Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: dragon_queen    16/01/2013    4 recensioni
"Vi siete mai chiesti cosa si provi a essere amati da Lucifero in persona? O meglio, essere posseduti da quell'angelo così bello e arrogante da essere stato scacciato dal Paradiso da Dio stesso?"
Questa storia parla di Laila, la quale si troverà incappata in qualcosa più grande di lei, ma la quale le farà capire che non sempre le tenebre nascondono qualcosa di malvagio...
Spero di avervi incuriosito e vorrei sapere cosa ne pensate. Buona lettura XD
[Aggiunta copertina nel prologo XD]
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Alec se ne era andato da quasi un'ora, lasciandomi sola in quella stanza. Mi ero silenziosamente seduta sul letto e avevo aspettato.

Non appena era comparsa quella demone, Lilith, lui era improvvisamente diventato freddo, i suoi occhi avevano cambiato tonalità, totalmente.

Dopodichè era uscito, seguito da lei, la quale, prima di varcare la porta, mi aveva lanciato un'occhiata che probabilmente avesse potuto uccidere lo avrebbe fatto.

Prevedevo guai e la cosa non mi piaceva.

Basta, non ce la facevo più ad aspettare. Stavo diventando ansiosa, sospettosa e presi a camminare avanti e indietro per la stanza come un'invasata. Cos'è che non mi faceva stare tranquilla? L'ambiente? L'atmosfera? O forse sapere Alec solo con quella?

Così, silenziosamente, schiusi la porta e mi affacciai su di un corridoio, deserto. Mi guardai intorno per un istante, poi mi feci coraggio e mi incamminai.

I colori che prevalevano erano scuri, andavano dal nero pece al rosso porpora, ma i fregi e gli arredi parevano quelli di un castello medioevale.

D'un tratto mi fermai dinnanzi ad una porta lasciata accostata, avendo udito delle voci provenire dall'interno.

Cercando di non fare rumore mi affacciai, schiudendo il battente quel tanto per osservare all'interno. Vidi Alec, davanti ad un grande camino acceso, e, poco più in là, Lilith, la quale stava camminando verso di lui in modo alquanto equivoco.

-Allora è vero quello che si vociferava- disse la demone, continuando ad avvicinarsi ad Alec.

-E cosa si vociferava?- chiese lui, rigido come mai lo avevo visto.

-Che ti sei invaghito di un'umana. Tu, il nostro re, perso per una ragazzina-

-Attenta a come parli, Lilith-

-Altrimenti. Avanti, a me puoi dirlo. Ti sei semplicemente trovato un passatempo in mia assenza, non è vero?- chiese ancora lei, arrivando a pochi centimetri da lui e poggiandogli le mani sul petto, fissandolo con seria lussuria.

Non riuscivo a crederci. Non volevo crederci. Sentivo le mani formicolarmi, mentre un dolore al basso ventre mi costrinse a distogliere per un attimo lo sguardo. Quando lo riposai sui due, li vidi appiccicati in un passionale bacio.

Mi sentii morire, lentamente e dolorosamente. Ero davvero solo un passatempo?

In fondo cosa potevo aspettarmi? La mia anima era destinata ad ardere tra le fiamme dell'inferno e non a donarsi ad uno come il Demonio in persona.

Decisi che avevo visto abbastanza. Così, sempre in silenzio, mi allontanai dalla porta e corsi verso la stanza nella quale Alec mi aveva lasciato.

Entrai, sbattendo la porta. Non volevo piangere, ma era qualcosa più forte di me. Così mi sedetti sul letto, lo sguardo basso, le braccia a circondare il ventre che stava custodendo il figlio del diavolo.

Una lacrima mi scese comunque lungo una guancia, segno evidente che quelo che provavo per me era fin troppo vero.

 

Mi ero nuovamente addormentata stringendo uno dei due morbidi cuscini del letto di Alec. Stavolta però, quando mi svegliai, lui non era al mio fianco come la volta precedente e questo mi fece stare ancora più male.

Come se fosse stato richiamato da quel pensiero, però, sentii la maniglia girare lentamente e dei passi farsi dentro la stanza.

Mi alzai a sedere, incontrando lo sguardo del demone che mi fissava, ancora di un colore scarlatto.

-Mi dispiace averti svegliato- mi disse, ma io non risposi.

Mi limitai a stendermi nuovamente sul letto, voltandogli le spalle. Avvertii la sua presenza accanto a me, mentre si stendeva al mio fianco.

La sensazione delle sue labbra sulla mia pelle mi fece rabbrividire. Avrei ceduto di nuovo e non volevo.

Con uno scatto mi sottrassi.

-Non mi toccare...- sussurrai tra i denti, continuando a non voltarmi.

Per qualche secondo non lo sentii più e credetti se ne fosse andato. Poi però una presa alla spalla mi costrinse a voltarmi con la schiena contro al materasso, bloccata dal suo corpo. Il suo volto mostrava un misto tra l'arrabbiato e il confuso.

-Laila, pensavo avessimo superato questa parte- disse con un sorrisetto strafottente dipinto sulle labbra.

-Hai pensato male- ringhiai e tentai di sottrarmi, ma senza riuscirci.

-Cosa ti prende, si può sapere?-

-Non voglio essere toccata da te. Non ti è chiaro?-

Finalmente riuscii a liberarmi e scattai in piedi. Lui mi seguì dopo qualche secondo. Non volevo assolutamente che quelle labbra che mi avevano confessato di essergli mancata e mi avevano dato la vana speranza di un sentimento che in fondo non esisteva e che nello stesso giorno avevano baciato un'altra, mi toccassero nuovamente.

-Alec, perchè non mettiamo fine a questa pagliacciata? Prenditi la mia anima e facciamo come se niente fosse successo. Tu avrai il tuo premio, io la mia meritata pace-

-Laila, ma di cosa stai parlando? Pensavo di essermi spiegato-

-Si certo, come ti sei spiegato con Lilith, non è vero?-

Lo vidi impietrire. Quell'espressione sul suo viso mi fece sorridere.

-Non pensavi che l'avrei scoperto subito, vero? Pensavi di poterci scopare entrambe?!?-

Lo vidi muovere un passo verso di me, ma non pensai che i suoi occhi mi potessero spiazzare così tanto. Mi fissavano, ma non parevano strafottenti come al solito, ma dispiaciuti e colpevoli.

-Laila, lascia che ti spieghi...-

-No, perchè ogni parola che dirai sarà solo una menzogna. Lasciami in pace!!-

A quelle parole Alec tornò impenetrabile come quando lo avevo conosciuto.

-Bene, vuoi che ti lasci in pace? D'accordo. Vuoi la tua condanna? Sarai accontentata-

Con un movimento fulmineo me lo trovai davanti, una mano a circondarmi la vita e l'altra a tenermi fermo il mento, mentre i suoi occhi continuavano a rimanere fissi nei miei.

-Non ti lascerò bruciare tra le fiamme dell'inferno, sarebbe troppo facile. Rimarrai qui, in questo castello, in questa stanza, a riflettere e ad aspettare, sino a quando non mi sarò stancato di te-

Mi baciò, rude, mordendomi il labbro inferiore quando io cercai di sottrarmi. Lo sentii sanguinare e strizzai gli occhi per reprimere un gemito. Dopodichè si allontanò, facendomi cadere a terra e, leccandosi le labbra, se ne andò.

Se solo avesse saputo...

 

-Allora, è tornato? E dimmi, l'umana è con lui?-

-Si, se l'è portata dietro. Povera sciocca, non sa cosa l'attende-

-Oh, nessuno dei due se lo aspetta-

 

Ero ancora in ginocchio, a terra, dove Alec mi aveva lasciato. Singhiozzavo, ma le lacrime non mi scendevano e il dolore al petto era pressocchè insopportabile. In quel momento sentii bussare.

In cuor mio sperai che fosse lui, che fosse tornato da me come le volte precedenti, ma sulla soglia apparve una demone molto giovane, corti capelli biondi sino alle spalle e gli occhi dell'ormai familiare colore rosso.

-Il padrone mi ha mandato a prenderti-

La fissai senza capire. Forse anche lei lo notò, dato che continuò:

-Mi ha ordinato di prepararti e istruirti sulle abitudini di palazzo. Ha dato disposizioni di fare di te una delle sue serve-

-Come?!?- dissi, sbalordita.

Era dunque quella la mia punizione? Essere la sua schiava?

-No. Puoi dire al tuo padrone che non lo farò mai-

-Ha detto che lo avreste detto. Ha aggiunto che in tal caso avrebbe colpito i vostri cari-

L'espressione sul volto della ragazza non era mutata di una virgola. Pronunciava ogni parola come se stesse raccontando una sorta di storia, senza enfasi né sentimento.

-D'accordo- dissi e la seguii.

Mi portò per un lungo corridoio, simile a quello che avevo percorso in precedenza, costeggiato da numerose porte.

-Quella dalla quale sei uscita è la stanza del padrone, quindi non vi puoi entrare senza permesso. Ti sarà data una stanza nella zona della servitù-

Feci un veloce cenno di assenso, mentre con lo sguardo basso fissavo i miei piedi. Ci fermammo dopo pochi minuti davanti ad una piccola porta di legno scuro, in uno stretto corridoio illuminato da fiaccole attaccate ad entrambi i lati. La giovane demone schiuse la porta, rivelando una stanzetta con un letto, un tavolo, un cassettone e una porta che probabilmente portava ad un bagno.

-Troverai il cambio nell'armadio e puoi lavarti nel bagno che comunica con la tua stanza. Per il momento è tutto. Verrò a riprenderti domattina- e detto questo mi chiuse la porta alle spalle.

Era questo che Alec voleva? Questo aveva progettato per farmela pagare? Bene, non gliela avrei data vinta tanto facilmente.

Mi affacciai sul bagnetto, notando con sollievo una stretta e spartana doccia, ma sarebbe andata comunque bene. Così mi liberai dei vestiti ed entrai sotto il getto d'acqua, sospirando di sollievo. Quello era l'unico posto dove riuscivo a sgombrare la mente e pensare con lucidità.

Abbassai lo sguardo, sfiorando con le dita il pentacolo sul mio ombelico e sorrisi appena. Notai che la pancia mi si era ancora leggermente gonfiata, ma nessuno l'avrebbe notata.

Uscii dopo quasi un'ora, avvolta in un asciugamano che trovai nel bagno.

-Ti piace la tua nuova sistemazione?-

La sua voce mi fece sussultare. Sulla porta stava Alec, la sua solita faccia da schiaffi, la spalla poggiata allo stipite e le braccia conserte sul petto.

-Che cosa ci fai qui?- chiesi, cercando di sottrarmi ai suoi occhi.

Lui lo notò e sorrise ancora di più.

-Non ricordi Laila? Ormai conosco ogni centimetro del tuo corpo- e mosse un passo verso di me.

-Non ti avvicinare- gli dissi, alzando un braccio di fronte a me e arretrando a mia volta.

-Non devi essere arrabbiata, piccola. Mi hai costretto tu ad agire così-

Un altro passo verso di me e un altro che io arretrai.

-Per me questa è la più lieve delle punizioni. Se pensavi di farmi un torto, allora ti sei sbagliato. Mi permetterà almeno di stare lontano da te-

-Davvero? E se ti dicessi che sarai la mia schiava personale?-

Io impietrii.

-Non puoi farlo-

-Posso e lo farò. E ricorda: le schiave fanno sempre tutto quello che il padrone ordina loro- disse, carezzandomi una guancia.

Io mi sottrassi rudemente, fissandolo poi in cagnesco.

-Renderò la tua vita un inferno- dissi.

-Vedremo- e detto questo se ne andò.

 

La mattina mi alzai presto. Non ero riuscita a dormire per quasi tutta la notte al pensiero che sarei stata in balìa di Alec più di quanto già non fossi. Dopo essermi lavata, aprii l'armadio, inorridendo nel vedere i vestiti che avrei dovuto indossare: una mini veste che mi arrivava a malapena a metà coscia, monospalla, con una cintura che mi circondava il ventre. Per fortuna la stoffa era morbida e mi rimaneva larga in vita anche con la presenza di quel pezzo di stoffa, almeno il rigonfiamento della pancia non si sarebbe comunque notato.

Ai piedi un paio di stivali morbidi, piatti, alti quasi fino al ginocchio.

Indossai ogni capo e aspettai che la demone del giorno prima mi venisse a chiamare. E così accadde.

Bussò alla porta dopo qualche minuto e io uscii, venendo esaminata da una veloce occhiata.

-Bene- disse e riprese il corridoio del giorno precedente.

Io la seguii in silenzio, riconoscendo quasi immediatamente la strada che stavamo percorrendo, in quanto riportava alla stanza di Alec.

Ci fermammo. Su un tavolino stava un vassoio con del cibo e mi fu ordinato di portarlo dentro. Poi mi fu solo raccomandato di eseguire ogni ordine che il padrone mi avrebbe dato.

Così io, dopo aver seguito con lo sguardo la demone che se ne andava, bussai alla porta.

Non ottenni una risposta immediata, ma dopo qualche minuto qualcuno mi venne ad aprire. Davanti mi si parò Lilith, la quale indossava solo una vestaglia color rubino e i capelli erano spettinati e lasciati sciolti lungo la schiena. Non mi ci volle certo un interprete per capire cosa ci faceva là.

-Oh Laila, vedo che hai trovato la tua vera vocazione. Entra- mi disse con finto buonismo e si scansò per permettermi di entrare.

Io, senza neanche guardarla, varcai la soglia. La stanza era immersa nella quasi penombra, mentre vidi il letto disfatto e Alec, il torso nudo, poggiato allo schienale, che mi fissava.

Sentii Lilith chiudere la porta alle mie spalle e raggiungere leggera il letto, stendendosi al fianco del demone, la testa poggiata su di una sua spalla e con una mano disegnava dei ghirigori sui pettorali scolpiti.

Avvertii una strana sensazione alla bocca dello stomaco, quella che chiaramente era gelosia. Stavo reprimendo la voglia di prendere il vassoio e sbatterlo in faccia ad entrambi per poi andarmene.

Ma aspettai e continuai a guardarli. Poi dissi:

-La colazione, padrone-

Vidi lo sguardo del demone avere un sussulto, poi scansare malamente la demone e dire:

-Lasciami solo-

Lei, visibilmente contrariata, si alzò e mi passò a fianco, mentre il suo sguardo omicida continuava a squadrarmi.

Non appena mi superò, avvertii una botta alla schiena che mi fece perdere l'equilibrio e cadere a terra, rovesciando anche il vassoio che avevo in mano.

-Ops, scusa- le sentii dire e seguii i suoi passi mentre si allontanava e si chiudeva la porta alle spalle.

In silenzio, reprimendo le lacrime, presi a raccogliere i pezzi delle stoviglie che avevo rotto. D'un tratto vidi Alec apparire nel mio campo visivo e inginocchiarsi per darmi una mano.

-Ci penso io, padrone- dissi incolore.

-Laila, io...-

-Non dire niente. Faresti solo peggio- dissi e mi alzai con il vassoio, voltandogli le spalle.

Prima che pootessi muovermi, però, lui mi prese per le spalle e nascose il viso nell'incavo del mio collo.

-Lascia che ti spieghi...- disse, a contatto con la mia pelle.

-Vedi, Alec, io non sono una che si accontenta degli avanzi, che reprime i sentimenti solo per fare un piacere a qualcuno. Solo questo ti dico: o me, o lei...- e detto questo mi allontanai, uscendo dalla stanza e lasciando solo il demone, il quale, sapevo, mi stava ancora guardando.

 

Avevo malamente riappoggiato il vassoio sul tavolino sul quale l'avevo trovato, dirigendomi a passo svelto in direzione della mia stanza. Gli occhi mi si erano improvvisamente riempiti di lacrime, mentre con una mano tentavo violentemente di non farle uscire.

Imboccai quindi il corridoio che portava alla camera, ma la strada mi fu bloccata da qualcuno che, a causa della penombra, non riconobbi immediatamente.

-Cosa ci fai qui?- chiesi poi quando riconobbi lo sguardo di ghiaccio di Lilith.

-Non dovresti rivolgerti in questo modo. Sei uno schiava, devi portare il dovuto rispetto-

-Non credere che solo perchè Alec si è ideato questa punizione così demente, io mi debba comportare come una povera servetta disinibita. Scordatelo-

-Sei impudente Laila, forse è per questo che lui non riesce più neanche a mostrarmi desiderio. Non mi ha neanche toccata, per tutta la notte-

Quelle parole mi stupirono, lasciandomi impalata mentre tentavo di superarla. Allora lui non era andato a letto con lei.

Poi avvertii la sua voce vicino al mio orecchio sussurrare:

-Attenta ragazzina. Non mi piace avere rivali. Se ti metterai ancora in mezzo, finirai male- e detto questo se ne andò, lasciandomi sola.

 

Dio, quanto ero stata stupida. Mi ero fidata solo dei miei occhi senza chiedere niente a lui. Alec aveva cercato di spiegarmi, di farmi cambiare idea, ma io, come una ragazzina capricciosa, non avevo voluto sentire ragione. E probabilmente adesso lo avevo perso.

Mi inginocchiai sul letto, portandomi le mani al viso. Dovevo assolutamente parlare con lui, ma se lo avessi fatto, Lilith me l'avrebbe fatta pagare. Allora che fare?

Solo in quel momento mi ero resa conto cosa davvero provavo per lui, cosa realmente sentivo dentro di me.

Alzai il viso, mentre le lacrime ormai scendevano incontrollabili. Erano però mischiate a un pianto di pura felicità.

In quell'attimo avrei voluto gridare al cielo quanto, nonostante tutto, lo amavo.





NDA
Siccome stasera sono in vena vi delizio con ben due aggiornamenti. Non fateci l'abitudine, poichè non andrò spedita in questo modo molto spesso. Ringrazio coloro che continuano a recensire, sperando in una loro recensione anche in questo capitolo. Mando un ringraziamento anche a coloro che hanno messo la storia tra le tre categorie e chi invece legge e basta, anche se mi piacerebbe sapere anche una sua opinione.
Un saluto Marty.

  
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