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Autore: Butler    18/01/2013    4 recensioni
Raccolta di brevi Flashfic, su tutti i membri della ciurma. Ogni capitolo ne conterrà un numero variabile, raggruppate secondo una qualche logica (o forse no °-°).
Storm n1 - Music
Storm n2 "Where The Inspiration Came"
Storm n3 - I'm not dead, not yet!
Storm n4 - Not so Serious After All.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mugiwara
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell’autrice: buonsalve! è passato di nuovo fin troppo tempo da quando ho aggiornato l’ultima volta. Sono un verme verminoso ç_ç
Questo capitolo doveva chiamarsi: not an inch of green. Ovvero, nemmeno un briciolo di verde.
Il motivo era che mi ero promessa di metterci solo i pezzi in cui Zoro non venisse nominato nemmeno per sbaglio, giusto per dimostrare che, solo perché è il mio personaggio preferito, non vuol dire che io non voglia bene anche a tutti gli altri XD
Invece, come avrete intuito dal il titolo diverso, ho fallito miseramente. Mi dispiace XD ( o più probabilmente no… o3o).
C’è da dire che la concentrazione di “verde” in questo capitolo è molto bassa, ditemi voi se è un bene o un male.
Niente spoiler, come al solito, perché è tutta roba pre-timeskip.
Ora vi chiedo (virtualmente in ginocchio, vada a farsi friggere la dignità XD) un’opinione spassionata su due in particolare: “The show must go on” e “Just Lies and Gears”. Io li amo tutti (quasi) senza distinzione, ma ho sempre trascurato Brook e Franky perché non mi sentivo ancora in grado di rendergli giustizia. Voglio solo sapere se ho fallito ancora XD
Buona lettura!
 
Disclaimer: ovviamente, non essendo io uomo, giapponese o ultraquarantenne, non sono Oda. Questo significa che One Piece, i suoi personaggi e ogni cosa ad esso relativa non mi appartengono. E credo sia molto meglio cosí xD  
 
 
1 - Home Is Where Your Heart Lies
 
Sapore di sangue: caldo e ferro.
Sputò per terra un grumo rosso, per poi inspirare forte, dal naso, dalla bocca: ARIA.
L'ultimo colpo gli aveva mozzato il fiato. (E incrinato due costole, ma quelli erano futili dettagli.)
I suoi muscoli erano contratti, stanchi. Il suo bel vestito sporco, rovinato. I capelli biondi inzacherati di sangue e sudore.
Sanji piegò la testa di lato, stringendo tra i denti ciò che rimaneva della sua ultima sigaretta: nessuna donna lo avrebbe mai voluto, conciato com'era.
Non lo avrebbero lasciato entrare in nessun ospedale: era un pirata.
Non avrebbe avuto nessun posto dove andare.
Scattò. Il suo calcio colpì l'avversario tanto forte che poté sentire chiaramente il rumore delle ossa che si rompevano.
Il cacciatore di taglie non si rialzò.
Sanji si mise a camminare, barcollando leggermente.
Un passo dopo l'altro.
Nami e Robin sarebbero state contente di vederlo.
Chopper gli avrebbe dato il colpo di grazia, per poi rimetterlo a posto: come nuovo.
Sulla Sunny, nessuno lo avrebbe detto apertamente, ma nello sguardo di tutti ci sarebbe stato sollievo.
Cammina, si disse, un passo dopo l'altro.
Si va a casa.
 
 
2 – Monsters
 
Rufy lo aveva salvato, in un certo qual modo.
Gli aveva fatto capire che l'essere o meno un mostro non dipende né dal proprio aspetto fisico né dalla propria specie di appartenenza.
Usopp gli aveva detto, infilando il discorso tra il racconto di un mostro marino e una principessa (che lui aveva salvato da un drago sputa fuoco), che era andata così un po' per tutti su quella nave.
Sanji lo aveva colpito sulla testa, piazzando davanti al piccolo dottore un bicchiere di latte e un piatto di biscotti appena sfornati, dicendo che lui, prima di essere trascinato in quella storia, aveva una vita.
Accendendosi una sigaretta, aveva anche aggiunto che, però, Nami e Robin erano state un netto miglioramento.
Chopper aveva riso e il latte aveva finito per uscirgli dal naso.
Sanji aveva sogghignato e, passando un fazzoletto alla povera renna, aveva deciso che quella sera Rufy avrebbe potuto avere voce in capitolo sul Menù.
Aveva tirato fuori la carne dal frigo.
 
 
3 – To Fall and to Sink [Robin’s Version]
 
Robin stava affondando, la superficie si allontanava e lei non poteva fare assolutamente nulla per impedirglielo.
Non era la prima volta che capitava.
Le era già successo di doversi buttare in mare, ma questa volta era diverso. Questa volta aveva paura.
Sul ponte della Sunny infuriava la battaglia: sentiva i tonfi attutiti dei cacciatori di taglie che venivano scaraventati in acqua tutto intorno.
Si erano accorti che lei non era più sulla nave? Qualcuno sarebbe andato a salvarla?
Lo stomaco le si contrasse per il panico.
Non voleva morire, non più. DAVVERO.
Avrebbe voluto mettersi le mani sulla bocca, per impedire all'aria di uscire, ma non riusciva a muovere un muscolo.
Il silenzio era assordante.
Ironia della sorte, c'era stato un tempo in cui aveva sperato sul serio che il mare la inghiottisse, portandosi via lei e tutto il carico che portava sulle spalle.
Un tonfo, acqua che si sposta sulla pelle, qualcuno la aveva afferrata.
Robin aprì gli occhi, nonostante il bruciore del sale.
Azzurro, nero e giallo. Sanji.
Era salva.
Il suo cervello approfittò della scomparsa del panico per farle notare quanto in realtà fosse sconveniente la situazione in cui si era cacciata.
Farsi salvare la poneva in una condizione di debito.
Avrebbe dovuto ringraziare, sarebbe stata in svantaggio.
Lei fece notare al suo cervello che le cose non funzionavano più così da un sacco di tempo.
Che non esistevano più cose come i debiti o le situazioni svantaggiose.
Sarebbero solo stati contenti di vederla sana e salva.
Quindi, non appena raggiunsero la superficie, prese un bel respiro profondo e, appoggiando la testa sulla spalla del cuoco, perse i sensi.
 
[E, a quel punto, rischiarono di annegare entrambi.]
 

4 – The Show Must Go On
 
Brook si era alzato presto quella mattina. Non che fosse riuscito a chiudere occhio quella notte; dopo tutto, non aveva nemmeno degli occhi da poter chiudere.
[Yohohoho...]
Aveva deciso di godersi la sua prima alba sulla Thousand Sunny: l'inizio di una nuova vita che, per tutta la notte, aveva avuto il terrore si sarebbe rivelata solo un altro sogno.
Paura che, una volta alzatosi dal letto, non ci sarebbe stata nessuna ciurma e nessun capitano, solo nebbia, oscurità e solitudine.
Ma ora, mentre fissava il sole sorgere, la sua ombra che si stagliava nettamente sull'erba, si sentiva il cuore in gola (non che avesse nessuno dei due...).
[Yohohoho?]
Non era un sogno. Nella sua testa, mille idee per altrettante composizioni si rincorrevano, cercando di attirare la sua attenzione.
Ora, aveva di nuovo un motivo, qualcuno per cui suonare.
Un rumore alle sue spalle lo distolse dai suoi pensieri.
Franky si fermò accanto a lui, sbadigliando e stiracchiandosi.
Il cyborg si complimentò mentalmente con se stesso di come vedere uno scheletro  vivente di prima mattina non stesse influendo minimamente sul suo appetito.
- Come sono? - chiese Brook, senza distogliere lo sguardo dall'orizzonte.
Sapeva che Franky era l'ultimo arrivato.
Questo si fermò a riflettere qualche secondo: non era una domanda a cui fosse facile rispondere.
- Mi hanno reclutato ricattandomi, dopo aver rubato le mie mutande preferite. - disse - Proprio il giorno in cui le stavo indossando. - gli sembrava un quadro piuttosto esaustivo.
Brook annuì, riflettendo sul fatto di proporre che la questione del furto delle mutande diventasse una tradizione.
Lui si sarebbe occupato di quelle delle ragazze, tante grazie.
[Yohohoho!]
 
 
5 – Just Lies and Gears
 
Water Seven stava lentamente sparendo all'orizzonte mentre Usopp cercava di obbligare i suoi polmoni a non esplodere.
La corsa, le urla, il terrore di rimanere a terra, di non rivederli mai più.
Spendere il resto della vita a chiedersi dove fossero, a sentire la loro mancanza.
Il rimpianto.
Strinse tra le dita i ciuffi d'erba. Un prato. Un prato su una nave!
Il respiro gli si bloccò in gola, nel momento in cui una mano gigantesca si posò sulla sua spalla.
Franky, il cyborg, lo stava fissando come se Usopp fosse una bomba pronta a scoppiargli in faccia.
- Ehm... - disse - io sarei entrato a far parte della vostra ciurma. Se a te sta bene ovviamente.
E per la terza, forse quarta, volta nella sua intera vita, Usopp rimase senza parole.
Si limitò ad annuire in silenzio.
- Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare. - continuò il cyborg.
Ed era sincero.
Usopp sapeva riconoscere una bugia quando ne vedeva una.
Ripensò ai soldi, alle botte, allo scontro con Rufy, alle cattiverie. Alla disperazione.
Ripensò alla Merry, alla mano tesa del suo capitano e al sollievo che aveva provato nell'afferrarla, nel sapere che sarebbe tornato a casa.
Sorrise.
- Benvenuto tra noi, allora. - rispose semplicemente.
Franky lo fissò per qualche secondo, incredulo, per poi scoppiare a piangere come un disperato, scandalizzandolo.
 
[E poi, quando il cyborg gli mostrò la Mini-Merry, fu il suo turno. Era davvero, maledettamente, SUPER.]
 
 
6 – How to save a life (?)
 
Accadeva spesso che, inizialmente, Chopper non venisse preso troppo sul serio dagli altri dottori, quando gli capitava di incontrarne dopo le grandi (ma anche le medie e le piccole) battaglie.
Lo guardavano e, tutto ciò che vedevano era una renna (o per alcuni un procione) parlante: un fenomeno da baraccone.
Poi, ogni volta, si ricredevano.
Un po' per caso e un po' perché Chopper faceva in modo che succedesse, quei dottori vedevano Zoro: un metro e ottanta di bende insanguinate.
Di solito, a quel punto la conversazione aveva qualche secondo di stallo.
Poi:
- Come ha fatto quel ragazzo a conciarsi così male?
E Chopper, con aria volutamente noncurante, rispondeva:
- Oh, lo fa di continuo.
- Ed è ancora vivo?
Zoro, di norma, smetteva di fare ciò che stava facendo (ovvero vagare senza meta o alla ricerca di qualche alcolico) e li guardava con aria interrogativa.
- Ad un esame superficiale, così parrebbe. - rispondeva Chopper, che si sentiva sempre un po' come se si stesse prendendo dei meriti che non erano completamente suoi.
I dottori, da quel momento in poi, cominciavano a trattarlo con una deferenza e un rispetto quasi imbarazzanti.
Perché se riusciva a tenere in vita uno come Zoro, doveva essere davvero un dottore formidabile.

[Lo spadaccino, stringendosi nelle spalle con un sorriso storto, riprendeva la ricerca.]
 
 
7 – You Just Lead. I. WILL. FOLLOW.

Fumo, puzza di alcol stantio.
Loro ridevano e Zoro era furioso.
Li indicavano, con le lacrime agli occhi, e lui sentiva il disperato bisogno di farli smettere.
Voleva vederli tremare, mentre chiedevano perdono a Nami.
Piangere, mentre chiedevano pietà al suo capitano.
Vedeva tutto rosso e non sapeva se fosse solo per il sangue che gli era colato negli occhi.
"Zoro, noi non ci faremo coinvolgere da questa inutile rissa."
Ordine del capitano.
E non importava quanto umiliante fosse, non importava quanto il suo corpo gli urlasse di reagire.
Quanto il sangue gli ribollisse nelle vene e i suoi nervi bruciassero come fuoco.
Rufy aveva dato un ordine.
Lui. Avrebbe. Obbedito.

[Stringendo i denti, si preparò a ricevere il colpo seguente.]
 
 
TO BE CONTINUED
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E questo, per ora, è tutto gente!
Fatemi sapere cosa ne pensate, perché ricordate, un autore recensito è un autore felice. E un autore felice è un autore produttivo!
E io sono già schifosamente poco produttiva senza che mi deprima XD
See you!
Butler
  
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