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Autore: Aura    16/01/2013    3 recensioni
|Literati fic|
Sono passati dieci anni dal loro primo incontro, e cinque dall'ultimo. Un giorno che qualcuno definisce come “il suo giorno fortunato”, Rory lo rivede. Come se fosse ancora la diciassettenne per le strade di Stars Hollow, Jess ritorna ad essere la sua calamita, ed esattamente come dieci anni prima, ammetterlo non è semplice.
-Ho sempre pensato di non essere alla tua altezza, se vuoi sentirtelo dire, dannazione. Capisci che odio vederti con lui? Lui è come me! - gridò Jess.
Rory deglutì, sbattendo le palpebre per ricacciare le lacrime.
- Io non sto con lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jess Mariano, Rory Gilmore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Do you remember the time i knew a Girl From Mars?
I don't know if you knew that.
Oh we'd stay up late playing cards,
Henri Winterman Cigars.
Though she never told me her name

(A girl from Mars, Ash)










- Non pensavo fosse passato così tanto tempo dall'ultima volta in cui ci siamo visti. - osservò una voce, beffarda, accanto a lei.
Rory spalancò gli occhi, riconoscendola.
- Jess, - disse, sorpresa, passando veloce i capelli dietro alle orecchie, per sistemarli un po'. - che ci fai qui? Oh, no, - continuò poi, capendo l'equivoco, - lei non è mia, è la figlia di una collega, mi ha chiesto di tenerla, oggi. - spiegò, sperando di non sembrare a disagio.
Davanti a lei c'era proprio Jess, con la caraffa del caffè in una mano, esattamente come se lo ricordava. Ovvio, più grande. Si costrinse a respirare, stava inspiegabilmente farneticando anche con il pensiero. E Jess sogghignava.
Nascose la macchia del sugo sulla camicia allungando il cardigan, mentre lui le versava il caffè.
Prese coraggio e cercò di dominare l'imbarazzo,
- Lavori qui? Non eri a Philadelphia? - gli chiese.
- Aiuto un vecchio amico: lui aveva bisogno di un socio e io di cambiare aria, per continuare a scrivere.
- Oh, certo. - Avrebbe voluto continuare, ma lui le fece un cenno con la testa e si avvicinò ad un altro tavolo.
- E lui, lo conosci? - le chiese allora Agatha.
Rory osservò Jess Mariano.
- Lo conoscevo. - rispose.

George era passato di lì tra una partita e l'altra, a mangiare, vantandosi dei suoi punteggi mirabolanti, e intorno alle tre Agatha sgattaiolò nell'angolo dove si teneva la lettura delle fiabe, lasciandola sola con una tazza piena di caffè sul tavolo e in mano un libro recuperato su uno scaffale.
Lo aprì, chiedendosi distrattamente quanto avesse influito la presenza di Jess in quell'aspetto della caffetteria.

Rick tornò dalla pausa,
- Tocca a te, Mariano. - disse, prendendo il suo posto dietro al bancone.
Jess scaldò un panino, facendo scorrere lo sguardo sulla sala.
Dire che l'aveva vista non appena era entrata era riduttivo, si era accorto di lei fin da quando stava salendo i gradini del locale.
Non sapeva cosa pensare, ma era stato strano, vederla così, pensarla mamma di una bambina. Eppure, pur con i capelli in disordine e l'aspetto scarmigliato, quella versione di Rory gli era in qualche modo più famigliare di quella patinata che aveva conosciuto ad Hartford, o quella che aveva incontrato a Philadelphia.
In fondo le donne erano tutte uguali: coglile impreparate e troverai delle ragazzine, e così era successo, Rory aveva iniziato a blaterare velocemente, imbarazzata, proprio come quella ragazzina che si ricordava.
- Che fai, non vai a mangiare?
Si versò un bicchiere di birra, prese il piatto e scese dal bancone.
- Sto andando, faccio compagnia a una vecchia conoscente.

Appoggiò il piatto al tavolo di Rory, immersa nella lettura.
- In effetti, penso che se tu avessi avuto una bambina lo sarei venuto a sapere, in un modo o nell'altro. - disse, indifferentemente.
Rory sollevò lo sguardo dal libro,
- Suppongo di sì. - si limitò a dire, stupita nel trovarselo di fianco.
Dal loro primo incontro era andata in bagno, sistemandosi la coda e aggiustandosi la camicia sotto al maglione, detestava averlo fatto ma si sentiva meglio, non più trasandata.
Sperò comunque che l'occhio di un uomo, meno attento ai dettagli, non ci avesse fatto caso.
- Allora, ne è passato di tempo dall'ultima volta. - disse lui, prima di dare un morso al suo panino. Rory appoggiò il libro sul tavolo.
- Luke sa che sei il socio di una tavola calda?
- Questa è una caffetteria, - la corresse, con la bocca piena, - ed è una cosa temporanea, mi devo pur mantenere.
- Pensavo che avessi trovato un buon ambiente a Philadelphia.
- Alla fine mi sono stufato di tutti quegli intellettualoidi. - sbuffò, mandando giù il boccone con un sorso di birra. Rory ne approfittò per studiarlo: si muoveva come se non ci fosse imbarazzo tra di loro, come se il loro ultimo incontro non si fosse risolto in maniera disastrosa. A tal proposito una frase le premeva la gola, da quando l'aveva visto.
- Alla fine io e Logan ci siamo lasciati.
- Quel tipo? - chiese Jess, continuando a mangiare, come se in fondo la cosa non gli interessasse più di una dissertazione sul tempo o sulla politica locale di Stars Hollow.
- Esatto, quel tipo. Ci è voluto un po', ma alla fine ci sono arrivata.
Non sapeva che cosa si era aspettata, probabilmente non di vederlo continuare a mangiare.
- Quindi, a parte la baby sitter, cosa fai?
- È una cosa estemporanea, solo un favore a un'amica. Lavoro all'Observer
- L'Observer? Una nuova Candance Bushell?
Le sfuggì un sorriso,
- Sezione politica. Non è e non sarà mai il Times, ma viene letto da migliaia di persone. - si difese.
Il ragazzo del taxi si avvicinò al loro tavolo,
- Ehi, Straniera, se sapevo che conoscevi Jess ti avrei offerto un altro caffè gratis.
- Veramente sul volantino non c'erano limiti di quantità. - obiettò lei.
- Sono scritte molto in piccolo. Ma faremo un'eccezione, per te.
Jess si intromise,
- Quindi sarebbe lei, la tua straniera? - sogghignò, osservandola.
Rick rise,
- Esatto, non è tenerissima? Così provinciale! - commentò, sapendo di innervosirla. Rory sbuffò, quando anche Jess la prese in giro.
- Gira voce che abbia uno sguardo glaciale, non ti conviene stuzzicarla. - disse, strizzandole l'occhio.
- Se trattate così i vostri clienti vi ritroverete in un attimo sull'orlo del fallimento. - sentenziò, cercando di mantenere un cipiglio distaccato che provocò solo delle altre risate trattenute non troppo abilmente.
- Comunque lei è Rory, e lui è Rick. Rick, il tavolo tre continua a guardare in questa direzione, vorranno ordinare.
Il ragazzo guardò oltre la sua spalla, con scarso interesse,
- Ci penserà Darla, deve guadagnarsi lo stipendio. - ribatté, noncurante.
- Darla è al banco. - disse Jess.
Rick scrollò le spalle,
- Mariano, se mi ricordo bene le bionde e le rosse sono le tue, a me le castane e le brune; quelle con i capelli dal colore improbabile ce le giochiamo a carta-sasso-forbice. E guarda caso: quelle sono bionde e io sono al tavolo con una castana.
- Ma, guarda caso, io sono in pausa, quindi tocca a te. E poi potrebbero essere le nostre madri, non fanno testo.
Rick si allontanò,
- Non fare lo schizzinoso, quante storie...
Rory aveva assistito allo scambio di battute leggermente imbarazzata, trovandolo in qualche modo fuori luogo.
- Non siete un po' cresciuti per queste storie? - si limitò a dire, ottenendo un ghigno divertito in risposta. Jess fece un altro sorso di birra, e fece scivolare il libro sul tavolo verso di lui.
- Vediamo cos'hai pescato, signorina Gilmore.


Non si sarebbe mai aspettata, a dieci anni dal loro primo incontro, di ritrovarsi ancora una volta a discutere su Hemingway con Jess.
- Com'è possibile che, dopo tutto questo tempo, tu non ammetta che lo metti su un piedistallo?
Lui scosse la testa,
- Com'è possibile che tu, dopo tutto questo tempo, non lo abbia mai affrontato seriamente.
- L'ho affrontato, più volte, e secondo me non è uno scrittore visionario, alla fine della fiera non vedo perché dovrebbe essere al di sopra di molti altri!
Jess si passò una mano sul mento, e si appoggiò allo schienale.
- Torno al lavoro, Rory, è stato un piacere. - disse, alzandosi.
Si ricordò che la loro conversazione non era nulla di più che una pausa pranzo, si spostò leggermente per permettergli di uscire agilmente. Deglutì, cercando qualcosa da dire.
- Batti in ritirata, eh? - lo provocò poi, non sapendo bene come salutarlo. Jess si fermò, nascondendo un sorriso, allungò la mano verso uno scaffale e prese un libro.
- Leggi questo, occupa bene il tuo tempo. - le disse poi, semplicemente.


La lettura delle fiabe era finita, Agatha tornò al tavolo decretando che voleva tornare a casa, a guardare un film. Rory guardò l'orologio, erano le cinque, erano quasi quattro ore che erano lì.
- Vieni, andiamo a chiamare George. - disse, porgendole la mano.
Era stato uno strano pomeriggio, e doveva ammettere che la parte più strana stava nel trovarsi costantemente a meno di dieci metri di distanza da Jess. Una parte di lei era curiosa di studiarlo, di capire come era diventato, era interessata a guardarlo muoversi, vederlo parlare con la gente; ma l'altra parte le ricordava bruscamente che quello era Jess, non un vecchio amico, sentiva che avevano qualcosa in sospeso e allo stesso tempo si rifiutava di ammetterlo, considerando la cosa incredibilmente patetica da parte sua.
Erano passati cinque anni, da Philadelphia; pensare a qualcosa in sospeso tra di loro era stupido.
Raggiunse la zona videogiochi, notando subito il ragazzo del taxi, Rick, impegnato in una sfida su un simulatore di guida con un ragazzino, circondati da un gruppetto nel quale riconobbe George.
Quindi, se Jess aveva pensato alla libreria lui aveva pensato a quello.
A notare dai ragazzini che affollavano quella zona, e dall'andirivieni della gente nel bar che aveva constatato mentre era seduta, probabilmente la loro alla fine era una buona idea.
- George! - disse, cercando di sovrastare il rumore delle musichette con la sua voce, - andiamo: sono le cinque passate.
Rick si intromise,
- Straniera, prima regola: mai disturbare un uomo che sta giocando la partita della vita. - disse, non distogliendo lo sguardo dallo schermo.
- Veramente io parlavo con George. - ribatté Rory, infastidita.
- Non ti innervosire, arrivo subito! - continuò Rick.
Rory fece un cenno a George, che rapito osservava la sfida, e le si avvicinò senza mai staccare gli occhi dallo schermo.
- Per te oggi basta videogiochi. - borbottò lei, con un cipiglio che non sapeva di avere.
Rick colse l'osservazione,
- Ehi, mammina, - disse, ironico, - e così sei capace di sfoderare gli artigli, eh?
Satura della sua vicinanza Rory strinse la mano di Agatha e spinse George fuori dalla sala.
- Non ti è venuto mal di testa a stare chiuso lì dentro per tutto questo tempo? - gli chiese, mentre camminavano verso la cassa.
- Per niente, - commentò George, restio ad andarsene, - quel posto è un paradiso e Rick è un figo.
La ragazza alla cassa, con un piccolo anello sulla narice e un'improbabile coda striata di viola, si appoggiò al bancone,
- Prendi nota, ragazzino: inizi ad essere un po' grande per uscirtene fuori con questi commenti senza essere frainteso. E poi Rick è un coglione.
- Ma è bravissimo a GTA, il migliore che io abbia mai visto! - protestò lui.
- Appunto, è più vicino ai trenta che ai venti: è un coglione. - disse, iniziando a battere il conto, mentre Jess se la ghignava.
- Ha provato a portarsela a letto. - spiegò a Rory, con il labiale.
- Questo prima di carta sasso e forbice. - si intromise Rick, spuntando dietro di loro. - Capelli viola, ricordi? Carta-sasso-forbice. - disse poi a Rory. - Beh, cos'è questa fretta, già a casa, Straniera? Non ti posso nemmeno offrire un ultimo giro di caffè?
- Nonostante il caffè di Luke mi sia mancato terribilmente, e sì, Jess, me ne sono accorta che è come il suo, devo andare: loro sono stanchi e io ho una bozza da correggere. - si avvicinò all'uscita, poi si girò verso di Jess, non sapendo bene come salutarlo. - Quindi... ci si vede, prima o poi, no?
Fu quello, il primo momento, una frazione di secondo in cui gli occhi spaesati di Rory si trovarono in quelli di Jess, che trasmettevano quella stessa strana malinconia nel salutarsi. Rory la vide, anche se fu un lampo, e una piccola parte di lei si sentì capita.
- Certo, mi trovi qui: non ci mettere degli anni, prima di tornare.
Gli sorrise, come rinfrancata.
Guardò Agatha, le le porgeva le braccia.
- Ti prego, mi fanno male i piedi! - piagnucolò, mentre il fratello commentava:
- Stupida poppante.
Rory fece cenno a George di non insistere, ancora scottata dall'infinita crisi di pianto della mattina, si fece forza e si abbassò per prenderla in braccio, sospirando dallo sforzo mentre si rialzava.
- Ok, andiamo. - disse, rivolta ai due bambini.
Sentì i passi rimbombare sulla pedana in legno dietro al bancone,
- Aspetta, Rory. - la fermò Jess, - vi accompagno io. 
Si voltò verso di lui, il secondo momento, un'espressione momentanea, quasi volesse veramente accompagnarla; stare ancora un attimo insieme.
Rick le prese Agatha,
- Stai qui, Jess, ci penso io: ho visto dove abitano i bambini, non ti preoccupare. - disse, uscendo con la bambina in braccio.
Rory si voltò verso Jess, ancora spaesata, ma lui le disse, semplicemente:
- Vai, no? - come se una soluzione o l'altra non gli cambiasse.
Forse si era sbagliata, forse aveva desiderato interpretare il suo viso in modo da trovarvi qualcosa di simile a quello che provava lei, una nostalgia di tutto quello che, durante la pausa insieme, avevano solo spolverato.
Chiuse la porta della caffetteria dietro di sé, nelle sue orecchie solo il campanello che suonava.







Nda: Ecco il secondo capitolo: non mi sembrava carino tenere Jess lontano da questa storia troppo tempo, e il capitolo era pronto, così come promesso l'ho pubblicato oggi.

Ringrazio le persone che hanno letto il primo, sperando che mi abbiano dato fiducia e leggano anche questo ;-)

Sono curiosa di sapere le vostre opinioni,  questa storia mi sta divertendo, era da un po' che non mi immergevo nell'universo Gilmore e ci sto prendendo gusto, spero che vi piaccia e che la seguirete!
Piccola nota: non sapevo che gioco di guida far nominare a George e così gli ho fatto dire GTA, non so se ci sia anche la versione per la sala giochi...
Vi lascio,  i prossimi capitoli sono pronti ma me ne tengo sempre qualcuno di margine, onde evitare di non riuscire a rispettare gli aggiornamenti settimanali che mi prefisso, a causa lavoro.

Ps anche la canzone che dà il titolo a questo capitolo viene da una scena topica per i Literati, la riconoscete?

- Buonanotte Dodger!
- Dodger?
- Vediamo se lo sai...
- Oliver Twist.
(Una mamma per amica, s02e05)

   
 
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