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Autore: Elpis Aldebaran    17/01/2013    3 recensioni
[Spoiler cap. 613 e seguenti]
Durante la guerra non c’è distinzione fra notte e giorno.
Gli urli, le esplosioni, i morti e i turni di guardia non conoscono tregua.
Tutto è concesso e niente viene risparmiato, morire all' alba o al tramonto non fa nessuna differenza.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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Buonanotte

 

 

 

 

 

Where there is a flame 
Someone’s bound to get burned 
But just because it burns 
Doesn’t mean you’re gonna die 
You’ve gotta get up and try.

 

 

 

 

 

 

Durante la guerra non c’è distinzione fra notte e giorno.

Gli urli, le esplosioni, i morti e i turni di guardia non conoscono tregua.

Tutto è concesso e niente viene risparmiato, morire all’alba o al tramonto non fa nessuna differenza.

Ino ormai si era abituata a dormire poche ore per volta e con il rumore nelle orecchie, come un bisbiglio continuo che le faceva ricordare non solo di essere viva, ma anche che forse non lo sarebbe stata ancora a lungo.

A volte i rumori e le urla erano talmente forti che non riusciva più ad addormentarsi. Rimaneva ad occhi chiusi, faceva riposare il corpo, si tranquillizzava per un momento e poi ripartiva, dando il cambio a qualcun altro.

Ma quella notte dove tutto era finito, dove il fuoco aveva bruciato l’ultimo filo d’erba e i morti potevano finalmente essere pianti e sepolti, dove il silenzio finalmente era arrivato portando con sé solo disperazione, Ino continuava a non dormire.

Immersa nel suo sacco a pelo, sotto il cielo stellato, sentiva solo il freddo della notte, sentiva la terra umida e dura sotto di sé, il respiro pesante di Choji alla sua sinistra.

Sentiva in lontananza un grillo che ignaro continuava il suo canto.

Avvolta nell’oscurità e con il cuore pesante, Ino si sentiva sola. Dopo giorni di lotta e di guerra finalmente aveva trovato il tempo per fermarsi, pensare ed elaborare la perdita di suo padre.

Il dolore era già passato, ma quello che la faceva tremare e piangere erano i suoi ricordi con lui, le litigate e i sorrisi, i momenti belli e anche quelli brutti; aveva perso il suo mentore, la sua guida, l’unico eroe della sua vita.

Diverse volte avevano parlato fra loro di quando Ino avrebbe messo su famiglia e gli avrebbe regalato dei nipotini; Inoichi si ostinava sempre a dire che le avrebbe volute tutte femmine, tutte bellissime e uguali a sua figlia, con grandi occhi azzurri e un sorriso contagioso. Ino non era d’accordo, avrebbe voluto un maschietto, ma in quelle circostanze non poteva fare a meno di sorridere e immaginare suo padre, più vecchio ma sempre forte, insieme a sua madre circondati da tanti nipoti che gli correvano intorno.

Adesso tutto quello sarebbe rimasto un sogno, un ricordo malinconico che l’avrebbe accompagnata per sempre; vedeva solo sua madre, anziana e vedova, accudire la famiglia in solitudine.

Ancora la donna non lo sapeva, non aveva avuto modo di contattarla; al mattino Ino avrebbe dovuto cercarla e portarle quella dolorosa notizia.

«Smettila di singhiozzare, non mi stai facendo dormire» bisbigliò una voce alla sua destra.

Ino si coprì il viso con le mani, singhiozzando ancora più forte perché proprio non riusciva a trattenersi.

Shikamaru sospirò, allungando un braccio verso di lei e accarezzandole leggermente la fronte.

«Dovresti riposare. Avrai tutto il tempo domani per piangere, solo per questa notte vedi di darti pace» le disse con il suo solito tono di voce strascicato, di chi trova noiosa anche la morte.

La verità era che Shikamaru non ce la faceva più a sentirla piangere. Finché non era finita la guerra aveva avuto nella testa il rumore del pianto di Ino e quando si voltava verso di lei per dirle di smetterla, l’aveva trovata semppre col viso asciutto, concentrata sui suoi compiti.

Era la sua immaginazione, era tutto dentro la sua testa e non capiva perché.

«Non ti manca?» mugugnò Ino con ancora il volto coperto dalle mani.

Shikamaru preferì non risponderle, perché se avesse cominciato a parlare di suo padre e a pensare alle conseguenze della sua morte, allora sì che avrebbe avuto voglia di piangere.

Aveva perso l’ultimo punto di riferimento nella vita, l’unica persona al mondo che lo aveva sempre battuto negli shoji.

Adesso era davvero solo.

«Ino, vieni qui» disse a un certo punto, tirando verso di sé il sacco a pelo di lei.

Ino non se lo fece ripetere due volte, rotolando quel tanto che bastava per raggiungerlo e cercare di trovare conforto nell’unica persona che poteva capire il suo stato d’animo.

Adesso a Konoha era rimasto un solo trio InoShikaCho e loro avrebbero dovuto faticare per tenere alto l’onore di quell’unione.

«Sai, spero che le nostre madri siano insieme adesso, al sicuro. Non so perché, ma ho come la sensazione che lo abbiano capito che i loro uomini non ci sono più».

Ino rimase in silenzio, lasciando che Shikamaru con le sue parole la rincuorasse. Non era mai stato bravo in questo tipo di cose, ma in quel momento andava bene così, era l’unica persona che voleva vedere ed ascoltare.

«I miei litigavano spesso, mia madre è una tale rompipalle, ma avevano un forte legame. Quando mio padre era in missione, lei era sempre agitata e capiva quando le cose andavano male. Era il loro legame».

Ino sorrise, pensando che questo succedeva anche in casa sua.

Tornò a respirare normalmente, le lacrime erano quasi finite e le palpebre cominciavano ad essere stanche.

Shikamaru se ne accorse e senza pensarci, senza sapere perché le baciò le labbra, sfiorandole appena, come si farebbe con un figlio quando gli dai la buonanotte.

Ino non si stupì di quel gesto, perché nel cuore aveva sentito anche lei il bisogno di farlo. Non era romantico, non era pieno d’amore, non voleva dire niente sotto quel punto di vista.

Era soltanto un bacio di rassicurazione, di supporto e anche di dolore.

Era un modo per dire che erano vicini l’uno all’altra e che sempre ci sarebbero stati nel momento del bisogno; erano amici, erano complici e dalla morte dei loro padri erano diventati un uomo e una donna con le loro responsabilità.

«Buonanotte, Shikamaru».

Si addormentarono subito.

Al mattino avrebbero dovuto affrontare altre lacrime e altra sofferenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

*P!nk, “Try”, The Truth About Love (2012)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naruto © Masashi Kishimoto

Buonanotte © Elpis Aldebaran

   
 
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