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Autore: Mavor    17/01/2013    1 recensioni
Mordred, un aspirante cavaliere, viene infine nominato cavaliere della tavola rotonda, ma scopre di essere il figlio illegittimo di re Artù e quindi l'erede al trono di Camelot.
Lui che crede fermamente negli ideali della cavalleria ma il destino lo farà arrivere ad un punto di non ritorno:
decidere se rimanere fedele al suo giuramento e ai suoi principi o sfidare la storia e tentare la conquista del trono di Camelot e di tutta la Britannia.
Genere: Fantasy, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mordred

 

 

 

Passai una notte intera a pensare, a macchinare, a calcolare ogni singola possibilità e variabile. 

Tutto doveva andare secondo i piani. Ma la situazione che ci si parò davanti fu sorprendente.

Tutto iniziò non appena sorse l'alba: una sottile nebbia permeava tutta la zona, ed era una condizione perfetta per i nostri amici dall'esterno.

Attraversai il cancello principale senza problemi, portandomi dietro mio fratello con dei cavalieri nostri alleati, e ci dirigemmo verso la rocca.

Mio fratello mi aveva procurato un'armatura nera con il nostro simbolo araldico, il dragone nero.

Se ci rifletto bene calzava a pennello: Artù veste di bianco e blu, io invece di nero e di rosso, un contrasto perfetto, no?

Mi disse che era appartenuta ad uno degli ultimi comandanti delle legioni britanno-romane e casualmente, così ha detto lui, la sua unità aveva come simbolo il nostro dragone:

era una fusione tra un'antica armatura romana unita alla cotta di maglia tipica dei cavalieri britanni. Un po' troppo appariscente per i miei gusti.

Una volta che tutti presero le varie posizioni, entrai e trovai un certo Sir Balan nella sala della tavola rotonda insieme a tutti quei cavalieri che erano rimasti a Camelot. 

Procedeva tutto liscio come l'olio. 

«Sir Mordred, appena in tempo! Ci hanno appena riferito che dei briganti si stanno avvicinando,finora abbiamo radunato tutte le guardie del castello»

«Bene, bene. Vetki Uruz!!»

Alla mia parola d'ordine irruppero nella sala i nostri guerrieri, capitanati da Agravain, che circondarono quei pochi cavalieri.

Mi strappai il drappo blu e lo sostituii con quello rosso sotto i loro sguardi sbigottiti.

«Mordred... che stai facendo?! Questo è alto tradimento!»

Mi feci largo tra i miei soldati sorridendo e sguainai la spada al collo di quel cavaliere così leale.

«Da questo momento in poi, Camelot appartiene al suo legittimo re!»

«Ah... Credi davvero che ci inginocchieremo di innanzi a te?! Un figlio bastardo, ed ora anche un traditore?!»

Squadrai in un attimo lui e i suoi compagni: un gruppo di giovani inesperti e vecchi veterani. Credevano davvero di poterci fermare!

«Molto bene, Agravain

«Sì, mio re»

«Date il segnale e... occupatevi di loro. Io ho un altro compito che mi aspetta»

Poco prima di andarmene,sotto una pioggia di insulti, mi rivolsi beffardo a Sir Balan e agli altri cavalieri

«Mi avete convinto! Vi meritate un trattamento di favore per dei cavalieri nobili come voi. Spero che vi piaccia penzolare dalle mura erette dal vostro amato re. Addio...»

Mi allontanai tra le grida di morte di quei disperati, ma il mio obiettivo era chiaro. Stavo per togliermi una soddisfazione che attendevo da anni.

«Chi è? Siete voi Sir Balan?»

«Toc, toc. Il destino bussa alla tua porta, Ginevra»

«Chi è?! Che cosa volete?!»

«Non è passato così tanto tempo Ginevra,  ti sei già dimenticata la mia voce?»

«Mordred! Come vi permettete di entrare nelle stanze della regina?!»

«Mi dispiace tanto, ma credo che tu non sia  nella posizione di dare ordini»

La  moglie del re mi si parava davanti in tutta la sua bellezza, questo glielo concedo: era seduta sul suo letto mentre si pettinava i capelli.
Indossava una veste candida con dei riflessi celesti nelle pieghe che contrastavano i bruni capelli che gli scendevano fino alla schiena, questo abbigliamento era insolito, forse sperava nell' arrivo del suo amante?
Può da tanta bellezza nascere tutta questa corruzione?

«Vattene immediatamente! O sarò costretta a chiamare le guardie!»

Mi avvicinai a lei e la afferrai delicatamente aalle spalle portandola alla finestra

«Sei impazzito?! Quando Artù saprà di quest...»

«Guarda cosa sventola nell'aria»

Dissi indicando il mio stendardo sventolare sopra la rocca di Camelot
«M-ma... q-questo...»

Riuscivo a sentire il suo corpo tremare e palpitare, tutta la sua sicurezza si era dissolta in un attimo. Che visione meravigliosa!

«Tu... Cosa stai facendo?! Credi davvero di riuscire in  questa follia?! Stai infrangendo il giuramento di fedeltà al re!»

Sorrisi malignamente fissando quei decisi occhi verdi

«Tu hai il coraggio di parlare di fedeltà? Tu che infrangi il più sacro dei giuramenti, vieni a parlarmi di fedeltà? Dimmi come ci si sente a tradire l'uomo che hai sposato e che ti ama a tal punto da rischiare tutto ciò che a costruito per salvarti?»

Estrassi la spada e la portai al suo collo, la mia voce da sarcastica divenne fredda nonostante sentissi il mio cuore battere all'impazzata.

«Tu e il tuo amato siete la causa della rovina di Camelot, siete sfuggiti una volta alla giustizia ma questa volta pagherete. Mi hai allontanato da Camelot per paura che rivelassi la tua corruzione, non è bastato svelare la vostra relazione per avere giustizia, no! Perchè tu sei la regina del re e lui è il prototipo del cavaliere, non è così? Il tuo tempo è finito come quello di Lancillotto»

Lei caparbia e ottusa  mi rispose con un tono di sfida, ma non faceva che alimentare il mio desiderio di vendetta.

«Avanti! Uccidimi! Sei venuto solo per questo, Sir Mordred...»

«E liberarti dalle tue responsabilità? Non credo proprio! Anzi credo di aver trovato una pena più adatta alla tua persona»

La afferrai con forza alla gola e mi avvicinai al suo orecchio

«Tu sarai la mia sposa»

«Non oseresti!»

«Allora dichiara apertamente il tuo tradimento e preparati ad affrontare il tuo giudizio»

«Mai!»

«Così sia!»

Mollai la mia presa facendola cadere a terra  e mi diressi verso l'uscita, dove ad attendermi c'era Sir Malagant insieme a due suoi uomini

«Com'è la situazione Malagant?»

«Sire, se desiderate seguirmi ve la mostrerò»

«Dì ai tuoi uomini di sorvegliare Ginevra e di non farla uscire per qualsiasi motivo, se non per il piano di oggi... Non voglio che gli sia torto un capello, chiaro?»

«Sì, sire se volete seguirmi... Voi due, rimanete qui e sorvegliate la regina»

Malagant mi condusse in cima alla torre più alta per mostrarmi la situazione dall'alto:

«Camelot è completamente sotto il nostro controllo, solo alcune zone periferiche devono ancora cadere. I romani hanno inviato un manipolo di loro uomini per aiutarvi, mentre i signori della guerra sassoni stanno organizzando le proprie armate per unirsi alle nostre forze »

«E da parte di Artù e delle sue forze avete incontrato una qualche resistenza? Da dove i loro eserciti possono attaccarci

Malagant non rispose subito, ma mi passò una mappa e mi indicò un paio di località dove gli eserciti si sarebbero potuti scontrare. Fortunatamente erano troppo distanti

«Di questo non ci dobbiamo preoccupare subito, Malagant occupatevi di portare l'ordine il più velocemente possibile. Presto avremo bisogno dei contadini da arruolare»

«Sarà fatto, Sire
«
»

Il piano era quasi alla sua fase finale, già pregustavo il sapore della vendetta...

Quando arrivai nella piazza del castello era tutto pronto per la mia grande rivincita: un patibolo su cui era incatenata Ginevra, tutt'intorno i nostri stendardi sventolavano nel cielo, primo fra tutti quello del castello mentre quelli di Artù erano ammassati davanti al patibolo, una folla di contadini e curiosi si era riunita a vedere quell'insolito spettacolo.
Vidi, per primo, mio fratello Agravain che portava fiero il drappo rosso, incalzando la folla a ribellarsi ad Artù e ad accettarmi come re.
Non appena la folla si accorse della mia presenza, smise di rumoreggiare e calò un silenzio surreale rotto solo dal gracchiare dei corvi.
Ad ogni mio passo, le persone mi facevano largo, nei loro volti riuscivo a cogliere lo sgomento e la sorpresa.
Salito sul patibolo, feci un respiro profondo, e iniziai il mio discorso:

«Sudditi di Camelot, contro di voi si è scatenata una maledizione, portata dalla corruzione del vostro re, un tempo saggio e giusto, ora diventato solo l'ombra di se stesso.
Camelot era nata per portare ordine e prosperità a tutti voi, e per molto tempo ci è riuscita, fino a quando il migliore dei cavalieri del re, Sir Lancillotto del Lago, ha insidiato la regina Ginevra e portato la decadenza e la corruzione su Camelot.
Morte, guerra, distruzione, tutto ciò che avevamo faticosamente ricostruito venne annientato dalla passione carnale ed empia di questi due esseri
»

Indicai allora la regina che non si degnò di rispondere alle mie accuse.

 
«Non desiderate forse riportare la stabilità e l'ordine? Volete forse vedere annientato un sogno per cui molti, troppi, hanno donato la propria vita? Che cosa volete sudditi di Camelot?»

La folla, sorprendentemente, rispose con entusiasmo alla mia domanda:

«Pace! Pace! Pace! Pace!»

«Chi porterà questa pace?»

Si alzarono, allora, altre voci:

«Mordred! Mordred! Mordred! Mordred»

«Cosa sono io per voi?»

«Il liberatore!»

Sentii come una freccia che mi trapassò il cuore, ma non mi feriva anzi mi dava una carica che mi dava forza e sicurezza: pochi attimi prima mi guardavano come un criminale, ora sono osannato come un salvatore. Credo sia questo il sapore del potere, del vero potere...

«Ora miei sudditi non rimanete con le mani in mano, continuate le vostre mansioni, collaborate con i miei agenti, reclutate nuovi sostenitori per la nostra causa e insieme da queste rovine creeremo una nuova Camelot che porti pace, ordine e sicurezza!»

«Lunga vita al re! Lunga vita al re! Lunga vita a Mordred! Lunga vita a Mordred!»

Mio fratello a quel punto si avvicinò cercò di dirmi qualcosa, per quanto erano forti le grida, io capii solo :

«Fratello, non vedi come ti adorano?»

«
Agravain, spero solo che questa non sia solo un isteria collettiva»

In quell'attimo provai una sensazione di gloria ma anche di preoccupazione, come fosse un presentimento che svelasse tutte le mie peggiori paure...

Mio fratello... non potevo neanche immaginare, neanche nei miei sogni più sfrenati ciò che aveva architettato...








 

  
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