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Autore: ruruCRISIS    16/01/2013    4 recensioni
« Insomma, Len! C'eravamo prima noi! » Len Kagamine si girò verso la gemella, fissandola con uno sguardo del tipo 'Io? Io non ho fatto assolutamente nulla.' « Eravamo, indicativo imperfetto.» si rigirò, era oramai quasi il suo turno. O meglio, il loro. A quanto pare, aveva saltato un bel po' di fila e aveva avuto la brillante idea di appostarsi di fronte alla sorella. « E' da un po' che aspettiamo, non sarebbe giusto nei nostri confronti. » Gumi cercò di darle man forte, ma il ragazzo rimase sulle sue, avanzando e ordinando ciò che voleva. Quando ebbe ciò che aveva ordinato nelle sue mani, si voltò, pronto a tornare in classe. « L'importante è che sia giusto nei miei. » sibilò, quando passò accanto a Gumi. Len Kagamine, il ragazzo più popolare della scuola, fratello gemello della sua migliore amica, dotato di una bellezza fuori dai canoni, per me era solamente uno strafottente a cui piaceva giocare al gioco del 'io sono il re, voi i miei sudditi'.
-Tratto dal capitolo II
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gumi, Len Kagamine, Rin Kagamine, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PrologoQuei petali rosa ciliegio.

 

I ricordi sono essenze.

 

Scese le scale alla velocità della luce, circondata dall'azzurro del cielo di primavera. La cartella le dondolava nella mano destra, che teneva la maniglia in modo sciolto, quasi rilassato, anche se lei non lo era. La mano sinistra era impegnata a tenere una ciambella spolverata di zucchero a velo, avvolta da un piccolo fazzoletto di carta. Lei la mangiò a grandi bocconi, cercando di finirla in fretta ma cercando di non strozzarsi. Continuò a correre lungo il viale, mentre il vento le si insinuava tra i capelli.

 

Essenze dell'anima, della mente.

 

Molti petali di ciliegio caddero sull'asfalto, quasi come fossero ballerine. Lei li chiamava 'le dolci ninfe'. Già, lei li vedeva come messaggeri, quei petali rosa tenue; prima di adagiarsi a terra, sembravano danzare come possono fare solo le ninfe sull'acqua, con incantevoli piroette e una grazia inimitabile. Lei non ci fece molto caso, come invece faceva spesso, ma continuò a correre a perdifiato sotto i sakura in fiore. La ciambella ormai l'aveva finita tutta, e si pulì lo zucchero che le aveva sporcato le labbra con la mano, senza pensarci su.

 

Sono semplicemente bellissimi.

 

Quell'edificio color giallo sbiadito dal tempo cominciò a vedersi appena prese la curva a sinistra; appena uscita sulla nuova stradina, cominciò a correre ancora più veloce, richiedendo alle sue gambe uno sforzo immane. Mancava poco, ma le sembrava ancora troppo lontano da raggiungere, quel traguardo. Da lontano, appariva come un semplice edificio giallino sfigato, con qualche crepa molto visibile e finestre un po' sporche incorniciate dal legno. A occhio e croce, mancavano ancora una cinquantina di metri: lei li percorse a gran velocità, come faceva solo nelle lezioni di educazione fisica e dava il meglio di sé. Il cancello nero smaltato dell'edificio era aperto, e lei ci entrò correndo, con un poco di fiatone. Sopra il portone, si poteva distinguere la scritta a kanji di “scuola”.

 

Sono semplicemente nostri.

 

Salì le scale che portavano al primo piano di corsa, saltandone di due in due. Era di nuovo in ritardo, anche se non le capitava spesso: l'ultima volta, era restata fuori dalla porta per tutta la prima ora, e non voleva che adesso le capitasse di nuovo. Corse per il corridoio tempestato da quadri realizzati da una classe dell'ultimo anno, conscia del fatto che era contro le regole: ma lì non c'era nessuno che ci potesse fare caso. La sua aula era la penultima di tutto il corridoio, e ci si piombò in tutta fretta. Appoggiò la cartella sul suo banco, posizionato in terza fila a destra, e prese un grande respiro. Non aveva corso così tanto in vita sua, nemmeno ad educazione fisica. « Professoressa, mi scusi del ritardo! » si scusò, facendo un inchino d'educazione. Restò così per circa una decina di secondi, per poi rialzare lentamente il capo: seduto alla cattedra non c'era nessuno, ma la classe era piena di ragazze.

« Ehi, Megpoidchan! » la salutò con la mano una di esse. Questa ricambiò, sorridendo. Si sedette poi al suo banco, lentamente, come per recuperare le energie di quella folle corsa.

« Buongiorno. »

 

Non potremo vivere senza di essi.

 

La ragazza vicino a lei la salutò sorridendo teneramente, e lei ricambiò il gesto. « Buongiorno, Rinchan! » La sua compagna di banco era una ragazza minuta e graziosa, dai capelli corti e un po' spettinati, che riusciva a domare solo grazie all'aiuto delle mollette; questi erano di un biondo irreale, quasi come ogni ciocca fosse stata disegnata col giallo dei colori a pastello: erano di una lucentezza incredibile, desiderabile. Gli occhi erano dal taglio gentile e colorati dell'azzurro più bello che esista, il tutto completato da delle guance che arrossivano spesso e dalle labbra rosee e perfette. Si chiamava Rin, che sta a significare “severa”, anche se lei era tutt'altro: aveva un carattere un poco timido, ma lei sapeva che era solo una corazza per paura che gli altri potessero arrivare al suo cuore e di conseguenza spezzarglielo; ma soprattutto, era scorbutica con chi disprezzava e allo stesso tempo gentile con chi le stava cuore. Una ragazza d'oro, lei era la sua migliore amica: si confidavano spesso, anche se lei aveva un buon rapporto anche con le altre. Ma Rin occupava sempre un posto speciale nel suo cuore.

 

Io, per esempio, vivo di ricordi: tengo più a loro che alle persone.

 

 

Aprì la cartella, tirando fuori tutto il necessario per la prima lezione di quel lunedì di primavera: il libro di testo, quaderno, un astuccio contente poche penne mangiucchiate. Aprì velocemente il libro d'inglese per controllare gli esercizi e se aveva fatto i compiti; per fortuna era tutto a posto e non vide nessun errore mentre scorreva con gli occhi color smeraldo tra le righe. Aveva fatto un buon lavoro anche stavolta: in fondo, lei e l'inglese erano una cosa sola.

« Hai visto i sakura in fiore? » le chiese all'improvviso Rin, guardando fuori dalla finestra; ogni tanto si vedeva passare qualche piccolo gruppo di uccelli, ma in questo periodo si vedevano soprattutto i petali dei sakura danzare in armonia.

« Sì. » rispose lei, ripensando a quello spettacolo dipinto di rosa.

« Mi piacerebbe dipingerli, un giorno. » disse Rin sorridendo. « E tu sarai la prima persona a cui mostrerò il mio capolavoro, Gumi. »

 

I ricordi sono preziosi. Non dobbiamo lasciarli in un cassetto.

Loro devono avere la libertà di volare e danzare, proprio come i petali dei sakura.
 


 
Angolo dell'autrice:

Macciaaaaaau amici ♥ Questa è la prima fanfic che posto qui, ma non la prima che scrivo eheh no, non le posterò, perché fanno leggermente schifo C: E' la mia prima fanfiction che scrivo sui Vocaloid e l'ho voluta centralizzare sul mio pairing preferito, ossia... NON VE LO DIRO' MAI LO SCOPRIRETE DA SOLI, MUAHAHAH. Che dire? Spero sia di vostro gradimento e che il prologo - il più lungo che abbia mai scritto, lol - vi invogli a leggere anche il seguito ^^
With love,


Rurucchì <3



 

Macciaaaaaau amici ♥ Questa è la prima fanfic che posto qui, ma non la prima che scrivo eheh no, non le posterò, perché fanno leggermente schifo C: E' la mia prima fanfiction che scrivo sui Vocaloid e l'ho voluta centralizzare sul mio pairing preferito, ossia... NON VE LO DIRO' MAI LO SCOPRIRETE DA SOL

  
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