CAPITOLO 2: Ricordati di Me
Per Hermione fu come ricevere una pugnalata dritta al cuore. No...non è possibile...Mentre Ron la guardava in cerca di una risposta, lei pensò: “No, evidentemente è ancora sotto shock per quello che è successo...sì, deve essere così. Ora lo porto da Madama Chips.”
Ron si
guardò intorno,
spaesato, e disse:
«Dove...dove mi trovo?»
Hermione
sentì le lacrime
che le salivano agli occhi. Oh, Ron.
«Ascoltami, adesso tu vieni
con me, che ti porto...ti porto da Madama Chips, ok?» La voce
le tremava, e anche le mani mentre aiutava Ron ad alzarsi. No, non
era possibile...
Mentre percorrevano il
parco a
passo spedito, Ron si lasciava trascinare da Hermione.
«E...scusami, chi sarebbe
questa Madama Chips?»
«Una persona che ci può
aiutare»
Ron la guardò perplesso:
«Perché, cosa c'è
che non va? Io sto bene. Sei tu che hai bisogno di aiuto?»
Hermione stava per scoppiare a
piangere. Era disperata. Dov'era Harry quando aveva bisogno di lui?
Giunsero in
infermeria, dove
Madama Chips visitò Ron. Hermione rimase a guardare la scena
senza dire una parola. Alla fine Madama Chips, con espressione dura,
le disse:
«Mi dispiace molto, ma è
stato colpito da un incantesimo di memoria abbastanza potente.
Potrebbe darsi che abbia completamente rimosso alcuni dettagli della
sua vita.»
Hermione si sentì sprofondare. Ron l'aveva rimossa. Completamente rimossa. Gli lanciò un'occhiata fugace e vide che stava giocherellando con delle provette sul tavolino accanto al letto, facendole volare come aeroplanini.
«Tuttavia...»L'attenzione di Hermione si focalizzò nuovamente su Madama Chips «...io non credo che sia stato così potente da avere causato danni permanenti. E' probabile che il signor Weasley recuperi gradualmente la memoria, fino a tornare quello di prima.» Madama Chips si lasciò sfuggire un sorriso, e a Hermione brillarono gli occhi
«Oh, dice
sul serio! Ma è
un'ottima notizia!» E, abbassando il tono di voce, aggiunse:
«Ma quanto...quanto tempo
ci vorrà?»
Lo sguardo di Madama Chips sfuggì
da quello di Hermione e si posò su Ron
«Non posso dirlo con
certezza...settimane, forse mesi. Ma non credo anni. Tutto dipende da
lui.»
Hermione annuì. E Madama
Chips riprese:
«Credo che fino a quel
momento il signor Weasley avrà bisogno di qualcuno che lo
segua. Lei...lei signorina Granger crede di poterlo fare?»
Hermione
guardò ancora
Ron, che in quel momento si era nascosto sotto le coperte, e stava
gattonando come se fosse alla ricerca di qualcosa.
«Io...io penso di sì»
deglutì «E poi...poi ci sarà anche
Harry a darmi
una mano.»
Madama Chips annuì,
rassicurata.
«D'accordo. Sono sicura che
con voi due farà ottimi progressi. Beh, ora vi lascio andare
allora. E' quasi ora di cena. Signor Weasley?»
Ron uscì
dalle coperte,
alzò la testa dai capelli arruffati che in parte gli
coprivano
gli occhi, e disse:
«Dice a me?»
«Sì. Volevo
chiederle se vuole scendere a cena con la signorina Granger. Credo
che si senta affamato dopotutto...»
Madama Chips indicò
Hermione, che sorrise debolmente a Ron.
«Oh, arrivo, arrivo.»
Mentre Ron si affrettava verso le due donne, Madama Chips disse a
Hermione:
«Mi raccomando, sia
paziente con lui. Ha bisogno di vivere in un ambiente sereno
finché
non si sarà ripreso completamente. Altrimenti potrebbe avere
uno shock.»
Hermione chiuse gli occhi che si
stavano già bagnando di lacrime, e annuì
debolmente.
«Non si preoccupi»
I due uscirono
dall'infermeria.
«Ron, ti prego, stammi vicino, non vorrei che ti perdessi.
»
Ron alzò lo sguardo, e
rimase a bocca aperta.
«E' davvero molto grande
questo posto. Come hai detto che si chiama?»
Hermione sospirò.
«Hogwarts. Si chiama Hogwarts.»
«Hogwarts? Non so perché,
ma mi dice qualcosa...Non è che sono già stato
qui?»
Hermione avrebbe
voluto urlargli:
“Certo che sei già stato qui! Hogwarts
è la nostra
seconda casa da ormai sette anni, non ricordi? Non ricordi tutto
quello che è successo, tutto quello che abbiamo passato qui,
in questo castello? E...ed è sull'Espresso per Hogwarts che
ci
siamo conosciuti per la prima volta...” Ma si
limitò a dire:
«Può darsi, magari
non te ne ricordi.»
Ron si limitò ad annuire,
mentre continuava a guardarsi intorno. Ad un certo punto disse:
«So che è una
domanda stupida, ma...credo di essermi già dimenticato come
ti
chiami. Lo ha detto prima quella signora...Madama Chips se non
sbaglio.»
Hermione si fermò di colpo. Immagini dritte dal passato le tornavano in mente... “Hermione” ...quante volte l'aveva chiamata, “Hermione”...pronunciato come un saluto, detto in tono allegro, o per prenderla in giro. “Hermione”...urlato dalla paura, come richiesta di aiuto. Oppure a denti stretti in preda alla gelosia o alla rabbia. E solo poche ore prima, in un dolce sussurro l'aveva chiamata... “Oh, Hermione...” , proprio mentre stava per chiuderle la bocca con un bacio. Il loro primo bacio.
«Io sono Hermione.
Hermione
Granger. Piacere.»
Ron le strinse la mano. Lei sentì
il calore di quella stretta amichevole, e ancora i suoi pensieri si
soffermarono a quando aveva sentito le sue mani che le accarezzavano
la schiena, mentre lui la stringeva a sé in un tenero
abbraccio. Possibile che non se ne ricordi?
«Anche se lo
sai, Ronald
Weasley. Puoi chiamarmi Ron, però...mi sembra che tu lo
faccia
già» E le sorrise. Lei ricambiò il
sorriso, poi
abbassò lo sguardo e disse:
«Beh, faremo meglio a
sbrigarci. Harry sicuramente ci aspetta già in Sala
Grande.»
«Harry? Chi è? Un
tuo amico?»
«Oh...oh, sì certo.
E non vedo l'ora di presentartelo.»
Quando finalmente
giunsero in
Sala Grande videro che era già decisamente affollata. Si
diressero verso il tavolo dei Grifondoro, dove vennero salutati da un
nutrito numero di compagni di Casa. Videro Harry che li aspettava con
un gran sorriso, affiancato da Ginny.
«Ron, Hermione! Come è
andato il pomeriggio?»
«Ciao Harry!» lo
salutò Hermione. Ron, che fino a quel momento era rimasto
educatamente in disparte, si avvicinò a Harry, gli tese la
mano dicendo:
«Oh, piacere, davvero molto
piacere! Io sono Ronald Weasley»
Harry guardò prima la mano
tesa di Ron, poi guardò lui e disse:
«Ma che...Hai voglia di
scherzare stasera?»
Ron guardò Harry
perplesso. Ma tra i due indubbiamente il più stupito
rimaneva
Harry. Anche Ginny fissava il fratello con gli occhi sgranati
Hermione ruppe il silenzio
dicendo:
«Ehm...Harry, non è
che potrei parlarti per un momento? Oh, Ron mi dispiace davvero, ti
prego di scusarmi, ma devo dirgli una cosa molto urgente. Torno
subito.» E afferrò Harry per un braccio
trascinandolo in
fondo al tavolo, verso due posti liberi. Nel frattempo Ron rimase
fermo al suo posto, guardando i due allontanarsi, finché
Ginny, che aveva capito subito che qualcosa non andava, gli chiese:
«Vuoi sederti qui mentre
aspettiamo che tornino?»
Ron la guardò e disse:
«Oh, sì, certo» si accomodò
e, sempre
guardandola, aggiunse:
«Piacere, Ronald Weasley»
Ginny cercò di rimanere
seria. Gli strinse la mano e disse:
«Ehm...Ginny...Ginny
Weasley»
Ron la fissò sbalordito
«Miseriaccia! Anche tu ti
chiami Weasley? Non è che siamo parenti?»
«Potrebbe darsi...»
Ginny annuì saggiamente.
Nel frattempo Hermione
stava
parlando a Harry, aveva gli occhi castani spalancati puntati dritti
in quelli verdi di lui, e gesticolava animatamente da quanto era
nervosa.
«Ora capisci quello che è
successo? Quel maledetto schifoso di Malfoy...»
Harry non riusciva a credere a
quello che era successo a Ron. Da una parte gli veniva da ridere,
pensando a quello che era accaduto durante il loro secondo anno a
Hogwarts al Professor Allock, e dall'altra si sentiva incredibilmente
furioso nei confronti di Malfoy e dispiaciuto per Hermione, che aveva
assistito impotente alla scena.
E Hermione
continuò:
«Ma si può sapere
cosa è successo oggi? Da quello che ho capito, Malfoy si
è
sfogato su di noi, e tu e Ginny c'entrate qualcosa...o no?»
Harry chiuse gli occhi
stancamente, si passò una mano nei capelli corvini
arruffandoli e, sospirando disse: «Hermione, lo sai
com'è
Malfoy...io e Ginny stavamo camminando tranquillamente per i fatti
nostri, quando lui e i suoi amichetti sono spuntati fuori e hanno
cominciato a prenderci in giro. Finché si sfogavano su di
me,
non li ho ascoltati, ma quando hanno iniziato a prendere di mira
Ginny e la sua famiglia...Malfoy dovrebbe essere contento che gli
abbia scagliato contro solo un Levicorpus e l'abbia
lasciato
lì appeso a testa in giù in mutande.»
«Oh Harry, sai che a me non
piacciono molto quegli incantesimi, soprattutto vista la loro
provenienza...»
«Beh, dato che una volta
anche mio padre l'aveva usato su Piton, non vedo perché io
non
posso usarlo sul suo pupillo.»
«Finché non usi il
Sectumsempra come hai fatto l'anno scorso...Quello
sì
che è pericoloso, anche su uno come Malfoy, che in fondo se
lo
merita.»
«Ma lo sai che non avevo
fatto apposta! Neanche li conoscevo gli effetti di
quell'incantesimo...»
«Sì, vabbé,
ora torniamo a Ron. Madama Chips mi ha raccomandato che non sia
sottoposto a nessuno shock. Comunque ci sono ottime
probabilità che si
riprenda completamente, anche se ci vorrà del
tempo...»
Harry, notando
l'espressione
preoccupata di Hermione, le prese le mani tra le sue, e le strinse
con affetto fraterno, per rassicurarla.
«Non ti devi preoccupare,
Hermione. Si riprenderà presto, ne sono sicuro. Ron
è
un ragazzo molto forte. E poi con te vicina...» le sorrise, e
lei fece altrettanto. Entrambi si alzarono e Harry esordì:
«Ora è meglio che
torniamo indietro. Devo presentarmi al mio migliore amico.»
Harry e Hermione
tornarono ai
loro posti e trovarono Ron che discuteva allegramente con Ginny e
Neville. «Rieccoci qui. Scusate se vi abbiamo fatti
aspettare.
Ron, posso presentarti Harry?»
Ron si alzò bruscamente
dal tavolo rovesciando un bicchiere di succo di zucca.
«Io sono Harry, Harry
Potter. Piacere di conoscerti.»
Mentre Ron stringeva
la mano a
Harry e si presentava di nuovo, aggrottò la fronte e disse:
«Harry Potter...mi sembra
di aver già sentito questo nome...»
Ginny si intromise:
«Oh, sì, Harry è
molto famoso. Non mi sorprende che tu ne abbia già sentito
parlare.»
Ron si illuminò in volto:
«Davvero? E...sei per caso
un attore? No, aspetta...un cantante!»
Hermione e Ginny non
riuscirono a
trattenere una risata. Anche Harry rise, e involontariamente si
scostò i capelli, rivelando così la cicatrice che
gli
saettava sulla fronte.
Ron fissò la cicatrice con
espressione sconvolta:
«Aspetta...io...Harry!»
E si prese la testa tra le mani, come colto da un improvviso dolore.
Hermione si avvicinò subito, preoccupata. Ron parve
riprendersi.
«Oh, scusate. Ho avuto un
mal di testa improvviso...Comunque, ho fame. Che ne dite di mettere
qualcosa sotto i denti?»
Mangiarono
allegramente finché
non furono sazi, poi decisero di dirigersi in Sala Comune. Mentre
salivano le scale, Harry tenne occupato Ron raccontandogli di Gazza,
Mrs Purr, Hagrid, Piton, e tutto quello che gli veniva in mente, e
Hermione spiegava a Ginny quello che era successo.
Ginny era inorridita.
«Quindi...quindi
non sa
nemmeno che sono sua sorella?»
«Purtroppo non credo che se
lo ricordi...Ma ricorderà.»
«Io penso che abbia già
dei sospetti...quando gli ho detto il cognome è sembrato che
si risvegliasse da un sonno profondo.»
«E' probabile.
Comunque...non so se hai notato, ma quando ha visto la cicatrice di
Harry è stato come se si fosse ricordato qualcosa di
importante.»
«Sì, l'ho visto
anch'io. Beh, in fondo è il suo migliore amico, non
può
essersi dimenticato di lui così in fretta.»
Hermione
sospirò. Già,
Harry era il suo migliore amico. E lei?
«Hermione?»
Ginny la fissava con sguardo
penetrante, quasi le leggesse nella mente
«Guarda che lo so a cosa
stai pensando. E ho anche la risposta: E' impossibile.»
«Cosa? Ma...di che stai
parlando, Ginny?»
Ginny alzò gli occhi al
cielo
«Non fare la stupida con
me, lo sai benissimo. E sai anche che è impossibile che lui
ti
dimentichi.»
Hermione non disse più nulla finché non furono nella Sala Comune. Ma nel frattempo sorrideva in silenzio.
Ron si era molto
stupito nel
vedere la Signora Grassa, e aveva insistito nel dirle la parola
d'ordine che, come pensò Hermione, era a dir poco
azzeccatissima.
«Obliviate»...che
stupidaggine mettere il nome di un incantesimo come parola d'ordine.
Ma perché proprio quell'incantesimo?
Hermione si sedette davanti al fuoco con un paio di libri aperti sulle ginocchia e il lungo rotolo di pergamena della sua traduzione di Antiche Rune. Ad un tavolino Ron e Harry erano seduti a giocare a scacchi. Hermione si voltò mentre li sentiva ridere: Ron rimaneva ancora l'imbattibile giocatore di scacchi di sempre. Sollevata, riprese a scrivere la traduzione, facendo scivolare fluida la penna d'oca sulla pergamena. Ancora un paio di righe e avrebbe terminato. Non vedeva l'ora di andare a dormire dopo quella giornata estenuante, e forse otto ore filate di sonno erano proprio quello che le ci voleva. Ron urlò:
«Scacco
matto! Mi dispiace
amico, ma hai perso.»
«Oh...come sempre. Cioè,
volevo dire...bella mossa.»
Ron si alzò, si avvicinò al divano dove era seduta Hermione, e si sedette accanto a lei, fissando il fuoco che ardeva nel camino. Proprio in quel momento Hermione terminò il suo compito di Antiche Rune, riavvolse il rotolo di pergamena e chiuse i libri, dopodiché si lasciò sprofondare stancamente nei morbidi cuscini del divano. Anche lei si mise a fissare il fuoco. Entrambi, sia lei che Ron avevano lo sguardo perso nel vuoto, davanti a loro. Hermione pensava a come fosse bello, il fuoco, e quel dolce tepore quando fuori faceva ancora freddo...
Di colpo Hermione si
ricordò
di una cosa: quando Malfoy li aveva aggrediti quel pomeriggio, lei
stava consegnando il regalo di compleanno a Ron. Ed ora il regalo
era...
«Oh, no!»
Hermione si
alzò di scatto.
«Che cosa c'è,
Hermione?» chiese Harry.
Hermione non disse nulla, poi gli
si avvicinò e gli sussurrò in un orecchio:
«Harry, non è che mi
faresti un favore? Mi potresti prestare il Mantello
dell'Invisibilità?Ti prego, è
importante!»
Harry balbettò qualcosa,
poi si limitò ad annuire, e si diresse di corsa verso le
scale
del dormitorio maschile.
Ron, che aveva
assistito alla
scena, ora guardava Hermione che camminava nervosamente avanti e
indietro per la Sala, e le chiese:
«E' successo qualcosa di
grave?»
Hermione si fermò, lo
guardò in quei suoi occhi blu, sempre così
ingenui e
sinceri, e gli rispose:
«No, non ti preoccupare,
nulla che non possa risolvere.»
Ron abbozzò un mezzo
sorriso, poi abbassando lo sguardo verso i libri che giacevano ancora
sul divano continuò:
«Vedo che ti piace molto
studiare.»
Hermione sorrise:
«Beh, sì, in effetti
è vero...»
Ron guardò per un momento
fuori dalla finestra, come se stesse cercando qualcosa nella sua
mente:
«Sai, ora che ci penso, mi
pare di conoscere una persona che ama molto i libri...Anche se non
ricordo chi sia.» c'era un lieve tono d'ironia nella sua voce.
Hermione si fermò. No...Ron! Ron si ricordava di lei! Un calore le stava crescendo ora nel petto, un calore rassicurante, il calore della consapevolezza che lui non l'aveva dimenticata.
«Beh,
comunque prima o poi
mi verrà in mente.»
«Sì, certo. Ne sono
sicura.»
Ron si voltò verso di lei.
«Sai, Hermione, tu sei la
prima persona con cui mi sembra di aver parlato dopo molto
tempo...prima non ricordo cos'è successo. Beh,
ecco...»
Ron si alzò
in piedi e
raggiunse Hermione al centro della stanza. Ora era di fronte a lei, e
la fissava dritta negli occhi:
«Sono contento di avere
incontrato proprio te. Non so come dirtelo, ma...mi ispiri
fiducia.»
Hermione non sapeva cosa dire.
«Ah...beh...sì,
suppongo che...anche per me sia la stessa cosa.»
«Davvero?»
«Sì, davvero.»
Il loro lungo, languido sguardo fu interrotto da Harry, che si chiuse alle spalle la porta del dormitorio, con il mantello tra le mani. Hermione lo ringraziò, prese il mantello assicurando che sarebbe tornata presto, e uscì.
Non appena si fu lasciata alle spalle il ritratto della Signora Grassa, indossò il Mantello dell'Invisibilità preoccupandosi di esserne completamente coperta e, bacchetta alla mano, si mosse spedita lungo i corridoi del castello. Per sua fortuna non incontrò praticamente nessuno: in fondo erano solo le nove di sera. Corse più veloce e silenziosamente che poté e riuscì ad uscire nel parco. «Lumos!» disse e, guidata dalla punta della sua bacchetta, raggiunse in pochi minuti il luogo dove lei e Ron erano stati attaccati da Malfoy. Qui cercò, cercò affannosamente, ma non trovò nulla.
“Oh,
accidenti!” pensò.
“Ma che fine ha fatto?”
Poi, le apparve la risposta,
chiara e nitida nella mente: “MALFOY!”
Quando tornò nella Sala Comune era più abbattuta che mai. Harry e Ron andarono da lei, e Harry le chiese cos'era successo. Lei raccontò tutto, e alla fine decise che era troppo stravolta per fare qualsiasi cosa, così si diresse lentamente verso il dormitorio femminile.
Ron e Harry la guardarono mentre scompariva dietro la porta che conduceva ai dormitori. Harry era convinto che in tutta quella storia c'entrasse Malfoy, e stava già pensando a un modo per riavere indietro il prezioso cofanetto, mentre Ron purtroppo non capiva nulla.
«Aspetta, fammi
vedere se
ho capito bene...Hermione ha perso...un cofanetto, che le è
stato rubato da questo Malfoy. Ma...chi è Malfoy?»
«Uno da cui è meglio
stare alla larga, perché sa essere fastidiosamente
irritante.
Odia tutti quelli che non sono come lui.»
«E...com'è lui?»
«Malfoy? Lui si definisce:
Purosangue, ricco e Serpeverde. Per questo odia i Grifondoro, i figli
di Babbani e quelli che non sono, diciamo, benestanti come lui. Ma
più di tutti detesta me.»
«Ah, ho capito.»
La conversazione cadde lì.
Sia Harry che Ron decisero che erano troppo stanchi e andarono
entrambi a dormire.
Ecco qui il secondo capitolo! Volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto e recensito questa fic, e lo stesso vale per chi ha lasciato un commento alla mia altra fic, sempre su Ron e Hermione. Grazie, grazie a tutti! Spero che continuiate a leggere anche il seguito!
A prestissimo, con il prossimo capitolo
Julia