovuta in parte all’ alcol, che aveva distrutto ogni mio freno inibitore portandomi a quel gesto stupido e sconsiderato.
Sentivo che da un momento all’ altro si sarebbe staccato, mormorando deboli scuse per poi ritornare da Crudelia Demon.
Eppure i secondi passavano, e noi restavamo immobili mentre le labbra si sfioravano e tornavano a scontrarsi.
Ed eccolo, il momento che sapevo sarebbe arrivato. Louis si staccò con dolcezza, guardandomi con una strana luce negli occhi.
«Sei ubriaca?» chiese cauto, osservandomi attentamente.
Io lo bacio e lui..? Oh, ma perché mi lamento? Lui è un idiota.
«No. Cioè, forse solo un po’.» mi corressi, assottigliando lo sguardo per poi tornare ad evitare ogni possibile contatto visivo. Ma non riuscivo a non guardare le sue labbra, era più forte di me.
«Ti sei fatta una canna?» strabuzzai gli occhi a quella domanda.
«Ehm no, perché?»
«Soffri di bipolarismo?»
«No…»
«Hai aspirato della cocaina?»
«No. Ma Lou, dove vuoi arrivare con queste domande assurde?»
Cercai di farmi coraggio, e lo guardai nuovamente negli occhi. Occhi che desideravano un' altra.
«Oh, nulla. Volevo essere sicuro che fossi lucida.» sorrise, il sorriso più bello che mi avesse rivolto in quei nove giorni. Poi poggiò una mano sul mio fianco, e l’ altra sul mio viso, attirandomi verso sé. Le nostre labbra tornarono a sfiorarsi e io mi pizzicai il braccio per controllare se quella fosse la realtà o un sogno bastardo.
Sorrisi sulle sue labbra quando avvertii il dolore del pizzicotto, e allacciai le mie braccia dietro a collo di Louis, approfondendo il bacio.
Nonostante avessi gli occhi chiusi, riuscii ad avvertire una luce accecante, provenire dal mio petto. La collana stava brillando, ma non ci stava portando nel passato.
Perché quello era il presente, e a me quell’ idiota piaceva anche in quel preciso istante. Non era più una questione di secoli, di passato. Era lì, nel momento esatto in cui lui mi stava mordendo dolcemente il labbro inferiore.
Mi spinse leggermente verso il muro, bloccandomi ancora una volta in una morsa che non avrei voluto più abbandonare.
Sapevamo che, una volta rientrati in quella discoteca rumorosa, la magia sarebbe come svanita. Perché c’ero io, ma c’era anche l’ altra. Quella ragazza che a quanto pare Louis non amava più, ma che si ostinava ad imporre la sua presenza. Ma in quel momento poco importava, perché avvertivo scariche elettriche ogni volta che le sue mani sfioravano i miei fianchi, e le sue labbra cercavano disperatamente le mie.
Si allontanò impercettibilmente per riprendere fiato, e la vidi nuovamente, quella scintilla che gli illuminava gli occhi.
«Sai Eleanor, tu mi piaci. E anche molto. Non so neanche perché tu sia riuscita a farmi questo effetto in così poco tempo. È strano, sai? È tutta una questione di come mi sentii quando sei venuta da me.»
«Cioè?» domandai con la voce spezzata dall’ emozione. Sorrise mettendo in mostra la fila di denti perfetti.
«Vivo.»
 


 
Il cellulare squillò un paio di volte, e nel sonno capii che si trattasse di un messaggio. Mi voltai dall’ altra parte, ignorando il telefono e cercai con le mani qualcosa da abbracciare.
Nulla, il vuoto.
Aprii di scatto gli occhi, temendo il peggio. Osservai il mio pigiama, sbuffando sonoramente. Niente sesso, quindi.
E poi, la consapevolezza mi colpì come un macigno sulle spalle.
Un sogno.
Era stato tutto un maledetto sogno.
Il bacio, le sue parole, le prese in giro. Tutto frutto del mio cervello contorto e rincitrullito.
Ebbi la tentazione di urlare e strappare a morsi i cuscini, ma mi trattenni. Agguantai il cellulare, sorridendo al messaggio di mio padre. Risposi in fretta, promettendomi di chiamarlo quel giorno stesso.
Scesi dal letto, osservandomi attentamente allo specchio. La collana era ancora al mio collo, brillante come sempre. Uno sprazzo del sogno mi tornò in mente, quando brillò intensamente, come se fosse felice dell’ accaduto. Andai in bagno, borbottando cose incomprensibili persino per me e cercai di rilassarmi sotto il getto caldo della doccia.
 


«Buongiorno.» sbottai verso Liam senza un apparente motivo. Ero arrabbiata, affamata, distrutta, stanca. E non avevo il ciclo.
«Oh, ciao Ele. Hai dormito bene?» chiese facendo poi l’ occhiolino. Sorrise, assomigliando tanto ad un misto fra cucciolo di koala e cucciolo di panda. Quel ragazzo non riusciva neanche ad essere malizioso, tanto era tenero.
«Una cacca.» risposi addentando una fetta di pane con nutella, panna e smarties. Poco calorica, insomma. Liam fece uno sguardo strano quando sentì il portone chiudersi e svanì.
Forse era Danielle.
Addentai nuovamente la fetta di pane, e la Nutella si sparpagliò su tutto il labbro, facendomi assomigliare ad una donna con la barba.
Qualcuno mi cinse i fianchi con le braccia, facendo aderire la mia schiena al suo petto. Alzai gli occhi al cielo, infastidita.
«Harry, hai rotto il cazzo, ok? Louis non si ingelosisce, va bene? A lui piace la vagina di Caldy. Quindi smettila con queste smancerie e cercami la palestra più vicina, perché con questa colazione ingrasserò come un tacchino de mi cucinerete il giorno del Ringraziamento.» mi voltai, pronta a prendere a ceffoni il riccio se avesse osato ridere.
Gelai sul posto e gli occhi, assieme al cuore, polmoni e ovaie, rischiarono di collassare.
Quello non era Harry. Era Louis.
E mi guardava come se fossi pazza.
«Oh. Ora si spiegano tante cose.» scoppiò a ridere, lasciandomi un bacio sulla fronte.
Momento.
«Louis, da quando questa confidenza?» chiesi scettica, squadrandolo. Lui sbatté le palpebre, spiazzato.
«Ehm, Eleanor…» poi si allontanò, prendendosi la testa fra le mani. «Merda. Lo sapevo che eri ubriaca. Lo sapevo!» strillò poi, disperato.
Momento. Momento.
«Oh porco Graal. Mi stai dicendo che ieri ci siamo baciati sul serio? Non era un sogno?» chiesi istericamente, avvicinandomi a lui con l’ aria di una pazzoide.
Lui sorrise sincero, abbassando lo sguardo mentre arrossiva vistosamente.
«Direi proprio di sì.» sussurrò appena, alzando di poco lo sguardo per osservare una mia possibile reazione. Io ero immobile, come pietrificata. Avrei potuto fare concorrenza al museo delle cere. Poi mi avventai contro di lui, dandogli un sonoro bacio a stampo. Quando mi allontanai, scoppiai a ridere; aveva tutta la bocca sporca di Nutella.
«Oh mio Dio, perché sei così pazza?» domandò fra una risata e l’ altra. Mi limitai a baciarlo di nuovo.
Avevo proprio ragione.
Ha le labbra morbide.
 



 
-Hey Louis, e il nostro primo bacio? Te lo ricordi? Io lo sogno ogni notte quel momento. È un costante tornare indietro nel tempo, e ogni mattina mi sveglio un po’ più vuota.
 





Ciao principeshe.
Non odiatemi, vi scongiuro. Mi odio già io da sola.
Chiedete a leo rugens (passate da lei lalalalalala),
ho ssclerato come non mai perché avevo un casino di cose da fare,
e tempo zero. ZERO SUL SERIO.
Oh, comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto ù-ù
finalmenDe Lou e Ele si sono baciati, tièèè.
Dite la verità, vi ho spaventante, quando vi ho fatto credere che fosse un sogno? blblbl hahaha
Boh, spero di poter aggiornare presto anche l' altra, nel frattempo mi dileguo lalala
alla prossima. ♥

 

   
 
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